:::.. ~ -5 ~ I::), 'O ~ ...... s c5 ~ e ;.::: ~ - t--.. ~ I:! s (U ..C) ~ - ~ s i:: (U E ~ ~ :::s "" GiusBi usceti Contemplandoattraversouna vetrata 2 1 Passando da Eboli al sonno oscuro è un vuoto Contemplando attraverso una vetrata tra le labbra, gli alberi questa economia urbana del sole, tuttavia estate vibrante di rami, sfrecciare tra pagine volanti, so che ti ho incontrato sulla panchina verde hanno pieghe dolorose attorno al cerchio antico trattiene la frattura. sul filo della mente che nel principio era Il raccolto al setaccio, questa fibra della storia incisa amore matematico. Lontani dalle distrazioni! resta inverno Non eravamo la stessa cosa ai margini del quaderno ma nella filigrana e nella pergamena. ali'ascolto della terra pace e respiro del coro in travi infrante. Ora allaga E dove si strappano le vesti dell'amore incidentale, mi aspettavi: un tramonto, ma .. non potevo restare, imprecisa, lacerata ogni casa ma vivere del vertice mortale è frugata: queste lame giocando nel suo stesso terrore. si spengono alle falde e tu riaprendo le mani apparenza al mio solito S. Sebastiano. Ma certe volte, tra me e me, rido. Mi permetto di ridere. E potrei citare non so quanti motivi di questa mia improvvisa e benefica ilarità. Mi metto a ridere così violentemente che, ad un certo punto, anche il mio S. Sebastiano sembra lacrimare contagiato dalle mie alte risa. Il fatto è che mi capita sempre più spesso. Come dicevo prima, l'altra sera ero entrata per caso in una sala cinematografica a vedere Lucida follia, e me ne stavo a guardare quelle due splendide donne del film, come si possono guardare il Giorno e la Notte, con lo stesso senso di interrogazione, davanti ai misteri che sorgevano e tramontavano, tra loro due, come tanti soli e Lo sapeva ciò che da lei accese piatti caldi di ceci, tra i denti e saliva sapienza, gli arabeschi di sedie e credenze, ma si alzava la casa per la gioia della prima carbonella, la treccia da fiorire alle ore, calde luce delle pecore. Non possiamo uscire dalla scena che ci ha scritti per veloci e polverose bimbe da riportare a capo si eleva, erosa delle lucide gemme delle intatte tra le ferme pupille di sorelÌé fronte a fronte, candide nel luttò una frana «si luvau i luvari» ciononostante per novanta ere canta alla finestra attende nuove dagli ospiti più soliti, Giordano e il sarto dalla factory d:America, nei rovesci restarono tazze tutte diverse ed incredibili nel fiato zuccherate delle antine liturgìa delle voci somiglianti al caffè, vigile pace delle donne. lune, ma anche uccellacci nefasti, che visibilmente annunciavano qualche sciagura, al di là della breve felicità del loro incontro. Ed ecco che, all'improvviso, non so quale genio maligno mi ricorda all'o- • recchio tutti i distinguo che hanno imperversato negli ultimi mesi, a proposito di questo film, più sottili di quelli dei dottori al tempio davanti a Gesù. «È amore o solo amicizia? È un rapporto lesbico, prelesbico, o inconsciamente lesbico? E che cos'è più forte e resistente ai colpi del destino, l'amore o l'amicizia?». Si era, intanto, quasi senza accorgersene, ritornati nei pressi della Foresta Nera, maliosa rocca dell'assoluto, meta preferita di folli, suicidi e scontenti, soprattutto di sesso femminile. Mi alzo allora di scatto dalla poltrona, sfidando il buio della sala, e mi precipito di corsa a casa. È sempre così quando mi prende questo irrefrenabile bisogno di ridere. E mentre mi rimetto a tormentare il costato del mio ultimo S. Sebastiano, rido, rido fino a inondarlo tutto di questo liquido bianco e leggermente colloso, che dovrebbero essere le mie lacrime. Perché, il buffo è per me che nessuno, dico, nessuno ha il coraggio di rivelare la cosa più importante: che non si spera più. Sorretti dall'abilità (esisterebbe forse anche un fanatico e pericoloso diavolo che fomenta il culto della superficie?) vengono fuori in questi giorni smaglianti e raffinati prodotti che io mi butto a compra3 Sui viali di falso aprile, con la luce congelata sui volti e una ragnatela perfetta da otto secoli sul portale serenità delle messi pronte alla fine, sfrecciando si apre varchi tra i segreti che non so di portare nel sangue, che gli getto sul viso e sapevo ridere, far ridere, far nascere a zig zag tra i dadi che danno sempre la stessa cifra - contemplate! il ritorno che ritroverà fra giorni e giorni • nelle tasche dimenticate dietro ogni porta. Ma per gli occhi assassini di lui che vede oltre i cerchi concentrici ripetuti per innumerevoli righe, pomeriggi, commozioni che affiorano come la salvezza su un ramo di spine gettato al naufrago delle asie raccogliendo da un elicottero le idee sulla mia comparsa come risata della terra come risaie lasciate socchiuse, per queste . mani che si toccano trepidando avrebbe potuto riconoscerci? Confonderci è invece la sua impresa per chiunque fra otto secoli lo coglierà tra le passioni di massacro che gli rimasero ignote, e allora solo perduto, solo inchiostro. re per goderne, anche p<;revitare di