questa impermeabilizzazione del territorio è semplicemente disastrosa, perché non permette all'acqua piovana di scendere in falda provocando due tipi di guai: la falda si abbassa e l'acqua va al fiume in cortocircuito col risultato che il fiume assume un andamento torrentizio. Sono guai per l'agricoltura che nelle stagioni di magra non riesce più a pescare l'acqua con le idrovore; sono guai per l'inquinamento perché quando il fiume è in magra aumenta la concentrazione inquinante e muoiono i pesci (e le grandi morie di pesci sono a loro volta inquinanti). E nella stagione di piena ci sono le esondazioni, i fenomeni alluvionali. Ecco un esempio di come una organizzazione dei trasporti che fa spreco di energia crea tutta una ricaduta di degrado ambientale in diverse forme. Quindi noi potremmo riorganizzare i trasporti in maniera da ricavarne non solo molta più energia (parecchie volte di più di quella che ci potremmo procurare col ricorso al nucleare) ma anche molti altri vantaggi ambientali. Ci sono delle fonti energetiche che non abbiamo utilizzato; per esempio, si tornano ad utilizzare le centrali idroelettriche, ma ancora in modo incompleto: un gruppo di ingegneri del Politecnico di Milano ha calcolato che nel Po· lombardo c'è abbastanza energia da poter impiantare 20 piccole centrali da 50 megawatt (20 per 50 fa 1000, e Caorso ne ha 850!È comunque folle l'idea di costruire una centrale nucleare senza aver pensato prima di prelevare tutta l'energia che è possibile dal Po lombardo). Un'altra fonte energetica che non abbiamo più sfruttato da parecchi decenni è l'energia del vento che una volta in Toscana veniva sfruttata (oggi c'è qualche provvedimento a favore di piccole centrali a vento delle fattorie, non ricordo se in provincia di Bolzano o in provincia di Trento). Noi italiani abbiamo a disposizione un'altra fonte energetica che è l'energia geotermica: siamo stati i primi del mondo a utilizzare l'energia geotermica per fare una centrale elettrica, ma poi ci siamo riposati sugli allori e non abbiamo fatto altro. Il Politecnico di Milano ha un corso di specializzazione in geotermia; io conosco alcuni giovani specializzati in utilizzo della geotermia al Politecnico di Milano che guadagnano in dollari, in yen, non in lire: in Italia non trovano posto. Poi abbiamo la possibilità di altri utilizzi: dall'energia solare all'effetto fotoelettrico ottenuto col silicio amorfo. D obbiamo chiedere che si investa nel risparmio enrgetico, nell'utilizzo di queste energie alternative, ma secondo me sarebbe addirittura pericoloso pensare che con il risparmio energetico e con le energie alternative si possa fare a meno di ridurre certi livelli di consumo. Il petrolio, il carbone, il metano sono risorse non rinnovabili (il metano può essere ottenuto dalle biomasse ma, in generale, i combustibili fossilisono risorse non rinnovabili). Dobbiamo fare economia di combustibili fossili perché è assolutamente immorale e pericoloso che essi vengano utilizzati per i consumi di lusso quando c'è al mondo un miliardo di IY") uomini che cucina la minestra e ~ ~ cuoce il pane con la legna. -S Un miliardo e mezzo di metri cugfJ ~ bi di legname vengono bruciati ~ ogni anno per cuocere il pane, ma -. questo significa rischiare che il si- ~ sterna vivente muoia, dato che le i; foreste sono state talmente sfruttat: (I;) te che non possono dare un miliar- (1:) "' do e mezzo di metri cubi all'anno gg senza correre il pericolo di non riu- ::: scire più a riprodursi. Popolazioni di centinaia di milioni di uomini ~ (Il i non hanno più neanche gli sterpi ~ con cui cuocere la minestra: gli indiani cuociono la minestra con mattonelle