Alfabeta - anno VIII - n. 86/87 - lug./ago. 1986

matori non sembra rispondere alle condizioni sottostanti, generalmente favorevoli, che dovrebbero incoraggiare i consumi». Anche il «settore industriale si mantiene in uno stato di stagnazione»: il declino di maggio «è stato il terzo degli ultimi cinque mesi. .. in effetti, non vi è stata alcuna crescita significativa del settore manifatturiero negli ultimi due anni». S e passiamo sull'altra sponda dell'Atlantico, un editoriale del Financial Times allarga, senza modificarlo, il quadro di questa «estate di incertezza» (Summer of uncertainty, 14 giugno, p.8. ). «La prevista ripresa economica del 1986, che una volta sembra certa e affidabile come le stagioni, sembra farsi attendere ancor più del sole. La produzione, in Gran Bretagna, continua a scivolare verso il basso, ed è una prestazione brillante paragonata con quella della Germania occidentale... Ora anche l'economia americana appare indebolirsi, con occupazione e produzione industriale in ribasso». Ciò «non assomiglia per niente ad un boom mondiale, e la maggior parte delle previsioni ora attendono questo lieto evento per il 1987 anziché per il 1986». Ma, dopo aver passato in rassegna alcuni dei fattori che sembrano determinare l'attuale fase di stagnazione, il giornale della City conclude in modo ancor più cauto: «Tutto questo suggerirebbe che anche nel 1987 la ripresa rimarrà lenta, ma facilmente sostenibile, continuando così lo schema tipico degli anni '80». La cosa divertente è che proprio uno dei commentatori di punta del Financial Times, Anatole Kaletsky, aveva scritto il 5 aprile scorso un lungo articolo nel quale si spiegava che, ormai, vi era ben poco spazio per uno scenario economico intermedio, per quella crescita «lenta, ma sostenibile» di cui si parla nell'editoriale del 14 giugno. Secondo Kaletsky, l'economia mondiale ha solo due posti dove andare: l'Età dell'oro o il Grande Crash. Il suo articolo si apriva con due brevi brani in corsivo. Il primo diceva: «È il genere di opportunità di investimento che arriva solo una volta in una generazione. Oggi il mondo è sulla soglia di un'era senza precedenti di prezzi stabili, di stabilità politica e di sviluppo ininterrotto. I produttori di petrolio hanno regalato 10 miliardi di dollari all'anno al resto dell'umanità ... In un momento come questo, ci dovrebbe essere solo un timore nella mente di un investitore a lungo termine - quello di rimanere indietro nella corsa ad acquistare una quota dell'età dell'oro che si avvicina». Nel secondo brano si legge: «La scena è pronta per il più grande panico finanziario dopo il 1929. I tori delle Borse stanno galoppando, lanciati in una corsa selvaggia da un'esplosione del credito al cui confronto il boom inflazionistico dei primi anni '70 sembra un fuoco di mortaretti ... La caduta dei prezzi del petrolio non fa che distrarre l'attenzione dalla sottostante real~ tà di uno sviluppo economico che si va indebolendo in tutto il mondo. Alla fine, sarà impossibile ignorare la verità. Come nel 1929,più in alto ~ le quotazioni saranno spinte dalla -~ frenesia dei tori, più profondamene::,.. te saranno sepolte le fortune degli ~ incauti speculatori ... ». Kaletsky ....., commentava i due scenari con que~ .9 ste parole: «È consuetudine in eco- ~ nomia ritenere che la verità si col- -.:.-.=. : ..., lochi in qualche punto fra due posicio zioni estreme. Ma nel momento in ~ cui i mercati finanziari del mondo raggiungono nuovi record quasi ogni giorno, sta diventando difficii:: le attenersi a questo standard» (ve- ~ di In the beat of the oil-fired mar- l kets, in Financial Times, 5 aprile). ~ Da aprile, le Borse hanno, in effetti, dato qualche segno di moderare l'euforia dei primi mesi dell'anno; i tori, però, continuano a galoppare, quasi indifferenti ai dati statistici poco confortanti. A Wall Street, l'indice Dow Jones, dopo aver travolto quota 1800, mentre sériviamo (primi di luglio) ha superato anche quota 1900 e sembra pronto a volare verso la mitica quota 2000. Uno degli effetti che questa strana situazione economica ha avuto sulla stampa italiana è stato di accendere un altrettanto singolare revival di interesse per la politica economica dell'Amministrazione Reagan. Così, verso la fine di giugno, il Corriere della Sera ha pubblicato una lunga e pregevole inchiesta a puntate di Ugo Stille, nella quale si ricomincia diligentemente (e a