Alfabeta - anno IX - n. 100 - settembre 1987

LONGO EDITORE Ravenna c.p. 431 - tel. 0544 / 27026 Luciana Giovannetti DANTE IN .AMERICA. BIBLIOGRAFIA (1965-80) pp. 200, L. 20.000 a cura di M. Picone DANTE E LE FORME DELL'ALLEGORESI pp. 184, 15 ili., L. 30.000 Contributi di: G.C. Alessio, Z. Baranski, G. Caravaggi, M. Corti, E. Costa, A. D'Andrea, J.I. Friedman, A. lannucci, M. Picone a cura di A. Vallone LETTURE CLASSENSI, XVI pp. 168, 8 ili. col., L. 25.000 Letture dantesche di: P. Brezzi, P. Fiorelli, D. Maffei, E. Pasquini, A. Piromalli, N. Pirrotta, V. Russo, L. Scorrano, A. Vallone Maria Antonietta Grignani PROLOGHI ED EPILOGHI. SULLA POESIA DI EUGENIO MONTALE conunaprosaInedita pp. 208, L. 22.000 Neuro Bonifazi LINGUA MORTALE GENESI DELLA POESIA LEOPARDIANA pp. 184, L. 20.000 a cura di F. Gnerre IL TESTO RITROVATO. FORME POETICHE E CLASSICI A SCUOLA pp. 128, L. 20.000 Contributdi i F. Gnerre, F. Mariani, R. Mordenti Neuro Bonifazi IL GENERE LETTERARIO Dall'epistolare al I' autobiografico, dal liricoal narrativoe al teatrale pp. 272, L. 25.000 so, passaggio nello spazio da un luogo a un altro. A partire dalle sue considerazioni sul calore e sul fuoco, la termodinamica, con l'aiuto del probabile, pensa un altro tempo: l'entropia cresce con esso. Come una freccia che vola e va a segno, il tempo ha direzione e senso, non ritorna più su se stesso. Nelle scienze·del vivente, esso non conta più come una variabile tra le altre, ma diventa l'oggetto principale. Un essere vivente è fatto di tempo. Purché si pensi quest'ultimo al plurale. Portiamo in noi il tempo reversibile, quello dell'elettrocardiogramma o di altri meccanismi ricorsivi, due tempi irreversibili, quello di Boltzmann che ci trascina verso la vecchiaia e la morte, quello di Darwin che ci trascina verso ciò che è più complesso; portiamo in noi diverse memorie che indubbiamente non funzionano nello stesso modo: la percettiva o sensoriale per l'apprendimento, l'immunitaria per difenderci contro l'ambiente, quelle culturali, la religiosa, la familiare, la storica, la scientifica - le mischio di proposito - che ci tuffano in tempi diversi e ci preparano a futuri senza rapporto, ai quali il nostro organismo soltanto conferisce dei rapporti. La definizione più profonda, anche se ancora un po' confusa, del vivente sarebbe quella che lo considera come un nodo di tempi diversi, uno scambiatore unico di temporalità separate: confluenza di flussi disparati e vari. Certamente noi non li conosciamo tutti. Come chiamare, per esempio, quello che si agita caoticamente nell'elettroencefalogramma? Le scienze e le tecniche di intervento sul vivente descrivono, toccano, esplorano, esplicitano, dipanano questa confluenza di tempi. 1------------------1 Tra cui ce n'è uno di cui oggi ci Theodor Fontane Jenny Treibel Commedia grottesca delle crudeltà borghesi. Un classico. «Narrativa» Pagine 190, lire 25.000 Olof Lagercrantz L'arte di leggere . e scrivere Nel laboratorio dell'autore di Scri·,:erecome Dio e li mio pri1110 cerchio. «J1inim.i » Pagine 96, lire 15.000 Antonio Girardi Cinque storie stilistiche Saba, Penna, Bertolucci, Caproni, Sereni. «Minima• Pagine 154, lire 17.000 Al-Hallaj Diwan Il "Canzoniere" dello "stupore". L'opera del grande maestro Sufi nella ricostruzione di Louis Massignon. «Dabar» Pagine 80, lire 15.000 occupiamo un po' di più. Tutti portiamo in noi delle cellule genetiche: esse battono un tempo diverso da quelle che danno forma al nostro fenotipo. Viviamo attuali, ma tesi verso l'istante futuro, portando in noi dei virtuali che dormono per il futuro di un'altra contingenza. Per me domani è un