Walter Benjamin Parigi, capitale del XIX secolo - i ~passagesi.d! Parigi ed. tedesca a cura di R. Tiedemann tr. it. di R. Solmi, A. Moscati, M. De Carolis, G. Russo, G. Carchia, F. Porzio coordinamento di G. Agamben Torino, Einaudi, 1986 pp. XXII-1106, lire 100.000 Paris Projet s.d., nn. 15-16 T empestivamente rispetto all'edizione tedesca (1982) ed eccellentemente eseguita esce in Italia la traduzione del Passagen-Werk (P-W) benjaminiano, con l'unica pecca di un prezzo quadruplo rispetto al formato economico della Suhrkamp (sottotitolo proponibile: «Viaggio attraverso l'inflazione italiana»). Il grosso apparato critico è riassunto ma in qualche punto aggiornato da G. Agamben sulla base del ritrovamento di nuovi appunti benjaminiani relativi a progetti di organizzazione espositiva del materiale. L'idea generale che guida questa edizione•italiana è in qualche modo alternativa a una lettura del P-W come sciorinamento postmoderno di fr~mmenti e tende piuttosto a rimarcare la presenza nell'opera di due progetti distinti (sui passages in senso stretto e su Baudelaire) e comunque ribadisce che il «montaggio» finale sarebbe stato ben diverso dal modo in cui oggi si presentano i materiali sparsi. Insomma: il principio benjaminiano della costruzione è rivendicato contro l'apparenza di un intreccio di citazioni altrui e di aforismi benjaminiani «citabili» che purtroppo viene coltivato da molte letture alla moda. Si potrebbe aggiungere a questa avvertenza, per così dire, «editoriale» - che implica evidentemente un ordine di lettura non sempre coincidente con la successione dei testi proposta da Tiedemann - la considerazione di un lungo lavoro benjaminiano di preparazione (che può passare inavvertito dietro più abbaglianti illuminazioni) sui testi di Marx, Engels, Fourier, Lafargue, Korsch e Brecht - lavoro de- _stinatoprobabilmente a maggiore evidenza nella stesura finale del lavoro, come si può ben immaginare per analogia con gli scritti coevi, in primo luogo le Tesi. Che la lettura «post-moderna» del P-W non sia un capriccio ma una pericolosa aggressione sembra confermarlo ciò che minaccia il loro supporto architettonico: i passages parigini. Dopo decenni di pacifica decadenza essi cadono nella benintenzionata ottica del «restauro» - e per di più di quel restauro «alla francese» che ha già lasciato tracce indelebili nel Quartiere dell'Orologio (alle spalle del Beaubourg), nella galleria Colbert e a Charonne, nel XX, per tacere del- ~ lo scempio delle Halles e del «tac::s con» che copre il «buso». .s ~ Naturalmente i propositi sono t:).. ottimi, come ottimo è l'apparato di ~ indagine che accompagna le pro- ..... poste di restauro (cui è dedicato -~ per metà Paris-Projet 15-16, con c::s relativa ricostruzione statistica delE le attività passate e presenti eserci- ~ tate nei passages, tipologie edili- :: zie, stato di manutenzione, distri- ~ buzione delle responsabilità pro- ;g_ prietarie ecc.). Ma l'idea di svilup1i pare ( anche mediante aggiunte) percorsi pedonali attrezzati, di rinnovare l'illuminazione, di rimarcare gli imbocchi poco visibili fa presagire, oltre a possibili snaturamenti estetici, un radicale tramonto della funzione onirica ed evocativa che è la sola possibile - nelle condizioni moderne - per consimili strutture. La loro riduzione al modello delle aree attrezzate coperte realizzate nelle Halles o alla Défense non sembra invero auspicabile; essa è perfettamente congrua all'utilizzo post-moderno del testo di Benjamin che lo appiattisce in una lucida adeguazione all'esistente. Meglio direttamente l'invasione del fast food: non farà bene al fegato, ma a volte ci sono ragioni per mangiare in fretta. Non lasciamo interstizi fra il kitsch e la praticità! Il nucleo generatore del libro sta nei c.d. Pariser Passagen I (192729) e II (1928), caratteristica articolazione fra l'esperienza surreali- «filtro che lascia passare solo.il più intimo, l'amara essenza di ciò che è stato» (pp. 1028-30). Già qui appare evidente lo scarto del mero mitologismo nostalgico delle considerazioni sulla distruzione del passage de l'Opéra con cui si apriva Le paysan