Alfabeta - anno VIII - n. 88 - settembre 1986

che raggiunse le diecimila copie in soli otto mesi nel 1585. S e la produzione, la vendita ed il consumo fanno, dunque, del libro, fin dal suo apparire, un prodotto industriale, veniamo ora agli aspetti più specificamente progettuali. II vero e proprio li,vello di serialità è già presente nella stampa silografica con il torchio che precedette l'inv~nzione dell'9rafo. di Magonza; ma se la tecnica silografica crea l'iterazione di· un modello non ulteriormente riducibile, nell'inven?'.ione dei caratteri mobili si ritrova ,ancora una possibilità di riduzione della pagina ad elementi minimali: .le singole lettere. Queste possiedono pertanto un duplice aspetto di progetto, sia che le si consideri singolarmente - a partire da un'unica coppia punzone-matrice che origina più car!3-tteri uguali - sia nella loro aggregazione nella pagina. In sostanza la vera innovazione, per quanto ovvia possa sembrarci oggi, è consistita nel passaggio dal blocco unico della pagina inciso nel legno alla fusione di singole lettere da una matrice incisa, utilizzando tutto il know-how della cultura dell'oreficeria magontina. E accanto alla standardizzazione delle lettere vi è quella della pagina; il foglio S pesa periodica al supermercato, con piccole pause riflessive e indagini su tracce di design. Se ne vedono poche, qualcosa negli arredi e negli oggetti tecnici (a parte ovviamente il lay-out- ma vorrebbe dire allargare troppo la cosa e renderla anche generic::a). Zoomando su cibi e bevande, frequenti interventi grafici, non frequenti episodi di imballaggi e confezioni, ma poi selezionando bene rimane non molto di più della ammirata bottiglia dell'acqua di Evian, così infelicemente imitata e così felice essendo riuscita in un tentativo impossibile, dare per così dire forma e misura a un liquido incolore, riconoscibile e raffinatamente progettata per far fronte alle esigenze di imbottigliamento, trasporto e stoccaggio, a quelle statiche e _di resistenza meccanica, a quelle di fabbricazione (purtroppo non è degradabile - nessuno è perfetto - però la si può accartocciare e ridurre a un nulla con un semplice getto di vapore bollente). Nel campo del solido c'è la pasta tipo Marilla della Voiello, di Giorgietto Giugiaro, impacchettata giustamente come gli altri formati, ma innovativa e intelligente nel progetto, al di là dell'aspetto curiosamente improbabile: tenuta differenziata alla cottura (giusto accorgimento specie per i mercati esteri), rigatura interna del corpo centrale (notevole per sughi di una certa consistenza e viscosità), ecosì via. Poi però non c'è nulla, solo biscottini di fogge diverse sempre riproducenti altre cose - letterine, animaletti, ruotine, dadini - come talvolta anche i gelati e altri alimenti dolci. Altre volte c'è come un rifarsi a supposti archetipi, anche quando l'alimento è da considerare, a tutti gli effetti, di sintesi (un tentativo estremo di appaesamento nella natura come condizione necessaria del cibo?): è il caso degli appetizers derivati dai cascami di lavorazione delle patate, ma anche di quelli derivati dal grano o altrimenti composti: tutti tendenziali patatine fritte, fatte come fetstampato presuppone infatti la produzione normalizzata in risme e formati dell'industria cartaria. Inoltre la ricerca si spinse anche nell'ambito degli elementi che regolano il progetto della pagina: interlineatura, marginatura e gabbia (nel senso della articolazione del rapporto fra pieni e vuoti); così come per il ricorso, nella decorazione, a fregi, fanalini ed alle iniziali ornate. In definitiva è l'unità minimale grafica a costituire il centro della trasformazione del libro da manufatto artigianale a prodotto industriale; è il carattere sul quale si riverseranno quegli aspetti di progettualità tipici della cultura rinascimentale. Tuttavia è solo con la seconda generazione degli stampatori che la consapevolezza del nuovo mezzo tecnico si manifesta in una vera e propria