Alfabeta - anno VIII - n. 84 - maggio 1986

atto di ipercoscienza. L'andare fino in fondo nella propria ipocoscienza- lo scrittore/la &,crittricelo sa anche senza confessarselo - conduce all'illu~inazione. La simulazione spinta al suo estremo porta al cosiddetto sapere ... Bisogna capire a questo punto che c'è un conduttore che esplicita tra i due poli. S. I «rapporti con l'inconscio» a. Il testo fabbrica a partire dall'inconscio ed è forse là, nella sua funzione «trasformatrice», molto più che come istanza rivelatrice dell'enigma, del segreto, del mistero, che differisce dalle altre forme d'espressione letteraria. Molto più di ciò che svela, il testo fa conoscere, devia e rinnova l'inconscio di chi vi partecipa. Ancora una volta si trova più dalla parte della sperimentazione che dell'espressione, della «modificazione» che della rappresentazione traduttrice del reale. b. La parcellizzazione costituisce la forma privilegiata della testualizzazione perché sporadica spontanea condensata. Essa è la necessità e ilpiacere di un testo che si riposa per poi meglioalzarsi, trasformarsi e ritrovare l'immagine del tutto. Che sia l'inconscio o la coscienza a predominare in questi diversi momenti, poco importa. Non sta là l'interesse per questo tipo di rapporto con il reale. Il soggetto, in ogni caso, si perde in questi buchi, questi passaggi, questi ritorni dove si scrive, si legge la trasformazione, dove il carattere di avvenimentodi un insieme testuale è più forte della linearità rassicurante che costituisce in sé la sola vera stagnazione temporale, l'andare in linea retta a colpire il muro di sicurezza della norma. Aforismi nella zetetica dell'85: scrivere su una pila Francesco Leonetti 1 La zetetica. è la disciplina della ricerca, quale essa e ogni volta si esercita, in una sua propr~a imprevedibilità. E risulta in qualche modo antitetica originariamente all'epistemologia, che è la disciplina della certezza nella conoscenza. Così avviene negli scettici antichi, che si definirono ricercatori, sia contro gli agnostici, che contro 'i dogmatici. Oggi, che è in questione la certezza epistemica, torna interessante la zetetica, a ripigliarla con funzione simile di relatività. Si sa_,inoltre, che modernamente la genesi dell'opera di espressione ha avuto un rilievo decisivo in una lettera di Freud negli anni Trenta, sul rapporto quantitativo fra materiale inconscio ed elaborazione preconscia, come nel motto di spirito. Qui si è ritenuto con rigore scoperto un nesso fra il motivo irrazionale, emozionale, profondo, e il motivo razionale, disci- • plinare, formalìzzato. In quanto il nesso fra i due motivi, con varie fasi, costituirebbe un prillaggio dell'opera fino alla sua conclusione cristallina. E si sa che in sede semiologica si è studiata con molte attenzioni la struttura generativa del testo. Ma mi pare che si possa aggiungere che il famoso paragrafo 46 dell'analitica del bello nella Critica del giudizio di Kant, dove si afferma che il genio o talento «dà la regola all'arte» e però «non può mostrare scientificamente come compie la sua produzione», ha un valore di principio della ricerca artistica. In quanto è riferito non all'opera compiuta come tale, ma piuttosto alla sua costituzione. 