Durase Lacan/Salerno Declinazioni dello sguardo Marisa Fiumanò I I Il rapimento di Lo! V. '' Stein» è la storia, scarna, di una diciannovenne che, alla vigilia delle nozze.con il primo amore della sua vita, ne.viene derubata durante il ballo di una sera d'estate. Qualche dettaglio: Lo! entra nella sala da ballo accompagnata dal fidanzato e dall'amica d'infanzia, Tatiana. La pista si sta svuotando dopo una danza. Entrano due donne, una alta, magra, vestita di nero, elegante, ormai non più giovane, «una grazia abbandonata, incurvata, di uccello morto». Di lei non si sa nulla. La fascinazione nasce dal mistero del suo aspetto. In primo piano è lo sguardo, non direzionato, ma diffuso su tutta la superficie degli occhi; dovuto, a guardare da vicino, ad una leggera decolorazione della pupilla. Come quello di un cieco, guarda senza vedere. Con questo sguardo ha inizio la storia. Le poche notizie sul passato di Lol - il collegio, l'amicizia con Tatiana, la sua personalità enigmatica e seduttiva, il non essere mai «là»- non vanno arricchite. In questa storia i «fatti» sono del tutto marginali. Lo sguardo vacuo della donna in nero produce l'avvenimento: Miche! Richardson, fidanzato di Lol, costretto da una necessità misteriosa, invita la sconosciuta a ballare e da quel momento non l'abbandonerà più. Lo! resta dove l'avvenimento l'aveva sorpresa, sotto le piante verdi, dietro il bar, accanto a Tatiana che le accarezza amichevolmente la mano per tutta la notte. Lol non soffre: «Aveva dimenticato la vecchia algebra delle pene d'amore». Dopo un matrimonio occasionale, tre figlie, dieci anni di ordine ossessivo, Lo! torna alla natia Thala; in una delle sue abituali peregrinazioni senza meta, assiste all'incontro clandestino di due amanti e li segue fino all'albergo ad ore dove avvengono i loro incontri: sono Tatiana e Jacques Old che nel romanzo occupa il posto del narratore. Intorno all'albergo c'è un campo di segale: Lol si distende ai suoi margini e attende. La finestra della stanza che accoglie i due amanti si illumina; nel suo riquadro appare a tratti la figura di Tatiana «nuda sotto i capelli neri». La scena si ripeterà: ad ogni incontro Lol sarà distesa ad aspettare nel campo di segale. La storia dei due viene contaminata da quella presenza che li aspira nel proprio fantasma. Evanescenze Con Lo! V. Stein, M. Duras propone degli enigmi: sul soggetto, sul desiderio, sull'amore, sulla donna, e li delinea fin dalle prime battute. Il romanzo si apre con una breve anamnesi, prologo all'avvenimento, allo stesso modo in cui nella clinica psicanalitica o psichiatrica si traccia la storia del soggetto prima dello scatenarsi del sintomo. In questo caso lo s_tileè più psicanalitico che psichiatrico; più che ai fatti· o alla loro cronologia, dà rilievo al come e al quando emerge il soggetto. In altre parole, induce a formulare delle domande: che cosa vuole Lol? Che cosa la spinge incontro al suo destino? Negli incontri preliminari ad un'analisi, al di là di ciò che il soggetto racconta, - la storia, il sintomo-, preme una domanda centrale, un'interrogazione intorno a cui si strutturerà il discorso. L'io che parla, al debutto di un'analisi, pur lamentando un sintomo, è difeso, arroccato, separato dal sapere inconscio; la sua consistenza, vale a dire il suo statuto immaginario, si fondano sulla rimozione. La sua decomposizione, che apre lo spazio all'avvento dell'inconscio, va di pari passo con la progressione del discorso analitico. Nel caso di Lol, invece, è come se la decomposizione fosse già avvenuta. L'io è già assente in partenza. Lol non è un soggetto sofferente, difeso, rappresentato da un sintomo. Al contrario, è sempre stata sparpagliata, esiliata dalle cose, separata dalle persone; decomposta per natura. L'inconscio pulsa allo scoperto, come nella follia. Lol è leggermente folle, ma anche, a tratti, estremamente saggia come può esserlo solo chi da sempre abbia familiarità con le verità piu radicali. Nel.la storia non c'è diacronia; la stessa successione degli avvenimenti, paradossalmente, produce l'effetto di dare risalto all'indifferenza della cronologia. Come avviene sulla scena dell'inconscio, che è atemporale. Il tempo non muta la Lol adolescente del collegio. Dieci anni dopo, sposata e madre di tre bambini, è ancora uguale a se stessa: qualcosa di duro fonda il su.o essere e ne mantiene la costanza. È la cosa che abita il cuore di Lo! che pure è senza cuore, cioè priva dei sentimenti comuni. La ragione del sentimento, in lei, non somigliava a _,guella degli altri; dice di lei l'amica Tatiana. Impossibile parlarne come di un personaggio, tratteggiarne la .psicologia. Senza identità, Lo! è , non-una, è ogni Lo!, qualsiasi Lo!. H. Distel, Museo a cassetti, 1970 Qualsiasi donna? La sua storia banale, una storia qualsiasi, contrasta con uno strano ed inquietante modo d'abitarla. Lol è una figura da limbo: innocente e colpevole ad un tempo. La sua colpa va rintracciata nel