che se la differenza, in quanto posizione della donna, va pensata, il punto d'avvio irrinunciabile di tale pensiero sarà la centralità del corpo. Sarà dunque un pensiero dell'esistenza, non metafisico, né nichilista; e si darà cura di un essere incarnato. Rifiuterà quella cancellazione, o astrazione del corpo, che ci ha portati alla vita che conosciamo, in cui if soggetto, uomo o donna che sia, vive l'impossibile contraddizione di essere insieme un corpo sessuato, e un soggetto di linguaggio e di pensiero. :bi questa avvincente questione (se si possa pensare un altro modo, un'altra soggettività, un'altra vita) ciò che non mi attrae è quando essa tramuta nella volontà di costruire un sistema di nozioni, con tanto di amministratori competenti, donne-filosofe come donne-avvocato, medico, e così via... Non accade credo anche qui, in questo dialogo; forse solo anticipo un possibile sviluppo·.E tuttavia mi sta a cuore che le donne non prendano quella strada, perché da quando in qua pensare è fare-filosofia? O non si tratta piuttosto di procedere verso un nuovo pensiero, cercando, è giusto, un sapere preciso e puntuale su tutte le cose che ci riguardano? Il che non è esattamente la stessa ambizione di riprodurre macchine discorsive la cui macchinazione di potere ci potrebbe risultare più gradita. 11 problema della differenza è un altro modo di nominare il rapporto con l'altro. Le donne, in quanto esseri incarnati nel corpo che più di ogni altro è corpo, hanno più volte enunciato corne al centro dell'incontro tra l'io e l'altro vi sia un sentire che è anche un patire, ma è soprattutto un accogliere e un ricevere. È un elemento attivo, creativo - lo si potrebbe chiamare «il potere di assumere», la potenza dell'apertura: Non è l'aprirsi di un vuoto per accogliere un pieno; ri- «potenza di accogliere» che le categorie dell'altro e dello stesso (in gioco nella questione della differenza) vengono effettivamente trascese; perché, in effetti, sappiamo forse noi dove·comincia l'altro? da dove inizia un corpo altro dal nostro, in un incontro? O non è l'atto stesso della comunicazione tra gli via è cosa che si dà nell'esperienza; è l'ossimoro secondo cui viviamo l'esistenza, la quale è, in quanto tale, per l'appunto, a rigore inconcepibile. È la nostra presenza al mondo, questo nostro essere concreto, incarnato, è questa la differenza materiale e materica, difficile o impossibile da riarticolare al Parti del pantografo di disegnare, incisione. in Cristoforo Scheiner, Pantographice seu ars delineandi, Roma 1631 cevere non è questo, ha ragione Alessandra. E ha ragione Bia, ,quando vuole allontanare certe immagini troppo ovviamente derivate da trascrizioni e tradimenti di origine cosiddetta «lacaniana». Ricevere è anche far partecipare a una certa presenza. C'è continuità tra il fatto di.sentire, e di creare-il che non sarebbe possibile, se fossimo di fronte a una pura passività, a un puro vuoto. È intorno a questa figura della esseri l'indistinzione feconda dei ruoli e delle immagini? quando invece di difendermi dall'altro io mi apro a lui e così facendo mi rendo penetrabile a me stessa? Se la struttura e la dinamica della differenza giocano sull'identificazione e il suo superamento, la difficile acrobazia che dà luogo al suo (della differenza) movimento, di questa danza è anche vero che difficile, o impossibile, addirittura, è restituire la forma logica. E tuttapensiero astratto; ma che, se negata, apre il varco, l'abbiamo conosciuto, e lo conosciamo, a ingiustizie e repressioni. L'uomo e la donna moderni, problematici, stanno di fronte a questo problema come fratelli. Perché per nessuno dei due oggi (ma dura da secoli) l'identità tiene; meno guarniti sono per entrambi i contrafforti dell'io, più danneggiati e colpevoli i rapporti alla Legge dell'identificazione sessuale. E coUnosguardosulcinema Maurizio Ferraris . me noi donne dobbiamo lottare contro l'invidia e la distruzione del nostro stesso sesso - e in questo ritengo salutare l'idea dell'affidamento, non tanto come un assistenzialismo femminista, ma come una terapia dell'invidia che ci fa continuamente svalutare da noi stesse il nostro stesso essere donne; così gli uomini devono lottare contro la sempre più forte sensazione di inadeguatezza e di impotenza rispetto a una imago maschile che nessuno di fatto impersona soddisfacentemente. In questo la donna può oggi far da guida all'uomo (in generale), intanto esortandolo alla necessità di intendere ciò che lei (la donna) già sa, perché l'ha provato. Che si può vivere nell'impossibilità del nome, dell'identità, della proprietà; che c'è un modo di eccedere tali confini, di vivere fuori-legge. C'è in altre parole, una differenza che eccede la differenza ontologica, forse impensabile nella sua forma; e tuttavia se ne può predicare il luogo, se ne può appunto fare un'etica: immaginare, se non pensare, per essa un ethos. E