Alfabeta - anno VIII - n. 84 - maggio 1986

L'UMANA AVVENTURA VOLUME STAGIONALE INTERNAZIONALE DI SCIENZE, CULTURA E ARTE MILANO PARIGI NEW YORK STOCCARDA LA JACA BOOK DOPO 20 ANNI DI PUBBLICAZIONI NELLE SCIENZE E NELL'ARTE È LIETA DI ANNUNCIARE L'USCITA DI UNO STRUMENTOCULTURALEE SOENTIFICO INTERNAZIONALE ORIGINATO IN ITALIA ED EDITO IN QUATTRO LINGUE A MILANO, NEW YORK, PARIGI E STOCCARDA CUI PARTECIPANO·CON LAVORI INEDITI STUDIOSI, PREMI NOBEL E SCRITTORI DI TUTTO IL MONDO REALIZZANDO UN FORUM INTERNAZIONALE DI CONFRONTO TRA DIVERSI CAMPI DEL SAPERE E DELL'UMANA AVVENTURA. Pagine 112 illustrate a colori e in bianco e nero, Lire 22.000 al volume. In vendita e in abbonamento nelle migliori librerie. Il Jaca Book li Walter Schulz Le nuove vie della filosofia contemporanea 1: scientificità Introduzione di Gianni Vattimo Filosofia analitica, fisica atomica, sociologia, cibernetica discutendo con i protagonisti. Una «piccola grande• opera. ,Minima, - Pagine 384. lire 25.000 Henry Corbin Il paradosso del monoteismo Postfazione di Gianroberto Scarcia L'Islam, il Dio-Uno, l'Angelo. Il dialogo tra civiltà e tradizioni. ,/11 forma di ptll'Ole, - Pagine 180, lire 23.000 Ferruccio Masini La via eccentrica Figure e miti dell'anima tedese2 da Içleist a Kafka Da Kleist aKaflca Benjamin. Unitinerario nei meandri della soggettività della crisi. ,Saggù1ùa, - Pagine 206, lire 21.000 .,, Giorgio e Nicola Pressburger Storie dell'Ottavo Distretto Nel ghetto di Budapestu, a finzioneericordo.L'esordinoarrativo di due sorpml· denti coucsiders.. ,N111riJIÌPfJ• - Pai1inc 107, lire 14.000 D~tribuzion<P.D.E .. DIF.ED. (R.oma)............ li(TI)) panti su «La violenza del nome di Dio», di Marco Cangiotti su «Violenza e gnosi», di Piergiorgio Grassi su «René Girard: la violenza, il sacro e il kerygma» e di Giorgio Rognini su «Al di là del sacrificio?» si impegnano nel confronto con queste ipotesi. Sia la prospettiva etica di Lévinas, sia la conoscenza disvelante del meccanismo espiatorio di Girard, concludendo entrambe nella riaffermazione della necessità di una non violenza assoluta e radicale, intrattengono un rapporto particolare con la tradizione che le precede e quindi sono nella condizione di porsi come alternative teoriche praticabili. Il caso di Lévinas, ad esempio, è quello di un discorso che, senza rinunciare nelle intenzioni e nel suo farsi, ad essere «filosofico», cerca un'uscita dall'ellenismo, contestuale ad una «santificazione» delle forme di rappresentazione religiosa che hanno accompagnato lo sviluppo del pensiero occidentale. L'ermeneutica di Lévinas è quindi un'ermeneutica del «Dio nascosto» che considera ogni tematizzazione del «divino» in sospetto di sacralizzazione e, in ultima analisi, una forma di seduzione idolatrica. Il senso della polemica levinassiana contro il sacro conduce alla reintroduzione, per il tramite della prospettiva etica, di una «trascendenza ai limiti dell'assenza» (ma è forse meglio dire al limite della lontananza) di cui il faccia a faccia con l'altro uomo, con il suo Viso, è la sola pronuncia possibile. Il caso di Girard in questa prospettiva è ancor più significativo. Condotto dall'incalzare dei progressi delle scienze umane ad una considerazione della violenza e del sacro non più come residuo e permanenza «inattuale» nel moderno di un sostanziale difetto di sviluppo, ma, viceversa, come debito inestinguibile che il moderno eredita nei confronti del Negativo, Girard è però impegnato a fornire una lettura non sacrificale, non violenta dell'intero complesso neotestamentario. Lettura in cui la violenza del Demiurgo iroso e vendicativo del Vecchio Testamento (un punto di vista in larga misura gnostico) che trascendeva l'uomo imponendo le sue regole, finisce essa stessa per essere trascesa dalla responsabilità e dalla «nuova» consapevolezza dell'uomo. I saggi pubblicati da Hermeneutica accolgono le due prospettive solo in parte. Perché il «Dio senza essere» di Lévinas rischia, secondo Ripanti, di essere mera «traccia di un passato che non fu mai presente», cioè di ricadere in un «pre-originario» in cui sia impossibile udire «il senso della parola di Dio in quanto Dio» (p. 38) ma il semplice appello dell'origine. Il pensiero di Girard viene considerato da Grassi come «una forma di gnosticismo razionalistico, dal momento che la salvezza non viene dalla fede con il credito che accorda alla parola della rivelazione, ma dalla conoscenza» (p. 78). Nel