Alfabeta - anno VIII - n. 85 - giugno 1986

Shalom per comprendere l'ebraismo collana diretta da Paolo De Benedetti imminente: Michel Remaud Cristiani di fronte a Israele Presentazione di F. Lovsky pp. 208, L. 16.000 nella stessa collana: Schalom Ben-Chorin Fratello Gesù Un punto di vista ebraico sul Nazareno 28 edit., pp. 332, L. 18.000 Elie Wiesel Un ebreo oggi Racconti, saggi, dialoghi pp. 228, L. 18.000 ccl nostri maestri insegnavano ... » Storie rabbiniche scelte da Jakob J. P.etuchowski pp. 240, L. 10.000 Come i nostri maestri spiegano la Scrittura Esempi di esegesi biblica ebraica scelti, tradotti e commentati da Jakob. J. Petuchowki pp. 152, L. 9.000 Morcelliana Walter Schulz Le nuove vie della filosofia contemporanea 1: scientificità Introduzione di Gianni Vattimo Un confronto con i protagonisti. Una «piccola grande opera•. «Minima, Pagine 384, lire 25.000 François Boespflug Dio nell'arte Le «immagini di Dio• nell'Occidente cristiano. «Daban Pagine 360, lire 40.000 AA. VV. Forme della scissione Per un'interpretazione atòva dell'uomo contemporaneo. «FuoriCollana, Pagine 200, lire 20.000 Giorgio Benone Percorsi andini Guida romanzesca e romanzo-mappa per viaggi e itinerari peruviani. «N11m11wa, Pagine 136, lire 13.000 DistribuzioneP.D.E.. DIF. ED. (Roma),Magnanclli(TO) Cfr. Schede Il «Cfr. » ( confronta) è la sigla dei rimandi nella ricerca teorica, critica e saggistica. In questo giornale la sezione indicata «Cfr. » è la sola serie di recensioni in senso proprio, e raccogliedunque le scelte di lettura dei direttori e collaboratori frequenti del giornale. Noi non ci fidiamo più della sistematica delle varie discipline, e usiamo qui, riproponendo più fitto e continuo il nostro «Cfr. » bibliograFco, vari modi di approccio (recensioni e notizie, soggetti, veline delle riviste, stato del/'arte, pagine degli editori, ecc.). Poesieper resistere Mario Spinella A decine i libri di versi si accumulano negli scaffali; mi sforzo di leggerli tutti, nella convinzione che da ognuno possa trarsi, se non altro, una particella dello «spirito del tempo». Ma accade anche, di tanto in tanto, che da un nome ignoto sul frontespizio giunga la sorpresa di un indiscusso livello di elaborazione poetica. E questo il caso di Compagni di specie, di Adele Mazzoleni, un diario poetico di due anni del quale colpiscono anzitutto la compattezza formale, la costanza dell'itinerario di ricerca, la sapienza nel dare al verso libero ritmi e tonalità persuasivi. Il mondo di questa poetessa - a quanto risulta esordiente-è segnato da un'assoluta contemporaneità che si rivela nella obliterazione di ogni possibile riferimento che non sia immediatamente oggettuale, seriale: una serialità che la scrittura pone in evidenza nell'uso domi-. nante degli infiniti, nel ripetersi dei congiuntivi, negli elenchi inconsueti: «e una donna / è un uomo meno solo/ e la voglia/ una copertina di Scheiwiller / onde sali tabacchi/ vini seni jeans/ o/ poeti con le loro rivendite/ giocattoli e I definizioni/ obiezioni». È un brano del testo datato (e intitolato) «1 novembre 1983»:agglomerato, appunto, di oggetti, definizioni, categorie del discorso, così come si presentano a chi intuisce, e vive dolorosamente, la discontinuità non solo del soggetto, ma anche di ciò che di fronte al soggetto volta a volta si manifesta. Non certo come «epifania»; semmai, al contrario, come accozzaglia, caos, insensatezza. Non siamo, come pure potrebbe apparire, in presenza della tradizionale immagine di un naufragio, con i suoi relitti, i suoi occasionali detriti. Qui non esistono battelli, navi, arche; semmai si sopravvive aggrappati a una tavola, a una radice che sporge sull'acqua, a uno scoglio: «resistere» è un verbo che ricorre più volte. E la poesia stessa è