nostro parere opportunamente) a spiegare daccapo fondamenti e risultati della reaganomics (neologismo spregiativo che fu coniato anni fa per definire la politica economica di Reagan; né è da dimenticare che lo stesso vicepresidente Bush aveva parlato, altrettanto spregiativamente, di voodoo economics, «economia voodoo». II 1° e il 2 luglio la Repubblica replicava con una intervista in due puntate a uno dei più prestigiosi e Galbraith è, tra l'altro, autore di un celebre libro sul grande crollo del 1929, f~cendo apparire ancora più piccante la consonanza con il secondo degli scenari disegnati nell'articolo di Anatòle Kaletsky. Per quanto possa sembrare sorprendente ad alcuni, il quotidiano della Confindustria Il Sole 24 ore ha dedicato l'intera terza pagina ad una requisitoria contro la reaganomics, a firma di Marco Vitale, dal titolo Pensaci ancora, zio Sam (27 maggio): «La politica economica di Reagan ha accumulato tensioni che minacciano di scaricarsi sull'intero Occidente». 11 lettore italiano, forse, non é nelle migliori condizioni _per rendersi conto dell'asprezza delle tensioni che attraversano l'Atlantico e il Pacifico. The Wall Street Journal ha ormai accumulato una intera collezione di editoriali nei quali si prendono a pesci in faccia governanti, econom1st1, giornali europei e giapponesi. Un'analisi approfondita di questi articoli sarebbe molto interessante, ma richiederebbe un articolo a sé. In breve, Giappone e Germania (l'Europa più in generale) vengono accusati di ostacolare l'avvento dell'Età dell'Oro preparato dalla «rivoluzione reaganiana» e Laboratorio alchemico. Panteo, Voarchadurnia contra Alchirniarn, 1530 decisi oppositori della reaganomics, John Kenneth Galbraith. Ai fini della nostra analisi, è piuttosto interessante il secondo articolo, esplicitamente intitolato: «Un crack nel nostro futuro». Nell'intervista, Galbraith dichiara: «C'è chi dice che la storia non si ripete mai. E c'è chi sostiene invece che se non si applicano le lezioni della storia, si è condannati a ripeterla. Io sono purtroppo fra i secondi e non escludo un nuovo '29. In ogni fase speculativa di borsa, arriva sempre, inevitabilmente, il momento in cui i giocatori perdono ogni senso della realtà e si buttano nel gioco solo perché sperano ·che continui e perché s'illudono di uscire un minuto prima della caduta .. Oggi siamo in una di queste fasi, quando il rapporto fra i prezzi, i profitti e i valori patrimoniali delle aziende non ha più alcun senso economico, alcune eccezioni fatte. La situazione è perciò inerentemente instabile. Se abbastanza operatori decideranno di averne avuto abbastanza, allora tutti vorranno uscire dall'acqua prima che li inghiotta. Questa era la situazione del '29, questa è la situazione di oggi». dalla supply-side economics, spingendo il mondo in una pericolosa rotta verso una depressione economica. Rifiutando di stimolare le proprie economie, puntando tutte le proprie carte sull'esportazione in America, continuando a combattere un'inflazione inesistente (in Germania addirittura negativa), questi paesi - secondo il Wall Street Journal - rifiutano di entrare nel processo di crescita stabile e senza inflazione innescato dagli Stati Uniti negli scorsi anni. Con il rischio di bloccarlo negli Stati Uniti medesimi e di costringere l'America ad assumere misure restrittive, protezionistiche e deflattive che costituirebbero l'anticamera di una spirale verso l'Apocalisse. Ciò che colpisce di più un lettore europeo, sono gli argomenti «populisti» che The Wall Street Journa/ impiega nella polemica. L'Europa vi figura come un continente in balia di oligarchie conservatrici comodamente sedute sopra un 15% di disoccupati a vita. Le accuse europee sono rivoltate come un guanto: Reagan diviene il campione di un populismo progressista contrapposto al conservatorismo della destra e della sinistra europee. Da questo punto di vista, i conservatori inglesi, i cristiano-democratici tedeschi e i socialisti svedesi vengono messi sullo stesso piano, con sovrana indifferenza per le distinzioni ideologiche care al Vecchio Mondo. In alcuni casi, dalla sponda europea si reagisce accusando la reaganomics non tanto di perseguire una rotta «a destra», ma al contrario di costituire una riedizione mascherata delle politiche keynesiane di spesa pubblica in deficit e di piena occupazione. Una ironica enunciazione del concetto si può trovare, ad