ra più se rapportato a una rivista che sa di essere «sgradevole» e «impopolare». E poi, abbiamo fat- .to decine di presentazioni locali con risultati davvero interessanti; in un gran numero di città di provincia abbiamo constatato l'esistenza di una audience potenziale molto ampia. Tutta, evidentemente, ancora da verificare, sollecitare, alimentare. Questa mi sembra, già, una ragione sufficiente per continuare il lavoro. Colloquio con Rossana Rossanda Sarra. Nell'ultimo numero di Antigone, in risposta a Massimo Cacciari, tu dici («I sintomi e la malattia» j: « ... gli anni '70 nel loro complesso sono gli anni di una mutazione fragile e profonda ... bloccata nel suo nascere e quindi ripiegata su di sé o convulsa e repressa», dramma «configurante un destino collettivo» da cui trarrebbe origine «la crisi della sinistra e la facilità del rinascere di forme ... vecchie dì valorl di conservazione». In sostanza si parla di crisi della cultura democratica: ·si tratta di un processo irreversibile?. andiamo verso·quali anni '80/90? 11 garante dell'attuazione .della legge per l'editoria, «organo monocratico e neutrale», è un alto magistrato integerrimo; nominato dai presidenti delle due Camere. Rileva obiettivamente dati. Presenta relazioni semestrali alle commissioni parlamentari competenti. Si ispira a criteri -soltanto giuridici e non politici. Promuove dinanzi al giudice le azioni di nullità degli atti che violano divieti previsti dalla legge: la «posizione dominante» di un'impresa che superi il famoso tetto del venti per cento di tiraturafra i quotidiani di tutt'Italia. Oppure, il cinquanta per cento sulla tiratura complessiva, in un'area interregionale. (Sono quat(ro: nor.d-ovest, nord-est, centro, sud). Come è risaputo, scoccano scintille e saette e folgori non appena taluno - ente, istituzione, unione, compagnia, associazione, congrega, sodalizio - sfiora il Corriere della sera. Tanto più, ogni lettore lo vede, quando l'apparentamento si effettua con La Stampa, e contrappone la Fiat allapresidenza del Consiglio, in ludi finanziari e azionari e legali che sfoggiano con ridondante virtuosismo percentuali, tabelle, articoli del codice civile, argomentazioni e commenti di varia risma, davanti a un vasto pubblico che segue lo spettacolo. Uno spettacolo semi-pubblico e semi-privato, fatto di assetti azionari, patti di sindacato, diritti di veto, conflitti d'interessi, controlli di fatto se non di diritto, collegamenti che realizzano concentrazioni, strutture coordinate e subordinate, fusioni, amministratori delegati di aziende in concorrenza, certezze giuridiche tutt'altro che raggiunte, plafonds· oltre i quali può scat~are... fatti che comprovano ... Traspare, attraverso gli scritti e le comunicazioni del garante, professor Mario Sinopoli, il profilo sperimentale di un organo innovativo, lievemente anomalo. Ispirato da una normativa anti-trust piuttosto nordica; però condizionato da una tradizione interpretativa nostra più formalista della cultura giuridica anglosassone. Emerge, nelle relazioni, negli interventi alle Rossanda. La cultura democratica progressista arriva fino al '68; poi, verso il '68-70 sorgono nuove culture: c'è il problema della persona, della critica alla cultura del capitalismo. In parte V\VOnonei movimenti (per esempio il femminismo). Vanno in crisi perché la sinistra non le assume, restano o discorso o gruppi o piccoli partitini - o terrorismo quando va male, come degenerazione. Avanguardia operaia è un gruppo che impoverisce questa tematica. Viene consumata anche quest'altra cultura. Ora siamo agli anni '80, e già nel secondo quinquennio. C'è un ritorno ai valori civili collettivi, a prima del '60 (nel senso che c'è tutta la tematica di un decentramento dei poteri, di un riequilibrio delle risorse, di un crescere dei diritti del cittadino, di una partecipazione un po' simile all'autoprogrammazione locale, e di una marcia verso un'uguaglianza almeno formale dei diritti, e riequilibrio dei redditi-idee dei riformisti degli anni '60, oggi respinte dalla sfera politica). Siamo andati molto oltre, così siamo tornati ancora più indietro- questo