Cfr. Schede I più cari argomenti Francesco Leonetti Io non sono del tutto d'accordo con Di Marco sul rapporto che egli istituisce fra il materialismo marxista e la ricerca letteraria. In breve, e senza trattazione, io ritengo che da Marx sia stato essenzialmente posto il nesso dell'opera col contesto. Già in quanto, semplicemente, l'individuo è sempre considerato come «individuo sociale». E perciò l'artista, o meglio l'opera di cui si fa portatore, e per la quale Marx raccoglie la definizione di Hegel (che l'opera è una fonte di conoscenza) è il cristallo di una civiltà complessiva: dura più di essa; al di là della fine di essa, può venire letta se si conosce anche quella civiltà; e cristallizza un nodo emozionale e mentale che già in essa circola in modi immaginativi (così nella prefazione del 1857). E altro è l'apporto di Engels, poi decisivo per Lenin giovane e poi per Lukacs che però lo elabora sistematicamente e lo sposta molto dalla mobilità che ha presso i due classici. Da cui deriva, secondo me, ogni attenzione novecentesca ai rapporti fra testo e contesto. Più in breve di così non si può dire, mi sembra. Ora, l'attenzione e la cura espositiva e didattica accanita che muove Di Marco in I questo libro va a vertere piuttosto su due diversi punti. Uno di essi è l'implicazione sociologica e produttiva dell'opera (proveniente dai luoghi specifici marxiani nelle Teorie sul plusvalore). Di Marco, che è scrittore fra i migliori apparsi nel sessanta (e oggi presenta uno scenario cimiteriale e fiorito, stupendo, in alcuni racconti brevi, anche in «Alfabeta» una volta), ed è anche critico economista informatissimo, ha presso di sé la problematica della «nuova avanguardia» e poi quella della comunicazione «trasgressiva». Ed esercita qui, secondo una visione materialistica, la disciplina della «sociologia della letteratura»: arriva così a colpire bene il carattere indubbio e oggi aggravato dello scrittore come compilatore di una casa editrice. È un carattere che esiste certamente, ripeto, e che la fase attuale di informatizzazione certamente esaspera. E così Di Marco descrive assai bene certi fenomeni di capitalizzazione in rapporto con l'inventiva linguistica e stilistica. A me pare tuttavia che esista anche ciò che Lotman definisce «extrasistematico» e pungolo del sistematico; Di Marco, per esempio. Oppure io stesso. L'altro punto è la definizione nuova di letteratura come «scrittura espressiva». Anzitutto a me pare che qui Di Marco forse rinunci giustamente a certe esasperazioni teoriche recenti (per esempio al convegno di Palermo del 1983, a fianco di Sanguineti che è il teorico magistrale di punta in questa tradizione). Mi pare anche che Di Marco riceva qualche suggestione implicita da quel corno della linguistica strutturale che in Bally, diversamente da Saussure da cui proviene, collega letteratura e affettività. È stato il saussurismo a indurre errori o facilitazioni nel sessanta, secondo me, che sono stato piuttosto «sperimentalista» ... Questo interessante contributo di Roberto Di Marco, stringe un'esigenza attuale di ripresa del discorso teorico letterario in termini materialistici. Ne riparleremo, certo. Nel libro è presente inoltre un rigetto della tesi corrente oggi di una «crisi del marxismo». Che dire di ciò? L'abuso della critica al marxismo come se esso fosse «filosofia della storia» è stato tale che si potrebbe anche fingere che in questi anni si sia parlato a vanvera contro il marxismo ... Ma giustamente ci sono atteggiamenti diversi: quello neo-ortodosso, forte nella critica economica migliore; quello di utilizzo estremo delle categorie marxiste (per esempio nei • teorici tedeschi orientali leggibili nel volume einaudiano ultimo di storia del marxismo), a cui Di Marco assomiglia, ecc. Vi è inoltre una scelta di non esasperare il dibattito attorno al concetto fondamentale di «modo di produzione», ora, per rinforzare altre componenti del materialismo teorico (così avviene presso di me, e altri). Infine: Di Marco recensisce il lavoro letterario di Balestrini e Sanguineti e Leonetti come il più interessante oggi in Italia secondo lui. Lo leggo con cura. E mi pare però che in un dettaglio rilevante non intenda la mia nuova attività letteraria, leggendola come una scelta