Alfabeta - anno VIII - n. 89 - ottobre 1986

Filosofia nell'Est Il circoldoifr~~9poli-Varsav Jan Wolenski Filozoficzna szkefa Iwowsko-warszawska (La scuola filosofica di Leopoli-Varsavia) Warszawa, Panstwowe Wydawnictwo Naukowe, 1985 pp. 348, 7/ 420 Kazimierz Ajdukiewicz J~zyk i poznanie (Linguaggio e conoscenza) voli. I e II Warszawa, Pan. Wyd. Nauk., 1985 pp. 376+428,·ef 340+380 L a dipendenza della cultura italiana da quella francese ed anglosassone è cosa ben nota: la nostra editoria è ricca di traduzioni, non sempre di qualità, che costituiscono gran parte dei loro cataloghi. Viceversa manca una adeguata attenzione alla produzione di quei paesi che per lingua. anche se non per tradizioni filosofiche, possono a prima vista sembrare «marginali». Questo discorso assume particolare significato nei confronti della Polonia, verso la quale negli ultimi anni c'è stato. nonostante tutto, un risveglio di interesse. Benché essa abbia una solida tradizione filosofica, particolarmente in campo logico-epistemologico, tuttavia la scarsa conoscenza della lingua fra gli specialisti ha impedito che si apprezzassero adeguatamente alcune sue importanti figure intellettuali e certi filoni di pensiero. A dire il vero forse nessuno oggi, fra il pubblico avente una certa conoscenza di filosofia, ignora i nomi di filosofi e logici come Alfred Tarski (1902-1983), Jan Lukasiewicz (1878-1956), Kazimierz Ajdukiewicz (1890-1963), Tadeusz Kotarbinski (1886-1981) o Stanislaw Lesniewski (1886-1939). Tuttavia costoro sono noti per alcu01 loro contributi particolari (Tarski per la sua definizione semantica di verità che tanta mfluenza ha esercitato su Popper. Lukasiewicz per la sua logica plurivalente e le sue ricerca su Aristotele che hanno aperto un nuovo capitolo nello studio della logica antica, e così via) ed in generale in isolamento l'uno dall'altro. Passa sullo sfondo, cioè, la loro comune appartenenza ad una scuola filosofica che ha segnato profondamente il carattere della filosofia polacca e che ha dato contributi di prima grandezza allo sviluppo della logica e dell'epistemologia nel mondo intero. Questa scuola, appunto di Leopoli-Varsavia (o Lw6w-Warszawa), oltre a comprendere i suddetti intellettuali, ha avuto, solo nel periodo tra le due guerre, ben altri 78 intellettuali impegnati in diversi campi (per come elencati da Wolenski nel suo volume), dalla logica all'etica, dalla sociologia alla storia della filosofia, dal!' estetica alla epistemologia della fisica. Ci- ~ tiamo tra questi solo i nomi di Tai:::s deusz Czezowski (1889-1981). -~ Izydora Dsimbska (1904-1983), t::l.. Heqryk Mehlberg (1904-1978), ~ ..... O\ oO Stanislaw Ossowoski (1897-1963), Wladislaw Tatarkiewicz (18861980), nonché il fondatore della scuola Kazimierz Twardowski (1866-1933). Molti di costoro non finirono la .:: loro carriera scientifica in patria ~ ma emigrarono all'estero (in gene- l re prima della fine della seconda ~ guerra mondiale): Lukasiewicz si stabilì a Lublino nel 1945, Tarski andò nel 1939 negli Usa, Mehlberg fu prima a Toronto e quindi a Chicago (per citare i più noti). Ma altri restarono in patria e qui continuarono ad esercitare una grande influenza nella vita culturale polacca: Ajdukiewicz continuò la sua carriera prima a Poznan e quindi a Varsavia. Kotarbi1iski a Varsavia, Czezowski a Torun, ecc. F ondata nel 1895 a Lw6w (allora appartenente all'Impero austro-ungarico) da Twardowski, che aveva conseguito il dottorato in filosofia nello stimolante ambiente di Vienna sotto la guida di Brentano, essa ebbe tra gli allievi tutti i quadri filosofici della futura Polonia (quando questa riotterrà l'indipendenza alla fine della seconda guerra mondiale). Twardwoski fu importante anche per la sua opera di organizzazione della cultura e nella edificazione del sistema, universitario di insegnamento della filosofia che rimarrà immutato per molti anni anthe nel secondo dopoguerra. Twarduwski riprende da 13rentano una serie di concezioni che poi si trasmetteranno creativamente nei suoi allievi: la convinzione della