dalla disparità di trattamento tra confessi e no. In particolare, prima ·dell'avvento delle molteplici esigenze emergenziali, l'imputato confesso, per il suo leale comportamento, poteva aspirare alla concessione delle attenuanti generiche; oggi, invece, con una certa protervia, aspira all'impunità, omette di narrare le sue personali attività criminose e, cosa assai più grave, attraverso un complicato meccanismo di mercanteggiamento con i vari organi deputati all'espletamento dell'istruttoria, acquista il diritto di essere detenuto in carceri diversi o addirittura in non carceri, di avere particolari rapporti con la famiglia, di viaggiare a spese dello stato su aerei normalmente destinati ai ministri e ai grandi ufficiali e così via. Insomma, pur di acquisire gli elementi di pròva contro gli altri imputati, si finisce con l'avere un atteggiamento moralmente giustificativo nei confronti di queste persone. Questo fatto produce un grave disvalore nella scala del criterio di valutazione degli individui. I latini dicevano che nessuno può accusare un altro di disonestà adducendo come prova la propria turpitudine. I tempi ormai sono cambiati! In clima d' «emergenza», in cui alle esigenze di «giustizia» si sono talvolta surrogate esigenze di «efficienza» di ordine «politico», quale margine di tolleranza rispetto alle esigenze di sicurezza dello Stato ha la difesa? I tentativi di «criminalizzazione» degli avvocati difensori sono «incidenti di percorso» o «fanno tendenza»? Caruso La cultura dell'emergenza ha indubbiamente creato condizioni politiche favorevoli per il definitivo superamento delle tradizionali «resistenze garantistiche», che vedevano nel difensore e nella funzione da questi rappresentata, un irrinunciabile baluardo posto a tutela della libertà individuale. Oscure ragioni di politica criminale, di volta in volta finalizzate al raggiungimento di obiettivi storicamente determinati, hanno in qualche modo giustificato pericolose inversioni di tendenza, determinando il complessivo arretramento di tutto il sistema processuale. In questo clima di disagio e di sospetto, il passo verso lacriminalizzazione della difesa è breve, spesso considerata come «elemento di disturbo» alle «crociate giudiziarie», ed agitatrice di occulti disegni obiettivamente collusi con gli interessi della criminalità organizzata. L'utilizzazione spregiudicata del reato di favoreggiamento, con pesanti e strumentali invasioni nella sfera deontologica - professionale, le incredibili contestazioni di reati associativi mosse nei confronti di avvocati impegnati in delicati processi di terrorismo e di criminalità organizzata, oltre che lasciare profondamente sgomenti e umiliati, funzionano ovviamente da elemento di ulteriore compressione del diritto di difesa; scoraggiandone un esercizio scrupoloso ed aggressivo. Musotto E cambiato il processo , sono cambiati i suoi capisaldi, il ruolo del giudice si è svilito, ma, pur nel suo isolamento, il ruolo dell'avvocato deve essere coraggiosamente rivalutato. È oggi più che mai faticoso assumere le difese di gente invisa, ma a maggior ragione va fatto. Nelle chiamate allo schieramento ultimamente effettuate, ci è stato proposto un aut aut: o dalla parte dei giudici o contro di essi. Per noi vige ancora la ferma regola che ci tiene dalla parte degli infedeli. Questo non vuol dire essere contro nessuno, il rispetto delle garanzie individuali non è da scambiare con un criterio di co.ntiguità ad ambienti criminali. Quando finalmente questa equazione sarà tralasciata, si sarà salito un altro gradino sulla scala della civiltà. E poi, perché mai uno Stato dovrebbe gioire di avere un esercito di criminali chiusi in grandi galere e per giunta abbandonati a loro stessi privi di difesa? A fronte della «politicizzazione» della magistratura, si ha talvolta anche una «politicizzazione» del/'avvocato difensore. Quale ne è il riflesso sul piano professionale? Quali possono esserne le contraddizioni? ... Caruso Più che di «politicizzazione», parlerei di crescente integrazione dell'avvocato all'interno del sistema istituzionale, tradizionalmente rappresentato dai partiti politici, con l'inevitabile perdita di autonomia funzionale rispetto al «potere» e conseguente incapacità a rapportarsi in termini antagonistici e dialettici rispetto alle più ampie scelte di politica giudiziaria. Le recenti polemiche sollevate contro gli avvocati impegnati nella difesa degli imputati al maxi-processo di Palermo con la manichea contrapposizione tra parti civili - progressiste - e difensori - paramafiosi -, danno forse l'esatta misura della povertà culturale e dello scadimento del dibattito in atto. Nessuno si è, per esempio, chiesto - per restare al maxi-processo di Palermo - quale tipo di· collegamento potrebbe esserci tra «crociata antimafia» ed operazioni, più o meno fittizie, di rinnovamento del sistema di potere nel suo complesso. È possibile ipotizzare, al di là dello spaccato processuale oggetto della verifica dibattimentale, una più generale operazione di «scriminatura del mercato», tutta giocata sul simulacro della «lotta alla