sulla salute umana. In sostanza, se molte osservazioni di Capra sulla confusione tra causa delle malattie e meccanismo di insorgenza, nella medicina quale viene praticata nelle società occidentali, sono perti-. nenti e acute, quel che ne emerge è una generale filosofia di vita ma non una serie di puntuali indicazioni operative sulle direzioni che la ricerca dovrebbe assumere. E la stessa filosofia di vita, in più, non sembra del tutto sottoposta a quel vaglio critico che i problemi sollevati richiederebbero. Nel fatto di suggerire «cibi integrali, esercizio fisico, parto in casa, tecniche di rilassamento e di meditazione» (p. 276) come comportamenti alternativi portatori di vantaggi sanitari sono implicate assunzioni scientifiche ed etiche non verificate: se tali pratiche non sono, alla prova <;lefiatti, efficaci nel migliorare lo stato di salute, sulla base di esse si richiedono alle persone mutamenti di comportamenti e abitudini tutt'altro che marginali e inoffensivi per i modelli culturali quali si sono storicamente determinati. Lo stesso atteggiamento, sbilanciato verso gli aspetti di «filosofia generale di vita» e poco attento verso le prove di efficaciadelle pratiche proposte si trova in documenti come il libro -peraltro apprezzabile - Alternative Medicines. È molto verosimile che una maggiore attenzione agli aspetti «olistici»relativi all'integrazione tra l'organismo vivente e il suo ambiente abbia effetti positivi, ma deve essere dimostrato che «una sintesi di progressivo rilassamento, training autogeno, terapia junghiana e psicosintesi» serva allo scopo (p. 234). Uno dei presupposti frequentemente sottesi a queste posizioni è che esista uno stile di vita naturale, incontaminato e dunque scevro di rischi per l'uomo, senza considerare che ogni stile di vita è profondamente radicato nella storia dei .gruppi sociali e influenzato dai modi di produzione. U n tentativo di appr9.fQ11dimento storico - tra altre cose - della nascita del concetto di ambiente nella cultura europea è contenuto nel libro di Galzigna Conoscenza e dominio. Accanto a numerose e profonde riflessioni sulla genetica molecolare e le sue implicazioni filosofiche e politiche- svolte con competenza e acutezza - esso fa risalire la nascita dell' «ambiente» alla rivoluzione analitica introdotta dalla biologia e dalla medicina moderne (a partire da Vesalio e Harvey fine a Claude Bernard). Ponendo fine al periodo delle «ressemblances», in cui corpo, anima e microcosmo venivano visti come un'unità inscindibile all'interno della quale si cercavano relazioni simboliche fondate su analogie e somiglianze (per cui, per esempio, si curavano le malattie dell'orecchio con una pianta di forma simile al padiglione auricolare, il ciclamino), la rivoluzione analitica ha separato il corpo - inteso come macchina - dal microcosmo e ha così introdotto l'ambiente come entità concettuale distinta. Galzigna sottolineé! l'intensa influenza esercitata in questa rivoluzione culturale da Cartesio, teorico ispiratore del meccanicismo e filosofo del soggetto, centro di una conoscenza intesa come appropriazione del mondo esterno. «L'aver colto dunque la vita, nella sua architettura segreta e nelle sue caratteristiche irriducibili, ha portato ad una lacerazione profonda dell'ordine tassonomico. Questa stessa lacerazione ed insieme l'idea che l'ha provocata (... ) rendono possi-- bile la nascita del concetto scientifico di ambiente» (p. 113). «... un corpo che comunque deve essere studiato nella sua specificità, attraverso metodi e tecniche particolari, come la dissezione del cadavere, ma che può diventare un oggetto di conoscenza solo se viene distinto e separato dal soggetto che lo conosce, dall'ambiente che lo circonda e dall'anima che lo mantiene in vita» (p. 156). Un'indicazione che sembra emergere da questi suggerimenti è che il