Alfabeta 101 I pacchetti di Alfabeta pagina 13 Sulla teorialetteraria Cesare Segre Avviamento all'analisi del testo letterario Torino, Einaudi, 1985 pp. 405, lire 26.000 Aldo Tagliaferri L'invenzione della tradizione Milano, Spirali, 1985 pp. 171, lire 15.000 N ella critica letteraria da tempo l'avvicendarsi teorico, il dibattito anche acceso, il complicarsi delle combinatorie di modelli convergenti sull'oggetto da esaminare - il testo appunto - da ambiti diversi (linguistici, semiotici, antropologici, sociologici, psicoanalitici, filosofici) rivela nella sua accelerazione e complessità una vitalità innovativa, un intensificarsi delle domande, spesso interpretate invece come crisi della stessa razionalità critica o come confusione per eccesso di pluralismo. 1. Cartografie Il moltiplicarsi dei modelli, soprattutto nel campo semiotico, ha spesso disorientato i non adepti e diviso gli adepti in scuole. Un lavoro di assunzione critica, uno sguardo discriminante, per competenza, penetrazione lucida, esplicazione chiara, era dunque necessità di fondo. Nel recente libro di Cesare Segre, Avviamento all'analisi del testo letterario, dietro il titolo un po' dimesso, si assolve a questa funzione, ma si va ben oltre la pur preziosa sintesi, l'enciclopedia del sapere critico letterario più aggiornato. La rete dei modelli oggi disponibili, analizzata nella prima parte come storia ragionata del suo costituirsi, e nella seconda come composizione teorica sincronica, vi si delinea con una duplice implicazione teorica. La prima rimanda ad un sapere come dibattito modellizzato e perciò in grado di discutersi e gestire miglioramenti o sostituzioni, metodo per moltiplicare le domande e confrontare le risposte in un paradigma di fertilità intellettuale; la sec;onda postula un progetto che proceda per settori locali e relazioni globali. Inteso il testo letterario come comunicazione, il trattato di Segre articola nella prima parte una narratologia che dal censimento dei problemi formali trascorre ad una tipologia diacronica, culminando nel capitolo Storicizzazione. Qui, in pagine serrate, dense di problemi dei quali manca spesso ai critici la percezione prima ancora che la riflessione, si dispone di un'artificiosa querelle tra «formalisti» e «storicisti»: «più che condannare una lettura che consideri Il testo in sé, mettendo tra parentesi il contesto, si deve constatare che essa è impossibile». Ma la quantità di storia inglobata nel testo è molto più ampia del momento specifico di emittenza; la capacità comunicativa del testo eccede tale momento, perché in essa confluisce anche la quantità di storia antecedente necessaria al suo atto di comp_osizione: al contenuto storico si affianca la storicità dei codici. Ma questi producono effetti diversi ai diversi livelli del testo, per una sfasatura temporale nella durata delle modellizzazioni operanti. L'innovativa apertura su questa dinamica testuale scaturisce dall'inserimento organico di una teoria dei quattro livelli testuali, elaborata dallo stesso Segre e collocata ora a saldare le ricerche di un Propp, un Bachtin, o un Genette alla tipologia della cultura della scuola di Tartu, cui il capiGiuseppina Restivo tolo sulla storicizzazione riconosce il dovuto, ma finora per lo più scarno, riconoscimento. I livelli distinti da Segre muovono dalla superficie immediata al nucleo minimale sotteso: discorso (luogo della lingua, retorica, metrica), intrigo o intreccio (luogo delle strategie tecniche e degli effetti di «disordine» logico e temporale nell'esposizione), fabula (luogo dei materiali antropologici) e modello narrativo (logica-chiave dell'azione). Il collegamento tra essi conduce Segre a rilevare un grado di mobilità e complessità crescenti dal primo al quarto strato, essendo il modello o il materiale antropologico di più lenta evoluzione rispetto