di sterco di vacca prosciugate (e in questo modo tolgono il concime al terreno); allora è chiaro che noi dobbiamo diminuire l'impiego dei combustibili fossili per darli a chi cucina con lo sterco di vacca. Inoltre, in un mondo in cui c'è un miliardo di denutriti, non si deve sfruttare il terreno coltivabile per ottenere legna e cotone e fibre tessili: la terra coltivata deve dare cibo agli uomini, prima il cibo che la legna. Così come dobbiamo utilizzare le nuove tecniche dell'informazione per sostituire lo spreco di carta, perché il giorno in cui centinaia di milioni di indiani e un miliardo di cinesi pretendessero di fare quello che facciamo noi, di comprare cioè uno stupidissimo giornale del pomeriggio solo per vedere cosa c'è nel cinema sottocasa, quel giorno il mondo morirebbe. O noi ci impegnamo per impedire che i popoli del Terzo mondo servare la pace se non facciamo questo mi sembra veramente utopico, e io preferirei essere realista (anche se dicono che siamo noi ambientalisti i sognatori). Energia nucleare e complessità Stefano Ruffo e hiunque avesse la voglia di sfogliare le riviste scientifiche di un secolo fa, vi troverebbe un acceso dibattito fra un gruppo di scienziati che furono definiti atomisti e un altro gruppo di scienziati che invece furono definiti energetisti. Gli atomisti dicevano che un sistema fisico va compreso a partire dall'interazione fra i suoi costituenti elementari, gli atomi, ~he potevano essere interazioni di vario tipo (gravitazionale, elettromagnetico: la fisica nucleare ancora non esisteva), e che era quindi possibile ricostruire tutta la natura a ola Mensile del cibo e delle tecniche di vita materia e In questo numero Olio d'oliva, di soia, di dendé, di fegato di merluzzo Geografia della gola Il Montefeltro La costituzione di una biblioteca gastronomica I grandi formaggi Antonio Piccinardi 40 paginea colori, Lire5.000 Abbonamento per un anno (11 numeri) Lire 50.000 Inviare l'importo a Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2, 20137Milano , ContoCorrentePostale15431208 EdizioniIntrapresa possano pensare di arrivare a comprare un giornale per sapere cosa c'è nel cinema sottocasa, oppure • essi si proporranno di raggiungere i nostri livelli di consumo, e sarà la rovina del sistema vivente. Costruire una società che consumi meno energia vuol dire rinunciare a molti miti: al mito dell'industrialismo che ci ha dato gli optional per le automobili, ma che ci ha messo nella situazione che sappiamo; al mito della specializzazione delle economie (e quindi al mito che la crescita dell'importazione e esportazione sia un bene, un segno del progresso); al mito dell'urbanesimo, secondo il quale soltanto nelle gràndi concentrazioni urbane si sviluppano i valori che interessano; vuol dire società decentrate che consumino soprattutto, non dico esclusivamente, ma soprattutto le cose che si producono nei dintorni di casa. La quantità di energia che c'è nel piatto dell'americano medio è per il 27 per cento spesa nella coltivazione della terra e nell'allevamento degli animali, per il 73 per cento è spesa per la conservazione, la confezione e il trasporto. Questo è uno spreco energetico enorme. A cosa dobbiamo rinunciare ancora? All'illusione che il mondo possa vivere in pace se tutta l'energia la consumiamo noi e non ne lasciamo agli altri. È stato calcolato che uno svizzero consuma quanto 40 somali; l'americano consuma ancora di più dello svizzero. Non ci può essere pace con queste sperequazioni! Cosa dobbiamo fare? Non dico di arrivare all'eguaglianza, ma almeno attenuare la sperequazione, allora questo vuol dire alzare i livelli di consumo energetico di quelli che