Alfabeta - anno VIII - n. 88 - settembre 1986

N ella condizione attuale 'della • vita moderna si è (apparentemente) resa impercettibile ogni esperienza di soglia per progressivo impoverimento dei riti di • passaggio ( si veda il tramonto o la banalizzazione del cerimoniale della nascita, del matrimonio, dell'affermazione, della disgrazia socio-economica, della morte ....). Forse la sola esperienza di soglia che ancora ci resta è quella onirica, con implicazione intrinseca di un' risveglio, di un passaggio/presagio, di un attraversamento di una porta o di un recinto che trasforma chi lo varca... 1 Il riferimento di questa mia divagazione trasversale sull'oggetto disegnato e sull'architettura (con scenario prevalentemente milanese) è proprio quello di una limitatissima serie di stanze (luoghi paralleli, momenti aneddotici organizzati sull'apporto di immagini rapide... ) da attraversare nei modi emblematici di un percorso-spettacolo-didattico e concettuale. Il privilegio di.questo limite (metaforicamente) onirico (la rappresentazione di alcune cose nel nostro spazio e non noi nel loro) mi libera, inoltre, da ogni seduzione di analisi globale; per la costruzione di qualche anello teoretico (rifondativo e ·di solido impianto) da offrire sugli altari del mercatore universale, quale novità dell'ultima cosa detta come sintesi dell'inferno ... come piacere innovativo dei sadici... Albert Diato (percezione del nuovo e sobrietà del mattino ... ) Piccola e liberatoria, la mostra-omaggio di Faenza dedicata ad Albert Diato, 2 artista della ceramica e pittore (scomparso l'anno passato). Forse il primo ad aver introdotto in Italia, verso la metà degli anni cinquanta, una cultura e una tecnica del gres. Ho recentemente riportato nella Gola (n. 38) alcune brevi note sulla odierna condizione dell'artigianato in Italia (con riferimento al gres) quando vi sia ipotesi di una serialità limitata di oggetti qualitativamente elevati, per anomalia o prestigio di sopravvivenza della bottega artigianale. Ma quella che mi riprometto adesso, più che la lettura di una linea razionale della struttura.logico-sintattica, vuol essere soltanto una invocazione di una struttura (momentaneamente liberata dall'affanno dell'uso), che sia espressione di una poetica dell'immagine e dell'archetipo culturale (e non quella dell'archetipo formale). Dunque Diato non come referente di forme e di materia (con presagio di tecniche nuove) o come nonsense - raffinatissimo - di una ripetizione impossibile, tra informale prezioso (De Stael, Klein ... ) -e oriente-acquario mediterraneo della cultura parigina. Ma come possibile evocazione di una professionalità (globalmente vissuta nella tattilità febbrile del rito iniziati-· co e nel segno-sogno progettuale) che si realizza in salita attraverso un progetto (con possibile «auratica» fruizione nel corso del tempo), là, dove il veramente nuovo si rende percepibile per la prima volta Sommossa deidise1ni,pu9niri·ci con.fa sobrietà dél mattino ... ·Orà, anche se 'non ne invoco il senso in assoluto e parlando di di-' • sègno industriale potrò sembrare - •troppo pudico, a me pare che que- .. . , • ·dell'emergerite professionista teoretico. Una figura, questa, eh; hel • breve futuro diverrà' emblematica di un universo del Geviert (tra ordito culturale e ·politica delle commesse') quale la si ritrova, oggi, nel professionista-imperiale-.' Neanche sta sobrietà del mattino del vera- . mente nuovo abbia illuminato solo . -~-.P~r.tei.l dibattito di progetto sul •dè_sJg,nìt.aliano negli ulti~i. hen;,; .. .t'!1,ntl_(~ì pmpreso ,in;Pat;tè,.,<lnche qu.ellé, di arcl#ettµra) .. SeinQlài, questo farsi e.disfarsi generalizzat:o, deHa·trama progett~ale (nevrotica nél'iiordi'tur~culturale quanto lesta Jean-Louis Coheh, nel suo 'recente • ed esauriente studio sui ruoli attuali dell'italophilie nél dibattito ar- ·ehitettonico in Francia4 risulta esaustivo a questo proposito (come, del resto, uno studio precedente di Bonfanti e Porta dedicato al Bbpr). 