possibile, più o meno probabile più o meno predittibile; chi non vede che il gene porta in sé un altro ordine di possibili? Un altro strato di virtuali? Non ancora travolto dalla confluenza dei tempi che mi trascinano, ma con la possibilità, da un istante all'altro, di tuffarvisi dentro e scartare bruscamente lontano da me e inventare, con mia meraviglia o scandalo, un altro nodo di tempo singolare, innovativo o pietoso. Il genotipo contiene il possibile in sospeso, un virtuale non ancora dischiuso . Questo tempo originale traccia uno degli affluenti del mio fiume temporale. Se è vero che i tempi del vivente fanno apparire, attraverso l'evoluzione delle specie come attraverso la nascita di un individuo singolo, un flusso ininterrotto di incessante novità, allora è il genoma che ne contiene le scorte. Facciamoci qualche domanda su come gestire queste scorte. Il libro che segue ha per oggetto profondo il tempo. E più esattamente il tempo virtuale. Il tempo possibile immagazzinato nel genoma. Sbrogliamo dall'interno del nodo un filo, il filo principale. Come una volta i mulini giravano sul pelo dell'acqua, prelevando dal corso dei fiumi una rendita di energia; come non molto tempo fa i nostri padri costruirono delle dighe per mettere a frutto direttamente il capitale del lago, la cui cascata -non esprimeva che il rapporto nel corso del tempo, così non risaliamo dalla freccia del tempo alla faretra stessa, stavo per Etica e caso dire proprio alla faretra di Eros, piccolo dio dell'amore birichino che, secondo i Greci, scagliava i suoi dardi sulle vittime di Afrodite. Da poco abbiamo messo mano al lago dei possibili, al magazzino del virtuale. Nel Seicento, Leibniz aveva già pensato questa banca dei possibili e l'aveva dislocata nell'intelletto di Dio. Dio combinava, associava, confrontava i possibili, a uno a uno, a due a due, insieme per insieme e creava il mondo com'è, ottimizzando i risultati della combinatoria. Noi abbiamo messo le mani sull'intelletto divino e sui processi creativi descritti da Leibniz, sul gioco combinatorio e sui limiti. Le questioni che concernono il vivente si raccolgono senza difficoltà sotto la nozione di tempo; basta pensarle alla luce di quest'unica realtà per scoprire subito alcuni principi generali di etica. Non ci aspettiamo questo. I nostri comitati ad hoc trovano quasi sempre un accordo, sul caso singolo, anche se gli orizzonti cui si riferiscono coloro che vi fanno parte divergono immensamente. Tardivamente scopriamo le virtù della casuistica, studio paziente, locale, concreto, giurisprudenziale dei casi; poni attenzione al malato, piuttosto che alla malattia, affermava la vecchia medicina, che era già casuista. Talvolta le novità deLa genetica ci apre i magazzini di ciò che è due volte possibile, di questa contingenza molteplice e svariata, ma delicata. e erchiamo di descrivere il nuovo mondo nel quale entriamo. Ma prima parliamo del vecchio: la morale e la classificazione degli esseri e delle cose che si chiama ontologia, e che dà statuto agli oggetti presenti nel mondo, descrivono o regolano, nella tradizione, le realtà che incontriamo coi sensi e nella vita. Né alla filosofia, né al diritto, né alle scienze, per amore del concreto, piace sprecare energie in ciò che chiamano sogni. Si dicono svegli. L'etica più diffusa così pregnante per noi da farci credere, dimentichi che ce ne sono altre dieci, che essa sola sia valida, ci rappresenta in situazione: qui, adesso, nello spazio, nel tempo, di fronte all'ostacolo. Ora, i problemi che ci vedono oggi riuniti, ingegneria genetica, procreazione sotto controllo medico, aprono una