il Mulino Norberto Sottani La ricreazione è finita Dibattito sulla qualità dell'istruzione Il paradosso di una scuola che serve a tutto tranne che a fornire un'istruzione Paolo Valesio Ascoltare il sUenzio Il primo tentativo moderno di arrivare a una teoria generale della retorica Una nuova serie di volumi antologici per fare il punto sulla storiografia musicale e teatrale più recente Musica e storia tra Medio Evo e Età moderna a cura di F. Alberto Gallo La drammaturgia musicale. acura di Lorenzo Bianconi Civiltà teatrale nel XX secolo a cura di Fabrizio Cruciani e Clelia Falletti 1. A. Tagliafico Gli Incolpevoli di H. Broch. Per una metafisica della costruzione pp. 173, L. 15.000 2. R. Della Pietra Otto Weininger e Lacrisi della cultura austriaca pp. 187, L. 18.000 3. L. Terreni La prosa di Paul Celan pp. 173, L. 15.000 4. F. Liberatori G.B. De Cesare Nozioni di storia della Linguae di grammatica storica spagnola pp. 189, L. 20.000 5. E. Sicurell~ (a cura di) La segunda parte de Lazarillo de Tormes y de sus fortunas y adversidades Anvers 1555, pp. 127, L. 8.000 6. C. Bordoni ILromanzo senza qualità. Sociologia del nuovo rosa pp. 184, L. 10.000 7. M. Argentieri L'asse cinematografico Roma Berlino pp. 130, L. 9.500 8. N. Briamonte Saggio di bibliografia sui problemi storici, teorici e pratici della Traduzione . pp. XXXVI-253, L. 20.000 9. A. Arcomano Pedagogia, istruzione ed educazione in Italia. 1860-1873 pp. 498, L. 30.000 • della filosofia che in quello dell'epistemologia, della logica (cui è dedicato particolare spazio), dell'etica e dell'estetica Ma l'importanza del volume non consiste solo nel contenuto trattato quanto nel fatto che esso è la prima monografia che tratta di tale scuola in modo complessivo. Può sembrare incredibile, ma finora in Polonia era mancata una monografia su questo tema (se si fa eccezione di un volume di S. Zamecki pubblicato nel 1977 che però si limitava ad analizzare le concezioni della scienza nei principali rappresentanti della scuola, e del volume di H. Skolimowski, Polish Analitycal Philosophy, Routledge, London 1967, pubblicato appunto all'estero), vero e proprio «scandalo» della cultura filosofica polacca (come scrive l'autore). Ma questa circostanza ci fa porre la domanda del come mai questo si sia verificato. E la risposta non solo illuminata sul destino polacco. della scuola ma anche del suo mancato riconoscimento internazionale. È necessario considerare quello che è successo in Polonia con ·l'avvento al potere dei comunisti alla fine della guerra. Il marxismo, che prima aveva costituito una corrente di pensiero fra le altre, diviene dottrina ufficiale dello Stato e, dopo un primo periodo di moderazione, nel quale i marxisti si dichiaravano eredi e sostenitori della tradizione filosofica razionalistica e scientifica e parlavano con alta considerazione della scuola di Lw6w-Warszawa e del positivismo logico, si affermò sempre più un'altra attitudine, influenzata dal marxismo-leninismo di derivazione sovietica, che si contrapponeva, in nome della «specificità» del marxismo e delle leggi della dialettica, alla tradizione logica e metodologica che cominciava ad essere definita «borghese». Questo nuovo indirizzo ebbe la sua sanzione ufficiale al I Congresso Scientifico Polacco tenutosi a Varsavia nel 1951, quando il marxismo viene dichiarato dottrina ufficiale dello Stato e del Partito e si dà inizio a misure amministrative per il suo radicamento all'interno delle istituzioni culturali. In questa ottica uno dei principali bersagli fu costituito dalla scuola di Lw6w-Warszawa e dai su01 principali intellettuali. Fu Schaff a lanciare il segnale, invitando la filosofia