alle tecniche di esposizione o agli stili e idioletti. Di qui una diversa vitalità dei livelli sui quali fondare «una tipologia storica circostanziata», una «storia dei tipi» che registri le diverse velocità di mutazione, che «superi i rozzi sociologismi e sappia cogliere la dialettica tra i modelli, il combinarsi di sistemi semiotici più o meno direttamente conformi al sistema economico, l'impegno della letteratura a proporre modelli nuovi (a specchio di mutamenti o crisi .. l'innovazione. Particolare attenzione riceve anche la riflessione sull'orientamento e la topologia della comunicazione letteraria nel gioco destinatario-mittente. Belle di selezione, sintesi e teorizzazione, le voci già pubblicate sull'Enciclopedia Einaudi- Discorso, Finzione, Generi, Narrazione/Narratività, Poetica, Stile, Tema/Motivo, Testo - descritte dal loro autore come capitoli per questo libro che negli anni egli è andato scrivendo, confermano una «filosofia delle reti» che Rosenstiehl, uno degli autori dell'Enciclopedia, ritiene concetto centrale della nostra epoca, non meno di quello di «scelta binaria, o il foro della scheda che si combina con altri fori»; e confermano anche la filosofia stessa che. presiede all'Enciclopedia, chiarita nell'introduzione al volume degli indici da Renato Betti. Programma «polemico», teso a sottolineare la differenza tra sapere «a enciclopedia», (multiplo e contestuale) e sapere «a dizionario» (o per definizioni univoche), teorizzata da Umberto Eco, questa «filosofia del decentramento» può rinvenire nella teoria dei codici di Lotman una ratio della distribuzione inevitabile, della. 1987 NASCE ''ADULARIA'' Collanadi letteraturaItaliana. ADULARIA -unapietrapoeonotaalgrandpeubblicmo,aparticolarmeanptperezzata perlasingolalruecentezdzachiconosceedamailmondominera-ledàiltitolo aquestnauovCa ollandaiAutoriitaliandiirettdaaFredianSoes.sNi.ellLa etteratura italianain, fattsi,critto"riminorfii"norpaatrimonsiolodipochsicaltriltei ttorsi,pesso nascondoinnosè-come ADULARIA -unalucentezezdaunaspecificicthàemeritano diesserreivelaetidivulgati. eAJmJRO WRIA 1ALEZIONE DI ANATOMIA prefaziondeiGiulianGoramigna • AIBERTCOANTONI ILDEMONDIOELWSflLE prefaziondeiFredianSoessi e GIUSEPPE TONNA FAVOLPEADANE • prefaziodnieAntoniPoorta e SILVIDO'AR7.0 ALL'INSEGDNEAL"BUOCNORSIERO" prefaziondeiMariSopinella m Inpreparazione:·DELFINI - A DO•LAFLIBEITTAZZI -VIGOL-SOOFFI-CJIAPPOL-WOCINI Dasettembnre llemiglioLriibreraielprezrodiL.16.000 CLAUDWIOMBAREDDI IZIODN'IARTE 20145Milan-oViaBernardiTneolesi1o8• Te!(.02)4817553 dell'ordine sociale), perciò anche a incidere sui sistemi vigenti» (p. 139). È comunque «l'analisi della cultura che può mediare tra lo studio storico e quello dei testi»: di qui il risalto alla dinamica dei sistemi individuata da Lotman nella. sua teoria della «semiosfera», come dei codici dominanti della cultura, intendendo per cultura la memoria non genetica di un collettivo, che funge da generatore di struttQralità, meccanismo che crea un insieme di testi, la cui struttura corrisponde al modello del mondo in essi proposto. Non somma di testi, dunque, ma capacità produttiva, la cultura come intesa da Lotman, sottolinea Segre, media tra tendenza alla varietà e tendenza all'uniformità, attribuisce la dominanza ad un sistema semiotico e individua il «barbaro» da opporre ad ogni «greco» per ristabilire ogni volta la differenza di potenziale che assicuri molteplicità istituzionale. Poiché nessuna combinatoria dei codici copre l'intera rappresentabilità e ogni correzione delle zone d'ombra istituisce altre ombre, la riduzione dell' «errore» - mobile e calcolabile nella misura della sua consapevolezza ..: è affidabile solo alla differenziazione dei rilevamenti. Come ogni proiezione geografica, rappresentando su piano una superficie curva, è costretta ad una deformazione, ad un angolo di alterazione, non evitabile ma mitigabile con il confronto tra proiezioni diverse, la modellizzazione gnoseologica deve, per le sue differenti angolature, accedere alla descrizione mediante una rete di «carte», differenziate per parametri e distanza dall'oggetto: rappresentazioni locali e analitiche (ma che non co~ono l'insieme) e rappresentaz;oni sintetiche, che perdono i particolari ma colgono il sistema globale. La koiné semiotica donataci da Segre fornisce il programma di nuove «cartografie», le tracce di possibili esplorazioni future. 