di rinuncia, in parte, secondo un mio verso che dice: «Torno al lavoro mentale e puro». Forse l'autoironia non è esplicita, qui? Se non c'è stata la crisi del marxismo, certo una qualche crisi c'è stata a causa di estrema difficoltà e di confusione teorica. Roberto Di Marco Oltre la letteratura Padova, Edizioni GB, 1986 pp. 153, lire 18.000 verso la conoscenza scientifica e specialmente verso la matematica e la logica formale. Non va poi dimenticato il modo in cui, nello stesso periodo, si è fatta storia della matematica, come hanno spiegato M. Galluzzi, M. Panza e soprattutto G. Micheli. Era una storia erudita e attenta ai testi, che però non· riusciva ad agganciarsi ad una vasta prospettiva culturale. Quanto allo sviluppo delle discipline specifiche, esso non appare uniforme, in quanto ad alcuni picchi in certi settori corrispondono sintomi di decadenza in qualche altro. Molto forti sono il calcolo delle probabilità (De Finetti), alcuni settori della matematica finanziaria, il calcolo delle variazJoni con la scuola di Tonelli; continuano ancora molto bene l'analisi (Picone, Caccioppoli, Fantappiè) e la geometria algebrica con nomi di grande spicco come Enriques, Severi e altri da Castelnuovo a Terracini, mentre l'algebra e la logica non si mostrano in grado di assimilare con prontezza i nuovi concetti elaborati all'estero. Il dibattito al Convegno si è concentrato soprattutto sulla dimensione «interna» della storia delle discipline specifiche o sul problema epistemologico dei criteri per definire il «superamento» di una teoria matematica da parte di un'altra. Sul problema del rapporto tra ambienti matematici e fascismo si è manifestata molta cautela, essendo parso anche chiaro, dagli spunti emersi qua e là, che tale rapporto non si può porre in maniera semplicistica (come Musica/Realtà Rivista quadrimestrale diretta da Luigi Pestalozza Studi, saggi, articoli nei quali la storia della musica, l'analisi musicale, l'opera del singolo musicista sono parte della vita culturale, sociale, economica eproduttiva dei singoli paesi, delle diverse epoche. Redazione e attività: Mario Baroni, Alberto Basso, Lorenzo Bianconi, Sylvano Bussotti, Lorenzo Capitani, Diego Carpitella, Rossana Dalmonte, Franco Fabbri, Maurizio Ferrari, Enrico Fubini, Armando Gentilucci, Emilio Ghezzi, Daniela lotti, Luca Lombardi, Giacomo Manzoni, Pier Franco Moliterni, Luigi Pestalozza, Carlo Piccardi, Edoardo Sanguineti, Nicola Sani, Jiirg Stenzl. Corrispondenti: Raimon Barce, Hanns-Werner Heister, Janos Mar6thy, Philip Tagg. Redattore: Emilio Ghezzi Per il 1987: un numero L. 12.000; abbonamento: Italia L. 30.000 Estero L. 42.000 Redazione e Amministrazione: Edizioni Unicopli via Verona 9 - 20135 MILANO - 02/5458009 Versamenti sul c.c.p. 14724207intestato a Edizioni Unicopli Matematica e storia in Italia Ferdinando Vidoni Spesso i matematici sono apparsi come studiosi arroccati all'interno della propria disciplina, non molto sensibili ai collegamenti con la storia (nemmeno della matematica stessa) o con le problematiche filosofiche. Viene però da pensare che questa sia forse un'impressione superficiale, se si guarda il numero di partecipanti, la vivacità e l'articolazione dei dibattiti che si sono avuti al Convegno sulla matematica italiana tra le due guerre, svoltosi agli inizi di ottobre tra Milano (Università Bocconi) e Gargnano sul Garda. Data la vastità e complessità degli argomenti, qui non resta che rinviare agli Atti, accennando intanto solo ad alcune linee tematiche. Ha aperto i lavori Ludovico Geymonat, sostenendo che allo straordinario sviluppo della matematica italiana tra la fine dell'Ottocento e il periodo in questione non ha corrisposto un proporzionale aumento del peso di questa nella cultura del paese, in particolare in quella filosofica; ciò soprattutto a causa dei pregiudizi, da parte della predominante cultura neoidealistica, forse alcuni pensavano anni fa) e che non esiste una corrispondenza puntuale tra forme di governo e fenomeni culturali soprattutto in certi settori. Quelli che hanno toccato maggiormente alcune connessioni esterne della matematica sono stati alcuni studiosi di fisica matematica, come M. de Maria, G. Battimelli, B. Reeves e R. Maiocchi, soprattutto in ordine alla scarsa o