polacca a rompere radicalmente con la filosofia borghese accademica ed elitaria, con il suo accademico obiettivismo e distacco dalla vita. Anzi egli esplicitamente dichiara che la lotta contro la filosofia della scuola di Lw6w-Warszawa è uno dei principali compiti della lotta ideologica in Polonia, sostiene la tesi della sua mancanza di originalità e della sua dipendenza da filosofie straniere (Brentano, il neopositivismo, il kantismo ed il neorealismo) nonché l'accusa di avere carattere idealista, convenzionalista e soggettivista. Era il preludio di una serie di articoli, pubblicati sull'unica rivista filosofica allora permessa (e nel cui comitato scientifico comparvero solo per i primi numeri anche Ajdukiewicz, Kotarbinski ed altri) nei quali si attaccavano praticamente tutti gli esponenti della scuola e che vede scrivere le migliori firme del dogmatismo marxista: lo stesso Schaff, B. Baczko, L. Kolakowski, H. Holland e così via. Nondimeno, bisogna dire, diversamente da quanto avvenne in Unione Sovietica in casi simili, agli accusati fu concesso di rispondere (la risposta di Ajdukiewicz e Schaff è contenuta nef volume sopra riportato) e mai furono prese misure amministrative contro di essi (che continuarono il loro insegnamento nelle Università). T uttavia gli effetti di questa contingenza si fecero sentire. Anche se la polemica si esaurì nel giro di pochi anni ed anzi posteriormente al '56 si rivalutarono ed assimilarono alcuni aspetti di tale scuola (Schaff scriverà la sua Introduzione alla semantica, primo libro marxista a confrontarsi con tali temi) tuttavia il clima culturale fu nel complesso sfavorevole ad una tematizzazione esplicita di tale tradizione: si scrivevano sì articoli, ma si evitava di affrontare sistematicamente la questione. Anche il libro di Wolenski, ad esempio, ha fatto esitare un po' l'editore per quel suo riferimento a Lw6w che, attualmente in territorio sovietico, fu città di cultura e nazionalità polacca e che rimane nella memoria collettiva un esempio dei tanti torti subiti dal «popolo fratello». Inoltre pesava l'equivoco, generato dai critici marxisti, ma condiviso anche da altri (come ad esempio il fenomenologo R. Ingarden) consistente nel considerare la scuola di Lw6w-Warszawa una sorta di «filiale» della più importante e originale scuola di Vienna. Questa convinzione è anche stata alla base della mancata comprensione della originalità ed importanza di tale scuola fra il pubblico colto occidentale e fa bene Wolenski a dedicare diverse pagine al confronto tra neopositivismo e tradizione analitica polacca, dimostrando (sulla scia anche di Skolimowski) l'infondatezza sia da un punto di vista cronologico (i più importanti scritti degli esponenti della scuola sono o anteriori o al più contemporanei a quelli dei circolisti di Vienna) come anche da un punto di vista contenutistico (come abbiamo anche noi accennato prima circa il modo di intendere la filosofia). La raccolta di saggi di Ajdukiewicz, che è la seconda edizione di una prima pubblicata nel '60-'65, sta ad indicare come qualcosa stia cambiando ed è notevole perché Ajdukiewicz tra i componenti della scuola è certamente uno dei più interessanti e stimolanti. Ci limitiamo a ricordare come egli fosse stato negli anni '30 sostenitore (in due saggi pubblicati sulla rivista del Circolo di Vienna «Erkenntnis») delle tesi del convenzionalismo radicale della incommensurabilità tra teorie scientifiche, argomento recentemente tornato in auge sulla scorta delle riflessioni di Feyerabend, nonché di fondamentali contributi sulla connessività sintattica, sul significato degli asserti, sul rapporto tra linguaggio e significato e così