Edizioni Theoria "L~tte,rature" 1 MARCO LODOLI . DIARIO . . Dl. UN ·MILLENNIO CHE FUGGE Il romanzo di una generazzone • senza qualità. Opera prima. Edizioni Theorià via Fregene 9 - oo r 83 Roma Distribuzione CDA Elizabeth L. Eisenstein La rivoluzione inavvertita La stampa come fattore di mutamento Sarebbero stati possibili • il Rinascimento. la Riforma, la Rivoluzione scientifica senza l'invenzione del torchio tipografico? L'uomo moderno • come uomo dei libri in un, saggio memorabile che riscrive due· secoli di storia europea Victor Turner Dal rito al teatro Dai villaggi africani alle cantine dell'avanguardia. la rappresentazione come officina del mutamento, elaborazione • simbolica dei conflitti, riflessione . rituale dei «drammi sociali» ' Norman N. Holland La dinamica della risposta letteraria L'esperienza della letteratura al vaglio della psicoanalisi. I meccanismi di accettazione e rifiuto. le tensioni fra testo • e lettore che presiedono il piacere della lettura il Mulino sulla compet1Z1one ufficiale, su quei venticinque film che si sono disputati l'Orso d'oro e verso i quali è puntata prevalentemente l'attenzione dei media: si sa che essa è spesso uno dei punti deboli dei festival e Berlino non ha fatto eccez10ne. S emmai vale la pena di fare alcune considerazioni sull'Orso d'oro attribuito a Stammheim di Reinhard Hauff, certamente per il peso determinante dei tre giurati tedeschi, con un verdetto ottenuto per sei voti contro cinque e con l'aperto dissenso di Gina Lollobrigida, presidente della giuria. Se è stato indiscutibilmente un atto coraggioso premiare un'opera, già oggetto di tante polemiche in Germania, che intende ricostruire nella sua drammaticità uno degliavvenimenti più inquietanti della recente stotia tedesca (l'episodio conclusivo degli anni di piombo, rappresentato con fedeltà documentaria quasi ossessiva), è stato altrettanto indiscutibilmente un atto teso più a premiare valori nobilissimi, quali sono quelli che spingono a·guarda- • re con occhio ·fermo e· spirito obbiettivo in un passato che ancora turba le coscienze, che non ad esaltare qualità specificamente cinematografiche. D'altra parte, se anche il processo al gruppo Baader-Meinhof, lo stato maggiore della Rote Armee Fraktion, con il suicidio di Ulriche Meinhof e il rinvenimento di Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jan-Carl Raspe morti nelle loro celle sei mesi dopo la condanna, incontra molti limiti sostanziali nel tentativo di cogliere una verità più profonda sceneggiando i resoconti ufficiali in direzione di un teatro in cui si recita l'assurdità della storia, non è facile suggerire con sicurezza quale film sarebbe stato giusto preferirgli. La messa è finita del nostro Nanni Moretti, che ha meritato l'ambito Premio speciale della giuria? Il sovietico Odissea di un giovane compositore, a cui è andato l'Orso d'argento? L'elegante e manierista Goza l'uomo lancia del giapponese Masahiro Shinoda? L'interessante contaminazione fra •Pasolini e Schr~eter operata dall'inglese Derek Jarman (ricordate .il suo Sebastian dialogato in latino?) con Caravaggio? La ripetitività ritualistico-maniacale del francese L'alba girato dall'ungherese Jancs6? • È più ragionevole evitare la rituale querelle sui premi limitandoci alla considerazione che nessuna opera presentava i requisiti necessari per imporsi con forza sulle altre e che, qualunque verdetto la giuria avesse emesso, sarebbe stato in ogni caso insoddisfacente o, peggio, un. aggiustamento diplomatico. La verità è che una manifestazione di questo genere va giudicata sulla base della sua struttura complessiva e delle molteplici articolazioni in cui si presenta allo spettatore intenzionato a ·guardare oltre l'al;_)parenza. E vero, ·va detto subito, che • struttura e articolazioni di un gran- . . de festival tendono ad omologarsi su ui:i'modello standard che ha iQ Cannes il suo