Alfabeta - anno VIII - n. 85 - giugno 1986

<::s no quelli provenienti dalla ... Polonia («tassi di radioattività venti volte superiori al normale sono stati registrati in questo paese»). «Gli esperti» scrive ancora Le Monde, senza specificare di quali esperti si tratti, «sono d'accordo nel dire che la Francia non corre nessun rischio di essere contaminata da materiali provenienti dall'Ukraina, e che nessuna traccia sospetta di radioattività è stata rilevata in Alsazia o altrove». Il 3 maggio i titoli e i servizi principali sono sempre dedicati all'Unione Sovietica. Un articoletto fornisce i primi dati precisi ... sulla Polonia. Un articolo dalla Danimarca intitolato «Proibite le importazioni dei prodotti alimentari dall'Est», comfncia con le seguenti parole: «Mentre la radioattività dell'aria misurata in Scandinavia decresce... »; inutile dire che questa informazione stucchevole non è corredata da alcun dato. Ora, però, si aggiunge che «leggeri aumenti dei tassi di radioattività sono stati osservati in Svizzera, in Lussemburgo e nel nordest d'Italia» e che «in Francia, prelevamenti della polvere atmosferica effettuati il 1 ° maggio al laboratorio di radioattività marina di Monaco hanno confermato la presenza di particelle emesse dalla centrale di Chernobyl». Tuttavia, secondo i ricercatori del laboratorio, si tratterebbe di «particelle... in quantità sufficiente a lasciare delle tracce, ma troppo deboli per rappresentare qualche pericolo». Anche qui, nessuna cifra. La settimana si chiude, domenica 4, in tono nettamente minore. Il curioso titolo di testa, De Tchernobyl à Tokyo (Da Chernobyl a Tokyo), è dedicato al vertice economico dei 7 che si apre nella capitale giapponese. Sempre in secondo piano le notizie sulla nube europea; ma, finalmente, in ultima pagina, sulla colonna di•destra, c'è qualcosa, sotto il titolo Un luxe de précautions pour la population européenne. La parola «luxe» è splendida, poiché significa «profusione», ma anche «lusso», qualcosa di superfluo... L'articolo si apre così: «La maggior parte degli specialisti» (ma quali?) «stimavano, venerdì 2 maggio, che i rischi della contaminazione radioattiva dovuti alla catastrofe di Chernobyl erano quasi nulli per la popolazione europea. Un certo numero di paesi hanno tuttavia preso misure preventive». L'elenco si apre con l'immancabile Polonia. Sette righe informano che «a Roma, il ministro italiano della sanità ha deciso di proibire il consumo di latte fresco per quindici giorni ai bambini di età inferiore ai quindici anni e alle donne gravide. ·È egualmente proibita la vendita di tutte le verdure a foglia». In fondo all'articoletto, arriva anche la Francia. Il direttore del servizio centrale di protezione contro le radiazioni ionizzanti (Scpri), Pierre Pellerin, ritiene che non sia necessaria alcuna misura sanitaria e informa che «"l'innalzamento relativo della radioattività rilevata sul territorio francese in seguito all'incidente è largamente ai limiti raccomandati dalla Commissione internazionale per la protezione contro le radiazioni». Nessuna cifra. Quanche lettore, più attento, potrebbe a questo punto ricordarsi che, solo qualche giorno prima, gli «esperti» citati da Le Monde avevano dichiarato che -S «non vi è alcun rischio di ricaduta ~ radioattiva in Francia». Basta met- c::i.. ~ ~ e ~ ·5c ~ tersi d'accordo sui tempi dei verbi... 13. Il secondo periodo si apre, la settimana successiva, con il numero datato martedì 6 maggio. In prima pagina non c'è più nessun articolo, ma solo un «richiamo» alla ~ pagina interna: Tchernobyl: 49.000 ;;g_ personnes évacuées. Il sommario ~ degli avvenimenti, a pagina 14, recita che «in Europa occidentale, dove i tassi di radioattività nell'atmosfera continuano ad abbassarsi, l'incidente di Chernobyl alimenta sempre reazioni e commenti». Questa volta però, in fondo alla pagina, c'è un articolo su un paese dell'Europa occidentale. È una corrispondenza da Roma intitolata Panique générale en Italie. A nostro giudizio, il tono della corrispondenza mette in evidenza soprattutto i motivi «interni» del «panico» italiano: il recente caso del metanolo; il ritardo con cui, in quella occasione, il governo aveva agito; la rivalità fra servizi e ministeri. La stampa (italiana), «sempre portata alla drammatizzazione», riferisce Le Monde, reca titoli come ·«Pioggia nucleare, misure d'emergenza in Italia» o «Nube: la guerra della paura». Anche qui nessuna cifra. Il 7 maggio Chernobyl scompare completamentè.dalla prima pagina di Le Monde. A pagina 6, il servizio principale è sempre dedicato all'Urss. Un articoletto in fondo alla pagina, informa che sono state prese Nombreuses mesures de précaution en Allemagne fédérale. C'è persino qualche dato. La commissione federale per la protezione contro le radiazioni ha fissato in 500 becquerel il limite accettabile di iodio 131 nel latte, e in 250 becquerel il limite per le verdure, mentre in «certe località, particolarmente colpite, sono staté rileva- . te dosi dieci volte superiori a questi valori». Il sommario all'inizio della pagina informa, inoltre, che gli esperti dell'Istituto svedese contro la radioattività indicano che la ricaduta radioattiva «potrebbe essere all'origine di 80-80.000 casi di cancro in tutta Europa nei prossimi quarantacinque anni». Non è la prima volta, in questo periodo, che si vedono scienziati divulgare cifre con fluttuazioni di tre zeri; in ogni caso, c'è una bella differenza con la sicurezza tranciante degli «esperti» citati nei primi giorni. Per il momento, comunque, Le Monde non insiste. 8 maggio: la prima pagina ospita un ampio servizio sulla situazione in Ukraina. Il resto d'Europa si dissolve sullo sfondo. Venerdì 9 maggio c'è un ritorno di fiamma. A pagina 5 i servizi sono sotto un titolo di tono inedito: Les Européens préoccupés et divisés. Le informazioni, peraltro, non vanno al di là della media dei giorni precedenti; in particolare, sono sempre povere di dati (in compenso cominciano ad arrivare, meglio tardi che mai, quelli dall'Urss). In prima pagina c'è però un boccone ghiotto, un editoriale (Les retombées politiques de Tchernobyl) in cui, in conclusione, si legge: «La stampa tedesco-occidentale comincia d'altra parte a stupirsi della totale assenza di reazioni e di misure di precauzione in Francia. Questa perfetta serenità del nostro paese, un'eccezione in Europa, è giustificata da ragioni tecniche, poiché il sistema di controllo non ha finora riscontrato nessuna anomalia. Non importa: non si è lontani dal pensare in certi ambienti oltre il Reno che il governo francese ~asconda la verità per non dover rimettere in ca'usail suo programma nucleare civile e militare. Il fossato dell'incomprensione si approfondisce nuovamente, come già a proposito degli euromissili e della morte della foresta, fra una Repubblica federale lacerata e una Francia risparmiata, insieme, dalla "nube" e dall'emozione». Noi non sapremo commentare questo capolavoro di ambiguità. L'ambiguità prosegue il 10maggio, con toni sempre più inquieti. Siamo nella fase di passaggio alterzo periodo. La France seule sereine è il titolo in prima pagina. Il suo significato, o per meglio dire una sua possibile interpretazione, è affidato soprattutto a urta vignetta che occupa tutto lo spazio sotto il titolo. Si vede un omino sul tetto di una centrale nucleare; scruta con un cannocchiale e dice: «Niente da segnalare! Niente ecologisti all'orizzonte!». La settimana, domenica 11, si chiude in un tono minore. Niente in prima pagina. La sesta è intitolata Incertitudes et contradictions. Sotto il titolo «Pas de risque significatif~ estiment les experts de l'Ocde (Nessun rischio significativo, dicono gli esperti dell'Ocse) è raccolto un certo numero di informazioni. Per esempio, che gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità hanno definito «soglia di non azione» il limite di 2000 becquerels ( = O ,05 microcurie) per litro di latte. «Salvo che in alcune zone della Polonia e dell'Ungheria, questa soglia non è stata raggiunta in alcun luogo al di fuori dell'Unione Sovietica. In Francia, il massimo rilevato è stato inferiore a 200 becquerels». Dopo dieci giorni, ecco spuntare una cifra sulla Francia! L'articolo aggiunge che, peraltro, Bonn· ha proposto di prendere in considerazione una so~ glia molto più bassa', 500 becquerels. 