Darko Suvin Le metamorfosi della fantascienza tr. it. di Lia Guerra Bologna, Il Mulino, 1985 pp. XV + 376, lire 30.000 . Giuliana Martinat, i Pietro Balla «La nuova pornografia? Il cinema dell'effetto make-up» in Segnocinema n. 21 gennaio-febbraio Roma, Coop. Tip. Operai, 1986 (VI), lire 6.000 Charles Sheffield Progetto Proteo tr. it. di Serenella Valori Milano, Nord, 1986 pp. III + 206, lire 6.000 Octavia Butler «Bloodchild» in Il meglio della fantascienza 1985 a cura di Donald A. Wollheim Milano, Siad, 1986 pp. 293. lire 18.500 David Brin Le maree di Kithrup tr. it. di Roberta Rambelli Milano, Nord, 1985 pp. III + 451, lire 12.000 U n nuovo, moderno, inçubo sembra affiorare nelle pagine della produzione fantascientifica più recente (fino a poco fa avara di nuovi stimoli cognitivi); come dai fotogrammi delle superproduzioni cinematografiche degli anni ottanta: quelia moderna (e del tutto nuova) paura della mutazione fisica incontrollata - o aleatoria se preferite - evidente traslazione metaforica delle affezioni tumorali. Si tratta, coniando un neologismo, della proteofobia: la paura informatica della transmutazione. Il corpo come coacervo di cellule rette da un sistema di informazioni . - Transmutazione genetiche che può peraltro impazzire, subendo imprevedibili modificazioni; una mutazione che trascende il modello classico della contaminazione radioattiva ed evolutiva/involutiva. Una versione riveduta e corretta della psicosi post-atomica delle mutazioni dove l'«umanità», cioè l'identità del soggetto transmutante, non è più biologicamente e mentalmente definibile. Transmutazione indica così la trasformazione genetica qualitativa, e di conseguenza mentale, di un soggetto biologico. Lo stadio di cui infatti stiamo parlando è ben un gradino «superiore» a quello della mutazione di stampo classico: Proteo irrompe su corpi definiti come punti di arrivo di un altro soggetto biologico, non sul futuro genetico della specie. Le pulsioni, e le abitudini umane, scompaiono del tutto o vengono fagocitate e modificate attraverso nuove ibridazioni. Il cambiamento è totale, completo, di specie. Un«[ ... ] "novum" (novità, innovazione) finzionale convalidato dalla logica cognitiva [... ] postulato sulla base del "metodo" scientifico post-cartesiano e post-baconiano e da esso convalidato» (cfr. Darko Suvin). Ma «[... ] questo non significa che la novità sia in primo luogo una questione di fatti o nemmeno di ipotesi scientifiche» (idem). L'oggetto di questa nuova tendenza, affiorante negli ultimi romanzi di fantascienza, il cambiamento di specie (umana, animale o aliena) postulato, permette un uso dello straniamento del tutto particolare. Stavolta infatti la simulazione cognitiva dell'alienità (o dell'umanità e dell'animalità) ha un grado di libertà in più, poiché si modellizza secondo un'ipotesi informaticoAntonio Fabozzi, Gianni Mammoliti genetica precisa, completando ed esaurendo i discorsi dei vecchi autori degli anni '50 e '60 (Theodore Sturgeon e Cordwainer Smith). Ricorda però Suvin che bisogna stare in guardia: «Infatti, anche se, come significanti si possono usare mutanti e marziani, formiche o nautiloidi intelligenti, essi possono significare solo relazioni umane, dato che,, almeno per ora, non siamo in grado di immaginarne altre». Il disassestamento dei corpi inoltre ha anche un'altra valenza simbolica. Corrisponde ad una forma di. violenza fisica del tutto simile, ma ad un livello più profondo, ad una «violenza sessuale». «Si potrebbe azzardare l'ipotesi che la trasformazione hard del corpo attuata in molto cinema newhorror che affolla i nostri schermi da un lato sia simile al porno e dall'altro tenda, come si diceva prima, a rendere ordinario lo straordinario» (cfr. Giuliana Martinat e Pietro Balla). La nuova pornografia investe totalmente sul piano estetico il moderno fantahorror. Fanno eccezione, secondo i due studiosi, La Cosa (The Thing, Usa, 1982) e Starman (Usa, 1985) di John Carpenter, e poche