consumano meno e abbassare i nostri per incontrarsi un po' a metà strada. Sarà un ragionamento banale, ma che il mondo possa con- -partire da una operazione che poi fu definita di riduzione, per cui si parlò di approccio riduzionista; dall'altra invece troviamo la posizione degli energetisti, i quali dicevano che è assurdo ricorrere a concetti che non sono necessari ai fini di una spiegazione globale del fenomeno, ai fini cioè di un approccio che oggi definiremmo olistico, e introducevano il concetto di energia, di termodinamica delle reazioni. Queste persone erano prevalentemente chimici, e si occupavano di problemi che evidentemente avevano una soluzione più facile se affrontati da un punto di vista complessivo. Secondo me all'interno dell'atteggiamento mentale con cui gli scienziati di oggi affrontano problemi come quello di Chernobyl, come quello ambientale, come il problema dell'instabilità politica nel Mediterraneo, si possono rintracciare alcuni elementi che risalgono proprio all'accettazione del principio che sia possibile ridurre un sistema comunque complicato a un rapporto di interazioni fra sistemi comunque semplici, che sia cioè possibile trattare in modo semplice sistemi complicati (o complessi come si direbbe oggi). Il fisico che ha capito l'approccio della materia nucleare, pensa che fabbricare una centrale nucleare sia un problema compreso fino in fondo, pensa che sia una cosa da ingegneri, quasi con un senso di disprezzo; i fisicimaturati alla scuola del riduzionismo pensano addirittura che la scienza della materia, le scienze che studiano l'interazione elettrica fra gli atomi, la chimica, siano scienze a metà; figuriamoci l'ingegneria! Beh, l'ingegneria in questo caso ha a che fare proprio con i problemi di un sistema complesso: una centrale nucleare, come è stato osservato in modo molto acuto da Carlo Rubbia nelle varie dichiarazioni che ha rilasciato ai quotidiani, è un sistema inerentemente instabile, complesso, fatto di molti componenti, che vengono guidati. controllati in situazioni "lontane dall'equilibrio. I problemi della costruzione di una centrale nudeare o del controllo di tutti gli aspetti dell'energia che vanno dall'estrazione alla fabbricazione degli elementi del combustibile alla costruzione della centrale nucleare, al suo funzionamento, all'eventuale riprocessamento delle scorie, tutti gli aspetti del ciclo dello sfruttamento di quest'energia, implicano il controllo di un sistema complesso. In fisica spuntano tutti i giorni nuovi problemi legati al fatto che non è possibile ridurre un sistema complesso all'interazione fra i sistemi elementari. La fisica è a caccia di nuovi concetti, di nuovi modelli, e li va a cercare nella biologia, nella medicina, nell'informatica, nella scienza dei calcolatori; è un processo che sta avvenendo in questi anni, che comincia ad essere significativo e ad avere uno spazio «accademico» nell'ambito della fisica. L e scienze subiscono in questo momento una crisi di riorientamento che sicuramente dovrà tener conto di questa tendenza; secondo me i movimenti ambientalista, ecologista, pacifista, che richiamano il mondo all'esigenza di un approccio globale, olistico ai problemi, hanno oggi la gròssa occasione di non essere più scienza «di retroguardia», come fu il movimento energetista, ma di stimolare le tendenze più avanzate all'interno delle varie scienze. Stiamo vivendo una situazione di coerente movimento delle varie branche scientifiche verso le tematiche della complessità e dell'autoorganizzazione. lo mi occupo da qualche anno del problema della pace da vari punti di vista, e sono il segretario fiorentino di un'associazione che