mafia»? Musotto La magistratura, più che politicizzata è stàta negli ultimi anni (oggi si registra un'inversione di tendenza) investita di poteri che nori le competono: vale a dire della soluzione di problemi di natura politica e sociale. Di fronte alla incapacità delle istituzioni e dei politici di arginare alcuni fenomeni, ai giudici sono state date delle deleghe enormi. Il ruolo dei giudici non può mai essere diverso da quello della corretta applicazione delle leggi, e quindi è errato ritenere che il giudice possa sanare gli scandali politici e ridare decoro alle istituzioni. Per converso, la politicizzazione dell'avvocato rimane un fatto privato, salvo che non vi sia una immedesimazione del singolo avvocato alla organizzazione che difende. Ma così si lambisce la contiguità. Del nuovo processo penale a stampo «accusatorio» non si parla quasi più. Verso dove si dirige lo «stato della difesa» nel processo penale? Pensate sia il caso di lanciare una battaglia per il ristabilimento corretto delle regole del gioco, oppure che proprio questa situazione di disagio sia l'occasione più opportuna per una «fuga utopica in avanti», piuttosto che una lotta di retroguardia, verso un ridisegno delle regole del gioco nel processo penale e della sua • funzione ·nellasocietà italiana? Caruso Il «caso Giustizia» apertosi in questi ultimi mesi, sollecitato anche dal dibattito in corso sui referendum pro.mossi da alcuni gruppi politici, ha indubbiamente avuto il merito di porre sul tappeto l'estrema urgenza del problema, che ha ormai raggiunto punte di diffusa intolleranza. Resta comunque la preoccupazione che battaglie come queste, tese al recupero di un uso corretto delle regole del gioco, nella direzione di un rinnovato processo penale che possa finalmente produrre la verità in una articolazione dialettica di funzioni in cui i soggetti proces- _suali giochino pubblicamente il loro ruolo, abbiano il sapore di una· fascinazione rétro di stampo garantista, non più al passo con i tempi, e riferibile ad una fase della storia giudiziaria del paese, nella quale il processo funzionava come stanza di compensazione e di sterilizzazione di tutta una serie di conflitti sociali rimasti irrisolti nelle altre sedi di composizione istituzionale. Dalla seconda metà degli anni settanta in poi, e fino ai giorni nostri, si apre invece un'altra fase politico-giudiziaria, caratterizzata dalla irruzione sulla scena del maxi-processo, e che potremo definire del «post-garantismo». In essa si registra l'espunzione di ogni carattere conflittuale dall'area del processo, con la progressiva scomparsa di ogni «pastoia garantista». Se questa è la linea di tendenza, ormai definitivamente acquisita, rimangono, però, ancora tutti da verificare gli effetti perversi, incontrollati e incontrollabili, che tale situazione ha determinato, scatenando una sorta di «implosione» di tutto il sistema con pericolosi fenomeni autodistruttivi di reazioni a catena. Musotto II processo è sempre stato lo specchio dei tempi, i tempi sono stati bui e quindi il processo ne ha risentito; appena gli equilibri si ristabiliranno,· automaticamente cambierà l'aggressività oggi sviluppata nelle aule giudiziarie. Lelibertà ci!J.,i.oin~o I ghilterra ' E certamente difficile da concepire in Italia l'idea di un'organizzazione di promozione e tutela dei diritti civili che sia ampia ed efficiente e, allo stesso tempo, volontaria ed «indipendente» da partiti politici e istituzioni statali. Il tema dei diritti civili infatti nel nostro paese o ha acquistato immediate valenze partitiche (come negli anni cinquanta, quando la sinistra li aveva fatti propri contro le resistenze della D.C. all'attuazione costituzionale) o ha costituito l'argomento portante di qualche partito (come in un certo periodo quello «radicale», che pur sempre era un partito) o, da ultimo, è diventato oggetto di commissioni municipali (vedi Milano) che tutto si può dire fuor che siano indipendenti. Diversa è notoriamente la situazione nei paesi di lingua inglese, USA e Regno Unito in primo luogo. Quali che siano le cause di tale diversità sta di fatto che in quei paesi organizzazioni del genere esistono da molto tempo e sono anche estese e ~ prestigiose. -~ Nell'intervista pubblicata qui di e::,. seguito Larry Gostin, segretario s:: !::! "" ..Q generale del National Council for Civil Liberties di Londra,' fornisce alcune informazioni dirette su un'esperienza che certo non è immediatamente trasponibile in contesti diversi da quello suo proprio, ma che costituisce senz'altro un punto di riferimento importante per tutti. Alcuni tra i temi affrontati nelle ~ ~ risposte meritano di essere segnalati: il carattere rigorosamente «formale» dell'idea di libertà ed eguaglianza del NCCL (che è in contatto con un'ampia gamma di movimenti per garantire il loro esercizio delle libertà civili, senza però farne propri gli obiettivi politici e sociali), la netta distinzione tra «politico» e «partitico» e un certo scetticismo sulla utilità di una Carta dei diritti (Bill of Rights) nella realtà inglese. La traduzione e le note sono mie. Le note in particolare