collana di filosofia Giancarlo Penati Verità, libertà, linguaggio Le vie postmoderne di ragione e fede dopo Heidegger e Lévinas. pp. 134, L. 12.000 nella stessa collana: Italo Mancini Filosofia della ■ prassi pp. 498, L. 45.000 Morcelliana Via G Rosa 71 - 251 21 Brescia Georg Simmel KANT Sedici lezioni berlinesi ed. ital. a cura di A. Marini e A. Vigorelli Pier Aldo Rovatti INTORNO A LÉVINAS con contributi di: G. Berto, A. Dal Lago, M. Ferraris, C. Furlanetto, E. Greblo, G. Leghissa, F. Polidori, P. Roncolato, F. Sossi. Maurice Halbwachs LA MEMORIA COLLETTIVA ed. ital. a cura di P. Jedlowski John Stuart Mili AUGUSTE COMTE E IL POSITIVISMO Introduzione di A. Pacchi Edizioni Unicopli via Verona. 9 - 20135 Milano te!. 02/ 5450089 EDIZIONI UNICOPLI Ma è certamente nel poemetto sulla Cina, meglio su uno dei viaggi fatti da Di Francesco in Cina, a titolo Wu, cinque quintetti, che il discorso si fa maturo, puntuale la chiusa, limpido il trattato, nette le figure e precisa l'intelligenza come un colpo freddo di lama. Così come in Ventrale (1968) l'immagine era lorda di fisicità e di grumi, adesso è affilata, bandolo di seta, bordo epico del rasoio che maneggiamo. Tommaso Di Francesco Cliniche Milano, Crocetti Editore, 1987 pp. 164, lire 18.000 Padri e figli Pasqualino Capozio «Dialogo con il figlio (o metalogo) è il dialogo in cui si continua, ad un livello esplicito, lo scambio di informazioni responsabile dell'evoluzione». «Interno ed esterno, interno o esterno il figlio è, in questo contesto, colui che chiede a un padre che risponde con discorsi meditati ma provvisori. Sua essendo l'esperienza, del figlio la responsabilità di svilupparla. Fino al momento in cui lo sviluppo si codificherà in esperienza di trasmettere ad altri figli.» Così scrive Luigi Cancrini nella premessa al suo volumetto, con il quale aggiorna una piccola tradizione sul tema, che ha i suoi antecedenti più noti nei <<Metaloghi»del geniale G. Bateson (in Verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1976) e . nei colloqui di R.D. Laing (in Conversando con i miei bambini Milano, Mondadori, 1979). L'interesse del tema sta principalmente nelle figure degli interlocutori: padre e figlio o, dilatando il significato dei ruoli, adulto e bambino, determinano, nel loro mettersi di fronte, un campo dicomunicazione ricco di motivazioni e di stimoli come non è dato trovare nella comunicazione tra adulti. Il bambino/figlio è portatore di una curiosità fondamentale, che coincide con i suoi bisogni esistenziali. Questa originaria curiosità ha spesso la forza di rimettere in discussione i fondamenti del sapere, di scuotere le abitudini mentali e comunicative, di svelare le convenzioni e, a volte, i nodi che strutturano il sapere sociale e la sua 'trasmissione. Appartiene al bambino Io «stupore» che Aristotele pone a fondamento della ricerca del sapere. L'adulto che si pone con disponibilità di fronte al bambino ha la possibilità di riaccedere alla felice inventiva della condizione infantile. Può uscirne ridisegnato il campo epistemologico. Col termine «metalogo» Cancrini rimanda esplicitamente al modello batesoniano. Questa la definizione di Bateson: «Un metalogo è una conversazione su un argomento problematico. Questa conversazione dovrebbe esser tale da rendere rilevanti non solo gli in-· terventi dei partecipanti, ma la struttura stessa dell'intero dibattito». Meritano di essere ricordati alcuni dei temi dei metaloghi di Bateson, che rivelano l'originaria e sorprendente capacità di fare domande da parte del bambino che, nei metaloghi di Bateson, è una «figlia»: «Perché le cose finiscono in disordine?» - chiede la figlia al padre, oppure: «Perché le cose hanno contorni?», o ancora: «Quante cose sai?». Divertente e significativa.è la storiella che Bateson inserisce nel metalogo che ha come titolo l'ultimo quesito. Possiamo intitolarla: Il papà di James Watt. <<Unavolta conoscevo un ragazzino in Inghilterra che chiese a suo padre: 'I padri sanno sempre più c·osedei figli?' e il padre rispose: 'Sì'. Poi il ragazzino chiese: 'Papà, chi ha inventato la macchina a vapore?' e il padre: 'James Watt'. E allora il figlio: 'Ma perché non l'ha inventata il padre di James Watt?'». I bambini dei dialoghi di cui stiamo dicendo appartengono a diverse fasce d'età e costituiscono una piccola tipologia. R.D. Laing indica nel volume dei suoi «colloqui» la data di nascita dei figli ed anche le date dei singoli colloqui, come in un diario. Egli offre un materiale raccolto in presa diretta. I testi hanno il sapore della freschezza documentaria. Molto brevi, poco strutturati, lasciano al lettore una grande possibilità di ripensarli e valutarli. «Mi è sempre piaciuto il dialogo, la risposta pronta, l'interazione e la reciprocità in genere, con o senza parole» - scrive Laing nell'Introduzione