5 e pervicace nella successione trava- :lìcante di sempre «innovativi» e diacronièi fondali scenico-critici) si pone, nel travisamento delle penombre, quale sontuosa metafora della,«notte» (progettuale). Ernesto N. Rogers (sontuosità della notte nel dibattito ... ) È possibile rileggere il contributo complessivo di Rogers (perlomeno nel periodo più recente) anche come premonizione dei ruoli del professionista-imperiale (principe della storia e del Geviert) cosl come appare - oggi - nel dibattito di architettura e della cultura dell'oggetto, sullo sfondo italiano (con scenario preliminarmente milanese) ... Di Rogers si è recentemente riparlato a proposito dell'ingombrante tautologia, che gli viene attribuita stravolgendone il senso, del grande contenitore unico ( dal cucchiaio alla città)3 che era poi quello di una continuità-contiguità con taluni presupposti (etico-problematici) del Movimento Moderno; non da generalizzare come una chiamata di regime all'ordine di una omologazione progettuale. Ancora, Rogers, è abbastanza citato quale direttore di Casabella (il Neoliberty, la polemica con De Carlo sui contenuti sociali, quella con Banham sul «tradimento» operato dagli architetti italiani verso i contenuti programmatici del Movimento Moderno ... ). Gli viene riconosciuto, comunque, l'impegno costante espresso in Casabella (principalmente negli anni cinquanta) per la riscossa globale - con ruoli di rivoluzione permanente - del pensiero e del progetto di architettura (con squarcio dilatato sull'orizzonte europeo). Dal punto di vista delle realizzazioni professionali, come studio Bbpr, la Torre Velasca è una delle architetture più studiate di tutto il periodo postrazionalista. La realizzazione di questo progetto-manifesto rappresenta senz'altro (al di là della più eclatante implicazione stilistica) uno dei primi (e rari) momenti- nel periodo postbellico - in cui il potere seduttivo dell'immagine culturale viene riconosciuto come tale, sia come possibile deroga agli standard, sia come punta avanzata e propagandistica dell'edilizia speculativa. A questo punto, però, non mi 'pare che, sino ad oggi, sia stato sufficientemente chiarito fino a che punto la presenza di un Rogers è stata fondamentale e innovativa (quale modello di riferimento e nella misura di un qualche eventuale travalicamento) nella genesi Ma dove, penso, il pensiero di Rogers (al momento) non viene molto riconsiderato, è quello-rilevante - che inerisce la didattica. Si tratta dei suoi «séminaires» per il corso di Caratteristilistici presso la facoltà di Architettura milanese (in particolare tra il 1953 e il 1963). Lezioni da ricordare anche per aver rivelato (attraverso una dialettica sontuosa ed ellittica) una nozione - inusuale - di engagement. I temi erano poi quelli più generali delle premesse casabelliane; sempre puntuali nel riconoscimento finale (tra valore e disvalore) delle coordinate etico-stilistiche del progetto. Ma sono quei suoi toni (un po' alla Max Jacob, cui assomigliava fisicamente), apodittici ma garbatamente seduttivi nella razionalità di pensiero (praticata con l'ascia affilata di una ragione notturna), che vorrei «invocare» per qualche riconoscimento ulteriore e di nuova interpretazione. Una interpretazione che potrebbe consentire - anche - la lettura del linguaggio didattico di Rogers (con qualche . adeguamento a Benjamin per il suo concetto di immagini fulminee che «ti colpiscono al cuore» quando vengono scoccate dall'arco teso della conoscenza ... ).6 Una successione di immagini rapide, quelle di Rogers, tese nel presente come l'ora delle cose; usate in contrapposizione al tranquillo confort della scienza, quale metafora liberatoria dall'idea di progetto-programma (bassamente «politico» e utilitaristico) che è poi l'aspetto piccolo borghese del futuro: quando, invece, le cose nell'ora sono un riferimento surrealistico ... 