ricerca progettuale. In realtà è difficile distinguere, nei volumi stampati tra il 1450e il 1480, differenze sostanziali con i manoscritti, sia per una prevenuta diffidenza per i libri artificialiter impressi da parte di molti bibliofili, sia perché per i prototipografi la somigljanza con il libro manoscritto era non solo prova di abilità tecnica, quanto di successo commerciale, in virtù della contrapposizione fra ars natura/iter scribendi ed tine di patata, o loro pezzi. II resto lo si direbbe riconducibile ad un approccio che anni fa in architettura si sarebbe definito ingegneresco (volendo così alludere a qualcosa di spiccio, solo apparentemente funzionale, dato per ineluttabile, autoritario, anche un po' militaresco). I filetti di merluzzo surgelati sono, così, piccoli (o grossi) lingotti rettangolari di pesce (non suoni questa come una difesa del naturalismo à tout prix), che sono è vero puliti e spinati e il peso è netto, ma quando vengono cucinati cuociono male, senza gradazioni, e poi l'aspetto finale è deprimente, non potendosi esigere universali talenti ricompositivi. E così via per molte altre cose, anche per accorgimenti apparentemente dettati da pure ragioni tecniche, come per esempio i contenitori standardizzati di polistirolo per le verdure, astratti, non aderenti alla conformazione di ciò che contengono, non impilabili per la conservazione nei frigoriferi domestici e non, fonte·di danni e sprechi. M . a come? Eppure, anche se tardiva (ma le ragioni stanno molto in questo caso in rigidità specifiche di settore, in Italia particolarmente persistenti - non se ne intravede ancora un definitivo superamento: il ricorso al -settore come polmone di pseudoccupazione, il regime delle licenze, eccetera), la grande distribuzione alimentare nasce, fra le altre cose, da presupposti molto familiari al design, la produzione in seri~ e una distribuzione di massa, buona qualità a prezzo contenuto, un territorio tendenzialmente isotropo, garanzie per il diritto dei produttori a consumare. Bonheur des Estomacs e funzioni istruttive dell'industria. II lato buono dello sviluppo delle forze produttive dell'industria. Il lato buono dello sviluppo delle forze produttive. Ma in questo caso (insipienza? - o l'accortezza di chi viene dopo?) la grande carta del progetto non è fino ad ora stata giocata. Qualcuno vorrà - o ars artificialiter scribendi che segna il vero spartiacque nella comunicazione tra l'evo intermedio e il mondo moderno. Il disegno del carattare «con ragione di geometria» rientra, come nota Petrucci, in «un movimento fatto insieme di imitazione e di invenzione»12 che diede luogo ad una trad_izionetrattatistica che presenta, non certo a caso, numerosi punti di contatto con quella architettonica. II modello questa volta non era più la scrittura dell'amanuense, ma l'antica epigrafia, studiata dagli umanisti come modello idoneo alla trasmissione dei testi latini. Tale ricerca individuava le leggi fonda- . mentali della proporzione, desunte dal corpo umano, da un principio di armonia e perfezione, con..t.utte le implicazioni che il rimando alla mistica matematica del Rinascimento e il richiamo al modello antropomorfico comportavano. Le vicende di Keplero legate alla • stampa delle Tavole rodo/fine, ampiamente ricordate dalla Eisenstein, sono il paradigma della complessa conoscenza necessaria per la realizzazione dell'unico prodotto di design pienamente realizzato, il libro. «Come responsabile di un progetto editoriale tecnico, che portò a termine la stampa di un manoscritto di .568.pagine, l'astronopotrà - ancora tentare? Analisi delle vetrine (esterne e. interne) della pasticceria all'angolo, con supposizioni e prospezioni sulla ragione compositiva dei manufatti posti in vendita e qualche ragionamento sulle arti minori. Facili ipotesi di classificazione basata sull'evidenza _delle caratteristiche fisiche e costruttive (nonchè sui cartellini dei prezzi a peso). Pasticceria fresca, secca, dolci