complesso l'accusa che viene mossa alle prospettive culturali non violente è proprio quella di presentare posizioni neognostiche, attanagliate e bloccate nella frattura incomponibile tra il «già» della storia, inevitabilmente violenta, e il «non ancora» di un futuro di cui non si ha nessuna traccia nel presente e destinato, di conseguenza, ad un'irruzione inopinata e catastrofica. Se la critica può valere nei con- • fronti di Girard, il caso di Lévinas è più complesso e mostra qualche difficoltà in più. In effetti la sua «violence du visage» è sì istitutrice di un ordine significante al di là della storia o, più precisamente, prima della.storia e di qualsiasi filosofia della storia, tuttavia la sua prospettiva trova spiegazione nel tentativo di una ridefinizione dell'«umano» come prossimo, altro uomo, obbligazione e responsabilità nei confronti degli altri uomini presi nella loro immediatezza e singolarità. Piuttosto, delle posizioni levinassiane non è stato ancora adeguatamente discusso quel residuo paradossale, come lui lo chiama proprio nell'intervista rilasciata ad Angelo Bianchi e pubblicata da Hermeneutica, che lo induce a giustificare «una certa· violenza». Una violenza istituzionale presente nei tribunali e nelle istituzioni politiche, che sembra però avere una giustificazione nel senso stesso e originario della parola «giustizia», in quanto «difesa dell'altro, del prossimo (sia il mio parente o il mio popolo!), ( ... ) violenza per qualcuno» (p. 11). Completano la discussione «Potere del linguaggio e linguaggio del potere in Elias Canetti» di Alessandro Di Caro; «Per una tecnica non violenta del diritto» di Luigi Ciaurro; «Non violenza e resistenza nella storia del cristianesimo russo» di André Joos. Hermeneutica, n. 5 Istituto superiore di scienze religiose dell'università degli studi di Urbino Urbino, ed. Quattroventi, 1985 pp. 261, lire 15.000 Heidegger e l'Umanesimo Alberto Giovanni Biuso L'itinerario speculativo di Ernesto Grassi- affettuosamente ed efficacemente riassunto da Cesare Vasoli nella sua introduzione al volume - dopo essersi valso del magistero di Piero Martinetti in Italia e Maurice Bionde! in Francia, ha subìto una svolta decisiva in seguito all'incontro con Martin Heidegger col quale Grassi ha studiato e collaborato a Friburgo. Tuttavia lo studioso italiano non è mai stato un pedissequo ripetitore di Heidegger e questo recente lavoro ne è un'ulteriore dimostrazione. In particolare egli non condivide la riduzione della complessa vicenda filosofica occidentale al quadro heideggeriano della «storia della metafisica» come oblio dell'Essere a favore degli enti. Uno degli episodi di maggiore incomprensione da parte del filosofo tedesco sarebbe appunto l'Umanesimo italiano del XIV e XV secolo. La centralità nella ricostruzione storiografica e teoretica heideggeriana dell'elemento greco a sfavore di quello latino non ha permesso al filosofo di apprezzare il proprium del pensiero umanistico che, secondo Grassi, «ai suoi primordi cerca, quasi disperatamente, di liberarsi della metafisica tradizionale» (p. 66). Tale proprium è la rivendicazione del valore filosofico del linguaggio e della poesia, opposti al principio di ragion sufficiente come fondamento della razionalità metafisica. Pertanto l'interpretazione tradizionale dell'Umanesimo esclusivamente come riscoperta del valore immanente dell'uomo nasconde la suareale novità: la concezione del linguaggio filosofico non più come «linguaggio razionale, ma come linguaggio per il quale e nel quale si produce una "schiarita" (Lichtung), dove un'epoca, un'autorità, un costume, una istituzione possono apparire e affermarsi, e dove la loro natura pericolosa può manifestarsi» (p. 39). È dunque il linguaggio poetico- nell'Umanesimo come in Heidegger - il luogo dell'apertura storica e ontologica, l'unico dove sia possibile pronunciare gli enti senza dimenticare del tutto l'Essere in cui si inscrivono. Conseguenti a tale riconoscimento del valore gnoseologico e fondativo della poesia. sono gli altri capisaldi della tradizione umanistica nei quali la vicinanza alla rimemorazione ontologica heideggeriana trova ulteriore espressione: l'annuncio dell'Essere, e dunque la liberazione della riduzione metafisica degli enti a puro strumento della calcolabilità, avviene nella metafora come ingenium e inventio, privilegiata rispetto alla deduzione razionale; l'Umanesimo intuisce la storicità di ogni linguaggio