forse non molti conoscono: l'Unione scienziati per il disarmo, che svolge fra l'altro ricerche su alcune tematiche connesse al problema della pace. Ebbene, nelle tendenze del militarismo moderno si nota un orientamento contrario a questa esigenza di trattare la complessità. Il sistema, quello che conosciamo, ha creato macchine così complicate che poi è costretto a trattarle quasi come se fossero sistemi viventi; l'ambizione dell'iniziativa di difesa strategica è quella di costruire un sistema estremamente complicato fatto di decine di migliaia di satelliti che ha l'obiettivo di neutralizzare il potenziale nucleare del nemico. I programmi di sviluppo del software per l'iniziativa di difesa strategica stanno sbilanciando in avanti le ricerche più avanzate nel campo dell'intelligenza artificiale, chiedono cioè all'intelligenza artificiale di realizzare molto di più di quanto possa fare attualmente, tanto che il direttore del progetto della Sdi, che è un informatico, si è dimesso perché non credeva fosse possibile fare più di quello che la sua scienza gli permette. Fortunatamente l'iniziativa di difesa strategica ha poche chances di arrivare a qualche conclusione realistica, però, in modo paradossale, essa ripropone il tema della complessità: la scienza è arrivata alla costruzione di macchine così complicate che i suoi stessi metodi l'hanno costretta a rendersi conto dell'esigenza del problema della complessità pur non sapendolo affrontare. Far passare questi concetti nelle ideologie, nel modo di pensare della gente e quindi anche degli scienziati è un compito storico di grande importanza per il movimento ecologista e pacifista. edizioni Libreria Sapere Pallondto S. Chiara. l:'i 801>➔ Napoli Teldono: 201%7.22.ÌlJ➔K 1. A. Tagliafico Gli Incolpevoli di H. Broch. Per una metafisica della costruzione pp. 173, L. 15.000 2. R. Della Pietra Otto Weininger e la crisi della cultura austriaca pp. 187, L. 18.000 3. L. Terreni La prosa di Paul Celan pp. 173, L. 15.000 4. F. Liberatori G.B. De Cesare Nozioni di storia della lingua e di grammatica storica spagnola pp. 189, L. 20.000 5. E. Sicurell~ (a cura di) La segunda parte de Lazarillo de Tormes y de sus fortunas y adversidades Anvers 1555, pp. 127, L. 8.000 6. C. Bordoni Il romanzo senza qualità. Sociologia del nuovo rosa pp. 184, L. 10.000 7. M. Argentieri L'asse cinematografico Roma Berlino pp. 130, L. 9.500 8. N. Briamonte Saggio di bibliografia sui problemi storici, teorici e pratici della Traduzione pp. XXXVI-253, L. 20.000 9. A. Arcomano Pedagogia, istruzione ed educazione in Italia. 1860-1873 pp. 498, L. 30.000 bertani editore & Via San Salvatore Corte Regia, 4 ~ 37121VERONA - Tel 045/32686 novità SILVIAMONTEFOSCHI LACOSCIENZADELL'UOMO E ILDESTINODELL'UNIVERSO SILENOSALVAGNINI ILTEORICO,L'ARTISTA, L'ARTIGIANODELNOVECENTO Bontempelli, Terragni, Sironi. Prefazione di Paolo Fossati SANDROTRAVAGLIA GIOCHICHECAMBIANO Prefazione di Ferdinando Camon AVERSA-BERTOLETTI CARACCIOLO - GAY GIANNONI - IORIO LORIGA - MAFFEI MORETTI - MUSATTI ROMANO -TREVI VITALE -ZOJA LAPSICOLOGIA ANALITICA DI FRONTEALLEALTRE PSICOLOGIE DELPROFONDO A cura di Luigi Zoja CLASSE Il sociale e l'immaginario n.1 nuoua serie Interventi di: MANGANO -BOSSI CELONA - D'ANDRIA MANGHI - MAGNI MARCHETTI - CASTORIADIS CHALMERS - GUIOTTO TUROWSKI - SZILAGY - SPANO Riproponiamo AMEDEOSANTOSUOSSO FLORIANA COLAO POLITICI E AMNISTIA Tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici dall'Unità a oggi. In appendice i testi di legge ALIDA AIRAGHI ROSA ROSSE ROSA Presentazione di Giovanni Giudici SILVIO GUARNIERI STORIA MINORE bertani editore
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