Alfabeta - anno VIII - n. 89 - ottobre 1986

J.G. Prove d'artista Piero Del Giudice Omaggio a Giuseppe Guerreschi [Alfabeta 89) la città di M. non ti scuoto non ti interrogo apre i filamenti a· colpi di becco seziona polpa fa i1 pasto·, ill corvo. specie di insettorovesciato sul dorso la piana assiderava -nacque a M. il I929 é una testa di donna che si avventa dal corpo avvolta nella chioma rotola al bordo del marciapiede città avvampa gas interni fusto annerito tizzone di sterpaglia adesso forma incavi d'ombra tettoie capanni di cova grappoli di corpi li rovescia dal suo fianco nella stanza il filari al varco del campo gonfia la massa di fa alta siepe ondeggia in insiemi trasale serra questa pezza di boscaglia che traversa lo spazio del giorno il fascio di luce anelli di lingue di fuoco orto che ti concima nell'alba maggio 1985 Giuseppe Guerreschi, nato a Milano nel luglio 1929, è morto a Nizza il 14 maggio 1985, dopo una operazione al cuore tanto necessaria quanto (già nelle previsioni) affrontata sul filo del grande rischio. Ho appreso la notizia della sua scomparsa dai giornali tre giorni dopo, quando ormai pensavo che quella «sorte tre volte benigna» di cui mi scriveva nell'ultima lettera (3.5.85) davvero lo fosse stata e che, presto, ci saremmo reincontrati, a colloquio, nel carcere dove ero, allora. Così se ne è andato l'amico carissimo, l'intellettuale di raro rigore e l'artista tra i maggiori del dopoguerra. La poesia J.G. (Josef Guerreschi) porta il nome ebraico di Guerreschi che viene ripetuto in caratteri ebraici nel testo. Guerreschi, pittore della realtà, procedeva per grandi identificazioni. I profeti, Judaica, Proverbi Jiddish sono i cicli maggiori del suo interesse ali'ebraismo di cui seriveva nella prefazione alle immagini grafiche, pittoriche e fotografiche dei «proverbi»:... da parte mia comunque la scelta di questo argomento non ha voluto essere che una nuova piccola testimonianza, una ulteriore intima riprova (sorretta anche stavolta dalla più o meno inconscia ragione di essere "altro", differente, in tempi e posti diversi) del mio costante interesse all'ebraismo, inteso proprio come particolare luogo dell'animo». Così in altri cicli l'analisi della complessità del reale lo rovesciava nei temi assunti (agli inizi degli anni '70 ricordiamo « Vietnam suite» ed alla fine del decennio « Viaggio con Fii.ssli») per uscire dallo sdoppiamento con l'unità rappresentativa, la meticolosità e la fedeltà al soggetto che, strappato dall'oblio e dalla mistificazione, viene rimesso in gioco sulla tela. Figura preminente anche a livello teorico del «Gruppo dei 6» che a Milano rappresentò il fenomeno del «realismo esistenziale» (/'ultima identificazione urbana della pittura a Milano che si è confrontata, nella seconda parte degli anni '50 e nei primi anni '60, con le grandi correnti internazionali), Guerreschi viveva da anni nel ritiro di Capo Nero. Sino all'ultimo ha lavorato con un livello di qualità e originalità intatto, sino alla serie dei bucrani, nature morte, strelizie, rose, eucalipti, volti e corpi, nella luce persistente di un grande tramonto. (p.d.g.)

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