per quanto -riguarda i fenomeni collettivi, ma si può tornare indieaudizioni, nei pro-memoria, il disegno di una indagine empirica - al di là degli intrichi societari - fondata su collegamenti di indizi, concordanze, connessioni. Insomma, il «paradigma indiziario» che ispira la narrativa di Umberto Eco e la saggistica di Carlo Ginzburg, suggerito a diversi autori contemporanei dalla filosofia di Charles S. Peirce e dal metodo di Sherlock Holmes. (Da una famosa bandina della collana «Il campo semiotico»: «Il celebre detective stava esponendo dei criteri di osservazione e scoperta che sono affini a quelli usati dal medico che diagnostica una malattia, dallo scienziato che interroga un fenomeno naturale, dal filologo che deve prendere una decisione su un testo lacunoso, dallo storico che deve ricostruire una situazione del passato sulla base di imprecise testimonianze»). Dunque, giacché «le norme vigenti non possono dare più di quello che offrono», nell'attesa di «una nuova legislazione più incisiva», si aprono interessanti prospettive sul notevole potere discrezionale del magistrato nella valutazione soggettiva delle circostanze indiziarie. Non solo interpretazione della legge, ma possibilità quasi di arbitrato non esclusivamente giuridico, a seconda delle interpretazioni diverse. Procedure congettura/i, probabili in tribunali diversi. Il paradigma indiziario si appunta soprattutto su eventi significativi, non isolati: le nomine di presidenti, direttori, amministratori delegati, fra Torino e Milano. E aggiunge il sottosegretario 1mato: anche gli annunci delle nomine Rizzo/i dati in priorità dalla casamadre Fiat. E sopraggiunge l'on. Bassanini: le comunicazioni· della proprietà ai dipendenti, le dichia- . razioni ufficiali sulla vendita dei pacchetti di maggioranza, le ricostruzioni di passaggi fatte dai giornali economici della' Confindustria. (Fattispecie ben più cariche di spessori, attualmente, che non quando gli habitués del Corriere della sera trovavano pressoché routine che un esimio collega passasse a dirigere il Resto del Carlino, o il Secolo XIX, o il Gazzettitro sul terreno dell'esperienza della persona). È che le scoperte degli anni '70 vengono vissute come una contraddizione molto spesso lacerante - con una usura della memoria: non si riesce a tenere insieme i «lembi della vita» e le generazioni più giovani' - che non hanno questioni di memoria interrotta - si muovono verso una complessità della persona che ereditano in positivo da questa storia. Non tutto è rampantismo. Passano delle cose, il collettivo vissuto... Le nuove generazioni, poi, sono sempre risentite. Sarra. Ho apprezzato, l'altra volta, l'umorismo di quella tuafrase: «Noi di Antigone passiamo per amici dei brigatisti». Penso che ci vuole un gran coraggio a correre anche questo rischio... Rossanda. Perché .si è perso il senso di cosa sia fare storia e fare giustizia. Il senso, della storia perché non si riesce e non si vuole considerare il fenomeno del terrorismo come un prodotto storico... Sarra. Vuoi dire che il terrorismo non è un inaspettato, malauno, e tornassepoi come direttore al Corriere). Gli scenari possono riuscire anche suggestivi, per una azione di nullità davanti al giudice competente. Una memoria preparata dal- /' avvocatura dello stato potrebbe far riemergere eventualmente concentrazioni ov' è questione di Montedison? E una causa popolagurato cancro? Rossanda. Certo, il terrorismo non è un cancro! non è uh mostro: è tuo figlio, tuo fratello. E dico inoltre che si è perso il senso della giustizia perché, ad esempio, si considera «un nemico» chi ha compiuto un reato: il giudizio invece dev'essere imparziale. È un fenomeno politico - non criminale - e va studiato come tale. I brigatisti hanno diritto alla difesa e a un giudizio equo: dire queste cose significa passare per fiancheggiatori. Preferiamo correre questo rischio che tacere. Sarra. La cooperativa del Manifesto ha pubblicato di recente il libro di favole che Giuliano Naria ha scritto in carcere; vorrei chiederti se hai visto l'ultima puntata di Mixer con l'intervista di Giovanni Mino/i a Naria e cosa ne