sarà il luogo di un intervallo, dove tra l'uno e l'altro si distenderanno i tempi della distanza, non del rifiuto, del faccia-a-faccia, non dell'assimilazione. Il modo, il luogo, il tempo di questa relazione saranno custoditi secondo questa cura etica, così pensati - al di là di ogni economia, che cerca sempre in ogni incontro, di ogni differenza, di sfruttarne i frutti, di averne gli interessi, organizzando gerarchie e primati. Economia che ha talvolta preso il nome di filosofia. D entro lo sguardo. Il film e il cui un messaggio estetico viene in- In che modo una teoria del cine- catareprevisto, ma un interlocuto- sivi e il telecomandogli hanno persuo spettatore, l'ultimo li- teriorizzato dai lettori; le analisi ma può tener conto dello spettato- re ragionevolmente imprevedibile messo di confezionare personalbro di Francesco Casetti, di Eco sulla cooperazione tra au- re-lettore, del «tu implicito in ogni e dotato di una certa autonomia. mente un intreccio di intrecci, trauscito in febbraio da Bompiani, tare e lettore; e la diffusione del film» (p. 140)? Casetti indica due Ovviamente il rischio è che «il te- me mescolate di film, telefilm, segna una tappa importante nella decostruzionismo ispirato a Jac- tendenze principali, nate entrambe sto appare come un momento pri- show e insertipubblicitari - il conevoluzione delle metodiche della ques Derrida nel territorio delle nell'an.alisidei testi letterari e sue- vo di una effettiva identità» (p. sumo delle immagini è diventato teoriadel cinema. Il film non viene scienze umane, sino a non molti cessivamente trasferite nel campo 22). molto più simile a quello degli consideratonellasua pura autono- anni fa dominato principalmente della teoria del cinema. La prima, Il che è certamente un male, ma scritti, dei testi in senso proprio; mia di «testo», ma analizzato nei dallo strutturalismo e da metodi- maggiormente legata a un quadro un male minore della astrazione o chi legge crea i propri ritmi, salta suoi rapporti con lo spettatore. che analitiche più o meno esatte epistemologico degli anni sessan- alienazione metodica rappresenta- delle pagine o salta da un canale Tutto qui?, si potrebbe dire. Il ci- (almeno nei principi e negli idea- ta-settanta(tra Chomsky e lo strut- ta dalla esclusionedel lettore (e che all'altro, apre altri libri ecc. (sino a nema infatti è un messaggio, e nes- li). turalismo), è l'approccio generati- sopravvive in parte nell'approccio creare, nel consumo televisivo, il sun messaggio, neppure il conto Ora, non si tratta solamente di vo esposto in modo sistematico da generativo), per vari motivi ma so- caso-limite del consumo librario della lavandaiao la lista della spe- una este~ù;me, cioè di un passag- Greimas. Qui si muove dal testo, e prattutto per due ragioni, l'una illustrato da Rousseau nelle Consa, può fare a meno di un destina- gio dall'esame di un campo (il te- si presuppone che sin dalla sua ge- teorica e l'altra empirica. Anzitut- fessions: Jean-Jacques apre un litario - altrimenti sarebbe qualcosa sto) all'esame di un campo più va- nesi esso costruisca non solo sé to, nel caso della ipotesi generati- bro, a pagina 2 trova un punto di diverso. E questo valea maggior sto (il testo + i suoi lettori), ma di stesso, ma, attraverso sé, anche va, non vi è un vero cambiamento oscuro, che ritiene sia spiegato da ragione, e in dimensioni più gran- una trasformazione di registroe di l'altro ipotetico, il destinatario. di modelli epistemologici rispetto un a[tr,olibro; lo apre, ma lì apagidi, per il cinema, i cui costi di pro- ideali èpistemologici nelle scienze Qui lo spettatore è visto come de- alle metodiche strutturali degli an- na 3 e'è un secondo punto oscuro, duzione sono infinitamente supe- umane. Quando le teorie della let- codificatore: deve ripercorrere a ni sessanta-settanta. Uno spettato- verosimilmente chiarito da un terriori non solo ,a quelli di qualsiasi teratura, del cinema ecc., si limita- ritroso quel dispositivo predispo- re prevedibile pre-compreso in far- zo, libro ecc. - sino a che, nel giro . conto della lavandaia, ma anche a vano all'analisi del testo, il model- sto dal testo. Con il limite, scrive gaparte dal testo non è uno spetta- di qualche ora, si trova circondato quelli della pqesia, .del romanzo, lo era quello delle scienze dellana-• Casetti, che «il disegno preventivo tare, ma appunto una astrazione da libri aperti e appena iniziati). . dellapittura; e deve.quindi presup- tura, trasferito in maniera piutto- già esauriscela fase del confronto» metodica, più o meno come l'uni- Nel cinemaproiettato in sale apporre uno spettatoreidealeprovvi- sto inappropriata nel dominio del- (p. 22); vale a dire che lafunzione versale esprit humain di Lé- posite le cose vanno ovviamente in sto di certecompetenze .chegli assi- , le scif!nze dèllo spirito: il testo era dello spettatore è già completa- vi-Strauss, condizionato