processo di riunificazione tra l'uomo e il suo ambiente richiede un nuovo atteggiamento conoscitivo, in cui non vi sia pili un soggetto 'mirante ali' appropriazione tecnica del mondo circostante e portatore di una visione meccanicistica. Secondo le linee di ricerca indicate da Bateson e da parte della filosofia contemporanea, insomma, il superamento del meccanicismoe di una concezione della conoscenza come «appropriazione» deve costituire un unico processo. Ciò non toglie, tuttavia, che in questo processo lungo e complesso sia necessario lo sviluppo di tecniche di ricerca adeguate e l'accumulo di nuove conoscenze empiriche. Il corirrequi~~~PdIelladonna Alessandra Bocchetti e Bia Sarasini Il soggettoinaudito:brevedialogo sulla differenzasessuale in «Programma ;86» Centro culturale Virginia Woolf Roma, Università delle donne U na lontanissima leggenda tramanda che Lilith, sposa di Adamo, donna pugnace e ribelle, lo abbandonò per una questione di uguaglianza sessuale. Anzi, più precisamente la questione riguardava che posizione assumere nel coito, chi dovesse stare sopra e chi sotto. Lilith pare insistesse nello :;tare lei sopra, e sotto Adamo. In altre, più tarde leggende, Lilith appare come strangolatrice di bambini, o Musa della masturbazione, o sposa dell'angelo della Morte. A leggere questa favola come fosse un apologo, l'insegnamento è evidente: la donna che voglia prendere un'altra posizione nella relazione sessuale minaccia con la sua lussuria la potenza dell'uomo; ed egli per questo la teme e la allontana. Tuttavia l'inquietudine rimane, perché con la donna egli dovrà . pur avere a che fare ... , e non andrà molto meglio con Eva ... Rispetto a· quei lontani modelli oggi potremmo dire con certezza che la donna è per l'uomo luogo di minore inquietudine, perché più simile a lui, più «addomesticata», più «civilizzata»;e tuttavia, se questo è vero, è per se stessa che la donna oggi rappresenta una fonte ,._,, di inquietudine profonda, e a se stessa pone domande radicali, e angosciose. Del resto, l'angoscia è la vertigine che sempre acconpagna la prova della libertà, la sua possibilità stessa; comprendiamo dunque perché ora che siamo donne «libere» (e mi piacerebbe che si sentisse in quel «libere» l'arcaica allusione che sempre congiunge, quando tale aggettivo accompagna la donna, libertà ed eccesso), e teniamo in mano nostra il nostro destino (certo, non interamente, ma più o meno interamente che ogni altro soggetto) è cresciuta in noi insieme alla libertà la sua vertigine, e dunque un'ansia del movimento, e insieme il panico della caduta, della paralisi... Di fatto avanziamo più circospette; siamo diventate «problematiche». Perché appunto questo è la libertà: un problema. Intanto, nella donna, in ogni donna, ci sono più voci, e parlano più lingue: come è evidente nel dialogo tra Bia Sarasini e Alessandra Bocchetti che apre il programma del «Virginia Woolf» quest'anno. Quale strano luogo sia il «Virginia Woolf», ovvero l'Università delle donne, l'abbiamo altre volte spiegato dicendo che lì si raccolgono delle donne, che si incontrano per scambiarsi non tanto un sapere, ma delle interrogazioni sul sapere. Sì che ogni volta, ogni oggetto di sapere n riportato non verrà pedissequamente impartito, ma si cerche-~ rà di mostrare quella linea, o crepa che lo attraversa, quella domanda che esso lascia inaudita, o che addirittura si costituisce per non ascoltare. Che il sapere si possa pensare come un farmaco contro certe domande non sono state soltanto le donne a protestarlo! Le donne hanno semplicemente indicato che più di ogni altra il sapere arginava una domanda riguardo la differenza sessuale; che il corpo era preso in una serie di regimi discorsivifatti non per comprendere, ma _per prendere posizione rispetto ad esso. Hanno indicato cioé che, nella sessualità, come essere imparziali? C'è