semifreddi. Prevalenza numerica nettissima dei tipi considerati standard (di nessun rilievo i minuscoli interventi di personalizzazione, le protesine per trasformare lo chantilly in cigno, l'ornamento di frutta sulle paste alla crema). Categoria vastissima alla quale si finisce col ricondurre anche le specialità del luogo, le sbrisolone e le elvezie, le polentine e i panarelli - anche se, ragionando per giaciture, si potrebbe configurare qui un caso di reperti di vecchie culture materiali (formalmente, si intende). Parrebbe in ogni caso che il dolce abbia mantenuto una sua caratteristica di non quotidianità, di eccezionalità, anche se a pensarci bene la cosa è curiosa e ideologica (non derivando che in minima parte da vecchie consuetudini o nuove prescrizioni dietetiche); relativamente al design il caso si configura ovviamente come diversissimo rispetto a quello degli alimenti nella grande distribuzione. Intanto, in una situazione di fondo trasgressiva, i fini - per così dire - ettci, razionali, del progetto, che lo si voglia o no sempre così importanti al di là degli esiti effettivi, si confrontano con condizioni inconsuete; e ragionando in termini di uguali diritti alla bontà, si prospettano vie discutibili, soggettive. Rifacendosi a procedimenti già noti, verrebbe da pensare a compiti necessari di ripulitura, di studio accùrato delle vocazioni degli elementi e delle parti, di messa a punto di nuove, più adatte, procedure di trattamento e ricomposizione. Pensando ad una lunga persistenza di produzione e distribuzione artimo sognatore, mistico, sonnambulo, si vede anche attribuire un ruolo inaspettato. Keplero passava ogni giorno molte ore in tipografia, risolveva con successo emergenze politiche e problemi di personale, forniva quantità adegùate di carta, sorvegliava l'incisione di· punzoni di simboli, la composizion.ee infine - in abito di commesso viaggiatore - partiva in compagnia di mercanti per vendere i suoi prodotti finiti alla fiera del libro di Francoforte. ( ... ) Che sapesse usare le mani oltre al cervello è indicato anche dal fatto che disegnò di persona il frontespizio della sua imponente opera». 13 Resta, dunque, ancora da spiegare l'incomprensibile vuoto teorico, nella cultura del design, intorno a questo oggetto che per «un intreccio di fattori economici, soluzioni tecnologiche e funzionali, aspetti percettivi ed estetici»14 ha realizzato pienamente - e da solo - la grande aspirazione del design storico, riuscendo a coniugare, al di là di ogni utopia, qualità .estetica, grande numero e basso costo. Note (1) E.L. Eisenstein, La rivoluzione inavvertita, ilMulino,Bologna 1985, p. 809. (2)Un sicuroriferimentoallapresenza del designnella cultura rinascimentale giane e frammentate e a.c0.nsumi voraci, più in ombra potrebbero rimanere aspetti di conservazione e trasporto. Vista così, la necessità del design acquista rilievo - anche se, dal punto di vista dei possibili esiti formali, occorre sforzarsi di dimenticare quanto è successo e succede altrove, i mobili, le lampade, le macchine da scrivere e non, gli oggetti d'uso, al di là di saltuarie somiglianze dovute ai trends del gusto. (Benchè ogni tanto ci preoccupino enormemente questi destini di torte pensate come scrivanie e classificatori, portasaponi e portasciugamani, tavolini e poltrone, sedie regolabili e calcolatori, come cucine con i pensili e i ripiani high tech, oppure come casuals e tailleurs, giacche sciallate e K-ways, foulards e scarpette o scarpone anni quaranta cinquanta sessanta settanta. Incubi ergonomici; incubi made in Italy). è di R. De Fusco, Storiadel Design, Laterza, Bari 1985. (3)F. Barbieri,voce, Graficaeartedel libro, in Aa.Vv., EnciclopediaUniversaledell'Arte, Istitutoper la collaborazione culturale, Venezia-Roma 1958, voi. VI, col. 509. (4) R. De Fusco,«Lagrafica è design», in Grafica, n. O, febbraio 1985, pp. 1520. (5) R. De .Fusco, Storia... , op. cit., p. VL (6) A. Quondam, La letteraturain tipografia, in Aa.Vv. LetteraturaItaliana, Einaudi,Torino 1983, voi. II. (7) R. Barthes, E. Marty, voce Orale/scritto, in Aa.Vv. EnciclopediaEinaudi, Torino 1982, voi. X, p. 84. (8) L. Febvre, H.J. Martin, La nascita dellibro (a curadi ArmandoPetrucci), Laterza,Bari 1977, p.