de Paris di Aragon, evidente ispiratore di tutta questa specifica riflessione benjaminiana, I passages sono il lato volto al sogno dell'epoca (p. 1042), il punto di presa dunque del lavoro dialettico che fa emergere le contraddizioni di una cultura, che fa precipitare il sogno del collettivo borghese verso il risveglio rivoluzionario. Il dettaglio architettonico agisce come l'aneddoto che ci avvicina spazialmente alle cose, alternativamente alla storia (storicistica) che «rende tutto astratto» per immedesimazione, costringendoci nel. suo spazio (p. 1043). Decisiva è la formulazione di p, 1060: «In questo lavoro si può parzione con l'istanza rivoluzionaria, la dialettica come forma collettiva del risveglio. In tale sezione la prossimità alle Tesi è del tutto evidente, il nesso fra progresso e catastrofe è anzi ancora più esplicito, così come le allusioni teologiche (il termine intermedio sta negli appunti delle Tesi contenuti in Gesammelte Schriften I, 3 e autocensurati nella stesura pubblica). Limitrofi tematicamente sono poi i materiali contenuti nelle sezioni Prostituzione, gioco ( con l'opposizione tipica nome-destino), Il flaneur, dove si tematizza - sullo sfondo dell'esperienza metropolitana - l'immedesimazione nella merce, l'opposizione traccia-aura (fonte prima di tutti i futuri «paradigmi indiziari»), Noia ed eterno ritorno, con l'individuazione del lavoro astratto come discrimine fra Erfahrung ( esperire quotidiano) ed Erlebnis ( esperienza privilegiata) e la complementarità di pro- ~~==~-~--=--~---:=---~--- _.:_::_-: - ~_ ~--: -·:._~~-.~---~: _~__-~_-~.:_.:~--~-~-;-,•.:~--;- _~_-_;_;=. ~ _~_.-~-~~--- ~ -~ ~-~ -_,_:--=~----,:;_::~-~---·_·_.~:- •=•.•.~'.:; ~ :;;: :~~:;; :;.·_,_·_:? ;:;._'-== _-_= ~•-=-- -_~7 _:_ _ :.~ -_-~':'"_:~~~---·=S-·.s·-_-_.~-~--~~=:a.,;·,:::;_ ~;:':_"= -=--~i~:_ L_~_=..,,,~-- ~- • - ìl! -?~0!; . . · .- .. ·~::_ ;~1k?~=-?~:::_:~:~~~c ---- . -~~---· .:::._ ~.: ~-.~-;~· - ~~ . ··-·--· -··---- ;: J:;- .. ~--·,. - - - -·- --·- - .-::=:· __. - --- - ------- ··-- ----·---- ...• - ---·-·-··· ---:~=:~--=--:c._:=__· • :- _·_·_·-···- --- •• -: ~-:.. =====:=·-= --. ··--- -- .::: • ------ ·- - ---- ----······---· -----···------·--. ---- - - ·--=----. --·- ·-· -- --- ------ _-_-.- ··.=-- ··---. ---- ·-·-- .. - -· . -. ---- -- . ----- ·-···--- ..... • ·• ...!· ~ •• ~ ,_, ~-;-~--- • --_,,,:,,..·~·:::. ..-.-.~...:!. -::=·-~ Stampa pubblicitaria del Mostro Irlandese, incisione, XVIII secolo. Venezia, Museo Civico Correr sta e l'opzione relativamente più marxista degli anni '30. Punto di partenza è un innocuo «È tempo di scoprire le bellezze del XIX secolo» (p. 1023), che ben presto scopre la particolarità che esso non è a noi unito dalla tradizione, non ha un'esprimibilità tattile, è appena collezionabile: «Il XIX secolo, per dirla coi surrealisti, è il rumore dei nostri sogni, che noi interpretiamo nel risveglio» (p. 1026). I passages- emblema dell'architettura che di quel secolo è compendio onirico - si presentano come un «non più»: «nulla di ciò che qui diciamo è veramente stato ... (è) uno scheletroi., ma proprio «il passare, il non-essere-più, lavora appassionatamente nelle cose ... Lo storico si appiglia a queste forze e conosce le cose come esse sono nel momento del non-essere-più ... La forza che lavora in esse è la dialettica». Dei passages non rimane cosl altro che il nome, lare di due direzioni: quella che va dal passato al presente e che presenta i passages ecc. come precursori, e quella che va dal presente al passato per far esplodere nel presente.il compimento rivoluzionario di questi precursori», le categorie storico-filosofiche vengono così-ri- ·condotte a un punto indifferenziato: «Nessuna categoria storica senza la sua sostanza naturale, nessuna categoria naturale senza il suo filtraggio storico» (p. 1063). Tutti i materiali di P-W si accumulano in vista dell'attuazione di un programma anti-storicistico e di salvezza del fenomeno storico, di redenzione del passato dei vinti; sotto questo profilo la sezione dedicata a Teoria della conoscenza, teoria del progresso ha effettivamente un valore introduttivo, contenendo