rimanere sempre davanti al mio S. Sebastiano, che certe volte mi sembra nauseabondo (forse una lieve forma di allucinazione?). Ma intanto, intanto nessuno lo dice, che non si spera più. Per questo, quando ripenso al fu Glauber Rocha, al fu Fassbinder, che posso farci? Mi commuovo. E Margarethe von Trotta è una delle poche superstiti di questa razza in via d'estinzione che ha osato cercare la felicità. Prendo un poco di requie da tutti questi pensieri, e mi sprofondò nella mia poltrona preferita, scaraventando in un angolo ilmio lavoro non finito, epperò dopo un momento sento che mormoro, coltono di chi legga un epitaffio: «Cara arte didascalica, geometricamente sicura di dimostrare la necessità del cambiamento del mondo, così sicura di trovare ancora vivala meravigliosaFenice che ci fu tramandata. Come atroce inganno, o solo anemica speranza?». Ecco che mi ritrovo, accendendo la luce, perché nel frattempo s'è fatto buio, di nuovo adolescente e senza alcuna divinità protettiva. Solo un po' di sole e un po' di luna. È duro da sopportare. Per questo me ne ritorno al mio S. Sebastiano, e mi accaniscocon una ferocia che, del resto, quella terribile faccia, dalla pensosità minacciosa, di cui ho già parlato, mi aveva ripetutamente predetta come inevitabile e sempre più orrida, a mano a mano che il tempo passa. Notediuntraduttore A drea Sabbadini L a sua prima seduta di psicote- Il suo universo mentale si è ri- La psicoanalisi diventa un corpo sia per lei il valore calorico delle sottrarti se non soffocando un altro rapia. Non sa cos'è. Ha nem- stretto al suo rapporto ossessivo, vuoto da riempire - o uno pieno da mie interpretazioni, quante e quali sbadiglio. meno vent'anni. Siamo alla fi- persecutorio e perverso col cibo - svuotare - in rapporto a se stessa, lei possa via via digerire ed assimi- Ma la noia è tale che già hai p~rne. Le· dico: «Possiamo interrom- oscillante fra totale colpevole ab- come le calorie che dalla fetta di lare senza che si senta sfigurata in so quel minimo necessario di conperci qui per oggi. Ci rivediamo bandono e ferreo inesorabile rigo- torta passano dentro di lei ogni val- un mostro d'obesità, e senza però centrazione, già non ti senti più Mercoledì». Mi guarda, un po' ti- re- ed al suo rapporto quasi altret- ta che decide di mangiarla. farle patire quella fame violenta di motivato ad analizzarti in rapporto mida dapprima, poi si fa coraggio. tanto ossessivo, persecutorio e per- Di sentirsi «vuota» fu la prima colmare il vuoto che dall'interno le al t'!o paziente e lui in rapporto. a «Posso alzarmi e andare, allora?». verso con me che della psicoanali- cosa che mi disse di sé: non il timo- rode il corpo e l'anima, mi ritrovo a te. E lui noioso o sei tu annoiato? Accenno di sì con la testa, certo, si, per lei, sono il rappresentante. re che lo strumento della psicoana- dosare prossimità e distanze, quel Entrambi? E allora? quasi sorpreso e commosso da que- Potremmo anzi arrischiare un'e- lisi - nella sua fantasia una sorta di che posso darle e quel che può rice- Sai che la tua probabilmente è sta sua richiesta, come una brava quivalenza fra le due: psicoanalisi scavatrice - la mettesse a contatto vere. una difesa contro l'ansia, insomma bambina che chieda il permesso di in quanto calorie, in quanto cioè con una parte spiacevole di se stes- che «scegli» di annoiarti per non alzarsi da tavola; alla fine del pa- nutrimento da tenere sotto con- sa, con qualche trauma represso, La noia sentirti ansioso nei confronti del sto, per correre a giocare con gli trollo, da calcolare in dosi esatte. con qualche ricordo penoso dimen- E poi ci sono le volte che ti an- materiale specifico che oggi il tuo amici, il penultimo spicchiod'aran- Di fatto, è preoccupata dalla fre- ticato, ma bensì che le rivelasse il noi, che ti senti invaso, anzi sopraf- paziente, con le sue parole o il suo eia ancora in bocca intero, l'ultimo quenza delle sue sedute con me, nulla, il vuoto appunto impossibile fatto, da un senso d'impenetrabile silenzio, vorrebbe importi; cerchi in mano. dalla· loro durata, dalla paura di a riempirsi d'amore, di sesso, di se- tedio, pesante come una nube di di sottrarti come un bambino che, non riuscire in «soli»cinquanta mi- dute analitiche, di affetto, di fette di fronte ad una situazione trauma- smog. Psicoanalisie calorie nuti ad esprimere tutto quel che di torta. Un horror vacui smisura- Allora cerchi di analizzare il si- . tica, cada improvvisamente addor- «Psicoanalisi e calorie» mi con- vuole; o, al contrario, di non avere to come la sua fame e la sua sazietà, gnificato, perché ti senti annoiato, mentato. Lui dorme, tu ti annoi. fessa un giorno,« sono le sole cose abbastanza materiale a disposizio- la sua nausea e la sua noia. perché quel paziente oggi ti fa pro- Il tuo paziente può non esser a cui ormai riesco a pensare». ne per colmare il tempo. Nel mio tentativo di capire quale vare questo sentimento a cui sai consapevole della risposta che evo-
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