fidarsi in base a ciò che costituisce. Circolo ermeneutico per eccellenza, certo. C'è il lettore modello dell'orario ferroviario e c'è il lettore modello di Finnegans Wake, «an ideai reader affected by an ideai insomnia». Ma il fatto che Finnegans Wake preveda un lettore modello capace di trovare infinite letture possibili non significa che l'opera non abbia un codice segreto. Il suo codice segreto è questa sua volontà occulta, che diventa palese quando sia tradotta in termini di strategie testuali, di produrre questo lettore, libero di azzardare tutte le interpretazioni che vuole, ma obbligato ad arrendersi quando il testo non approva i suoi azzardi più libidinali. 6. La falsificazione delle misinterpretazioni A questo punto vorrei stabilire una sorta di principio popperiano non per legittimare le buone interpretazioni ma per delegittimare la cattive. Hillis Miller («Thomas Hardy», in Distance and Desire) dice che «lt is not true·that.... ali readings are equally va/id.... Some readings are certainly wrong... To reveal one aspect of the work of an author often means ignoring or shading other aspects... Some approaches reach more deeply into the structure of the text than others». Pertanto un testo deve venire preso come parametro delle proprie interpretazioni (anche se ogni nuova interpretazione arricchisce la nostra comprensione di quel testo ovvero anche se ogni testo è sempre la somma della propria manifestazione lineare e delle interpretazioni che ne sono state date). Ma, per prendere un testo come parametro delle proprie interpretazioni, dobbiamo ammettere che, almeno per un istante, ci sia un linguaggio critico che agisce come metalinguaggio e che permetta la comparazione tra il testo, con tutta la sua storia, e la nuova interpretazione. Capisco che questa posizione possa parere offensivamente neopositivistica. È infatti contro la nozione stessa di metalinguaggio interpretativo che si pone l'idea derridiana di decostruzione e deriva. Ma io non sto dicendo che ci sia un metalinguaggio diverso dal linguaggio ordinario. Sto dicendo che la nozione di interpretazione richiede che un pezzo di linguaggio possa essere usato come interpretante di un altro pezzo dello stesso linguaggio. Questo è in fondo il principio peirciano di interpretanza e di semiosi illimitata. Un metalinguaggio critico non è un linguaggio diverso dal proprio linguaggio oggetto. È una porzione dello stesso linguaggio oggetto, e in tal senso è una funzione che qualsiasi linguaggio riveste quando parla di se stesso. L'unica prova della validità della posizione che sostengo è data dalla autocontraddittorietà della posizione alternativa. Supponiamo che ci sia una teoria che asserisce che ogni interpretazione di un testo ne' è una misinterpretazione. Supponiamo che ci siano due teti Alfa e Beta, e che un terzo testo X sia proposto come la interpretazione registrata di Alfa o di Beta. Somministriamo Alfa e Beta a un soggetto normalmente alfabetizzato. Istruiamo il soggetto dicendogli che ogni interpretazione è una misinterpretazione. Chiediamogli se X sia una misinterpretazione di Alfa oppure di Beta. Ora supponiamo che X fosse una misinterpretazione di Alfa e che il soggetto risponda in tal modo. Diremo che ha ragione? Supponiamo invece che X fosse una misinterpretazione di Alfa e che il soggetto dica che invece era una misinterpretazione di Beta. Diremo che aveva torto? In entrambi i casi, chi approvasse o disapprovasse la risposta del soggetto, mostrerebbe di credere non solo che un testo controlli e selezioni le proprie interpretazioni ma anche le proprie misinterpretazioni. Chi approvasse o disapprovasse le risposte si comporterebbe dunque cqme qualcuno che non ritiene affatto che ogni interprelazione sia una misinterpretazione, perché userebbe il testo originale come parametro per definire le sue buone e corrette misinterpretazioni. Il che presupporrebbe una precedente interpretazione del testo, da ritenersi la sola corretta. Sarebbe imbarazzante sostenere che di un testo si danno solo misinterpretazioni salvo nel caso della sola interpretazione (buona) del garante delle altrui misinterpretazioni. Ma a questa contraddizione non si sfugge: così il sostenitore di una teoria della