14. La svolta arriva con il numero datato 13maggio. Il titolo di testa è Le gouvernement tente d'apaiser la polémique sur les effets de l'accident de Tchernobyl. L'occhiello dice: «La nube radioattiva è passata al disopra della Francia». Quanti misfatti informativi abbiamo letto al riparo di questa comoda metafora, la «nube», che c'è quando si vuole e quando non si vuole non c'è. L'editoriale, questa volta, Ora l'energia nucleare ha fallito la prova. Coloro che - come voi - avevano per lungo tempo sostenuto l'energia nucleare debbono accettare il fatto che il dibattito non sarà mai più negli stessi termini di pnma». 16. Non tutti i fautori del nucleare mostrano oggi lo stesso rispetto per i fatti. L'assunto che gli impianti nucleari di produzione di energia si sono dimostrati più sicuri di qualsiasi altra tecnologia industriale era un argomento di tutto rispetto. Ma si è incrinato. Il tentativo dei fautori del nucleare di circoscrivere l'evento di Chernobyl a una peculiare tecnologia sovietica è debole. Quando un paradigma di spiegazione degli eventi deve ricorrere a ipotesi ad hoc, ciò significa che il paradigma si sta indebolendo. Non è più possibile affermare che «il» nucleare è un modo sicuro di produrre energia. Al più si può affermare che certe tecnologie nucleari sono «sicure». ma poi è vero? E di quali tecnologie si tratta? Il fatto è che, prima di Chernobyl, c'è stato l'incidente di Three Miles Island, e dopo Three Miles Island altri incidenti. The Wall Street Journal, certamente poco sospetto di tenerezze per gli ecologisti, ha pubblicato, il 6maggio, un articolo su un rapporto reso noto nei giorni precedenti dell'U.S. Nuclear Regulatory Commission, l'ente federale americano che presiede alla sicurezza degli impianti nucleari (U.S. Report on NuclearReactor Accidents Sparks Concern on Plant Safety, p. 4). Il rapporto riguarda tre incidenti verificatisi in impianti americani nel periodo 1984-86, quindi dopo Three Miles Coccodrillo impagliato, Mantova, S. Maria delle G~azie abbandona ogni ambiguità; il titolo è secco: Désinformation nucléaire. Ancora più sorprendente l'esordio, in cui si legge una franca eonesta autocritica del giornale: «Il governo subisce oggi lo choc di ritorno per la sua disinformazione, alla quale ci si è troppo facilmente lasciati andare, anche su queste colonne». Tutto è bene ciò che finisce bene. Un grande giornale come Le Monde può avere la forza di riconoscere con franchezza, senza giri di parole, i propri errori. 15. Le Monde non è il solo giornale di prestigio internazionale che ha dovuto compiere un'autocritica dopo Chernobyl. Il settimanale inglese The Economist era uscito, nel numero 29 marzo-4 aprile, con una copertina intitolata The charm of nuclear power (Il fascino dell'energia nucleare). Nell'editoriale del 3-9 maggio, Catastrophe a Chernobyl, si registrano con onestà intellettuale i cqlpi subiti dal «fascino nucleare»: «Un mese fa, questo giornale disse che vi era un solo modo per provare all'opinione pubblica che l'energia nucleare era poco costosa, sicura e benigna per l'ambiente. Quello di costruire una quantità di impianti e di accumulare record produttivi di energia a basso prezzo senza incidenti seri. Island. Nel polverone del dopo-Chernobyl il rapporto ha ricevuto da parte della stampa italiana . un'attenzione molto inferiore all'importanza delle informazioni in esso contenute. «Per fortuna, diversamente dal recente incidente in Unione Sovietica - scrive The Wall Street Journal - questi incidenti non hanno dato esito ad alcun danno significativo alle persone e ad alcun significativo rilascio di radiazioni nell'ambiente». Ma la dinamica dei tre incidenti non è confortante. In particolare, l'incidente verificatosi nel giugno dello scorso anno nell'impianto di Oak Arbor (Ohio) ha avuto una dinamica che, dopo il rapporto ufficiale su Three Miles lsland, rafforza il fondato dubbio che soltanto la