esempio, nell'articolo del Financial Times del 3 maggio, intitolato The triumph of John Maynard Reagan. Qualunque sia il giudizio che si voglia dare di questo contenzioso, esso suggerisce un punto di vista prezioso per la valutazione del boom e del crack prossimi venturi. In effetti, nessuno fra gliosservatori più autorevoli si sente di escludere una delle due alternative. La questione al centro dell'attenzione non riguarda le previsioni, ma le politiche da adottare per evitare che l'Età dell'Oro si riveli un incubo. Nel corso degli ultimi anni, a poco a poco si sono andate profilando posizioni ben distinte su ognuno dei grandi problemi destinati a dirimere il futuro dell'economia mondiale: la riforma del sistema monetario; il debito del Terzo Mondo; la possibilità di uno sviluppo sostenuto senza inflaZi'One;la riduzione del carico fiscale come strumento per rilanciare la crescita e ridurre la disoccupazione. Su questi temi, le tradizionali distinzioni fra «destra» e «sinistra» (almeno in termini di politica economica) sembrano perdere gran parte della loro efficacia di semplificazione e di classificazione. È significativo, per esempio, che negli Stati Uniti temi fondamentali come la riforma fiscale e la restaurazione di un sistema monetario mondiale basato sui cambi fissi abbiano visto l'azione decisiva e congiunta di un democratico, il senatore Bradley, e del deputato repubblicano Kemp, entrambi considerati probabili candidati- assieme al vicepresidente Bush - alla successione di Ronald Reagan nel 1988. In Gran Bretagna, l'adozione di politiche ispirate alla supply-side economics sta tagliando in due i conservatori e sembra indurre un rimescolamento di carte a sinistra, almeno fra i liberaldemocratici. Dall'insieme di questi elementi, si possono trarre alcune conclusioni provvisorie. La prima è che le mappe tradizionali con cui la stampa italiana segue gli avvenimenti dell'economia internazionale hanno bisogno di puntuali aggiornamenti. La seconda è che la scommessa «boom o depressione» è bene lasciarla alle chiromanti, agli apologeti e ai profeti di sciagura; ciò che conta è capire dove si situano, in questa lunga «estate di incertezza'>>i, grandi bivi di scelta che determineranno i percorsi dell'economia mondiale negli anni a venire. La terza è che l'arroventarsi del braccio di ferro fra gli schieramenti in campo internazionale sembra aver destato, nel!e scorse settimane, la stampa italiana da un tran-tran pluriennale. Non c'è che da rallegrarsene. L'ultima parola - come sempre - spetta ai lettori, che potranno giudicare meglio di chiunque altro il proprio livello di informazione su questi temi. Sui temi dell'economia internazionale questa rubrica di Alfabeta ha pubblicato negli ultimi numeri diversi articoli: Crisi e riforma del sistema monetario (n. 78, novembre 1985); La grande deflazione ( n. 80, gennaio 1986); L'anno in cui morì il monetarismo (n. 82, marzo 1986). Comune di Nami con la collaborazione di Consorzio beni culturali Amerino/N arnese Regione dell'Umbria Provincia di Terni Azienda promozione turistica del Ternano Opera prima Narni terza edizione 3-6 luglio 1986 La giuria, coordinata da Giuseppe Bartolucci, è composta da A. Attisani, G.S. Brizio, F. Corde/li, T. Danese, N. Garrone, C. Infante, G. Manze/la, L. Mango, V. Papa, M. Palladini, M. Grande, G. Manini Enrico Frattaroli di Roma in «Et Chorus» da Maeterlink Lorenzo Loris e Mario Sala Out-Off di Milano in « Tempo d'arrivo» Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa di Torino in «Le serve» Albe di Verhaeren di Ravenna in «Confine» Fiamma Lolli/Dark Camera di Roma in «Mostro!!!» Segreteria/informazioni te!. 0744/715949 bertani editore .il,._ Via San Salvatore Corte Regia, 4 ~37121 VERONA - Tel. 045/32686 novità ALIDA AIRAGHI ROSE ROSSE ROSA Presentazione di Giovanni Giudici A. SANTOSUOSSO - F. COLAO POLITICI E AMNISTIA Tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici dall'Unità a oggi. In appendice i testi di legge AA.VV. LA PSICOLOGIA ANALITICA DI FRONTE ALLE ALTRE PSICOLOGIE DEL PROFONDO A cura di Luigi Zoja riproponiamo per l'estate SILVIO GUARNIERI STORIA MINORE Con illustrazioni di Vico Calabrò GEORGEBERNARDSHAW LE RAGIONI DELLA PACE A cura dì Vincen~o Ruggiero LUDOVICO GEYMONAT SCIENZA E STORIA Contributi per uno storicismo scientifico richiedete il nostro catalogo bertani editore

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