pensi del modo di condurre quello che sembrava, più che un disteso colloquio, un astuto interrogatorio da commissariato di provincia. Rossanda. Ma, sai, è il modo col •quale la Tv crede che si debba fare un'intervista: non implica nessun sa trama si ricava dai testi sempre attentissimi del garante. Nel novembre scorso, definiva ancora la propria attività «una serena e obiettiva valutazione delle cose», benché «qualcuno, anche recentemente, abbia espressamente auspicato un'azione più "politica" da parte del garante». Ai primi di gennaio, appaiono Filippo Balbi, Testa anatomica, litografia 1864. re promossa da giuristi di sinistra potrebbe far rientrare involontariamente nelle combinazioni la finanza d'area cattolica che aveva fatto di tutto pr disimpegnarsene? Fra un'esternazione profusa di riguardi reciproci che avrebbe parecchio da insegnare a chi mette in scena Pirandello, anche una diver- «le inquietudini e i sospetti che questi mutamenti (nell'assetto proprietario del Corriere della sera) fanno sorgere nei più diversi settori, non esclusa la stessapresidenza del Consiglio dei ministri». Alla fine del mese, «un sofferto e minuzioso esame» è contiguo a una frase abbastanza commentata dialogo, né studio reale della persona. Si considera obiettività la superficialità, il non-dialogo. . Sarra. Ad esempio, quando gli viene chiesto come ha reagito alla rivolta di Trani (un reatoper cui è già stato assolto)... Rossanda. La sensazione è che, se invece di dire «ho avuto paura» avesse. detto, che so, «sono stato felice di vedere piGchiatele guardie», la domanda seguente sarebbe stata comunque la stessa. Lui, Minoli, era ben intenzionato, ma sotto sotto c'è sempre la paura di qualcosa che sfugga al copione. Sarra. Come prosegue il lavoro di Antigone? Rossanda. Bene. Nel prossimo numero interverremo sul problema. della criminalità organizzata, sarà dato ampio spazio al processo di Palermo - terreno che conosciamo meno dei grandi processi politi- , ci, •Poi-c'è una seconda questione, , le•autonomie del1amagistratura e 10 scontro fra poteri-dellostato. In- . fine,un'intervista a Nicolò Amato sul carcere. sui giornali, e successivamente riferita dal garante a motivazioni giornalistiche: «le impazienze e le intemperanze di qualche uomo politico, tanto gratuite quanto carenti di buon gusto». E accanto, una citazione di moralità non da La Rochefoucauld o da Cicerone ma da Kafka, che conferisce atmosfera kafkiana alle vicissitudini dell'organo monocratico. Nuove norme sull'editoria sono in discussione alla commissione Interni della Camera; e il disegno di legge governativo prevede la nullità degli atti e trasferimenti che portano uno stesso soggetto a una «posizione dominante» nel mercato editoriale, col termine massimo di un anno entro il quale devono essere eliminate le situazioni similari. E Stefano Rodotà propone modelli di autorità amministrative indipendenti. Anéhe un po' di filologia, volendo. In un passo del sottosegretario Amato, sottolineando una coincidenza di vedute fra governo e garante, si soggiunge: «Mentre si stava valutando la possibilità di allentare in qualche mo- , do i patti di sindacato... ». E allora quel si implicherebbe interferenze del/'Esecutivo nel settore del/'informazione? (ecc.). Organi collegiali, commissioni, dunque? Nell'orbita del Parlamento, più che del/'Esecutivo? Dopo le esperienze della Rai? Malgrado i risultati delle lottizzazioni? E quale magistrato ci sarà nel futuro degli organi monocratici? «Lottizzata potrebbe essere anche una sola persona», dice /'on. Aniasi. E un barlume di collegialità«di fatto» si potrebbe talvolta avvertire nelle sincronie e sinergie fra un arbitro di gioco e il capitano d'una delle squadre, o come ne~'esempio letterario illustre della Volpe e -il Gatto?... E quali indicazioni di procedure anti-trust si potranno ricavare, magari, per il settore televisivo, dove già un pluralismo di voci in ambito regionale si è risolto in oligopolio su scala nazionale? Relazione semestrale per gli onorevoli presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica .
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