-. ~ c::s ,5 ~ c:i.. ~ -. ~ ,._ -e E ~ ;:., o ~ §( i s ~ -e $ .. - .. ,.. - . ~ .......... ,, .,.. ~ --:.~-.,- • b I, t ' . . ♦ I I b C> , • .. ,.. . ... .. . . .. D · . I ',t' I ' ,, Rondò Sospetto da cui TRASCRI PTO: ritocchi ad un giovane affresco per 3 percussionisti (1981-83) e le scarpe si sarebbero potuti far giuochi diversi, sulle pubbliche piazze. Un bel giorno i due vecchi fecero la figlia enorme. Avvenne così. Il vecchio aveva mangiato molto e aveva bevuto in abbondanza. Gli davan fastidio i baffi e i capelli: aveva incontrato urla lunghissime e donne che vociavano nel sole brancolando dentro grossi stivaloni di calze abbandonate. Si era sentito male: forti dolori di testa e di ventre. Quel giorno aveva indossato, sotto il vestito, un vecchio costume da bagno: si sarebbe voluto spogliare ed avrebbe voluto navigare dentro le fontane cittadine, insieme alle sirene di marmo. C'era il sole ancora e le donne e i bambini si avviavano, attraversando la piazza, verso il cielo lontano: un cielo fatto di cavalloni azzurri, che a volte si mostrava dietro i tetti, a volte scompariva chissà dove: sui tetti rimaneva una spuma leggera, appena rosata. Lontano, i ragazzi giocavano, sciacquando sotto i porticati di marmo. Allora il vecchio si spogliò: lasciò i vestiti sui piloni e scavalcata la ringhiera, si sedé sulla sponda della fontana. Nel fondo erano i consumati vestiti delle sirene: leggerissimi porticati di fili d'erba si partivano da un lato all'altro, attraverso l'àcqua. Al vecchio sembrava naturale trovarsi in costume da bagno: si meravigliava come la testa non gli girasse e gli occhi non si voltassero uno di qua uno di là, ed il naso, veduto di sbieco, non gli si arrossasse come nelle favole degli uomini. Nulla. Era perfettamente vivo. Soltanto una voglia spaventosa di sentirsi l'acqua indosso. Pensava: «Chissà quante fontane potrebbero nascere in mezzo al mare e chissà quanti getti d'acqua. Qui l'acqua è raccolta, e racchiusa dentro vasche, quasi sia preziosa e serva a far gioielli e diamanti». Preso dalla rabbia, batté rumorosamente con la palma il volto delle acque: uno schizzo gli entrò nel costumino, gli scese attraverso il sentiero del petto, dilagò sul ventre. Una pulce sorniona annegò d'un tratto. \ Sorrise e fuggì a casa, a precipizio, lasciando i vestiti: si gettò sul letto, disposto ad amare e guardò la sua donna. Pensò agli scultori che riparano le statue e ricollegano le vene e arrotondano le forme e riempiono le rughe lasciate dal tempo, e ringiovaniscono le bocche di pietra. Poi distratti, fanno somme e conti col lapis sul ventre bianco. I monelli dipingono in rosso e nero le occhiaie immobili. I muratori melanconici e i carettieri a diporto sui carri pesanti disegnano forme oscene· sul bacino della statua, ridendo. _ Anche (l vecchio .sorrise a brµciapelo sµ.lla vecchia,:poi rico,minciò a sentirsi male allo stomaco, al riaso, alla gola; incominciò a lamentarsi. Ma la vecchia non si avvicinava come d'uso: rimaneva ferma a sentire la melodia dei lamenti, estatica. Il vecchio pensava: bisogna che ella cada in s.udore perché io possa ritoccarla e riplasmarla. E con quel suo terribile male allo stomaco e alla gola, lavorò sulla vecchia. Poi fecero finta di addormentarsi, sino ali'alba. A vari, avevano speso sino all'ultimo spicciolo per avere una figlia. Piccoli e striminziti untuosi quando piangeva, a soddisfarla con le più strane acrobazie: ballavano, si rincorrevano, portavano fantocci, fiasche di latte, giovenche di zucchero, elefanti di cioccolata, ombrellini di carta, bau-bau a scoppio: osavano perfino alzare con rispetto le coperte tiepide che ricoprivano· l'infante, e vellicare con tremore la pancia rosea, col dito più piccolo e più debole della mano. E quell'atto schifiltoso, che ricordava loro alcune leggerezze compil,!,tenel primo amore, li ricopriva di vergogna. Un giorno si accorsero che sulle dita primaticce della figlia spuntavano le unghie: così come negli idoli golosi ed ingrassati a furia di capretti e di rosolii sacri, i giovani pronti al sacrificio scoprono piccoli sguardi luminosi di cùpidigia rimasti sino allora inavvertiti. A poco a poco, col crescere delle unghie, la figlia enorme si impose spietatamente. Rimaneva lunghe ore, dopo essere stata abbeverata di latte, nella contemplazione della sua carne che ingrandiva a vista d'occhio; o a volte, solleticata da un lieve ruscelletto di sudore che le scendeva sul petto molle, amoreggiava impudicamente con gli angeli del soffitto che sciamavano intorno a quella grossa leccornia ronzando. Dopo aver giuocato col bulbo di grossi fiori acquitrinosi e con i corpi ancora palpitanti di colombe che se n'andavano recando ai fidanzati la lettera suggellata in rosso nel becco, non appena non riusciva a distrarsi, si dava a chiamare i vecchi a squarciagola. Ma nulla piaceva alla figlia