discutibile accoglienza che ha avuto in Italia la teoria della relatività. Oltre ai già nominati sono intervenuti, tra gli altri, L. Amerio, E. Regazzini, A. Conte, A. Brigaglia, C. Houzel, J. Cassinet, M. Guillemot, G. Israel e A. Guerraggio, principale organizzatore di quest'iniziativa. La matematica italiana tra le due guerre mondiali Convegno Milano-Gargnano 8-11 ottobre 1986 Scoprire Poe Roberto Cagli~ro çritico accanito e polemico, sempre disposto alla battaglia con i contemporanei (come Longfellow) o con la tradizione filosofica (Aristotele, Kant), Poe è anche convinto assertore di tecniche narrative. Così nella famosa· teoria dell'effetto egli stabilisce un rapporto tra persuasione e çomposizione del racconto: per ammaliare il lettore bisogna affinare lo stile, dosare attentamente gli ingredienti fino ad ottenere un mosaico perfetto. Gli intrecci ideali sono dunque delicati meccanismi «da cui non si può togliere o spostare nessuna delle componenti senza che tutto frani». Questa e altre considerazioni costituiscono il tessuto di una vasta produzione saggistica le cui traduzioni italiane sono scarse e lacunose. Riunendo saggi famosi (La filosofia della composizione, La filosofia de~'arredamento e Il principio poetico) a una serie di scritti meno noti al lettore italiano, la nuova raccolta curata da Ludovica Koch costituisce un elemento importante per la valutazione critica di Poe, anche se ancora una volta ci troviamo di fronte a una selezione troppo limitata, che non rende giustizia a un'attività quasi frenetica: il lavoro saggistico di Poe, nell'edizione completa dello Harrison, occupa ben 8 volumi. La scelta di alcuni brani dei Marginalia testimonia le battaglie letterarie sostenute da Poe, come quella per il riconoscimento dei diritti d'autore in America o quella per la diffusione delle riviste letterarie. In Come si scrive un articolo alla Blackwood, considerato qui in veste di saggio ma già apparso tra i racconti pubblicati da Einaudi e Mondadori, lo scrittore si prende gioco delle horror tales inglesi, satireggiando Tuso di dettagli superflui e di ingiustificati congegni per evocare l'orrore. Un capitolo di spunti costituisce invece una serie di osservazioni frammentarie, che nella stessa prospettiva dei Marginalia riassumono alcune costanti del pensiero poesco, come la riflessione sul genio. Inspiegabilmente, l'ultimo paragrafo della versione italiana proviene da un altro saggio, Fifty Suggestions. La precisione maniacale con cui Poe affronta il linguaggio (giochi di parole, termini usati in un'accezione particolare, riferimenti nascosti, uso satirico della ripetizione) rende ancora più impellente un'edizione critica in italiano dei suoi scritti teorici. Il lato nascosto di Poe aspetta dunque un editore che lo affronti sistematicamente, lontano dai castelli gotici della mente di Usher. Edgar Allan Poe Filosofia della composizione e altri saggi Tr. di Ludovica Koch Napoli, Guida, 1986 pp. 141, lire 15.000 La donna del prigioniero Francesco Leonetti Leggo alcune poesie di questo libro di Sante. Me ne viene una certa nausea della letteratura: che non è giusta: essa si lega al linguaggio e insieme all'emozione e al pensiero. Tuttavia la gravità dell'esistenza che si rappresenta presso Sante Notarnicola è qualche altra cosa: è la condizione umana in una precipitazione massima, è il buco delle icone della legge. E in tale buco egli scrive queste misurate poesie. Ecco, così, quale è il rapporto con la moglie, dentro i venti anni di carcere: «Sornione t'annusavo, amore mio I mentre i guardiani del carcere I - quella volta tolleranti - / guardavano altrove ... » È ridotto ad annusare la moglie in presenza di quelli, eccezionalmente avendo diritto all'odore. Ecco anche come la moglie è una manifestazione buona della N.HAWTHORNE La figlia di Rappaccini pag. 100 - L. 10.000 DIVANO OCCIDENTALE a cura di Gianroberto Scarcia pag. 200 (ili.) - L. 25.000 W.B. YEATS Per amica silentia lunae pag. 124 - L. 14.000 MARIO GRASSELLI Il Fantasma (Galileo Galilei 1934-1945) pag. 161 - L. 10.000 M. LEIRIS Raymond Roussel pag. 132 - L. 12.000 PAUL VALÉRY Mallarmé pag. 200 - L. 10.000 DADA RUSSO a cura di Marzio Marzaduri pag. 258 (ili.) - L. 15.000
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