dimensione nuova nella tavola degli esseri, ossia questa rappresentazione morale, che è come un retro-mondo, o meglio un pre-mondo. La cosiddetta realtà dà l'impressione di un teatro; illuminiamo le quinte accanto alla scena. Nell'ampio sfondo che in questo moÈ uscito il primo numero di MefuQ.QQ\ogia Rivista quadrimestrale diretta da Felice Accame, Carlo Oliva, Marco M. Sigiani A cura della Società di Cultura Metodologico-Operativa Comitato scientifico: Bruno Bara (Università di Milano, Istituto di Psicologia); Marco G. Bettoni (Eigenossische Technische Hochschule Ziirich); Silvio Ceccato (Istituto Universitario di Lingue Moderne, Milano, Linguistica); Paolo Facchi (Università di Trieste, Filosofia del Linguaggio); Ernst von Glasersfeld (University of Georgia, Department of Psychology, Athens,GA.); Robert E. Innis (University of Lowell, MA. Department of Philosophy); Vittorio Somenzi (Università di Roma, Filosofia della Scienza); Giuseppe Vaccarino (Università di Messina, Filosofia della Scienza) Un numero L. 15.000 Abbonamento annuale (3 numeri) Lire 40.000 Edizioni Intrapresa rivano soltanto dalle nostre dimenticanze. Importiamo anche, con forti spese di traduzione, un'etica esplosa in pezzetti di materia plastica, quando la nostra tradizione europea, nel corso di due millenni e più, ne aveva già scolpito una uguale, nel granito e nell'oro. La morale è meno veloce della ragione, anche se quest'ultima se la trascina dietro. Anche se le istituzioni, lente e inerti, all'inizio vietano, in seguito temono, poi tollerano, praticano, chiedono e finiscono per esigere l'uno o l'altro progresso biomedico. Concedetemi questo. Noi stiamo prendendo in considerazione ciò che precede la nascita; dai pronostici, dalle previsioni, dalle predizioni, dai programmi risaliamo nel tempo del vivente verso il luogo, oggi accessibile ai nostri interventi, dove risiedono i possibili. Ciò che si trova lì non partecipa della necessità. Già la nostra vita attuale non potrebbe definirsi necessaria. Stamane, altri che non siete voi potrebbero leggere uno che non sono io. Siete contingenti come me, vivete di un'esistenza più leggera della norma. Se siete qui, con me, è stato necessario che un giorno la vostra possibilità, fragile, fosse tutelata. Se nessuno di noi può dirsi necessario, altrettanto possiamo dire di ciò che si presenta solo come promessa, programma, virtualità. do si apre dietro ciò che appare, si sviluppa una sorta di sezione di cono in cui i possibili attendono, prima di presentarsi o non presentarsi nel mondo attuale. Come se l'apparenza non velasse, come si credeva, il reale, ma il potenziale, il virtuale. Certo, noi abbiamo sempre pensato o immaginato questo sfondo, ma, dato che non potevamo intervenire su di esso, lo lasciavamo ai sogni impotenti della metafisica. La quale, una volta ancora, anticipa la nostra capacità di dominio. Mi interessa solo il reale, quando posso trasformarlo - diceva il pensatore della generazione precedente - i possibili sono il sogno di chi si nutre di chimere. Egli rifiutava la vecchia massima di Voltaire: coltivate il vostro giardino. Ora, il giardiniere, incrociando delle specie, fa accedere dei possibili ali' esistenza; antenato dei genetisti di oggi, egli crea dunque, e non si accontenta di trasformare. La morale superficiale ci insegnava a ridere della morale profonda che, appena giunta dal giardino di utopia, si impone ora alla storia recente in cui è proprio questo giardino, o magazzino, o patrimonio genetico a costituire l'oggetto dei nostri lavori o delle nostre inquietudini. Abbiamo perforato la superficie della tavola, o