una delle forme di questo esistere/resistere. Adele Mazzoleni Compagnidi specie Gavirate (Varese), edizioni Nicolini, 1985 pp. 116, s.i.p. -Mercantied eroi CaJ,loFormenti Mercanti ed eroi sono i poli metaforici (l'immagine è tratta da Sombart) del processo di intensificazione della socialità moderna. Il sapere dell'eroe sulla propria e sulla altrui funzione nell'ambito comunitario è sapere di guerra, sapere dello stadio primitivo; esso viene irreversibilmente sostituito dal nonsapere del mercante, dal mondo pacifico delle indifferenti relazioni sociali fra estranei: il rimedio allo scatenarsi delle passioni è l'estendersi di una socialità indifferente che impone l'autocontrollo in presenza di altri. La riflessione di Accarino su questa tematica prende avvio da A. Smith ma si sviluppa poi quasi esclusivamente in ambito tedesco, attraverso Weber, Schmitt, Plessner, Tonnies, e altri, sino a Luhmann. Il motivo che ha spinto l'autore a dislocare storicamente e geograficamente il dibattito sul contrattualismo dalle sue origini anglosassoni è l'effetto di profondità che esso viene ad acquisire in una prospettiva filosofico-antropologica che interpreta la tensione fra comunità e società in funzione della problematica della secolarizzazione. Il tema di avvio (già delineato in Adam Smith) è la relazione fra confessione auricolare, erosione del potere carismatico e istituzionalizzazione del dispensamento della grazia. La procedura della confessione, attraverso il suo duplice effetto di massificazione e di privatizzazione del rapporto reliGiugno 1986 Numero 36 Anno 4 Lire 5.000 duale del moderno processo di secolarizzazione: al principio «mistico-contemplativo», incarnato nella razionalità sociale della burocrazia, si oppone il principio «ascetico-attivo», realizzato da una individualità imprenditoriale capitalista che rivela la propria affinità elettiva con la struttura delle sette protestanti e i fondamenti della democrazia politica. Infine, attraverso l'antropologia filosofica dei Plessner e dei Gehlen, che delinea l'immagine di un «uomo senza qualità», costretto a far fronte alla propria indeterminazione ambientale-istintuale attraverso l'autodisciplina, l'educazione e la regolazione sociali, ad eri- . gere le difese del «tatto» contro i rischi delle primitive tendenze comunitarie, si approda alla sofisticata elaborazione teorica di Niklas Luhmann. Qui il tema della scarsità si intreccia a un radicale pessimismo antropologico: la socialità chiama in causa l'altro non per accrescere la conoscenza, ma per meglio evitarla (perché ogni autoconoscenza è conoscenza di un sé cattivo); l'uomo moderno è deficitario perché è troppo ricco, «bisognoso d'appoggio e di riscontro, della rispondenza di altri alle aspettative proprie ... ». L'ascetismo istituzionale dei moderni apparati sociali viene dunque incontro a questa crescente esigenza di risparmio, di alleggeScienza Esperienza Speciale Mese I d.C. Presentee futurodel nucleare ~ier: i senti.eriperversidella riformasanitaria Ma la materia ha una storia Contraccezione:Bilancioall'esteroe in Italia .., Dal I di ogni mese in tutte le edicole e nelle migliori librerie EditoreMediaPressesrl - ViaNinoBixio, 30 - 20129Milano gioso, converte il carisma in competenza d'ufficio; nell'infiacchimento della responsabilità individuale e del senso del dovere che essa configura è già adombrato il principio della moderna razionalità burocratica: risolvere il problema della scarsità risparmiando tempo e fatica, alleggerire la vita nel comfort, incanalandola in tragitti abitudinari. Weber «corregge» questa tendenza mettendo in luce la natura rimento, di esonero; la scarsità, la rinuncia alla pienezza e all'integrità della personalità, «non è accidentalità cupa e incontrollabile