MiesvanderRohe: il centenario L udw~ Mies, figlio di Michael guaggio che fa dell'essenzialità e Amalie Robe, nasce ad Aa- • proprio fine e merito; la poesia chenil 27marzo 1886.Dopo il • miesiana raggiunge così vette el_~- trasferimento a Berlino e il com- vatissime. Conscio del significato e. pletamento dei primi lavori, Lu- dei limiti del proprio mestiere- «ad dwig decide di nobilitare il nome ogni come deve corrispondere un paterno ( fnies, in tedesco, significa cosa», egli ripete - Mies rappresen- «brutto», «scadente») interponen- ta in raggelate scomposizioni, schido la giunzione «van der» prima ve di fronte agli allettamenti dell'adel cognome materno. Come Lu- straziane, quelli che, facendo tesodwigMies van der Robe, il giovane ro degli insegnamenti di Max Schedi Aquisgrana diventerà famoso ler, egli chiama i «dati di fatto» del quale uno fra i più grandi architetti proprio tempo. Per Mies, difatti; del '900. progettare equivale ad una dimenLa carriera di Mies è esemplare. sione del mostrare. La sua architetEgli inizia a lavorare a Berlino per tura rileva la natura esatta delle colo studio di Behrens nel 1908.• se con le quali entra in contatto: i Behrens è all'apice della carriera. materiali costruttivi valorizzati dalLegato all'ambiente dei Rathenau, la massima purezza ornamentale, è l'architetto dell' Aeg e il principa- la tecnica e l'organizzazione prole esponente della cultura proget- duttiva moderne, la realtà dell'amtuale tedesca. Nello studio di Beh- biente ùrbano ove, come schegge rens, Mies ha modo di conoscere di un·ordine superiore, si conficcapersone di talento, stabilisce una no i prismi rigorosi di Mies che non solida amicizia conWalter Gropius · concedono spazio a infingimenti o e compie esperienze importanti. utopiche attese. Tra il '10 e il '12, egli sovraintende II mondo sul quale Mies rivolge alla costruzione dell'Ambasciata uno sguardo tranquillo e penetrantedesca a Pietroburgo e si occupa del progetto per la casa Kroller-Miiller a Wasseenaar, prima di lasciare lo studio nel '12. Le prime opere di Mies vengono però realizzate antecedentemente a questa data. Costruendo alcune ville a Berlino, egli intesse i primi autonomi rapporti culturali e sociali, di ragguardevole importanza per la sua carriera. Ma sono le opere dell'immediato dopoguerra quelle che fanno di Mies un protagonista indiscusso della scena. architettonica. Tra il '19 e il '22 egli concepisce i progetti di straordinaria novità per due grattacieli in vetro e per un edificio terziario in cemento armato. Aperte al confronto con le esperienze compiute dai coevi movimenti d'avanguardia, queste prove si segnalano per la loro concisione e scarnificazione linguistica, annunciando Francesco Dal Co tiaus ('33); Mies emigra negli Stati Ù;lliti nel '38. Il suo destino si intreccia, così, ancora una volta, a quello dell'amico conosciuto nello studio di Behrens. Ma le vicende di Gropius e Mié.ssono ormai inconciliabili sul piano architettonico. II gr_andeprogettista che con la Fagus Werke dell'll realizza un capolavoro anticipatore dell'architettura moderna, l'uomo che aveva saputo riunire nel Bauhaus Klee e Kandinskij, Itten, Schlemmer, Moholy-Nagy, una volta attraversato l'Atlantico, si avvia ad un lungo, glorioso, ineluttabile declino. Mies, scegliendo di operare a Chicago, nella città dei grandi costruttori americani, inizia invece, a 52 anni, una nuova, prolifica fase della propria carriera. Nel corso dei successivi.trentun anni egli concepisce alcuni capolavori. Progetti quali·quello per Resor House, per la casa «50x 50 piedi», la costruzione di casa Farnsworth, del Campus dell'I.i. t. a Chicago, le due stupende torri di Lake zioni rigorose, ove ogni cosa si mostra limpidamente, sono manifestazioni di un profondo sentimento per la tradizione, per i fondamentali valori che Mies annette ali'«arte di costruire». Tradizione non è per Mies, come dimostrano i suoi attestati di