7 Rogers apparteneva a una cultura mitteleuropea ebraico-occidentale (nella quale non so fino a che punto si riconoscesse), nella più generale indicazione di una cultura della Krisis. All'interno dei suoi percorsi didattici sempre rivolti (mediante la sommossa degli aneddoti e nell'evocazione fulminea delle immagini) ai contenuti etico-razionali del progresso di architettura, il Logos era sempre quello praticato nella scettica fermezza di una coscienza laica. Ma è possibile che il tracciato in ascesa della sua coscienza razionale procedesse (anche) per linee premonitrici e contraddittorie (dentro un consapevole Trauerspiel). Aveva affermato (a proposito della chiesa di Ronchamp) di «avere un poco invidiato quelli che sànno pregare» e pur nella precisazione di un rifiuto di una posizione ideologica come apologia dell'irra- • zionale ~ con identificazione gra- •'fuita' nella religione - si lasciava trasportare (sempre nell'esegesi •critica di Ronchamp e forse sull'orlo di qualche nostalgia ritualistica non rimossa) in una compiaciuta descrizione del piano ascendente della chiesa «che contribuisce con dolci inclinazioni ad accrescere l'effetto della spazialità totale, mentre vi spinge lievemente all'altar maggiore ... ».8 Inoltre la stessa Torre Velasca, con quel suo librarsi in gotica competizione col Duomo milanese (come casa onirica del collettivo sognante), potrebbe essere interpretata, forse, come traccia di un Geviert-antistorico nel «superamento» del razionalismo e nella «divinizzazione della cosa»... 9 Allo stato attuale di uh •rinnovato interesse per tutta l'ontologia ermeneutica, si può senz'altro ritenere che Rogers avesse di già intrapreso questo cammino della revisione interpretativa sugli aspetti (più o meno remoti) del linguaggio della forma architettonica (in anni, tra l'altro, di fervori fenomenologici, ma dove la pratica semantica non era ancora alla mercè degli acchiappabarthes ... ). • Fondali rilevanti e sontuosi, questi della scena rogersiana; tali da meritare ben altra puntualizzazione di queste due o tre cose qui espresse. A questo punto soltanto una conclusione è possibile trarre con evidenza: senza la presenza di un Rogers sullo sfondo milanese (e italiano) dei progressivi anni (tra cinquanta e sessanta) il bilancio storico-critico, nelle sorti dell'architettura e della cultura progettuale dell'oggetto in Italia, dovrebbe essere riscritto. La recita del dibattito - oggi - Anche la scena didattica di Rogers era, in fondo, quella di un recital giocato tra Zynismus e Grandeur, con parvenze calcolate di teatro minimale. Ma i luoghi erano quelli deputati e sommessi (non rivisitati) dei grommosi-pietroburghesi- legni politecnici ... Oggi, dentro la spettacolarizzazione del mondo in grande-sceneggiato-unico, il dibattito è offerto soltanto come grande spettacolo. Oppure dibattito-oratorio come questo recente sulla Qualistica10 predisposto in aggiornato spazio post-industriale, apparecchiato l'interno con legno espositivo e con verbo vichingo - sup- ·ponente - (a tolda di Sing Sing) ... fantasmagoria luminosa per gli offerenti - ... attori (logici dell'high touch) sugli impalcati - epici - del teatro di Piscator ... coordinati i nuclei