utilità del metodo analitico in filosofia, il realismo, la definizione classica di verità, l'oggettivismo assiologico. Egli inoltre sviluppa tali impostazioni in modo originale nel campo della semiotica e della psicologia. Ma particolarmente importante per lo sviluppo successivo della scuola fu il programma di filosofia critica di Twardowski, mirante alla chiarificaz10ne analitica del linguaggio scientifico ed alla «correzione» di quello filosofico: è il programma di una «scienza della scienza» che vuole riformare anche la filosofia tradizionale alla luce del pensiero scientifico, analizzato con gli strumenti della logica più avanzata, alla quale gli stessi studiosi della scuola diedero contributi di prima grandezza. È difficile dire in breve in cosa consista la filosofia della scuola, in quanto tra i suoi principali rappresentanti vi furono orientamenti filosofici molto diversi: si va dal materialismo di Kotarbinski allo spiritualismo di Lukasiewicz, allo scientismo di Zawirski, al nominalismo di Lesniewski e al realismo di Ajdukiewicz. La stessa concezione delle scienze filosofiche fu abbastanza aperta ed in esse si includevano vane discipline come l'epistemologia, l'ontologia, la psicologia, la logica, l'estetica e, ovviamente la storia della filosofia, sicchè non venne perseguito il programma, tipico del Circolo di Vienna, di "unificazione del sapere mediante la riduzione al metodo di una scienza particolare (come la fisica). Da ciò ne viene una maggiore attenzione all'analisi di problemi concreti piuttosto che il tentativo di costruire sintesi e sistemi. Questo atteggiamento di maggiore elasticità rispetto alla filosofia del neopositivismo logico si nota anche nel fatto che tra i filosofi della scuola non si tentò mai di trovare od elaborare criteri di significato o di demarcazione per separare l'ambito della metafisica e della filosofia dalla scienza. Certamente si assumeva un atteggiamento polemico nei confronti dei filosofi del passato per il loro atteggiamento speculativo, la mancanza di chiarezza analitica e così via, ma non si pensò che i tradizionali problemi filosofici fossero liquidabili come puri non senso al fine di sostituire la filosofia con l'analisi del linguaggio della scienza. Ad esempio, Twardowski pensava che esistesse la possibilità di risolvere scientificamente i problemi metafisici i quali hanno da parte loro anche un grande valore per la scienza m quanto spesso «le scienze speciali attingono certe idee, concetti e tesi dai sistemi metafisici ed i sistemi metafisici a loro volta ricevono di ritorno da quelle scienze idee, concetti e tesi in stato non scientifico» (K. Twardowski, Wybrane pisma filozoficzne, Pwn, Warszawa 1965, p. 383). E Lukasiewicz, pur prendendo atto della insufficienza dei grandi sistemi filosofici ritiene tuttavia possibile ricostruire la filosofia su solidi fondamenti logici traendo ispirazione dal metodo scientifico. Anzi tiene a marcare su questo punto la differenza tra le proprie posizioni e quelle coeve di Carnap, non accettando la riduzione di tutte le questioni metafisiche a puri problemi di linguaggio. Lo stesso potrebbe dirsi anche per altri rappresentanti della scuola. Come si vede, bisognerà attendere Popper affinché in Occidente, sulla scia del neopositivismo logico, si arrivi di nuovo a posizioni di tale apertura. Q uello della scuola di Lw6wWarszawa fu dunque un programma di filosofia analitica, critica, sobria, libera da ogni dogmatismo, sostenitrice della necessità della chiarezza nello stile filosofico (e di questa chiarezza sono un modello esemplare)'.,ukasiewicz e Ajdukiewicz, nei saggi inclusi nei volumi sopra indicati), nemica dell'irrazionalismo e pertanto sostenitrice dell'intersoggettività quale elemento fondante della comunicazione e della scienza in generale. Il volume di Wolenski rappresenta un'ottima introduzione storica a tutta la problematica della scuola di Lw6w-Warszawa, affrontando le concezioni dei suoi singoli componenti sia nel campo

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