PAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIP Unpostonellalelleratura ClementeRèbora Gianni Mussini L, anno passato, il centenario della nascita di Clemente Rèbora è scivolato via quasi clandestino agli occhi non solo del grande pubblico ma anche di buona parte delle élites culturali. Qualche conferenza, alcuni articoli commemorativi, magari un paio di saggi ragguardevoli, il solito premio di poesia con le solite-sezioni dell'edito e dell'inedito. E'poi poco altro, tra cui spicea- è vero,_ la • nuova edizione del Cappotto di Gogol' che ripropone, per le cure di Paolo Giovannetti e i tipi dell'Imagommage, la memorabile versione reboriana del 1922 (ma perché escludere le preziose Annotazioni del traduttore?). Tutto qui. Eppure doveva essere festa grànde per un poeta vero, un poeta che un lettore innamorato, ma intelligente, come Giovanni Raboni ha·pur incluso nel novero dei quattro o cinque destinati a rimanere tra i grandi di questo secolo. Un poeta che, forse non pienamente valutato dal Mengaldo nella sua Antologia mondadoriana (dove lo si confina nell'ambito del «clima vociano», sia pure in posizione di assoluta preminenza), è ben considerato dal Contini «una delle personalità importanti dell'espressionismo europeo». Ma Rèbora ha in fondo quello che si merita, raccoglie ora ciò che ha pazientemente seminato per tutta la sua vita. Sin dall'inizio è stato un outsider, ma nel senso di «fuori dal gioco», meglio ancora «fuori concorso», come lui stesso si definiva. Incapace di inserirsi nel . mondo accademico, incapace persino di vincere una cattedra nelle scuole superiori, e solo fornito di un'anima disposta a «dar calorie, e basta» (ci attesta l'Epistolario) oltre che - beninteso - di un linguaggio poetico singolare, ma anche questo sempre un po' contro tendenza: «vecchio-nuovo», così come i suoi versi sono magari «orribili come poesia» e utili semmai a descrivere (peraltro in modo potentemente innovatore) la crisi dell'uo~ mo solo dinanzi a un mondo che non capisce, la crisi dell'ideale dinanzi a una realtà che lo stravolge,· • anche la crisi di Dio dinanzi a una storia che lo emargina in uno spazio remoto e indifferente. Ecco il punto, allora: in Rèbora il signifi- , cante non è mai del tutto autonomo ma è innescato sempre da un fastidio o da una gioia, o comun- , que da un'assoluta sincerità (spirituale, morale, filosofica), che urge e - per così dire - si fa testo. A salvare Rèbora dal pericolo del romanticismo spicciolodi molti poeti adolescenziali (magari anche dopo l'età canonica!), interviene però un'attitudine maschia dinanzi ai principi supremi della vita: Buddha, Cristo, Dante, Bruno, Vico, Alfieri e Leopardi non per nulla sono le sue auctoritates; ma interviene-anche - e soprattutto - il suo stile straordinario, «petroso» nelle intenzioni (moltissimi i debiti con il Dante più «comico») e in realtà compromesso sino all'inverosimile con tutto quanto serva pragmaticamente all'espressione: ecco allora i referti della più trita tradizione ottocentesca rianimarsi al contatto con azzardati neologismi, ecco lombardismi della più bell'acqua (sloia) magari in rima con arcaismi seducenti (come croia), ecco lo stravolgimento «dall'interno» delle clausole metriche più tradizionali. Ed ecco infine l'uso spregiudicato delle fonti, anche di quelle più insospettabili: Parini, D'Annunzio, Pascolr,~Eeopardi, i vociani. .. Tutto concorre·a creare il formidabile impasto dell'espressionismo reboriano. Ma attériziòne: l'innesto di un si~ mile stile su uria materia tanto gravida:di idee e passioni non è mai del tutto pacifico, non può esserlo:· talora è l'oggetto poetico, il «contenuto», a rivendicare il primato sulla forma che lo esprime; talora succede il contrario. Di qui il carattere fortemente cliiaroscurale della liri- ·careboriana, le sue tonalità bruni-' té percosse da bagliori improvvisi (è l'amatissimo Wagner una delle più spontanee coordinate analogiche del Nostro). Non stupisce allora che, sin dall'edizione vociana dei Frammenti lirici (1913), la critica abbia spesso insistito soltanto su uno dei due piani che costituiscono la poesia di Clemente