Ilsangue~çlmeticcio I Il quotidiano «il manifesto» ha pubblicato recente- • mente, riprendendolo dalla rivista inglese «Escape», un episodio delle avventure claustrofobiche e forsennate di Calculus Cat, scritte e disegnate da Hunt Hemerson. 1 Il gatto, allucinato e frenetico, che sviluppa un dialogo impossibile e inevitabile con un televisore dotato di una consolante protervia, capace di rispondere e di stravolgere ulteriormente l'organizzazione mentale di quanti a lui si rivolgono, si è subito collocato, nelle mie letture, accanto a un volume attualmente in libreria, Le ultime elezioni, di Pete Davies. 2 Anche nella storia sconvolta e iriconteni bile di questo giovane autore, giustamente furioso contro l'Inghilterra dominata dalla scellerata Nanny, che guida il Partito del danaro preparando slogans di questo tipo: «Salute, soldi e saggezza: ecco cosa vi offrono quelli del 'danaro'», ho ritrovato più di una componente di quelle visibili in Calculus Cat. Ma, almeno in questo caso, il fumetto si rivela così micidiale da togliere al libro molta della sua corrusca potenza, proprio mentre si effettua il paragone. Pete Davies non rinuncia a valersi anche di un arcigno e risentito moralismo, mentre Calculus è privo di qualunque controllo e racconta la pochezza demenziale di un interno in cui il televisore, e la squallida follia che da esso fluisce, riempiono ogni spazio, assumendo inequivocabilmente un ruolo di protagonisti assoluti. Il televisore si muove, è un corpo vivo ignobilmente saltellante su gambette misere, è sordidament~ completato da un soprammobile che subisce mutazioni velocissime: in un quadretto esso è un'ovvia teiera ben panciuta, nell'altro è il possibile attaccapanni di un Alien squattrinato, nel terzo è un globo da cui partono strane spirali. È un espediente gloriosamente fumettistico, questo che consente di animare una situazione cambiando un oggetto e inserendo così uno stravolgimento spazio-temporale nella tranquilla cadenza della narrazione: Jacovitti lo usava, nelle sue storie, con furiosa baldanza, fin dagli anni quaranta. E il richiamo a Jacovitti non è casuale, soprattutto in quanto consente di ritrovare, procedendo a ritroso, un antenato riconoscibile di Calculus Cat, perduto nei meandri poco esplorati della storia del fumetto italiano. Negli anni sessanta, Vinicio Berti,3 con i suoi Chiodino e Atomino, si valeva di un segno aspro e beffardo, di vignette complesse e truculente, di contorni cupi e sguscianti, così come Hunt Emerson. Questo rapporto ingovernabile tra un prodotto misconosciuto, molto datato, e un esponente notevole dell'avanguardia più attuale dei comics, mi induce a meditare sì cambiato; il tempo dell'oggetto e quello del gatto spettatore (e anche il tempo di Krazy Cat e quello del suo paesaggio) sono tempi diversi ma racchiusi negli stessi quadretti. Non credo di dover ricondurre queste cadenze fumettistiche ad una quasi coincidenza con il principio di simultaneità dei futuristi (al quale, peraltro, esse devono riferirsi, almeno in una certa misura) solo in quanto mi sembra più necessano confrontarle con una Temi: Letteratura, la questione politica, pittura alfabeta Inediti: Leuere di Cangiullo a Balla, ricette di Casa Depero, lettera di Saint-Saens a Marine/li, lettera di Kulbin a Marinetti. e scultura, architettura, musica, Volume speciale bilingue (francese/italiano) a cura di: teatro, danza, fotografia, pubblicità, moda, cucina, Serge Fauchereau, Antonio Porta, Claudia Salaris futurismi stranieri, attualità Edizioni Intrapresa Via Caposile 2, 20137Milano su una delle costanti del fumetto. In questo medium, quando è inteso nella sua accezione «comica», appunto, si evidenzia una linea di continuità storica, in cui il mirabile Krazy Cat di Herriman o il nuovissimo Calculus Cat si ritrovano, a distanza di molti anni, sempre postulando una specifica attenzione per il rapporto tra mobilità e frenesia, di cui entrambi essenzialmente si valgono. Statico come ogni prodotto del disegno, se si esclude il cinema di animazione, il fumetto intende diventare addirittura più veloce e dinamico del cinema, quando usa le vignette in successione, e quindi definisce il proprio specifico montaggio, per esprimere un'idea del tempo, determinata da una percezione menzognera: quell'oggetto, in quell'attimo, non può essere co168 pagine a colori, formato cm. 24 x 34, Lire 18.000 In edicola e in libreria ascendenza grafica di cui ci si occupa meno frequentemente quando ci si chiede che cosa è il fumetto. Anche nelle stampe di Épinal c'erano esempi di uso stravolgente del rapporto spazio-tempo e, in generale, tutta la letteratura figurale dei subalterni ha spesso fatto riferimento al tempo senza tempo del fiabesco, rinnovando più volte il senso dell'esemplare soluzione di Charles Nodier