2. Detto c10 semplicemente, passo al mio caso di autore ricercante noto già nel Sessanta, implicato quindi nella militanza eccessiva per quindici anni, tornato alla scrittura, fra varie incomprensioni o disturbi. Ora, forse per eccessodi produzione, ho due o tre libri terminati e non ancora stampati, poesie, saggi, o romanzi rifatti ... Ebbene, è come se io li avessi sul tavolino: io dunque scrivo il mio nuovo romanzo su una pila di altri libri accumulati in fotocopie. È un disagio diffuso, oggi; ancora più presso i saggisti, i teorici e i critici. In grandi case ci sono stesure su tutto il pavimento di dattiloscritti di buoni autori e studiosi. Non è bello. Sarebbe almeno corretto l'inventario delle giacenze, per agevolare qualche consultazione necessaria. I problemi di conduzione editoriale a me non interessano qui. Osservo che il medium della stampa è divenuto tardivo, o tende a barare al gioco; certo c'è oggi una sproporzione - o proporzione nuova - fra il prodotto e il pubblicato. Si pone dunque a un autore il quesito: quando il mio prodotto avrà la luce? Supponiamo un autore sicuro, che ha già da un editore il numero -progre)sivo 18. Ma nel biennio che intercorre tra la fine ._,::·. .--.. ':;)t~~\~--- testuale e la luce della stampa, che cosa può succedere? Capisco ora la fortuna del romanzo storico in periodi così bui; è come un farmaco a scadenza molto inoltrata ... ç E definisco tutto ciò che ho descritto: spostamento dell'incidenza temporale dell'opera. Ora, chi ritiene con Adorno che è importantissima l'incidenza dell'opera nel contesto culturale contemporaneo, resta contraddetto e come , cancellato oggi. Secondo Adorno, a riassumere il suo punto, per esempio, con una formulazione di Fortini, «la specificazione formale costituisce e determina un antagonismo al suo contesto storico-sociale». In tal senso, lo spostamento che ho indicato non è casuale nè a mio avviso è innocente nella strategia della produzione commerciale: perché disinveste, col ritardo, la carica critica espressiva di un autore, che sappiamo essere, se egli è un ricercatore, particolarmente mobile e stringente. Dei problemi di rapporto fra testo e contesto è teorico oggi decisivo Lotman, che definisce come «riserva dinamica» l'attività inventiva che si presenta esterna al «sistema». Che fare? io per esempio ho scelto nel mio nuovo romanzo, e propongo qui, un paradosso: invece che la storia adottare l'antropologia. I tempi diventano lunghissimi. Se io scrivessioggi della libertà sessuale, quando uscirò ci possono essere, ben montate dall'informazione, nuove epidemie; e se scrivo della castità, o della filìa foucaultiana, e uscendo c'è il coito stradale indisturbato? Ecco perché è meglio scrivere delle relazioni dei granchi, che sono miliardari di anni e stanno ancora in un fango dolcissimo. 3. Un altro problema nello scrivere oggi, a mio giudizio, si può dire così: come essere tempestivi nell'ingerire l'informazione diffusa come un pulviscolo, che può servire al libro in corso? A me capita - come a molti, credo, - di fare prelievi accurati e di mangiare tutto il buono su un certo tema, per inglo- ;kt!_-~·: ---- .. - - ---- -- -- .. sofica e giuridica, a cui si collega una scrittura letteraria, per esempio la mia propria, è imprevidente, reattiva, finalizzata, cangiante e «senza certezza». E va tuttavia verificata: magari per scartare ciò che si è già detto in altra sede, come voleva Vittorini. Ora, col terminale in mano, occorre staccarsi a un tratto, seccamente: quando ci si trova su un prato estivo a scrivere, o in casa a Natale. Si tratta di un forzoso e soggettivo straniamento, con interruzione, e con un ulteriore rischio di nomi mistici e tesi spaziali. 