· 129. (9) G, D'Ambrosio, P. Grimaldi, C. Lenza, «E se Gutenbergfosseun designer?», in Op. Cit., n. 58, settembre 1983. (10) E.L. Eisenstein, op. cit., p. 435. (11) E. Ph. Goldschmidt, Il libroumanisticodall'Italia ll'Europa, in A. Petrucci, Libri, scritturae pubbliconel Rinascimento, Laterza, Bari 1979, p.- 113. (12) A. Petrucci, La scritturafra ideologia e rappresentazione, in Aa.Vv. Storiadell'ArteItaliana, Einaudi, Torino 1980, parte terza, voi. II, tomo I, p. 18. (13)E.L. Eisenstein, op. cit., pp. 703704 • (14) G. Anceschi, voce Grafica, in Aa.Vv. EnciclopediaEuropea Garzanti, ora in Monogrammei figure, La Casa Usher, Firenze-Milano 1981, p. 94. dei sette nani, il castello di Grimilde (esiste anche tutta una componentistica già pronta, disponibile, e negozi dove la si acquista; proprio come quelli di aeromodellismo). Ogni tanto si realizzano exploits dimensionali, la chiesetta di zucchero dove prima ci si sposa e poi la si mangia con tutti gli invitati. Difficilmente questi episodi paiono riconducibili alla trattatistica francese del secolo scorso - riscontrabili analogie dei modelli sono solo apparenti; piuttosto si tratta del gusto della meraviglia, della grande prestazione pasticciera come quando Fedele realizzava in zucchero statuine disegnate da Gian Lorenzo Bernini per le feste romane di Cristina di Svezia (ma quanti già prima di lui e dopo di'lui); occasioni di applicare la propria valentia artigiana alla copia delle opere delle grandi arti, ma non come necessa-. rio studio ed esercizio nella bottega per poi tentare le vie dell'espres11dolce poi ha, come dire, natu- sione originale, invece come punto ralmente, alcune sue propen- d'arrivo, dimostrazione di saper fasioni, che vanno tenute in con- re e nello stesso tempo momentato. Tende all'ornamento (essendo- nea tangenza nobilitante in cui forlo lui medesimo? può darsi, ma se, per vie oscure, i migliori si sono non è così semplice) e questo lo appropriati di qualcosa del Modelproietta in dibattiti attualissimi, di- lo riprodotto. (Anche qui la marettamente, mentre in altri campi è quette in legno dell'oggetto prodifficile procedere. Forse un buon gettato dal Grande Designer, o laboratorio per il progetto, così co- dell'edificio disegnato dal Celebre m'è, scheggia della fin du siècle Architetto, o del Grande Monuschizzata nell'oggi. (Questa sua ca- mento dell'Antichità, sta un po' in ratteristica ~<naturale»- non starà questo mondo di misteriosi legami; anche lì uno dei motivi per cui dai però bisogna distinguere: se si tratprimi anni del Novecento, dopo se- ta di un plastico di studio, o inten-· coli di interesse anche attivo, ci si. , zionalmente analitico, o ricostrutoccupa, poco della cosa, o per lo tivo, c'è come un'autonomia che lo menq .non ufficialmente, relegan- fa divenire progetto; mentre qui, dola in ambiti privati, privatissimi? nel mondo dei dolci, viene più in e anche la rad.ice di recenti rinno- mente il veliero ricostruito nella· vate attenzioni?) bottiglia, il fermacarte di alabastro Tende, ma questo dovrebbe es- scolpito come San Pietro - o come sere imputabile alla sua apparte- il Papa) nenza al mondo delle arti minori Come è facile intravedere, que- (dove la cosa è sempre avvenuta in sta caratteristica della pasticceria modo ricorrente) alla riproduzione non è di poco peso se si vuole impodell'altro: il Duomo di Milano, la stare bene la questione del design torre di Pisa, il Colosseo, la Sagra- in questo campo. Anche il recente da Familia, !'Empire State Bui!- concorso per la progettazione diding; il grande transatlantico, la una torta bandito alla Facoltà di Chevrolet; il presepino, la_dimora Architettura del Politecnico di Mi-

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