Alfabeta - anno IX - n. 100 - settembre 1987

Jifi KolGf Jiff Kolaf, nato nel 1914 a Protivfn, in Boemia, vive attualmente a Parigi: falegname, manovale, poeta, pittore, illustratore, editore, commediografo, traduttore di autori come Whitman o Eliot, è, fin dall'inizio degli anni quaranta una delle figure più vitali, vigorose e innovatrici della cultura ceca. Egli non ha bisogno di essere presentato al pubblico per quanto riguarda il campo delle arti figurative; meno nota, ma altrettanto importante, la sua poesia si muove su una linea parallela a quella dei suoi geniali collages, rendendo forse ancora più evident$ la tensione morale, il coraggio e la singolarità dell'autore e anticipando spesso le tecniche tradotte poi nel linguaggio più universale delle arti visive. L'opera poetica di Kolaf, ispirandosi a tradizioni e figure apparentemente molto disomogenee, attinge alla poesia ·antica cinese come ai volgarismi della parlata metropolitana, a Leonardo come a Lee Masters e appare, nel suo insieme, come un grandioso epos polifonico. Le poesie che qui presentiamo sono state pubblicate nel 1966 (Vrsovicky Ezop, Praha) con un breve commento dell'autore: «Il ciclo intitolato Dal lascito del signor A. non è che un triste rudere del tentativo di scrivere poesia utopica (nelle utopie non si fa parola dell'arte), di appropriarsi dell'humour nero, della pseudopoesia e della poesia del non sens». Sylvie Richterova Bibliografia italiana A.M. Ripellino, Jifi Kolaf Collages, Torino, Einaudi, 1976. Janus, Kolaf, Milano, Fabbri, 1981. Traduzioni G. Giudici, in Omaggio a Praga, Milano, All'Insegna del pesce d'oro, 1968, pp. 109-127. J. Kolaf, Sonetto all'utopia, in «Almanacco letterario Bompiani», 1974, p. 266. Poesie da tutti i paesi L'insegnamento di Pegaso Al ritorno ero zuppo, stanco morto, avevo un freddo cane. Mentre sistemavo le ali dietro la porta, prima di andare a letto, mi baciò la vergogna, tant'erano bagnate e infangate. La mattina poi, quando chiesi alla cameriera la roba pulita: - Di quali ali parla? Capii che aria tirava, ma la popputa non mi fece riprendere fiato. - Qui tutto sparisce all'istante, e, perdonate se sono indiscreta, a che vi servivano? - Be', così, feci annoiato, per non far vedere che non avevo nessuna voglia di dare spiegazioni. - Non sarete mica arrivato volando? -No. - A chi mai potrebbero servire? Non ci sono comignoli da queste parti, ma se ci tenete, abbiamo qui un'oca grossa come un bue, ha due ali che non farebbero sfigurare neanche un arcangelo! così parlò prima di girarsi col suo sedere da ippopotamo, picchiandosi la fronte con l'indice. - Che vorranno ancora da me questi accidenti di quadrupedi, Dio solo lo sa. Le ali, ci mancherebbe altro! .. - Banda di ladri! Stavo per urlare, ma la voce mi si spezzò e dalla mia gola uscì: - Somaro del cielo, impara a camminare! Marco Polo al signor A. Illustre signore e carissimo amico condizioni di vita ancora più insopportabili di quelle che riferiva il precedente messaggio costrinsero un altro membro della nostra incredibile spedizione a fare ritorno tra voi altri vivi Visto che quella parola non si può più adoperare per nessuno di noi che ormai peregriniamo solo nelle contrade della morte Vorrei inviare insieme al film senza vita il mio cuore perché possa esprimere tutta la mia riconoscenza per la bontà e per l'amore che mi permisero di svolgere un compito tanto sacro Ci troviamo adesso in un paese innominabile E che nome dare a un'isola in mezzo al deserto La cui voracità fece fallire tutti i miracoli della tecnica Dove non c'è altro che ossa delle rocce E nei capelli sabbia impastata Bagnata da una calura di sangue Che nome dare a questa figlia della notte polare Dove a novanta gradi sotto zero Tutto fiorisce matura canta e gli indigeni vivono nudi? Visto che abbiamo potuto conoscere e affiatarci Con esseri senza pelle Uomini anatomici di infinita bontà Visto che abbiamo conosciuto razze di gente pennuta Squamosa o capace di cambiar pelle come i serpenti Visto che abbiamo attraversato territori abitati da non vedenti che al posto degli occhi avevano un altro paio di orecchie dotate di conche che coprivano le guance intere lungo il naso E che spesso Soprattutto negli individui saggi Cadevano fino al petto Visto che abbiamo attraversato regioni Dove la vita dei popoli dalla nascita al declino della vecchiaia Dura un anno solo E quel paese splendido Dove la gente comunicava attraverso le idee Dopo il viaggio interminabile fra le montagne delle genti trasformate per magia in pietre La cui vita deve durare invece qualche milione di anni Per pianure dove non si conosce il sonno e nemmeno la differenza tra uomo e donna Abbiamo raggiunto adesso il cuore