ammirazione per Schinkel e Behrens, un «processo», un sistema di valori e procedure collegati. Tradizione, piuttosto, è senso del tempo; è la lontananza che separa dal trascorso e, contemporaneamente, l'immanenza del trascorso rispetto al presente. Tradizione è un paradossale permanere, di cui Baukunst è custode. Tenendo conto di similiparadossi, si possono comprendere i così spesso ripetuti e fraintesi aforismi miesiani. Quanto Mies mutua da Aby Warburg, affermando che il buon Dio dell'architettura inizia colà. dove due mattoni vengono messi insieme con cura - tutto ciò non fa che riproporre il paradosso di cui si alimenta tutta l'opera miesiana: non vi sono altre risposte ali tratti caratteristici della ricerca miesiana. Quest'ultimi vengono ribaditi, nella temperie elementarista, con i progetti immediatamente successivi per due case, l'una in • mattoni e l'altra· in cemento armato, tramite i quali Mies istituisce un originale confonto tra il proprio lavoro e le esperienze neoplastiche. Le realizzazioni dei primi anni '20meritano a Mies riconoscimenti Galleggiamento dell'Arca di Noè, incisione. In Athanasius Kircher, Arca Noe ... in tres libros digesta, Amsterdam 1675 importanti, tanto che, tra il '25 e il '27, égli sovrintende, quale vice-direttore del Werkbund, alla costruzione del quartiere Weìssenhof a Stoccarda, ove i principali· esponenti dell'architettura europea, da Le Corbusier a Gropius, da Oud a Stam, da Behrens a Scharoun, vengono chiamati ad operare. Uomo schivoe solitario,privodi evidenti inclinazioni politiche, Mies co-· struisce nel '26 il famoso· monumento a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (der toten Helden der Revolution) a Berlino. È, questo, un passaggio fondamentale nella sua opera, come attestano, fra l'altro, due capolavori immediatamente successivi, il Padiglione tedesco all'esposizione di Barcellona del '2_9e la casa Tugendhat a Brno (1928-'30). L'ascetismo di Mies si rivela nella radicale scomposizione geometrica di questi due organismi. Matematici giochi di smontaggio, in essi cignicomponente costruttiva è autonoma e connotata da un lin- •te è dominato dai processi di una generale «oggettivazione», come sostiene Simmel. A questo caotico,, stato di generale astrazione, Mies contrappone istanze d'ordiQe e fedeltà al' Baukunst, all'«arte di costruire». Baukunst e Architecture sono, per Mies, parole reciprocamente intraducibili. Architettura è sinonimo di banalizzazione del progetto al servizio di necessità e bisogni; è espressione di un dilagante, meccanico naturalismo. • Baukunst, invece, è «arte spirituale», ragionato rapporto con la tradizione, presa di distanza dalle apparenze del tempo storico. In tal senso Mies si esprime esplicitamente negli scarsi interventi di natura teorica - ispirati, tra l'altro, dal teologo R. Guardini e dallo studio della filosofia medievale - che affiancano la sua lenta e distaccata attività progettuale. D opo aver assistito in qualità di ultimo direttore della scuola alla chiusura del BauShore Drive di-fronte al lago Michigan, il Seagram Building a New York, il Federai Center a Chicago, sono alcuni episodi che emergono . da decenni di intenso lavoro. Non è difficile, però, cogliere come realizzazioni quali la •Farnworth (·1946.-'51e) il Seagram (1954.,'58), rappresentative dei caratteri non solo artistici della nostra epoca, . -siano coerenti sviluppi delle premesse chiaritesi· durante il s<periodo tedesco». Con tali opere e, sue- .cessivamente, con la Galleria Nazionale di Berlino (1962-'67), Mies conclude la propria disincantata meditazione sulla natura della civilizzazione contemporanea e sul senso dei linguaggiche questo tempo debbono rappresentare. Le forme di Mies si avvalgono di attributi, dettagli, soluzioni, parole, di tale elegante asciuttezza, perfezione e concretezza che risulta impossibile immaginare di poter aggiungere o sottrarre alcunché a spartiti assurti all'essenzialità