buona sorte abbia finora salvato gli impianti americani dalla catastrofe. La Nrc, l'ente federale di controllo, aveva più volte invitato la Toledo Edison, che gestisce l'impianto di Oak Harbor, a installare una pompa di raffreddamento di riserva; tuttavia, la Nrc si era astenuta dall'ordinare l'installazione. La Toledo Edison non installò la pompa supplementare. Quando accadde l'incidente, entrambe le pompe del sistema si guastarono: «La sola cosa disponibile era una piccola pompa non disegnata per questo tipo di impiego». Solo una «outstanding performance», una «prestazione eccezionale», da parte dei tecnici dell'impianto consentì di utilizzare estemporaneamente questa pompa e di impedire il surriscaldamento del nocciolo del reattore. Furono «40minuti di caos, in cui il disastro si avvicinava rapidamente» ha dichiarato Jesse Ebersole, dirigente federale per la sicurezza nucleare. «Ci sono segni - commenta The Wall Street Journal» - che, almeno prima dell'incidente sovietico, l'impegno per la sicurezza stava indebolendosi nel governo americano e nell'industria nucleare». 17. Gli incidenti avvenuti al di fuori dell'Unione Sovietica rendono materia di discussione la «sicurezza» delle attuali tecnologie nucleari, così come sono attualmente gestite. Il termine «sicurezza>~è ormai affidato alle disquisizioni semantiche e alla moltiJ?licazione delle spiegazioni ad hoc. E un brutto segno. È evidente il rischio di scivolare dal terreno tecnologico ad un terreno filosofico-fideistico. Lo stesso numero del Wali Street Journal del 6 maggio recava in prima pagina un articolo su una nuova generazione di reattori nucleari cosiddetti «intrinsecamente sicuri». Il 3 aprile scorso un reattore sperimentale di questo tipo, denominato Ebr-11,è stato sottoposto presso l'Argonne National Labora tory a uno dei test più difficili cui possa essere sottoposto un reattore nucleare: il blocco del flusso del liquido di raffreddamento, lo stesso tipo di incidente che ha portato a Three Miles Island e a Chernobyl. La temperatura del refrigerante è salita a 204 gradi Celsius, ma non oltre, così che il liquido ha potuto continuare ad estrarre calore dal reattore. La reazione nucleare è cessata e in cinque minuti la temperatura del refrigerante era tornata a valori normali. 18.Non siamo competenti a dare giudizi sull'esperimento menzionato nell'articolo del Wall Street Journal. Ma possiamo rilevare lo scarso interesse che la notizia ha suscitato. Ciò è particolarmente curioso da parte dei fautori dell'energia nucleare. Se è possibile costruire reattori «intrinsecamente sicuri»sul modello dell'Ebr-11, essi dovrebbero essere i primi a proporre la sostituzione delle vecchie centrali con quelle di nuovo tipo. Ciò fa pensare che la disputa del dopo Chernobyl stia prendendo una piega di tipo teologico. È in discussione non questa o quella tecnologia, ma l'idea platonica del Nucleare. Anche perché le idee platoniche sono il miglior scudo degli interessi esistenti. Agli albori degli aerei a reazione di linea, i Comet cadevano come fiocchi di neve. La tecnologia fu modificata. Non si filosofò a difesa dei Comet o contro i Caravelle. Oggi la tecnologia dell'aviazione civile, pur con le sue manchevolezze, è tra le più sicure nel campo dei trasporti (anche se sappiamo che su qualche milione di passeggeri qualcuno perirà in un incidente). L'attuale tecnologia nucleare e la sua attuale gestione non si sono dimostrare sicure come si pr~vedeva. La questione (nucleare o non) è ancora tecnologica, scientifica e di consapevolezza collettiva delle procedure che riguardano scienza e tecnica. Ma da Chernobyl è partita una reazione a catena nelle idee e nella loro diffusione che sembra esorbitare dalla discussione delle procedure tecniche e scientifiche. Potrebbe essere questo il fall-out più duraturo. Gli schieramenti si mobilitano. È difficile discutere in modo democratico e consapevole in un clima di mobilitazione generale. Se così fosse, sarebbe questo il vero fallimento della scienza dopo Chernobyl. '

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