della terra Dai geli terribili in cui vivono uomini cosparsi di occhi Più è nobile l'essere Più occhi ha Più vede Si immagini caro amico Le più belle nature degli dei greci Sulle cui membra si aprono qua e là le pietre preziose degli occhi Questi dei eternamente freschi e belli Vivono unicamente dell'acqua di un lago sterminato Sulle cui rive abitano nel grembo di montagne inaccessibili . E nelle cui acque si coricano Quando vogliono abbandonarsi ali'amore O al dolce dondolìo del riposo Di notte alla luce di tre lune più grandi delle macine E di stelle come pugni di fanciulli Così come di giorno alla luce del sole ruota di carro Siedono sulle rive della loro culla liquida La fronte sui gomiti appoggiati alle ginocchia Dormono Per noi Da non so quanto tempo prima del nostro arrivo Sul posto più bello è stata preparata una casa Con tutte le comodità e vivande squisite Ci muoviamo liberi e sciolti Quegli esseri pensierosi non ci fanno caso Solo i bambini ogni tanto si avvicinano Cantano in una lingua sconosciuta una canzone dalla melodia irricordabile Per il resto giocano sulla sabbia in riva al lago o nei giardini pieni di animali Dalla tigre alla colomba docile e saggia ------------------------------------------- Uomini invisibili Che solo l'ombra tradisce E anche quella molti l'ha,.,no rimossa Uomini ai quali solo la vecchiaia restituisce la visibilità Sicché il contorno del corpo Negli anziani si fa appena più evidente di una figura incisa col diamante sul cristallo Questi disegni viventi ----------------------------------------------------------------- Prologo epitaffio del signor A. Signore e signori sarete testimoni della vita del più grande degli uomini mai nati da un uomo e da una donna Era nato ali'epoca G alle soglie della terza guerra del pane Ferito dalla favella se ne andò nei laboratori a servire le forze armate Qui ali'età di sette anni scoprì il principio del genio Distruggendo il complesso dell'immortalità a trentatré anni sapeva già rendere presente il primo ricordo Sappiamo qual è stato il significato della cosa Quando il suo lavoro raggiunse lo stadio della materializzazione dei sogni e della liquefazione delle fantasie aveva l'età di Omero La legge del ritorno dell'uomo vecchio alla cellula che perpetua la ragione e il sentimento significò non solo una nuova era nella storia dell'umanità ma fece vedere l'essenza stessa della forma e del contenuto del tempo Opera infinitamente più grande però fu la scoperta della catena evolutiva in base alla quale l'embrione acquistava la capacità di una nuova vita potenziata da tutto quello che aveva conservato e in grado di continuare indisturbata in questo potenziamento A quella vita immensa mise fine la nobiltà stessa del suo spirito il cuore inquieto non permette neanche a noi di non affrontare il silenzio che in prima persona quando cogliamo insinuazioni della morte Così se ne andò per pagare con la cosa più cara che all'uomo aggiudicò il suo destino con la dote del talento la vita di chiunque e di qualunque cosa nella più pura essenza in cui si possa vivere aiutati solo dal tocco dell'idea che egli pronunciò Che la terra gli sia leggera Il quadro parlante La mia prima opera seria . fu il ritratto di Sua Maestà Lo dipinsi a memoria ed era talmente fedele che un giorno entrando nel!'atelier battei i tacchi e salutai La cosa avrebbe avuto poca importanza se non fosse per il fatto che la tela mi rispose Cari amici non vi inganna l'orecchio né l'intuito dalle mie mani uscì davvero un quadro parlante! Filai diritto a casa e portai mio padre a vedere quel piccolo miracolo Il papà conosceva bene Sua Eccellenza e presto tra i due nacque un dibattito filosofico che purtroppo non si protrasse per più di cinque minuti Sua Serenità fece scivolare il discorso sul gentil sesso e uscirono dalla sua bocca cose che ci si vergogna a toccare anche con una pala schizzava aneddoti scellerati da far apparire le chiacchiere del signor de Sade soavi romanzi rosa Mio padre rimase come una statua di sale ma dopo un po' mi trascinò in un angolo e disse: - Ragazzo mio, se non vuoi finire i tuoi giorni sulla forca e vedere me mangiare la terra, distruggi il quadro e smetti di dipingere per sempre, poiché lo spirito nobile del tuo genio in virtù di qualche forza sovrannaturale fa dire alle figure delle tue opere solo ciò che hanno davvero nel loro cuore, invece di quello che sfoggiano nel mondo. Senza pensarci due volte bruciammo il quadro compreso il cavalletto la tavolozza dei colori e i pennelli Il giorno dopo affittai l'atelier a un certo Botticelli Da Dal lascito del signor A. Traduzioni di Sylvie Richterova e Alessandra Mura

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