vogliono servire soltanto a dare alcune informazioni minime utili al lettore italiano. Amedeo Santosuosso Il National Council for Civil Liberties (NCCL), fondato nel 1934, ha una grande tradizione come organizzazione indipendente operante nella protezione dei diritti civili dei singoli e delle minoranze politiche, religiose, razziali ecc. Quali sono le dimensioni attuali del NCCL e quali i campi princip::.lidi intervento? Il NCCL ha al suo interno circa 25 gruppi e un bilancio di 750.000 sterline. Abbiamo circa diecimila membri. Il nostro lavoro si svolge in tutto il paese. In primo luogo abbiamo un ufficio nazionale che si occupa delle campagne nazionali, dei diritti sindacali, al lavoro contro le discriminazioni, alla tutela della privacy, ai diritti delle donne. Abbiamo poi un ufficio legale che decide la strategia su un caso pilota (test case) scelto per a Larry Gostin portare i temi dei diritti civili davanti alle corti del nostro paese e la Commissione e la Corte Europea per i Diritti Civili. Puoi fare un esempio di temi di cui vi siete occupati? Ci siamo occupati per esempio della causa contro il divieto di associazione sindacale presso il quartier generale degli uffici governativi di intelligence di Cheltenham in Inghilterra. Questo caso, che è stato portato davanti alla Commissione Europea per i Diritti Civili, riguarda il fondamentale diritto delle associazioni sindacali di quell'ufficio di esercitare attività sindacale (sciopero ecc., ndt) e di essere parte del movimento sindacale. Ci siamo poi interessati notevolmente anche dell'Irlanda del Nord, in relazione alla quale continua la nostra campagna contro il Prevention of Terrorism Act, 2 che permette la detenzione dei sospetti di terrorismo per sette giorni senza che sia formulata accusa e senza possibilità di contatto con un legale di fiducia. Abbiamo inoltre condotto una campagna contro l'uso dei proiettili di plastica in Nord Irlanda, sulla base della considerazione che essi possono causare gravi ferite e persino la morte di chi sta protestando contro le politiche governative. A proposito dell'attività di polizia ci siamo occupati per esempio delle implicazioni per i diritti civili della condotta della polizia nella vertenza dei minatori. Abbiamo verificato che vi erano state delle intere serie di violazioni dei diritti civili in relazione alla libertà di movimento all'interno del paese ed alla libertà di sciopero e di picchettaggio. 3 Abbiamo constatato che la polizia era stata incoraggiata dal governo ad usare posti di blocco, arresti ecc. in modo tale da impedire preventivamente anche il picchettaggio legale. Questi fatti risultano da un'inchiesta indipendente che il NCCL ha svolto (i cui lavori sono stati pubblicati). Devo ricordare che il NCCL è stato di recente coinvolto in una controversia politica che in parte ad esso si riferiva. Un programma televisivo aveva sostenuto che il NCCL era stato classificato come un'organizzazione sovversiva e che di conseguenza si erano infiltrati nei suoi gruppi e nell'ufficio nazionale agenti segreti del governo. Lo stesso programma aveva sostenuto che le nostre telefonate erano intercettate. Ciò ha causato un grande dibattito politico. Il NCCL ha accusato di ciò il governo e sta anche considerando la possibilità di intentare una causa davanti alle corti. Quale pensi che debba essere il rapporto tra un'organizzazione per i diritti civili e i vari movimenti sociali e politici? Il NCCL ritiene che le libertà civili devono essere affrontate su una base politica non partitica. Coerentemente abbiamo di recente promosso la costituzione di un gruppo sui diritti civili, composto da parlamentari di tutti i partiti, sia ·della Camera dei Comuni (House of Commons) che della Camera dei Lord (House of Lords). Questo gruppo ha l'obiettivo di affrontare i temi dei diritti civili avvalendosi di un ampio consenso ·politico in Parlamento. Naturalmente vi sono alcuni argomenti nei quali alcuni partiti politici sono più forti di altri. Ovviamente non operiamo in un «vacuum» politico e attuiamo le strategie che riteniamo più efficaci per la promozione dei nostri ideali sulle libertà civili. Crediamo nell'essere politici nel senso di usare la nostra influenza e ogni nostro potere, ma non nel senso politico partitico. Pensiamo che se ci impegnassimo in un'attività politica di partito ciò sarebbe sempre visto con sfavore dal partito politico con il quale ci siamo associati. Coerentemente con queste idee cerchiamo di avere legami con un'ampia gamma di movimenti politici e sociali. Pensiamo che sia meglio lavorare attraverso tutto lo spettro politico e sociale. In Italia il movimento per i diritti civili, come movimento indipendente da partiti, non ha grandi tradizioni. All'interno dei partiti di sinistra, che storicamente, dopo il fascismo, sono stati i principali sostenitori dei diritti civili, è stata diffusa (e forse lo 'è ancora) l'idea che la lotta per i diritti civili è di importanza secondaria rispetto a quella per la trasformazione rivoluzionaria e comunque radicale
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