le principali formulazioni sull'immagine dialettica: la centralità del presente (del politico) per rileggere il passato, la discontinuità della storia e la sua cortocircuita-· gresso ed eterno ritorno nella comune natura di nuovo-sempre-eguale. Un altro gruppo di sezioni (A,B,C,G,H,I, e K) espone invece i tratti essenziali del décor parigino (strade, personaggi, oggetti, manie). Assai interessante, per mancanza di riscontri in altre opere benjaminiane, la sezione S, dedicata allo Jugendstil; alla F (Architetturein ferro) corrisponde lo stupendo frammento conclusivo del libro L'anello di Saturno. Osserviamo incidentalmente· che si trovano sparse fra le citazioni e le riflessioni numerose pagine che completano idealmente l'Infanzia berlinese e Stradaa senso unico, in un panorama della metropoli moderna (o dell'anima tout court, nel suo senso materiale). A parte, come si diceva, il materiale su Baudelaire e, all'inizio del libro, la doppia versione (tedesca tradotta e francese, con un'importante aggiunta su Blanqui) delle relazioni sintetiche preparate nel 1935 per Pollock e Adorno, la prima già edita nell'antologia italiana Angelus Novus (Torino 1962). P erché la scelta dei passages fra tutte le possibili testimonianze architettoniche metropolitane? La risposta a questa domanda (che riguarda anche altri possibili interlocutori, Kraus e Aragon naturalmente, e gli amici di Benjamin: Bloch, Kracauer, Hessel) poggia certamente sulla differenza essenziale fra la metropoli di Benjamin e quella, altrettanto anticipatoria, di Jiinger: la prima lascia trasparire le rovine (le rovine precoci della borghesia), traspone nel Moderno l'allegoria barocca del Trauerspielbuch. Nel passage la rovina si associa specificamente al tema della discesa agli inferi, del ritorno alle Madri (e al grembo materno), fa emergere il sostrato preistorico del Moderno dissolvendone nel contempo mediante il kitsch il momento mitologizzante, mette in rilievo (citando sia la teologia che i ritesde passage) il loro nesso con la transizione: dal cunicolo sottomarino e vitreo del sogno alla luce del risveglio, dal capitalismo al comunismo. In un altro schema preparatorio per la redazione definitiva (p. 61) Benjamin appunta: «Primo livello dialettico: da luogo magnifico il passage si trasforma in luogo in rovina. Secondo livello dialettico: da esperienza inconscia il passage si trasforma in qualcosa che la coscienza ha già penetrato. Sapere non ancora cosciente del già stato... Non dovrebbe forse avere la struttura del sogno? Il sapere del già stato come un farsi cosciente ha la struttura del risveglio»,Se l'applicazione delle categorie freudiane al marxismo è già surrealista, qui Benjamin traspone sul piano collettivo la dialettica proustiana del ricordo, passando per l'individuazione della forma-merce come allegoria del Moderno affidata alla decifrazione del proletariato (del materialista storico). Non si torce via da qui tutto l'apparato «teologico»: il nome, il rigetto della destinalità, l' apokatastasis redentrice della storia, la debole forza messianica dell'Angelo kleeiano nelle Tesi coeve. Prendere sul serio la teologia di Benjamin .è inseparabile dal prendere sul serio il suo nesso con il materialismo e il movimento comunista. Contraddizione? Certo! Ma non proprio l'unica della tormentata storia contemporanea dei movimenti rivoluzionari. Espungendo però il progetto di «materialismo antropologico» dagli schemi di Benjamin, come avverrebbe in una riduzione del montaggio a un frammentismo estetizzante, avremmo una perdita di senso irreparabile. Lo «scarto» non è, nel P-W, un gioco minimalista, ma una testimonianza della storia dei vinti che vuole preludere a una rivincita. Si insedia nella crisi della totalità e del tempo storico continuo: ma questo (per i surrealisti e per Heidegger, come si dice esplicitamente) è soltanto un bivio comune, da cui si procede in direzioni opposte, e quella di Benjamin noo è certo la pietas ermeneutica. Nostra ancora è l'impotenza dell;Angelo, ma è assente ogni· consolazione nell'effimero.
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