referente-più aggiornato, e quindi anche la Berlinale moltiplica le· sue sezioni senza preoccuparsi troppo di dare ad esse una giustificazione convincente e una fisionomia definita (è il caso delle «Proiezioni speciali» e del «Panorama», che ha pure una .sottosezione geografica per i film prodotti nei paesi che si affacciano sul Mar Nero). Come è vero chè non presentano in sé caratteri di originalità né la tradizionale retrospettiva (quest'anno erano due, .una dedicata al regista viennese-americano Fred Zinnemann e una all'attrice tedesca Henny Porten), né la rL-----l_----,----------1 rassegna internazionale del cinema per ragazzi (un piccolo festivai nel festival), né la consueta presentazione del «Nuovo cinema tedesco» che è l'equivalente delle «Prospettive del cinema francese» organizzate dal Festival di Cannes, anche se bisogna sottolineare lo straordinario interesse storico della personale, filologicamente ottima, di una delle principali protagoniste che per cinquanta anni (1906-1955) ha avuto il cinema tedesco e il valore di informazione esauriente che, su quanto ogni anno produce la cinematografia della Rft, riveste la rassegna ad essa dedicata. Alfredo Zuliani, Colubrina in bronzo fusa durante la visita di Enrico III (1574) e altra di costruzione germanica, incisione. In Gasperoni, Artiglieria Veneta M a gli elementi che conferiscono alla Berlina le un suo carattere specifico sono. da un lato, il suo incardinamento nel tessuto di una città che non soio ha rappresentato un punto di riferimento per gli intellettuali di tutto il mondo nel periodo fra le due guerre, ma che resta ancora oggi, nonostante la insensatezza della sua , condizione geo-politica, un grande centro culturale, dall'altro la eccezionale presenza, a fianco del FilmFest, del Forum (Internationales Forum des jungen Films), nato in seguito alla contestazione antistituzionale del Sessantotto, con un proprio direttore, il valoroso Ulrich Grègor, e un proprio bilancio, peràltro modestissimo rispetto al costo complessivo della manifestazione. Se il contesto istituzionale cittadino - prima fra tutti va citata la grande Cineteca berlinese, che dà al festival un contributo specifico - conferisce alla manifestazione un particolare spessore culturale (lo spettatore può agevolmente integrare il cinema con le arti figurative, Ja musica e il teatro, col solo imbarazzo della scelta), uno spessore taie da modificare sensibilmente l'undirhensionalità dell'ottica esclusivamente fes'tivaliera, l'attività del Forum, che ha alle spalle un'altra prestigiosa istituzione della quale in qualche misura è. emanazione, il famoso Arsenal, uno· dei cinestudi più antichi e autore~ voli d'Euròpa, da sempre diretto dallo stesso Gregor, offre alla Berlinale una amplissima rassegna internazionale (quest'anno circa settanta film) di quel cinema che vuo- • le restare tale, tentando di sottrarsi alla universale dispersione nella s~ttacolarità. • _ Non si deve pensare che si tratti di una rassegna di cinema povero, • o di cinema sperimentale, o comunque di un cinema minore; siamo invece di fronte a una scelta oculata, operata su tutte le cinematografie, sviluppate o meno, in grado di offrire prodotti che al necessario livello qualitativo accompagnano l'intento di non cedere all'ideologia corrente per cui un film è un complesso di funzioni da offrire ai cinefili per il loro piacere di smontarlo e rimontarlo secondo le regole della cosiddetta macchina cinema. Tale scelta non esclude film sperimentali, nè personali di registi o monografie nazionali, ma sempre nell'ottica di un cinema inteso come espressione visiva di una sostanza e non come pura visibilità. Sì è così potuto vedere: di Werner Schroeter, oltre a un documentario sull'Argentina dei desaparecidos, Der Rosenkonig, girato nel suo inconfondibile stile a11che se con risultati non del tutto convincenti; A zed and two Noughts • (cioè