che, al termine della Fata delle briciole, fa acquistare al narratore della fiaba-romanzo proprio una copia della Fata delle briciole.4 In questo senso, i brevi e casuali terremoti che avvengono sopra il televisore di Calculus, senza che il gatto se ne preoccupi, riportano ad un mondo in cui la subalternità è vista come occasione per vivere senza ritegni e senza regole, una vita miseranda, ma sottratta a infinite convenzioni. È il mondo, per esempio, di Happy Hooligan, ovvero del nostro Fortunello, è il mondo, quindi, narrato e disegnato da Frederick Burr Opper, una «Corte dei miracoli» che oppone la propria comica disperazione alla fierezza compiaciuta di un'epoca lieta, persuasa di essere perfino «bella», e ben decisa ad ignorare il ritmo micidiale con cui la mula Maud, ovvero la Checca, prende a calci un mondo dove le botte, i pugni, gli strappi, i graffi, sono posti in coerente simmetria con gli alti livelli sociali in cui dominano le buone mamere. Così Calculus rinnova, con alcuni suoi lettori, un patto che fu alla radice della nascita del fumetto. Se il mondo è quello che è, ovvero ordinato, intransigente e pulito, ecco per voi una porzione di spazio in cui anche le vostre parole (poche) e i vostri gesti (molti) ricevono un appartato diritto all'esistenza. Presentando il suo libro, Pete Davies diceva, qualche giorno fa, che l'Inghilterra della signora Thatcher è due cose: una grande portaerei americana e una grande sala da tè per turisti americani imbecilli. Ma Calculus sfugge anche al fascino apocalittico di questa duplice definizione: dovendo chiarire che, a suo avviso, l'eccesso di televisione fa impazzire, rende subito folle il comportamento di un soprammobile posto su un televisore. Di questa microscopica, però non catturabile, «differenza», che recinge alcuni, entro contesti quietamente omologati, il fumetto si è dichiarato alfiere in certe, determinanti occasioni. Proprio mentre, con Opper o con Herriman, raccoglieva dalle periferie scalcinate gli emblemi spelacchiati dei perdenti, il fumetto compiva peraltro anche imprese sorprendentemente raffinate. Infatti i comics degli straccioni e dei furfanti sono quelli che hanno più facilmente potuto suscitare l'interesse dei letterati. Croquignol, Ribouldingue e Filochard, ovvero i componenti della banda dei Pieds Nickelés sono «Les trois amis» che «trinquèrent à la prospérité de la nouvelle association et de joie, pincèrent un rigodon des plus réussis.»5 A vederli, così fieramente sciagurati, mentre rubano un fiacre per commettere una rapina ai danni di un mercante di vini della banlieu che ha vinto il primo premio della lotteria «du sanatorium d' Articot-sur-Brie», e, dalla bocca del cavallo, bolso e furioso, esce un balloon in cui è scritto: «Non mais est-ce qu'ils auraient l'intention de m'entrainer pour le grand prix?» vien fatto di pensare a Louis-Ferdinand Céline. E proprio l'autore di Rigodon deve essersi nutrito anche di questa briosa commedia di bravacci sfortunati, di ladri derubati, di eroi di una storia che è la tragica parodia di una parodia. Le gesta disperatamente comiche dei Pieds Nickelés rivivono, del resto, anche nella prosa limpida, innocente, sfrenatamente sognante con cui Gianni Celati ha costruito la sua Banda dei sospiri.6 2. Il fumetto stralunato e scomposto, che suggerisce temi e linguaggi alla letteratura, potrebbe essere guardato, dagli ipotetici studiosi di questa dimensione della storia dei comics, anche con un inevitabile sospetto, fondato sulla equivoca utilizzazione di materiali inermi e bruti da parte di artefici raffinati, capaci di immettere perfino scorie e detriti nelle proprie alchimie combinatorie. Non è questo, certo, il caso di Céline, né di Celati, traduttore, fra l'altro, di varie opere di Céline. Nei due autori il fumetto delle torve avventure da banlieu è guardato con l'affettuosa attenzione che si prova per una coerente proposta poetica. Ma anche il fumetto che potrebbe apparire più lontano dall'epica di strada dei Pieds Nickelés, ovvero quello che racconta le storie ilari e patetiche degli interni borghesi dominati da barnbini onnipresenti e voraci, da madri incontenibili, da padri mediocremente avviliti, ha potuto interloquire con una vocazione letteraria quasi preliminarmente, e sorprendentemente, fondata su di esso. In una curiosa e serena intervista, concessa a un settimanale molto diffuso, in occasione dell'assegnazione del premio Malaparte, Saul Bellow, alla domanda soavemente apocalittica: «Dov'è la verità nell'impenetrabile pianeta Bellow?», risponde con Marcello Argilli e Vinicio Berti, Chiodinonel pianeta azzurro, «Ritornano i personaggi del Pioniere», in «Almanacco del Pionierre», n.l, ed. del Pioniere, 1973 (ed. originale 1961)
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