poco o modo diverso. Ma, come hanno· curino l'intelligib(litàd· el film (uno esattamente calcolabile, entro certi mente deducibile dalla program- pochissimo dalle circostanze stari- tra l'altro mostrato negli ultimi anspettatore ideale che si specifichi,' limiti, prevedibile1 quantificabile, mazione del testo. Se si spinge sino che o geografiche - e quindi la ma- ni i convegni dellaMostra Internase possibile, nel. maggior numero ecc. Ma nel momento in cui entra in fondo questaprospettiva, non è tematizzazione più o meno inge- zionale del Nuovo Cinema di Pedi spettatori reali•epaganti). in gioco il lettore, il calcolo si fa difficile vederne le ingenuità. Il te- nua delle scienze umane, apparen- saro, :organizzati da Lino MicciMCJun conto è• considerare il più complicato - al punto che si sto è ancora un calcoloo un esperì- temente scacciatadall'ingresso del ché e da FrancescoCasetti, il cineruolo dello spettatore da un punto trattaforse di lasciarperdere•i cal- mento che si può fare un gran nu- lettore, rientra proprio attraverso ma pare ora determinato princi- • di vista puramente linguistico (di coli. I lettori sono infiniti, gli effet- mero di volte arrivando più o me- quel medesimo lettore astratto e palmente dalla televisione: il film destinatario analiticamente in- ti sono infiniti, il campo dell'anali- no agli stessi risultati, e il lettore alienato. nelle sale è la modulazione partiscritto nella definiziorredi un qual- si non potrà mai esseresaturato. non èche unafunzione supplemen- Il secondo motivo per cui sem- colare, e relativamente rara, di un siasi messaggio come tale) o pura- E quando si ricorreal lettoreim- tare, ma riconoscibile e program- bra ragionevole propendere per il consumo generale di tipo televisimente sociologico . (iq spettatore plicito e al lettore modello, è chia- mabile. Al limite si arriva allapo- modello interpretativo contro il vo o neo-televisivo, in cui lo sguarcome spettatorepagante, cpn ritmi ro che ci si riferiscea una astrazio- sizione di Schleiermacher, per cui modello generativo non riguarda do dello spettatore è investito di di consumo, abitudini, inclinazio- ne epistemologica, utile ma non la critica doveva ripercorrere ll ri- principalmente questioni di meto- libertà interpretative vaste, potenni). Un altro è far rientrare lo valida in assoluto. Il che ha anzi- troso le fasi genetiche del testo, do della critica, ma tocca diretta- zia/mente illimitate. Lo spettatore sguardo dellospettatorein una teo- tutto il vantaggiodifar caderenelle scomporre il manufatto predispo- mente le trasformazioni del cine- neo-televisivo è. un decostruzioni- ~ ria del cinema come testo articola- analisi di testi (letterari o di altro sto dall'autore e comprendere il te- ma negli ultimi anni. Mi spiego. I sta in pectore. Ed è sicuramente da ~ to, chepresuppone non solo lafun: tipo) la pesante normatività che sto meglio di quanto lui stesso non film con cui Casettisostanzia le sue questa condizione che conviene .5 zione logicadi un destinatario,ma aleggiava sulle scienze umane al- lo avesse compreso. analisi del ruolo dello spettatore iniziare, come dimostra sul piano ~ anche le sue reazioni, intenzioni, l'epoca dello strutturalismo, delle Sicuramente più utile è il secon- sono tutti di epoca più o meno metodico il libro di Casetti, una 'O interpretazioni. C'è qui un cam- esteticheesatte ecc. Senza per que- do modo di approccio, quello rap- «classica» Hitchcock, Fritz teoria sul cinema adeguataallasua ~ biamento dello statuto del film, che sto riesumare la arbitrarietà, al- presentato p.es., da Eco, e verso Lang, Orson Welles, Godard ecc. ricezione attuale. .9 segue trasformazioni analoghe av- trettantofastidiosa, che era il tono cui propende· Casetti,che lo defini- Con gli anni, quei film non sono tl venute nel campo della teoria della dominante in epoca pre-struttura- sce interpretativo, e che ha di mira sostanzialmente cambiati; ciò che ~ letteraturadegli ultimi anni - e in lista - e che consistevapiù o meno l'analisi di «come l'interlocutore sicuramente ha subito delle tra- Francesco Casetti ci6 cui hanno giocato un ruolo decisi- in una esteticadella creazione, con costruisca o ricostruisca il suo te- sformazioni - inducendo una nuo- Dentrolo sguardo. ti vole proposte della scuola di Co- tutto il pathos, il mistero e l'enfasi sto» (p. 21). Qui l'accento è posto va sensibilità nella critica e nella Il filme il suo spettatore ,s stanza (lser, Jauss)per unaestetica che circonda l'atto creativo nella sulla ricezione e non sulla produ,, teoria - è lo statuto dello spettato- Milano, Bompiani, 1986 ~ della ricezione - cioè il modo in modernità. zione, ilfruitore non è un decodifi- re. Da quando i molti canali televi- pp. 176, lire 19.000 ~ .____________________ __;_,______________ ~-------------------------------------J~
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==