4. Così come ho parlato inizialmente della zetetica, posso parlare oggi delle «tendenze» nel corso della ricerca. Si ripresentano, con una singolare mollezza oggi. Certo appena dietro a noi c'è il grande punto dello strutturalismo linguistico: il linguaggio. Non se ne può, nè deve, scappare affatto. Ma c'è anche un certo nominalismo che è crescente. E per certuni, ad esempio per me, ciò è «male»; altro non dico. Ora, un certo referente cognitivo di tipo selvaggio, fra i vari modi Id., La statua di Giove Olimpico, incisione, 1572 bario nel mio prodotto letterario e danzante. Mi ricordo che a un certo punto scrivevo un poemetto sull'origine della vita (uscito fin qui in parte): ebbene, leggo le migliori enciclopedie, studio, cerco, parlo con vecchi amici biologi. La tesi prevalente è.ilcaso: certe molecole idrofobe vanno dal fango del mare sino allo scoglio, ecc. ecc. Così, ben nutrito, scrivo i miei versi. E poi leggo, mentre oggi ricresce la mistica, che forse la vita viene da taluni microrganismi congelati nello spazio... Un altro esempio. Ho scritto un terribile libro carnevalesco (nel senso di Bachtin) sull'esperienza profonda nella nuova sinistra: c'è l'ospedale, il carcere, la droga, e la morte con pietrificazione. Il titolo_: Campo di battaglia, 1981; già uscito e già bene emarginato. E se fosse uscita la grazia sovrana? come avrei potuto pubblicare il libro maledetto? L'informazione scientifica, filodell'espressione a preferenza sentiti come tutti fra loro differenti, oggi si dà; o si dà una scelta di atteggiamento, uno slittamento attivo di significati, o una scorribanda corrosa: sono questi alcuni caratteri di un espressionismo nuovo. O di una corrente sparsa che ho preferito definire così, nel modo più lucido fin qui possibile, già dall'anno scorso, come emergente circa dall'80. Anche e più nettamente nell'arte e in altri campi. Oggi non vi è più pensiero negativo. Né in luogo di ciò vi è pensiero debole, a mio giudizio... Forse l'avanguardia o tendenza espressionistica attuale si può dire oggi che annulla l'altra ripresa, evasiva o anacronistica, rivolta alle forme del passato e della mitografia: in quanto, propriamente, questo espressionismo punta invece sul trattamento del non certo, con gusto novecentesco. Non solo del precategoriale o del prelinguistico, oggi. Ma del non certo. Via Fieravecchia Franco Fortini (letto da R. Luperini) D a due secoli quasi nessun poeta può rinunciare a raccontarci la novella della propria posizione nel mare delle tendenze. Le ragioni se ne stanno là, fra le antiche pagine di Schiller e quelle dello Zibaldone. Inutile lamentarsi, allora, se, soprattutto nell'età del Moderno (ossia, presso a poco, fra il 1910e il 1960;ma largamente anche oggi) molti poeti scambiano il diritto ad essere, schillerianamente, «sentimentali» con quello di straparlare di poetiche ed estetiche, a un livello che di poco supera quello medio dei pittori e dei musicisti (notoriamente, non è troppo alto). Credo di sapere che un criterio infallibileper giudicare della intelligenza di un giovane che scrive versi è quello di domandargli come egli si situa nell'insieme delle tendenze vigenti. Se accetta di rispondere bisogna dubitare delle sue capacità, almeno morali. 0LYMPY fov1s_ SIM.VLACRV.M. La demolizione della figura e del ruolo dell'intellettuale progressista legato alla sfera e alla classe sociale dell'antifascismo, che visse fra il 1940 e il 1960 (demolizione avvenuta fra le grida di gioia delle avanguardie e i canti funebri degli animi bennati) ha restituito legittimità, ma non dignità, alle presenti esaltazioni autobiografiche. Pasolini, con intelligenza feroce, e, in fondo, inutile, ha saputo trarre partito dalla sua doppia cittadinanza; l'autobiografismo e il protagonismo sfrenato, il bisogno di trasformare ogni verso e ogni foglio di carta in una dichiarazione di poetica era tanto forte quanto condannato alla ripetizione coatta. È vero, che un po' di psicanalisi allontana dalla verità e troppa ne allontana definitivamente; mà non può esserci trasparenza fra luogo socialè dell'autore e sua coscienza più di quanta non ve ne sia per qualsiasi essere umano. La scrittura letteraria è certo anche un rivelatore del rimosso e dell'insostenibile; (anche,

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