classificazione degli esseri, e frughiamo con le nostre tecniche raffinate nel potenziale o nel virtuale, fatto di molteplici strati dietro l'apparenza fenotipica. Dobbiamo fare. l'inventario del giardino di Voltaire o di quello di Adamo, ma anche queste sono immagini ingannevoli: esistono mille giardini possibili, disposti in modo vario; dicono che il nostro progenitore nominasse a una a una bestie e piante, noi dobbiamo codificare le possibilità. Noi non facciamo l'inventario dell'arca di Noè, primo capitale stabile e conservato della fauna e della flora, piuttosto vediamo galleggiare una squadra di arche, una flottiglia, le navi possibili si moltiplicano sull'acqua. Dobbiamo fare una sorta di inventario infinito, ,quello dei mondi possibili che dormono nell'intelletto divino secondo Leibniz, abbiamo ormai la responsabilità di gestire il cono infinito dei possibili che giacciono dietro quell'apparenza che la morale dei nostri padri chiamava la sola realtà. L'inventario, attività speculativa, sembra non porre alcun problema etico; la scelta invece ne pone uno, serio. Dopo aver lungamente combinato, occorre scegliere ciò che passerà dal possibile all'attuale. Il gesto che Leibinz riservava a Dio, noi da poco abbiamo la libertà - e l'avremo in seguito - di farlo al suo posto. Abbiamo appena aperto il campo dei possibili alla conoscenza e all'intervento. Più di trecento anni fa, Cartesio prometteva o annunciava che avremmo dominato e posseduto la natura con le scienze e le tecniche, mentre abbiamo potere solo sul!'inerte e soggioghiamo la vita solo condannandola a morte. Abbiamo da poco messo mano al potenziale, al virtuale in potenza; le nostre lingue vogliono che si tratti della stessa parola e certo si tratta della stessa cosa: di aver potere sul potere e potenza sulla potenza. Il nostro dominio procede dall'apparenza alle sue molteplici possibilità. Un tempo si diceva che la politica era l'arte del possibile, oggi essa si trova ad essere superata nell'attività che le è propria dalle scienze del vivente. Padroni non si diventa più per minacciare il corpo di uno schiavo o per affrontare meglio la morte con audacia o arroganza, ma per gestire la natura, ciò che nascerà, ciò che si destina o sta per decidersi a nascere, il potenziale non ancora nato. Il padrone controlla il passaggio, lo sportello, la porta stretta alla quale i possibili presentano la domanda di esistere. Può neutralizzarli senza dover combattere. In quel punto si erge un'etica fragile. In virtù del suo primo principio, universale, noi diventiamo custodi. Un numero strabiliante di possibili è in attesa. Ora, il possibile qui viene ad essere discernibile. Entriamo in un sapere o in un momento storico in cui la molteplicità, il pluralismo, la varietà, gli insiemi differenziati, le mescolanze sono riconosciute e indagate. Mondo, tempo e ragioni, variegati, screziati e diversi. Eccoci qui, custodi di queste molteplicità che promettono un avvenire a mosaico. La legge universale dell'etica recupera le scoperte della scienza e gli usi dei giuristi; come loro dubita, un po', dell'universa- ~ le, del generale, dell'unitario. Ci ~ istituisce pastori· della molteplici- -~ tà. Ci impone di tutelare, di rispet- ;::: tare, di non sfrondare mai, pialia- ~ re, né ridurre i possibili disparati, ......, ~ foresta primitiva o biblioteca di -Cl Babele. E: ~ ~ "' U na delle rare idee, buona ~ perché semplice, generale e ......, non casuistica, formulata a t! proposito dei rapporti tra scienza ~ ed etica la dobbiamo al matemati- l co Poincaré. Nessuno, egli diceva, ti

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