altre pellicole (per gran parte oggetto di questo superlativo numero, parzialmente monografico, di Segno cinema, sui nuovi effetti speciali). È l'avvento della «nuova carne» preannunciata messianicament_e da David Cronenberg nel suo Videodrome (Usa, 1985); una carne probabilistica che può fare da ricettacolo e da lettore di un moderno sistema audio/video, corpo contaminato da protesi utilitarie, come protesi sono tutti i moderni makeup che agiscono in simultanea con la ripresa, dando vita ad un vero e proprio teatro degli effetti. Una delle sequenze clou di Videodrome è quella in cui il protagonista inseM. Oppenheim, Déjeuner en fourrure, 1936 risce una videocassetta nel proprio stomaco: metafora geniale di una mutazione vissuta mentalmente ma interagente in modo diretto sul corpo dell'uomo, modificato dall'evolversi dei suoi modi di percezione. M a veniamo ai romanzi. Lo . stesso tema è, per così dire, blandito da Charles Sheffield in Progetto Proteo che ne dà un approccio molto «positivo» da hard-science fiction. Libertà di mutazione, proliferazione diretta e controllata delle cellule, è il sogno scientista che domina la sua visione. Eppure il non detto, la possibilità del verificarsi di mutazioni irre- .versibili, l'innesto di geni di una razza aliena su una base umana, funge da tema tabù tanto del libro quanto della società proteofila descritta. Irreversibilità vuol dire mutarsi, per errore, in forme da cui non è più possibile ritirarsi. Precipitare in un permanente stato canceroso che porta, come la lebbra (la lebbra! Pensate a come ha dominato l'immaginario occidentale per secoli pur essendo meno virulenta e diffusa della peste o del vaiolo!) a rifluire nelle fogne e ai margini di questa società di semidei e a nutrirsi come predatori. La reversibilità è, anche se mai esplicitamente affermato, il principale test d'umanità che il soggetto biologico mutante deve superare. Sheffield, da buon scienziato alla Clarke, sorvola su questo per decantarci la possibile immortalità; le paure, come al solito, sono relegate nel retrobottega, nei bassifondi: esattamente come per il grande vecchio della letteratura popolare Eugene Sue. L'orrore di questa «nuova carne» può diventare però fascinazione. E il caso di Bloodchild, racconto di Octavia Butler, premiato in America con l'Hugo e il Nebula Awards, e presentato da noi in un'antologia di racconti che raccoglie il meglio della produzione dell'ottantacinque. Qui, è vero, il corpo non sembra subire alcuna modifica apparente. Un gruppo di umani convive alla meglio con alieni dall'aspetto repellente e insettiforme. Ma ecco venire alla luce l'anomalia, che è tutta nella simbiosi particolare che si è venuta a creare. Il corpo umano è usato dagli insetti come prima incubatrice per le loro larve. Queste, una volta sviluppate, diventate abbastanza grandi da essere autosufficienti, vengono estratte dall'essere umano, con un roz_zointervento chirurgico. I «piccoli»cresceranno meglio e il corpo dell'uomo sarà pronto per una nuova nidiata. I maschi umani sembrano apprezzare questa sanguinolenta parodia della fecondazione e del parto, entrando quasi in competizione con le femmine della loro stessa specie (in un'invidia dell'utero che sviluppa e completa il discorso già iniziato da Riddley Scott con il suo film Alien, Usa, 1979), per poter essere fecondati con un rituale di inseminazione, sensuale come un normale coito. Transmutazione mentale nell'alieno/madre è il risultato di questa mimesi, ancor prima introspettiva che biologica. 11 desiderio di trascendere il corpo sembra portare, dicòno questi esempi, in un inferno di parodie grottesche e oscene il cui Caronte potrebbe essere degnamente rappresentato nell'universo del moderno immaginario da quel Fred Krueger, l'uomo dagli artigli metallici che popola gli incubi del più recente film di Wes Craven, Nightmare dal profondo della notte (Nightmare on Elm street, Usa,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==