partito preso, lo si sa, e fin dall'infanzia. È su questo che nei sette anni durante i quali il «Virginia Woolf» è esistito abbiamo fermato la nostra attenzione; questa la strada maestra, sempre battuta. Che fosse o meno esplicitato a tema, questo è stato sempre il primo motore di ogni nostra ricerca. Questione non puramente teoretica, ma piuttosto «politica», la differenza in questi anni si è posta per noi non come differenza ontologica, ma appunto «sessuale». Il che vuole dire esattamente ciò che dice, ed è semplice: dice che tra gli esseri c'è differenza, e questa differenza è nel sesso: il sesso è garante di una differenza che appunto nel sesso appare e si dà a vedere in quelle differenti figure-simbolo, di cui una più potente dell'altra avoca a sé il primato del senso; e dunque noi viviamo in una economia fallica, dove il femminile è l'immagine mutilata della potenza. --··-·-·•·--·-· !Ì!-!!!!!!!-5! T ornando a riflettere su tale tenza, della sua minacciata erezioquestione oggi Alessandra ne. Se questo è il femminile, come Bocchetti e Bia Sarasini in- • trovarcisi a casa? come non rifiutatrecciano un dialogo, già in questo interessante - che sia un dialogo. Perché il dialogo (è l'essenza della sua forma) mostra d'emblée come il pensiero proceda in virtù di un movimento di continua interruzione e domanda. Il dialogo è terra inquieta, insidiata dall'altro, rispetto al quale l'io dice la sua insuf-· ficienza radicale; perché c'è bisogno dell'altro affinché il dialogo proceda. Così l'inquietudine che ha mosso le donne in questi ultimi anni è tutta scritta qui, nell'artificio di queste due voci, che sono anche le due anime del femminismo che abbiamo alle spalle, e dal cui intreccio risulta ancora il nostro attuale presente. È come se Bia e Alessandra riepilogassero le tappe di un nostro percorso di conoscenza, muovendo di idea in idea, di figura in figura, sempre inappagate restando le ragioni del nostro desiderio ... Soprattutto si fermano su due figure, la donna-vittima e la donna-emancipata, entrambe per noi oggi desuete, entrambe tuttavia colpevolmente intessute al gesto·fondativo di questa nostra cultura: quel rifiuto della femminilità che gli uomini per primi hanno compiuto e le donne hanno poi mimato. Comprensibilmente del resto, laddove la femminilità si ponga come figura della castrazione e della mutilazione, che porta cioé di fronte al soggetto moderno il fantasma della sua potenziale impore, seppure in modo ambiguo,_tale modello? • ,Questa immagine è stata consegnata alla donna per secoli, e con essa ha dovuto convivere; ma se ora ne volessimo un'altra? Per Alessandra e Bia non c'è dubbio riguardo quale immagine la donna debba oggi custodire ed imporre; la donna sarà differenza. Rispetto a quel pensiero che ha coagulato intorno a un sesso le sue immagini vincenti, la donna sarà intervallo, interruzione, differimento, apertura ... Di quel pensiero che, avendo posto al centro come misura l'uomo maschio e i suoi attributi, a partire da quel simboloconosce l'altro come più o meno simbolo, la donna oggi inquieterà la tenuta con un primo gesto: riattualizzando il corpo come repére centrale del pensiero dell'essere. Ecco ilfondo pragmatico, il tono pratico cui fa riferimento Alessandra - che non è quello sfondo storico di progressive chiarificazioni e sviluppi cui allude invece Bia, la più «illuminista» delle due voci; mentre Alessandra è la voce più trasgressiva, meno trattenuta dalla memoria, più arrischiante; più libera, mentre la voce di Bia è più cauta - il che non vuol dire meno coraggiosa quando si tratta di affermare una volontà di conoscenza... È chiaro ad Alessandra Bocchetti, io con lei interamente concordq, Tracciamento di figure anamorfiche, incisione.In FrançoisNiceron, Thaumaturgus opticus, Paris1646
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