misinterpretazione rischia, paradossalmente, di presentarsi come colui che, più di ogni altro, crede che un testo incoraggi una interpretazione migliore delle altre. In effetti si sfuggirebbe alla contraddizione solo attraverso una versione mitigata della teoria della misinterpretazione, e cioè assumendo che il termine «misinterpretazione» vada preso in senso metaforico. Ci sarebbe certo un modo di uscire radicalmente dalla contraddizione. Si dovrebbe assumere che qualsiasi risposta del soggetto dell'esperimento sia buona. X potrà essere sia una misinterpretazione di Alfa che una misinterpretazione di Beta, a piacere. In tal caso sarebbe anche la 1J1,isinterpretazione di qualsiasi altro testo possibile. A questo punto X sarebbe indubbiamente un testo, e molto autonomo, ma perché definirlo misinterpretazione di un altro testo? Se è la misinterpretazione di qualsiasi testo non lo è di nessuno: X esiste per se stesso e non esige alcun altro.testo come suo parametro. Ma a questo punto cadrebbe qualsiasi teoria della interpretazione testuale. Esistono dei testi, ma di essi nessun altro testo può parla;e. Il che equivale a dire che qualcuno parla ma nessuno può azzardarsi a dire cosa dica. Questa posizione sarebbe molto coerente, ma coinciderebbe con la liquidazione dei concetti di interpretazione e interpretabilitll. Si potrebbe al massimo dire che qualcuno usa, in qualche modo, altri testi per produrre un nuovo testo, ma una volta che il nuovo testo sia apparso, degli altri testi non si potrebbe più parlare, se non come di stimoli imprecisi che in qualche misura hanno influenzato la produzione del nuovo testo, allo stesso titolo di altri accadimenti fisiologici e psicologici che certamente stanno alla radice della produzione di un testo, ma su cui la critica di solito non interviene per difetto di prove - salvo appunto i casi in cui si scada in pettegolezzi biografici o in congetture clinico psichiatriche. 7. Conclusioni . Difendere un principio di interpretanza, e_una sua dipendenza della intentio operis, non significa certo escludere la collaborazione del destinatario. Il fatto stesso che si sia posto la costruzione dell'oggetto testuale sotto il segno della congettura, dell'abduzione dell'interprete, mostra come intenzione dell'opera e intenzione del lettore siano strettamente legate. Difendere la interpretazione contro l'uso del testo non significa che i testi non possano essere usati. Ma il loro libero uso non ha nulla a che vedere con la loro interpretazione, per quanto sia interpretazione che uso presuppongano sempre un riferimento al testo-/onte, se non altro come pretesto. • Uso e interpretazione sono certamente due modelli astratti. Ogni lettura risulta sempre da una commistione di questi due atteggiamenti. Talora accade che un gioco iniziato come uso finisca col produrre lucida e creativa interpretazione - o viceversa. Talora misinterpretare un testo significa disincrostarlo da molte interpretazioni canoniche precedenti, rivelarne nuovi aspetti, e in questo processo il testo risulta tanto meglio e tanto più produttivamente interpretato, secondo la propria intentio operis, attenuata e oscurata da tante precedenti intentiones lectoris, camuffate da scoperte della intentio auctoris. C'è una lettura pretestuale, che assume le forme dell'uso spregiudicato, per mostr~re quanto il linguaggio possa produrre semiosi illimitata, deriva. In tal caso la lettura pretestuale ha funzioni filosofiche, e tali mi sembrano gli esempi di decostruzione provvisti da Derrida. Per un curioso astigmatismo teorico, questa lettura pretestuale filosofica è stata sovente tradotta in termini di metodo per spiegare i testi. Dalla deriva derridiana, pratica filosofica, o se volete pratica magica ed evocatoria - sono nate poetiche critiche che, quando non siano praticate con senso della misura ed eleganza metaforica, diventano pratiche autocontraddittorie. Jaca~ Hihliotern dello .,pettacolv lJSH3H Oggi. ilei teatro Semiotica. Dizionario rag_ionato della teoria del lingu.-,gio A.T.Greimas JCourtés Char/esDullin La ricerca degli dei Pedagogiad-i attore e professiondei ieatro. ~ifii:· . . ~. _, I • j • . lac:1sa USH3R . a curadi PaoloFabbri
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