narrativi della recita per «la nuova qualità» (Tecnologia, Trendffempo, Eidos/Soggettività, Qualità/Quantità, Codice espressivo/Orizzontalità, Produzione, Mercato ... ) per un trend finale di un «neo-umanesimo in grado di ricollocare l'uomo al centro delle sue scelte tecnologiche ... ». Ma poi Branzi giustamente ci viene a dire (fuori dai codici medialogici più aggressivi dell'informale dell'informatica) che la scena attuale finisce per legittimare, in fondo, quegli «orsetti» ammansiti, figli giocattoloni e deputati della più aggressiva ricerca hard-radica-·. le degli anni settanta ... Il progetto anonimo Il monumento al progetto anonimo (nel riferimento del manufatto industriale e comunque dell'C;lggetto prodotto) si ritrova probàbihJ\en-' te, oggi, nel grande catalog~ uni,-• versale costituito dalle pagine gial-' le (dell'elenco telefonico) di, una grande città. Monumenti sono ancora da considerarsi le grandi mo-, stre merceologiche (i saloni specia-- lizzati); ma qui l'idea di progresso come «involontario» trionfo .delle tecnologie si scontra con la rappre, .. sentazione delle merci esposte e in vendita, con trauma dei valori d'uso e dello scambio. Mentre le pagine gialle (come tutti i cataloghi in • cui non vengono menzionati i prezzi ma con perdita, in questo caso, dell'universalità del microcosmo dei telefoni) sono in realtà un collage di «santini» taumaturgici nella loro offerta globale di servizi. Fisiologici, sono poi questi servizi, a una idea cartacea (precària romanzesca) del progresso potentemente evocata nei nomi ( del vocabolario della merce onirica). Il fatto che sia proprio il mezzo telefonico l'anello di congiunzione di questo universo produttivo (perlomeno nominale) è conseguenza, poi, di un ulteriore pathos partecipativo che tende a metaforizzarsi nel sistema (dei fili) finalizzato dentro un intreccio di messaggi intermittenti e fulminei; nell'invarianza tautologica di un universo (da microcosmo positivo) progressivo comunque ... Dentro un mondo di rigorosa discontinuità dove ciò che è sempre nuovo non è il vecchio chepermane, né il già stato che ritorna, ma l'uno e identico attraversato da innumerevoli intermittenze ... Note (1) Walter Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo, Einaudi, Torino 1986. Devo a Benjamin alcune indicazioni di fondo di questo mio scritto, con riferimento globale a tutta la sua opera e, in particolare, al testo citato più sopra. (2) Aa.Vv., Omaggio a Diato, Comune di Faenza, Faenza 1986. Catalogo della mostra, • (3) Aa. Vv., Dal cucchiaio alla città, Icsid, Milano 1983. Catalogo della mostra. (4) Jean-Louis Cohen, «La coupure entre architectes et intellectuels, ou les enseignements de l'italophilie», In extenso, n. 1, Paris 1984. (5) Ezio Bonfanti, Marco Porta, Città, museo, architettura, il Gruppo Bbpr nella cultura architettonica italiana 1932-1970, Vallecchi, Firenze 1973. (6) Walter Benjamin, ibidem. (7) Walter Benjamin, ibidem. (8) Giulio Carlo Argan, Progetto e destino, Il Saggiatore, Milano 1965. La descrizione di Rogers 'della chiesa di Ronchamp è dentro una lettera di Argan e Rogers del 1956. Argan lo critica molto: « ... l'entusiasmo col quale hai descritto ... la nuova chiesa di Le Corbusier a Ronchamp mi obbliga ... a motivare il mio dissenso ... ». (9) Giulio Carlo Argan, ibidem. (10) Aa.Vv., Qualistica, Domus Academy, Pozzi-Ginori, Milano 1986. La manifestazione sulla Qualistica è stata tenuta a Milano nel capannone Ansaldo dove la struttura La Nave, progettata da Renzo Piano per il Prometeo di Luigi Nono alla Biennale di Venezia nel 1984, era stata trasportata per una nuova versione del Prometeo.

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