al suo volumetto; e con queste parole indica il tono e la situazione generativa dei suoi «colloqui». Più astratto, in relazione all'età, appare il «figlio» dei dialoghi di Cancrini. È il figlio che ormai è uscito dalla ristretta cerchia dei rapporti familiari e sta facendo la sua esperienza nella cerchia più larga della società civile. I temi di questi colloqui hanno origine dall'esperienza dell'iniziazione sociale. Qui il figlio è un interlocutore alla pari col padre e spesso i ruoli vengono scambiati e l'uno dice le cose che potrebbe dire l'altro. I temi dei dialoghi cancriniani rimandano in modo diretto e, direi, specifico a problemi e aspetti interni all'orizzonte della nostra società degli anni ottanta. Le domande toccano molti ed eterogenei argomenti, alcuni di educazione civica o di sensibilizzazione ai problemi sociali, altri inerenti la formazione scientifica e culturale. Diamo, a mo' di esempio, alcuni titoli dei dialoghi: Papà, che cos'è la politica?; un altro si svolge A proposito di lavoro, di compenso, di «cittadini» di prima e di seconda categoria, di giovani, di schiavi e di uguaglianza. Su tutti i temi si esercitano, oltre la funzione pedagogica dell'autore / genitore - che coincide con lo stesso dialogare ed esaminare razionalmente i problemi - l'esperienza della militanza politica dello stesso e le sue specifiche competenze prof essionali di psichiatra. Un dialogo, per esempio, ha come tema Una visita al manicomio di Rieti, un altro Il virus della follia. Luigi Cancrini Dialoghi con il figlio Roma, Editori Riuniti, 1987 pp. 120, lire 6.000 Discorsi interminabili Rocco Carbone Al di là della critica di stretta osservanza accademica, oggi è più che in altri tempi difficile definire i caratteri attivi delle proposte di scrittura critica che provengono dai giovani studiosi di letteratura italiana. Si tratta, in qualche modo, di uno spazio lasciato vuoto, confinante con i territori, collocati alle estremità opposte, della riceroo universitaria in senso stretto da una parte, e della scrittura «creativa» dall'altra, che in questi anni, soprattutto per quanto riguarda la prosa di romanzi, sta vivendo una grande audience di mercato, non sempre motivata. Ma lo spazio lasciato scoperto riguarda anche, e in modo pressante, l'esigenza di interpretazione e di commento dell'attuale produzione letteraria in Italia, lasciata il più delle volte in balia degli scoop pubblicitari procurati dagli uffici stampa, più o meno efficienti, delle case editrici, o nel migliore dei casi oggetto di snervanti esercizi di laboratorio. Discorsi interminabili di Raffaele Manica si colloca con pieno merito in questo spazio, e lo definisce in un modo particolare, con dei tratti, a volte, anche sorprendenti. È questo uno dei migliori pregi del libro, raccolta di saggi su autori e opere della letteratura italiana contemporanea (da Calvino a Manganelli, da Zanzotto a Sanguineti, da Landolfi a Celati, ecosì via), interrotta periodicamente dall'inserzione di sei Intermezzi che assolvono alla funzione di raccordo tra i vari contributi. La ricerca di una forma ben definita di scrittura critica sembra contrassegnare l'intero libro: ciò che emerge dalla lettura dei saggi, è appunto l'attenzione prestata alla scrittura, a una scrittura che non è affatto disposta a demandare i suoi poteri affabulatori solo perché si riferisce ad altra scrittura. Ma questa attenzione allo stile del proprio lavoro di esegesi non è superflua o accessoria: essa è tutt'uno con il valore conoscitivo, e ben sostenuto teoricamente, che l'interpretazione di altre opere mette in atto. Così che qualificazione attenta del proprio progetto scrittorio e ricerca di rigore interpretativo diventano tutt'uno. Questo, nel libro di Raffaele Manica, è evidente, e si coglie fin dagli attacchi, dosatissimi, dei saggi di Discorsi interminabili. Quello, ad esempio, su D'Arrigo: «L'incipit di Horcynus Orca ha la forma di un canto stentato, senza una musa da invocare. A una lettura metrica si rivelerebbe composto di decasillabi, ma non è questo il metro dei poemi tradizionali: la rinuncia al canto, fatta obbligo, sovrasta l'opera, costituendosene condizione [... ]». O quello, così accattivante e pure puntuale, dell'acuto saggio su Celati: «Della '.sindrome di Hammett' ha parlato di recente Osvaldo Soriano. Così l'autore di Triste, solitario y final, a proposito dell'autore di The thin man [.. ] che in trent'anni era riuscito a scrivere non più che una dozzina di pagine[ ... ]», fino ad arrivare all'amica ironia che si stende un :po' ovunque, nel saggio su Sanguineti: «Si chiama Segnalibro il libro che segna, per adesso, a quanto ammonta la somma dell'esperienza in versi di Edoardo Sanguineti. È un libro giallo e quadrato (quasi: 17 x 20, e di necessità, dal verso lungo), come tutti