che nel suo sorgere, fiorire e decadere comporta la storicità degli dèi, dei popoli e delle verità e dunque la radicale temporalità dell'Essere. In tale quadro l'impostazione neoplatonica di Ficino e la ripresa aristotelica del Cinquecento segnano la fine della più autentica filosofia umanistica, la quale ritrova e raggiunge la più alta e articolata espressione teoretica con Giambattista Vico. Per quest'ultimo infatti «è la parola immaginosa che fa sorgere il mondo dell'umano», dà un senso all'essere che si rivela nell'esistente, apre lo spazio alla storia (p. 36). L'opposizione dell'Umanesimo alla Scolastica, di Vico al cartesianesimo, di Heidegger alla metafisica concordano nel negare che le facoltà tradizionali- ragione, memoria, volontà - possano giungere al disvelamento dell'Essere, per il 6 bertanieditore Via S. Salvatore Corte Regia, 4 37121Verona - :rei. 045/32686 novità AUGUSTO PONZIO INTERPRETAZIONE E SCRITTURA Scienm dei segni ed eccedenm letteraria I_,_ I Intel'J)fflUiooe e scrittura - ....... .. -..-- SILVIOGUARNIERI STORIA MINORE quale sono invece necessari gli at- con illustrazioni di Vico Calabrò teggiamenti della fede, della speranza, dell'apertura. In questo sen-. LUDOVICO GEYMONAT SCIENZA E STORIA Contributi per uno storicismo scientifico A-cura di Fabio Minazzi Prefazione di Luigi Zanzi in libreria a metà maggio A. SANTOSUOSSO - F. COLAO POLITICI E AMNISTIA Tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici dall'Unità a oggi RICHIEDETE IL NUOVO CATALOGO so Heidegger può essere avvicinato alla teologia negativa di Dionigi l'Areopagita e Giovanni della Croce, dai quali comunque lo allontana una diversità radicale poiché essi intendono l'Essere divino come eternamente sussistente al di fuori della storia mentre Heidegger lo pensa come intrinsecamente costituito di temporalità. Tre sono, conclude Grassi, i modi del filosofare: la metafisica degli enti che mediante il primato della verità logica tra- 6 bertanieditore scorre nell'oblio dell'Essere; la teologia negativa, ancora prigio- ..,_______ ~------~ niera dell'eternità platonica; il pensiero di Heidegger come autorivelarsi e insieme celarsi dell'Es- . sere negli enti. Solo in quest'ultimo Biblioteca di storia contemporanea diretta da Gabriele De Rosa il linguaggio poetico assume una : funzione legittima e decisiva per la GianniLa Bella soluzione dei due problemi che CO- • " s I r " stituiscono la filosofia: l'essere, la _Lo pettatore ta 1ano verità. In questo radicale ricono- (1948-1954) scimento della poesia Heidegger Prefazionedi ritrova, senza riconoscerla, la pro- FrancescoMalgeri fonda consonanza dell'Umanesimo italiano. La tesi di Grassi, èsposta con grande chiarezza e ampiamente documentata, ha un duplice merito: identifica innanzitutto una linea di pensiero che rende troppo drastica e riduttiva la tendenza heideggeriana ad accomunare ogni espressione della filosofia occidentale nel quadro indistinto del privilegiamento ontico. L'Umanesimo italiano è da porre secondo Grassi fra le epoche che in questa cornice stanno troppo strette e per molti versi ne fuoriescono. L'altro suo merito consiste appunto nel mostrare quanto Heidegger debba, pur senza alcuna esplicita assunzio'- ne, a tradizioni di pensiero il cui rifiuto del razionalismo metafisico si declina come ricerca di una ragione poetica che certo non può rinnegare e di fatto non rinnega l'elaborazione di una razionalità inscritta nel quotidiano, diffusa fra le cose, realmente capace di dare una misura al vivere e al pensare. Dovrebbe essere a questo punto chiaro che il libro ha un terzo merito: esso costituisce una originale • ma utilissima «introduzione a Heidegger» che, muovendo da un problema specifico, tocca i nodi centrali del percorso heideggeriano. Ernesto Grassi Heidegger e il problema dell'Umanesimo Napoli, Guida, 1985 pp. 105, lire 13.000 pp. 240, L. 20.000 nella stessa collana: Oscar Gaspari L'emigrazione veneta nell'Agro Pontino durante il p~riodo fascista Premessa di Gabriele De Rosa Agostino Giovagnoli Dalla teologia alla politica L'itinerario di Carlo Passaglia .negli anni di Pio IX e Cavour •Ada Ferrari La civiltà industriale: col~ e redenzione Aspetti della cultura sociale in età dègasperiana Premessa di Giorgio Rumi Andrea Riccardi Il «Partito Romano» nel secondo dopoguerra (1945-1954) Francesco Malgeri La sinistra cristiana (1937-1945) Morcelliana

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