Zoo), l'ultimo film di Peter Greenaway, il noto autore dei Misteri dei giardini di Compton House, che ha operato un mutamento di prospettiva da lasciare assai sconcertati: God's Country, un acutissimo documentario di Louis Malie sulla provincia americana; il ritorno del papà dell'underground americano, John Mekas, che ha avvinto la platea con He stands in a Desert counting the Second of his Life (rivisitazione del New American Cinema con una nostalgia struggente e, insieme, una consapevolezza teorica impietosa); una _interessante rassegna del nuovo cinema argentino; un doveroso omaggio al cineasta sperimentale ungherese, recentemente suicidatosi, Gab6r Body (quattro film, fra cui il tanto celebrato quanto poco visto Narcisz es Psyche). Senza dilungarsi oltre sul Forum, il cui strepitoso successo soprattutto presso il pubblico giovanile induce a non disperare sulla sorte del cinema, è bene allargare, assumendo il punto di vista di questa rassegna di «opere» più che di «prodotti», lo sguardo ai circa due; cento film (escluse le due retrospettive, i cortometraggi e, ovviamente, il mercato, di cui anche Berlino come Cannes è dotato) proiettati complessivamente nel corso del FilmFest. Ci si imbatte così nell'ultimo film di Kluge, L'attacco del presente al tempo che resta, di questo padre fondatore del nuovo cinema tedesco, che con in-esausta forza critica si interroga con drammatica ironia sulla condizione del cinema (Il regista cieco è il puntuale titolo inglese del film); nel bel racconto del regista corso Paul Vecchiali, Rosa la Rose, fille publique, dove le convenzioni del cinema anni Trenta sono utilizzate per inquietare la sensibilità che accoglie senza sospetto il cinema contemporaneo; nell'irridente e provocatorio Un virus che non conosce morale con cui Rosa Von Praunhein, una regista nota per le felici prove date nel mettere in scena la diversità, affronta il problema dell'Aids. Naturalmente ho citato solo alcune delle punte emergenti dell'iceberg, di quell'iceberg costituito da ogni grande manifestazione fe- . stivaliera, ma sono punte é\Ssaisignificative per formulare un giudizio equilibrato su un avvenimento - che complessivamente, pur con tutti i limiti di cui si è detto e ai quali altri si potrebbero aggiungere, sembra crescere non solo nella •direzione, apparentemente obbligata, lungo la quale si può aspirare a divenire il «più grande spettacolo del mondo», ma anche in quella, certamente più ardua e di difficile compatibilità con la prima, dello scavo in profondità alla ricerca delle tracce lasciate da quel pensiero del vedere che, lampeggiando a intermittenza, rivela la realtà di tenebra del_vedere senza pensiero. Comune di Milano Ripartizione Cultura e Spettacolo Ministero del Turismo e dello Spettacolo our)(OFF AaaoclazH>ne Culturale presenta l/M/T/101/E 4a Edizione Lunedì 12 Maggio Studio Marconi Via Tadina 15 •Melodramma ore 19.30 G. Paolo Innocentini ore 20.15 Giancarlo Schiaffini ore 21.00 Galleria C. Stein Via Lazzaretto 15 Vicinelli-Chiari-Castagnoli • ore 22.00 Martedì 13 Maggio Galleria C. Stein Franco Cordelli ore 20.15 A. Scarparo - E. Albinati ore 21.00 Società Raffaello Sanzio ore 22.00 Mercoledì 14 Maggio Galleria C. Stein P. Olmeda ore 19.30 C. Chiarelli ore 20.15 J. Hidalgo ore 21.00 Santagata & Morganti ore 22.00 SUSSURRI O GRIDA Movimentinel nuovoteatro 3a·Edizione Teatro Smeraldo Piazza XXV Aprile ore 21.00 20-21 Maggio Società Raffaello Sanzio in Santa Sofia (Teatro Khmer) 23-24 Maggio La Gaia Scienza di M. Solari e A. Vanzi presenta NOTTURNIDIAMANTI 26-27 Maggio Spaziozero _ presenta Enzo Cosimi in ... nelle acque 29-30 Maggio Compagnia La Maschera presenta Perlini-Aglioti in • . · PIRANl)ELLO,CHI?> Abbonamento studenti L. 10.000 Per informazioni: our'J(OFF AaaoclazloneCulturale Viale Monte Santo 8 20124 Milano tel. 02/6552595-6598449
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