enorme. Il vecchio aveva veleggiato veleggiato tanto, su in alto, fino a trovare in un angolo del cielo. tutti i palloncini fuggiti dalle mani dei bimbi, da che mondo è mondo: aveva navigato tutti i mari per far provvista di conchiglie, per segnare i punti nelle lunghe partite fra la figlia e la cuoca vaporcsa; si era ridotto a pescare, melanconicamente, nelle vasche dei giardini pubblici, i pesciolini rossi di cui van pazzi i figli appena nati. Ma la figlia piangeva. Il vecchio la vedeva sguazzare nel latte e nelle lacrime, anche quando per lei aveva affondato i transatlantici:carichi di passeggeri, e altri aveva portato a salvamento ripiegati sulla riva del mare. La figlia piangeva, piangeva. Aveva fatto costruire peraltro montagne di terra e non di segatura tutt'intorno alla casa, le aveva celate con erbe ed arbusti ed aveva ficcato qua e là alberi verdi, carichi di uccelli e di pappagalli: di quando in quando spuntavano • gli alpinisti 11:ellecime. sconosciute, e disturbavano con le lunghe occhiate det cannocchiali la figlia enorme che si lagnava sempre. E allora giù a rifare le montagne e gli operai, quando pioveva, via a precipizio, trascinando gli alberi per le chiome e ruzzolando casette fino al piano. Ma neppure questi giuochi infantili riuscivano a distrarla. E la regina dei pargoli continuava· a piangere sempre. Da Nascita di un figlio ed altri scritti, di Marcello Gallian, Introduzione di Massimo Bontempelli, Roma, Edizioni Atlas, 1929. ,,,,. Le scelte di Bontempelli ,..[·' Francesco De Nicola . ' ra la fine del I925 ed il I926 il processo di sottomissione della stampa al potere politico aveva registrato alcuni episodi cruciali: dall'allontanamento traumatico di Albertini e Frassati (novembre 1925) dal vertice dei due maggiori quotidiani italiani, il «Corriere della Sera» e «La Stampa», alla legge del 31 dicembre 1925 che di fatto sopprimeva ogni residuo di libertà di stampa; dalle aggressioni a Gobetti, direttore del mensile «Il Baretti», e ad Amendola, direttore del quotidiano «Il Mondo», la morte dei quali precedette di poco la chiusura dei rispettivi fogli di opposizione, alla legge dell'll novembre 1926 che autorizzava la pubblicazione dei soli giornali allineati col regime. Nel campo dei periodici le ingerenze politiche furono meno decise, sia perché in un regime privo di una sua precisa linea culturale le trasgressioni non sempre erano facilmente identificate dai funzionari di polizia incaricati dei controlli sulla stampa, esperti soprattutto in manganelli·· e in olio di ricino, sia perché attorno alle riviste di settore gravitava un popoloso ma fondamentalmente inoffensivo sottobosco cui era opportuno concedere la illusoria possibilità - come ha osservato Isnenghi - di parlarsi tra loro. E così, tra la fine del 1925 ed il 1926 nascevano in Italia alcuni periodici letterari assai diversi tra loro e per questo assai utili per comprendere l'ancora fluida realtà culturale italiana di quel periodo. Nel dicembre 1925 usciva il primo numero del settimanale a larga diffusione « La Fiera Letteraria», dal cui editoriale d'apertura, dovuto al fondatoredirettore Umberto Fracchia, mancava ogni accenno al fascismo, segno del proposito di non sottomettere la cultura alla politica (quando sulla « Fiera» usciranno articoli poco ortodossi, come quelli di Gino Daria che ridicolizzava il nazionalismo linguistico, il direttore sarà sostituito, la testata cambierà titolo e la redazione passerà da Milano a Roma per e-ssere meglio controllata); nel gennaio 1926 usciva a Bologna il primo numero della «rivista settimanale della gente fascista» «L'Italiano», espressione di quell'area cultwale comunemente nota come «Strapaese»; ed ancora nei 1926 uscivano i primi numeri di «Salaria», la rivista fiorentina diretta da Alberto Carocci, e di «900», ideata e diretta da Massimo Bontempelli, entrambe su posizioni, sia pure assai lontane tra loro, di scarsa o nulla ortodossia rispetto ai progetti culturali confusamente proposti fino ad allora dal fascismo. l.,a storia di «Solaria11e dei suoi sempre più difficili rapporti col regime è stata ormai ampiamente costruita; grazie anche all'utilizzazione proficua di copiosi materiali d'archivio (cfr. Lettere a «Solaria»a cura di Giuliano Manacorda, Roma, Editori Riuniti, .1979); su «900» invece si disponeva finora solo delle informazioni inevitabilmente faziose offerte dallo stesso Bontempelli nell'ampio volume L'avventura novecentista, Firenze, Vallecchi, 1928 e poi 1974. Cospicue notizie e documenti inediti sono ora offerti dal libro Lettere a «900», preparato con cure attente e puntuali da Marinella Mascia Galateria e col quale si apre la nuova collana dell'editore Bulzoni «Carte e carteggi del C::SL----------------------------------------------------------------------------'
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