contagio: trasmette in chi le capita accanto un presentimento di inquietante estraneità che viene percepito com~ qualcosa che lo concerne diret-. tamente e che lo capta inesorabilmente. · È dentro e fuori il gioco del desiderio, quindi al di quà e al di là della sofferenza, o almeno della sofferenza riferita ad un oggetto. Non soffre per qualc_o_sao per qu~lcuno; non può elaborare un lutto. Sono solo gli altri a crederla in lutto. Chi la compatisce, come i suoi concittadini, o la protegge, come il marito, scambia la sua assenza, la sua svagata, impercettibile follia, per un effetto del dolore. Si ingannano. Lol non può modificarsi attraverso la sofferenza. Non chiede compassione o comprensione. A tratti, per giustificare il nome, per dare un ritmo alla storia oppure per far risaltare ancora di più l'assenza di un soggetto che riflette la propria immagine, M. Duras attribuisce a Lo! una qualche caratte- . ristica, magari evanescente e contraddittoria, che sembra conferirle una consistenza di soggetto, una forma di alienazione riconoscibile, nota. In breve: un Io. Lol V. Stein, suggerisce Lacan che ha apprezzato molto questo testo, è un nome da leggere come un ideogramma che ricorda gli elementi della morra cinese: carta, forbici, pietra. La carta avvolge la pietra; la pietra spezza le forbici; le forbici tagliano la carta. Al gioco della morra, cioè dell'amore, ci si perde. Nel nome è iscritta l'evanescenza del soggetto, un soggetto che «non è mai davvero là», ma che pure fa da terzo; terzo assente, di~ menticato~ scoria di un desiderio, come nella scena del ballo; oppure invasivo, contagioso_, ma deliberatamente fuori rapporto sessuale come nella seconda parte ~l ro-_- manzo. Il fantasma e la pulsione Quando è messa di fronte al proprio fantasma, gli esigui tratti umani che la rendono appena la credibile protagonista di una storia si çancellano. Lol perde anche il nome e diventa straordinariamente simile a quella finzione concettuale che con Lacan chiamiamo il soggetto acefalo della pulsione. È un soggetto acefalo perché, sotto la spinta della pulsione, perde letteralmente la testa, cioè l'io e svapora. Svanisce, sviene, si asso- ·pisce, gode, è rapito: come Lo! nell'angolo della pista da ballo dei suoi 19 anni; come Lol nel campo di segale, soggetto assoggettato al- · la pulsione. Quale? Che cosa vuole Lol Valeria Stein? Che cosa vuole ... vedere? «Je veux !es voir» dice Lol in un punto del romanzo confessando il suo fantasma. La formula, apparentemente semplice, contiene molteplici declinazioni dello sguardo. Lol vuole guardare; essere guardata; guardare chi guarda senza vedere; essere guardata senza guardare. Ad occhi chiusi guardare chi guarda. (Queste diverse modalità dello sguardo appaiono nelle due scene fondamentali del romanzo, quella del ballo e quella dell' Hotel du bois). Lo sguardo è comunque perennemente in gioco. Fa da terzo, o da quarto se il trio è già completo. Tre è il numero minimo. Non ci sono tete à tete, duo speculari. È sempre in scena una terna che fa nodo. Lacan nota che si tratta di un nodo complesso che ha Ùncentro dotato di proprietà diverse da quello di una superficie piana, dove è unico, o da quello di una sfera, che è dappertutto. «Poiché sentite che si tratta di un involucro che non ha più né interno né esterno, sentite come alla cucitura del suo centro tutti gli sguardi si rovesciano nel vostro e come questi sguardi sono il vostro che li sutura ... » (Jacques Lacan: Omaggio reso a Marguerite Duras Del rapimento di Lo/ V. Stein in Il piccolo Hans n. 33, 1982, p. 57). Questo centro coincide con l'oggetto della pulsione che in questo caso è lo sguardo. Non è solo Lo! ad esserne intrappolata. È lei, però, ad allestire la trappola: essa scatta per Jacques Old, il soggetto angosciato della narrazione; per il lettore; per Tatiana, innocente nell'ovvietà della sua tresca borghese, meno nell'ambiguità complessa dell'intesa con l'amica d'infanzia. Ora devo delle precisazioni per aver seminato qua e là del Lacan senza annunciarlo. L'omaggio di Lacan M. Duras ha avuto l'onore della lettura entusiasta di questo maestro della psicanalisi del nostro tempo che nel 1965 scrive un «Hommage fait à Marguerite Duras, du ravissement de Lo! V. Stein» (pubblicato nel 1965nei Cahiers Renaud-Barrault) dai toni così esplicitamente ammirativi che non mi risulta abbia usato nei confronti di nessun altro contemporaneo, letterato o no. Questa «nouvelle Marguerite», dice.Lacan pa:· ragonandola a Marguerite d'Angouleme per la sua «carità severa e militante», lo. precede nel dire quanto lui si sforza di trasmettere _colsuo insegnamento. Quell'anRo il suo seminario verteva· su <<I concetti fondamentali della psicanalisi>>,cioè l'inconscio, la pulsione, il transfert, la ripetizione. Le creature disegnate da Duras sembrano fatte per iHustrarlo. Qui mi limiterò a dimostrarlo per il concetto di pulsione che anche per
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