ma veicolo di contingenza, strumento di pace sociale». Bruno Accarino Mercantied eroi La crisi del contrattualismo tra Webere Lubmann Napoli, Liguori, 1986 pp. 165, lire 12.500 Poesia liguredel 900 Roberto Rizzini Se il critico, per usare un'espressione di Cesare Cases, è un «testimone secondario», il testimone primario non è l'autore, è la parola. Non potremo certo trascurare di considerare la storia e la geografia di un autore, elementi importanti per uno sguardo d'insieme, ma pur sempre dati che rimangono lo sfondo del quadro: il primo piano è l'opera, e la persona sola che la produce. Da noi è stato un famoso, e male interpretato, saggio di Anceschi ad indurre alcuni in errore, e male interpretato, saggio di Anceschi ad indurre alcuni in errore, a determinare sbrigative classificazioni per linee regionali: e se questo metodo di indagine può servire a definire comuni linee di tendenza, stati d'animo diffusi, può divenire approssimativo per un'analisi individuale. Ciò che serve è il juste milieu: il dato generale che illumini il particolare senza esorbitare, senza cancellare la figura. Il volume di saggi di Francesco De Nicola, L'ulivo e la parola, affronta il tema della poesia ligure del '900 evitando l'equivoco della «linea ligure» per cogliere invece, nel suo. complesso, un fervore letterario di non comuni proporzioni che fu· di stimolo e dentro cui si mossero numerosi autori, principalmente poeti. Una sorta di storia regionale che alimenta, determina o illumina una serie di storie individuali. Il libro è diviso in sei capitoli: i primi cinque dedicati a singoli autori, il sesto a un'analisi complessivadella produzione letteraria ligure del secolo. Si inizia, inevitabilmente, con Montale: il suo riserbo, le scarne amicizie, i feroci giudizi, la sua insofferenza per un mondo che gli va stretto e che ben presto lo soffoca; per passare a Grande, figura controversa e diseguale di letterato e organizzatore di cultura, ai suoi rapporti col fascismo che gli aliena-. no presto le giovanili amicizie; si traccia una biografia, umana e letteraria, di Descalzo, il solo prosatore analizzato; si affronta quindi la figura di Firpo, poeta dialettale, attraverso l'indagine delle pagine del suo Diario, che ne evidenziano la fermezza politica e la generosità umana; per giungere all'appartato, solitario Sbarbaro, il più legato, fedele alla sua terra. Attraverso uno studio lucido, un lavoro puntuale, il reperimento anche di materiale inedito, vengono posti in rilievo i rapporti, i contatti, gli incontri o gli scontri dei personaggi affrontati. Si assiste al pro- .gressivo delinearsi dei percorsi individuali, a scelte poetiche e di vi_. ta. I diversi percorsi definiscono le varie carature degli autori analizzati e ribadiscono, ove ve ne fosse bisogno, la inevitabile singolarità degli esiti. Una geografia paesistica e culturale comune è matrice di storie diverse. Sorprende, nell'ultimo saggio del volume, veloce panoramica complessiva, il numero notevole di poeti e letterati liguri del nostro secolo (in loco o emigranti); e il rilevante numero di riviste culturali che essi fecero nascere. Tralasciando Montale, che fa storia a sé, e Sbarbaro, cui la critica più attenta sta ora rendendo giustizia, ci si presenta un folto gruppo di poeti, .di diverse tendenze, non sempre trascurabili: i Novaro (Mario e Angiolo Silvio, a proposito del quale non è possibile qui riportare un sintetico, colorito, definitivo giudizio di Montale), Pastonchi, Ceccardi e poi Laurano, Capasso, Vivaldi, Cassinelli, Faggi, Garelli e numerosi altri. Un insieme di dati che ci fornisce indicazioni su un cli- ~ ma culturale attivo, mobile. Ma ~ che nega anche una qualsivoglia li-. g ~

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