sanno. Quel che non tutti sanno è che si tratta di un libro né giallo né quadrato». Raffaele Manica, in qualche modo, non rinuncia, scrivendo, a giocare, divertendosi, e ciò avviene sempre all'interno di un gioco dalle regole ben precise, per quanto, di certo, mutabili all'infinito. Ma di almeno un altro aspetto bisogna dar conto, a proposito di Discorsi interminabili: e cioè l'intento di informazione sulla più recente ricerca letteraria italiana, a cui assolvono sia certi saggi (quelli dedicati a Giulia Niccolai, Adriano Spatola, Giovanni Fontana, la «poesia visiva», ecc.), sia gli Intermezzi, a cui prima accennavamo. In questi ultimi, Manica riesce a fare molte cose assieme (forse, a volte, anche troppe): dalla elegante ricognizione, piena di nonchalance, sui cosiddetti «giovani narratori» italiani (il contributo più intelligente che, a mio parere, si sia letto in proposito) ad una pagina malinconica sulla strana fortuna postuma di Pasolini, fino a una rievocazione, tra il narrativo e il sociologico, degli anni settanta: «Tra fricchettoni e indiani metropolitani, la parte non violenta e creativa del Settantasette, tra le assemblee nella facoltà di lettere dove scritte tra eros e rock facevano da controcanto alle stelle a cinque punte, dove tra il dominio retorico di un 'Asor Rosa sei palindromo' e le scritte per gli appuntamenti di ogni tipo (magari, a Roma, 'ci vediamo sotto la lampada Osram .. .' che illuminava infatti il crocicchio di Termini, ma dove c'era un'indescrivibile confusione perché era il luogo di tutti gli incontri e non vi si incontrava mai nessuno ... ) cosa ci metteremo?». La domanda è, naturalmente, irrisolta, ma Discorsi interminabili ci offre una prima risposta, o almeno tenta di farlo. Non è poco. Raffaele Manica Discorsi interminabili Napoli, Altri Termini, 1987 pp.155, lire 18.000 Cfr. Il lavoro delle riviste dn forma di parole» Francesco Cadoni Una serie di finestre aperte sull'universo poetico che percorre la cultura dell'uomo lungo le coordinate del tempo e dello spazio: sono le proposte della rivista «In forma di parole» pubblicata dalla Liviana Editrice di Padova. L'ultimo numero si apre con una raccolta di canti somali, per la caccia, i Maanyo, canti rituali propiziatori che celano all'interno della propria struttura lessicale un vero e proprio «linguaggio segreto» fatto non per svelare ma per nascondere. Si cantano la notte che precede la caccia, o sul cammino verso il luogo della posta, o al ritorno quando la delusione del fallimento diventa lamento sulla propria condizione. Come per tutte le proposte della rivista, al testo originale si accompagna una traduzione fedele e attenta tanto al lessico che allo stile. Segue poi la proposta degli ultimi versi dell'Aition di Callimaco, dedicato alla vicenda di Aconzio e Cidippe, con una nota critica che affronta i nodi strutturali e lessicali più interessanti di questo frammento di storia restituito dalle sabbie dell'Egitto. La sezione successiva propone un percorso attraverso i luoghi comuni del discorso poetico amoroso barocco con il Promenoir di Tristan accompagnato da un'analisi a più livelli del testo. Costituito da 28 quartine, il Promenoir des deux amants si presenta come una sorta di itinerario fantastico, dove si intrecciano le tre immagini ricorrenti della grotta, della fontana e del boschetto, luoghi simbolici che disegnano l'eterna metafora della seduzione. Considerato il più grande e originale poema inglese dopo il Paradiso perduto di Milton, il Preludio di William Wordsworth, è la proposta successiva di «In forma di parole». Composto, nella sua stesura definitva, in 14 libri, era nato nelle intenzioni dell'autore come poema filosofico e meditativo, ancora settecentesco nel progetto; ripercorrendo le tappe fondamentali della propria esistenza Wordsworth si imbatte però nella miniera del tempo perduto, del sentimento infantile, del sublime calato nel quotidiano: un processo che attraversa i canoni del romanticismo e ci conduce alle soglie della poesia moderna. Porte che si aprono felicemente sulle liriche di F. Mauriac, autore di cui è poco nota l'opera poetica, e su quelle del poeta lituano Vytautas Maernis, morto precocemente nel 1944 vittima di un bombardamento. La plaquette allegata al volume è invece interamente dedicata al poeta francese André du Bouchet di cui viene presentata una raccolta di versi inediti in Italia. Rapide, questo è il titolo della selezione, è costituita da una .serie di «frammenti» caratteristici di tutta l'opera di Bouchet. Questo «prendere appunti» che è in Bouchet come la oO ,.,., c:::s .s ~ C). " ~ ..... ~ .e :: ~ Il, "' ~ ..... I.! ~ Il, .e :g. .__ _____________ ......_______________ ..1- ______________ -'-- ______________ ..__ _____________ ...JC:::S
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