Rèbora. Certo, se guardiamo alla materia di per sé, Rèbora può essere giudicato un «fiacco poeta idealista» (così il Cecchi); se guardiamo al puro nitore espressivo e «letterario», Rèbora può ben essere tagliato fuori da un'esperienza importante come quella della «Voce bianca» di De Robertis e tranquillamente snobbato dai rondisti. ni). doverosa) e a questo scopo siè alleIntanto però Rèbora ha dato alle stito un'adeguata forma poetica: stampe la sua seconda raccolta (i non è questo il segreto di ogni granCanti anonimi, 1922), si è conver- de scrittore? tito al cattolicesimo (1929), è en- Il cenno fatto alle edizioni scheitrato nell'ordine dei Rosminiani e willeriane può introdurre una terza ha chiuso con la poesia (la non irre- possibile spiegazione della penomprensibile edizione Vallecchi, bra in cui rimane l'opera di Rèbo1947, di gran parte delle liriche re- ra. Edizioni eccellenti, dall'eleganboriane è unicamente dovuta a ub- za raffinata, come tutto quanto bidienza ai superiori). Solo negli venga garantito dall'«Insegna del anni estremi della sua vita ci sarà Pesce d'Oro». Ma di tiratura limiun·ultimo, a tratti grande, sussulto tata e non sostenute dall'apparato poetico, raccolto poi da Vanni • commerciale e pubblicitario che Scheiwiller nei Canti dell'infermità • solo una grande (e grossa) casa edi- (1957: sarà anche l'anno della mor- trice può assicurare. Si sa quanto te del poeta). tutto ciò influisca sulla fortuna di Q u_esteultime indicazioni biografiche possono dar conto di un secondo sostanziale motivo della «sfortuna» critica di Clemente Rèbora. La conversio~ ne, la relativa produzione poetica unicamente religiosa, sono parse troppo ghiotte occasioni agli opposti clericalismi per esercitare i rispettivi ardori padagogici (certo degni di miglior causa e peggior poeta). Si sono così perse favorevoli opportunità per valutare appieno la lirica reboriana, come le due edizioni, pure dovute a Vanni Scheiwiller, di tutte le Poesie (nel 1961e poi nel 1982). Soprattutto si è mancato di approfondire la ricerca - necessariamente «filologica» nel senso lato del termine - di quella unità dinamica tra stile e «messaggio» che già aveva intuito il Contini nel 1937.Il risultato è stato un poeta. Questa lacuna sarà però ben presto colmata-,essendo imminente una co-edizione ScheiwillerGarzanti delle Poesie di Clemente Rèbora. L'occasione ~ propizia perché .si allarghi la schiera degli happy few reboriani, categoria questa del tutto singol;ue ed eterogenea di «tifosi»,oltre che ampiiratori, del poeta (uno dei primi fu Pasolini; ma vale la pena di citare in questo stuolo numerato almeno le devotissime Margherita Marchione e Renata Lollo). Semmai verrà rivalutato dalla criti- quello di aver chiuso in sagrestia o Rèbora ha dunque avuto ciò che si è meritato, lo abbiamo detto. Come altri grandi, non ha mai voluto fare della «letteratura» e non ha mai concepito la poesia come farmaco o come consolazione. Il suo destino è quello delle vette più eccelse: da vicino si fatica spesso a vederle per il fastidioso ingombro di giogaiee alture mediane; solo da lontano, in altra prospettiva, possono trionfare anche agli occhi del mondo. ca in senso ampio «ermetica», certo più consentanea al suo «clima» stilistico, e forse anche morale (Betocchi, Bo, ma soprattutto Contimagari in angusti schemi ideologici l'esperienza letteraria e spirituale di un uomo che ha sempre ambito a ricercare la Verità (la maiuscola è PAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIPAGINEDIP Inediti: Lettere di Cangiullo a Balla, ricette di Casa Depero, lettera di Saint-Saens a Marinètti, lettera di Kulbin a Marinetti. 168 pagine a colori, formato cm. 24 x 34, Lire 18.000 In edicola e in libreria Edizioni Intrapresa Via Caposile, 2 20137 Milano Telefono (02) 5451254 alfabeta Volume speciale bilingue (francese/italiano) a cura di: Serge Fauchereau, Antonio Porta, Claudia Salaris Temi: Letteratura, la questione politica, pittura e scultura, architettura, musica, teatro, danza, .fotografia, pubblicità, moda, cucina, futurismi stranieri, attualità
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