della poesia. Eppure, queste composila domanda: «Che cos'è l'architettura?», al di fuori del ripetersi della domanda stessa. Baukunst è però anche mostrare la «verità dei fatti» che determinano il divenire del tempo storico. Contemporaneamente, progettare è per Mies assiduo prendersi cura delle co~e, rifiuto opposto alla fascinazione del nuovo, continuo ri- . badire: «Non desidero essere inte- ·ressante; voglio essere buono». Nell'estate del '69, poche setti~ mane dopo la scomparsa di Gropius, Mies muore a Chicago, lasciando dietro di sé l'opera che con maggior coerenza e ostinazione ha saputo porre l'architettura moderna di fronte al proprio destino e alle proprie responsabilità storiche. A questo protagonista di una generazione che ha dovuto, con Nietzsche, «sacrificare Dio pedi nulla», il Museum of Modem Art di New York dedica, in occasione del centenario della na- . . scita, una vasta mostra antologie~. Si tratta di un atto dov.l!to,ma non meritorio. II glorioso Moma, infatti, possiede l'Archivzo Mies van der Rohe, un fondo prezioso e ricco di circa 20.000 titoli d'inventario, al quale lo stesso architetto ha voluto demandare la custodia delle testimonianze della sua opera. Questo Archivio era nella condizione più privilegiata per dedicare una mostra memorabile ad un simile gigante del nostro tempo. Invece, a dispetto di ogni attesa, la mostra recentemente inaugurata risulta tanto dilatata quanto lacunosa, enfatica quanto sciatta. L'assenza di un'ipotesi critica decente è evidenziata dalla scelta dei materiali esposti e dai tagli storiografici operati con tale leggerezza che, ad esempio, la produzione miesiana antecedente casa Kroller viene ignorata. Ma, d'altro canto, per c~i abbia già avuto occasione di visitare la sezione permanente dedicata all'architettura dal Moma non potrà sorprendersi di fronte agli esiti di questa mostra. • In quella sezione si respira un'aria di raccogliticcio, ed è palese il cattivo gusto che deve aver suggerito l'opportunità di esporre, nell'apposita sala del museo, un modello di un capolavoro di Wright quale la «casa sulla cascata», di tale fattura che al massimo potrebbe figurare in un plastico ferroviario per bambini, o che ha consigliato di esporre uno tra i più straordinari disegni di Le Corbusier su una parete protetta dalla scritta «Exit» - dopo una simile esperienza, che attendersi per il centenario della nascita di Mies? E infatti, puntualmente, nella grande mostra si tro- •verà esposto un modello che reinterpreta il Padiglione di Barcellona in un'insopportabile chiave Kitsch, oppure si potranno osservare i documenti relativi all'ultima attività miesiana semplicemente affastellati sulle pareti, ignorando la ,drammatica, conclusiva scelta compiuta con tali opere dal maestro di Aachen tra «riproducibilità» e <<ripetizione». Che dire poi del modo di esporre piccoli, squisiti disegni a non più di 20 cm. dal suolo? Che pensare, infine, del fatto che in una simile occasione non si è provveduto alla pubblicazione di un catalogo, se non altro per documentare appropriatamente alcuni dei magnifici materiali autografi esposti? Vie1.1 da pensare che i curatori abbiano voluto tentare una dimostrazione per assurdo. L'opera di Mies, infatti, è talmente solida e grande che quanto la testimonia emerge anche dal grigio~edeUamostra del Moma. Nonostante tutto, infatti, i disegni, gli studi, le grandi tavole, i modelli originali parlano da soli, e, data la ricchezza dell'Archivio dal quale provengono, la mostra risulta la più vasta tra quelle sin ora rea- 'O lizzate.Ma si tratta di una magra ~ .s consolazione. ~ Silenzioso, ostinato, distaccato ~ ma non indifferente, Mies ha attra- ~ versato, mostrandolo, il suo tem- '""'" po. Quanto egli ha affidato al Mo- -9 gg ma sembra guardare con tagliente ~ ironia alla mostra che vorrebbe ri- • E costruire quell'irripetibile espe- ~ rienza. ..
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