via. Impossibile enumerare i suoi contributi scientifici. Solo un aspetto vorrei ricordare, significativo anche del grado di «maturità» culturale di certi ambienti filosofici in Italia. Fra i saggi contenuti nel voi. II ve n'è uno dal titolo «Zmiana I sprzecznosé» (Mutamento e contraddizione) dove Ajdukiewicz affronta il problema se il movimento implica la contraddizione, in evidente riferimento e polemica ai marxisti che sostenevano la contraddittorietà del movimento (nel senso che ·esso nega il principio di non-contraddizione ). È interessante rilevare come, introducendo la questione, Ajdukiewicz si premuri ad indicare innanzi tutto la confusione che normalmente si fa tra «contraddi21one» e «contrarietà reale» od «opposizione» tra forze e tendenze antagonistiche: «Questo è ovviamente un malinteso visto che, ad esempio, il fatto che un magnete ha due poli non implica alcuna contraddizione [... ] Similmente !"affermazione che ci sono forze antagonistiche in ogni processo lascia intatta la legge di contraddizione in quanto essa non implica che qualcosa è e non è allo stesso tempo. Il principio della "unità degli opposti", o almeno molte delle sue particolari istanze, non sono in conflitto con la legge dicontraddizione; l'apparenza del contrario poggia in molti casi su fraintendimenti» (voi. II, p. 91). In pratica già nel 1948 Ajdukiewicz aveva enunciato con chiarezza ciò che in questi ultimi anni è stato oggetto dell'interesse di Lucio Colletti e su cui si è tenuto e si tiene banco in Italia con convegni, articoli e dissertazioni su settimanali e riviste alla moda. Non solo, ma tali tesi sono state poi riprese nel 1955 da un articolo di Schaff («La dialettica marxista ed il princ1p10 di contraddizione», ora in Schaff, Teoria della conoscenza, Logica e semantica. Saggi filosofici/I, Dedalo, Bari 1977) ed oggi sono ritenute nella cultura marxista polacca ovvie banalità non più degne di attenzione, tanto da essere tale distinzione esposta in un normale manuale di marxismo-leninismo ad uso dell'Università (cfr. Aa.Vv., Filozofia marksistowska, Pwn, Warszawa 1970, p. 221). La grande incongruenza del marxismo colta da uno dei nostri più prestigiosi intellettuali non solo era stata per tempo individuata da Ajdukiewicz (e questo Colletti dovrebbe saperlo visto che ne cita il manuale di logica), ma è anche fatta propria dal marxismo ortodosso senza quelle sconvolgenti catastrofi concettuali che per Colletti dovrebbero derivarne e dimostrando come non sia affatto vero che il marxismo non abbia mai tematizzato questo problema. Certamente forse questo è potuto avvenire più facilmente in Polonia, dove la tradizione storica della scuola di Lw6w-Warszawa ha impedito, dopo un primo, iniziale momento, forme di ingenuità logico-epistemologiche che invece in Italia nessuna tradizione di questo genere ha ostacolato. Resta comunque il senso di una generale arretratezza in questo campo, specie tra i marxisti, che porta a scambiare la «scoperta dell'acqua calda» per una grande novità teoretica. Altro sintomo di questa arretratezza, per concludere, è il fatto che di tutta questa vicenda ben po- ~ co è dato conoscere al lettore ita- 1:::: i.: liano, in quanto quasi niente è sta- -~ to tradotto dei principali esponen- ~ ti della scuola di Lw6w-Warszawa ~ (qualche articolo in raccolte di -. saggi, il manuale di logica del Tar- ~ ski e nulla più), mentre, ad esem- 2 pio, quasi tutto è stato tradotto di c5 °' Schaff che è intellettualmente in- ao comparabile con una Ajdukie- s:: wicz. Si spera che questa situazio- ~ ne possa essere sanata in un futuro l non troppo lontano. ~
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