2. Dialettiche La funzione critica del soggetto, già celebrata dall'idealismo, poi cancellata o a favore della «pura ostensione di referenti oggettivi» perseguiti dallo strutturalismo, o della «positività eternistica» promossa dalla Tradizione contro la precarietà del sapere, motiva la polemica con cui Tagliaferri introduce dieci suoi saggi, risalenti a momenti diversi ma unificati da un'omogenea rete dominante di modelli. Questa rivendicazione scorre tuttavia ugualmente distante dalla pratica di disletture trasgressive operate da un soggetto di deleuzeana separatezza o indifferenza, «prodotto di un'ipostasi del Narciso». Il timore per una struttura abusata come «lasciapassare per una soggettività che si vuol negare», non esclude così in questi saggi, per l'anaiisi ad esempio di Amleto, il ricorso allo·strutturalismo di Propp, collie la diffidenza per gli irrigidimenti psicoanalitici non impedisce un uso - questo dominante - del modello freudiano di Narciso e di Edipo, filtrato attraverso Lacan. Il dubbio di Amleto viene letto in un primo saggio come oscillazione e distanza tra Narciso e Edipo. Amleto I, il morto re, sta agli occhi del principe per il padre ideale - narcisico - in opposizione a Claudio, che sta invece per il padre naturale, svalutato a patrigno perché investito dall'ostilità edipica. In un secondo saggio invece attraverso l'interpretazione dell'intreccio di Edipo alla luce del folclore di Propp, Amleto diviene lo Straniero, teso a conquistare la Principessa, che tuttavia, impersonata da Ofelia, è fuori dal suo ruolo specifico, e pertanto alimenta incongruità e follia. Il ricorso a molteplici modelli (e il dialogo con altri critici, da Adorno a Benjamin a Bloom) rimanda ad un programma esplicito: al critico letterario competono ampi interessi, dalla semiologia alla linguistica, dall'antropologia alla psicoanalisi perché «oggi la convergenza dei momenti di crisi di queste scienze porta ad una coerenza di visione e di coscienza, non ad una dispersione» (Tagliaferri, «Alfabeta», n. 90, p. 5). Così il discorso critico si articola. Nei saggi su Beckett, tra i più belli, all'acuto dibattito con le tesi adorniane su Finale di partita seguono riflessioni sul «secondo» Beckett, esemplificato da Quella volta. Esperto di rara competenza, avendo già analizzato la narrativa (Beckett e l'iperdeterminazione letteraria, Feltrinelli, 1967), Tagliaferri elabora qui due modelli sul teatro beckettiano, uno di «trionfo umoristico» e uno di «lutto barocco». Memore della teorizzazione freudiana del motto di spirito, egli vede lo humour come «affermazione di estraneità di fronte all'assurdo» e lo coglie nel «paradosso beckettiano», in cui è lo humour a essere messo alla berlina. Ma mentre per Adorno questo conduce all'impossibilità, alla «morte» dello humour, per Tagliaferri produce al contrario un potenziamento dello humour stesso: «Beckett non interiorizza mai interamente l'assurdo quando estrania lo humour. Lo humour ne esce elevato di gra-· do». La scrittura di Beckett tende asintoticamente all'assurdo e non raggiungendolo mai lo esorcizza, conservando un grado irriducibile di «innocenza» del soggetto. Teso a colpevolizzarsi per giustificare la propria condizione deducendo la· colpa dalla
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