N el 1932, visitando una Grecia allora in piena «questione della lingua» (si dibatteva se fosse più ·conveniente l'uso di un idioma cl~~sicheggiante- la kathareousa - o di uno più corrente - la demotiké - Raymond Queneau trova l'ispirazione per quello che poi sarà il suo primo romanzo.,. Le chiendent. Ecco come Queneau stesso,descrive,lanascita di quest'ispirazione: «[... ] feci un viaggio in Greeia. Sulla nave mimisi a studia- ' . re il greco·moderno, a parlare con dei greci della lotta fra la cathareusa e la demotica, tra la lingua che si sforza di differire il meno possibile dal greco antico e la lingua realmente parlata [... ]. Fu allora che [... ] mi si fece evidente che il francese moderno si doveva [... ] svincolare dalle convenzioni della scrittura che ancora l'opprimono. [... ] Mi sembrò [... ] che il primo modo di affermare questa nuova lingua dovesse consistere non nel romanzare qualche avvenimento popolare[ ... ) ma, sull'esempio degli uomini del Cinquecento che utilizzarono le lingue moderne invece del latino per trattare di teologia o di filosofia, nel redigere in francese parlato una dissertazione filosofica; e, siccome mi ero portato dietro il Discours de la méthode, nel tradurlo in questo francese parlato. Con questa idea in testa mi misi a scrivere "qualcosa" che divenne un romanzo che più tardi prese il titolo di Le chiendent». (R. Queneau, Scritto nel '37, tr. it. Segni, cifre e lettere, Torino 1981, pp. 8-9). In effetti, per usare uno stringato ma preciso ragguaglio bibliografico di Italo Calvino, la prima opera narrativa di largo respiro di Queneau appare come «un tourde-force non solo linguistico e strutturale (basato su uno schema numerologico e su un catalogo di generi di narrazione) ma anche una definizione dell'essere e del pensare, nientemeno che un commento romanzesco al Discours de la méthode di Descartes. L'azione del romanzo mette in luce le cose pensate e non vere che hanno un'influenza. sulla realtà del mondo: mondo che in sé è privo di qualsiasi significato». (I. Calvino, Introduzione a R. Queneau, Segni, cifre e lettere, cit., p. VIII). Non è stato finora mai rilevato un fatto abbastanza curioso, e cioè che uno degli ultimi romanzi dello scrittore cubano Alejo Carpentier, El recurso del Método, uscito nel 1974, si basa anch'esso su un vistoso recupero della massima opera di Descartes, un recupero per molti versi consonante con quello effettuato, una quarantina d'anni prima, da Queneau. Del resto le affinità fra l'opera dello scrittore ispano-americano e quella del francese non si esauriscono qui. Con un ribaltarsi della cronologia relativa, toccherà in altra occasione a Carpentier esplorare per primo una via poi percorsa da Queneau: Semejante a la noche, racconto composto nel 1958, prolr) pone la storia di un giovane in par- .5 tenza per la guerra, le cui avventu- ~ re e i cui incontri, che coprono l'ar- ~ codi 24 ore o poco più, si dislocano ~ ciascuno in un periodo storico dif- ......, ferente - si va dalla guerra di Troia ~ .._ alla seconda guerra mondiale, pas- §, sando fra l'altro per la conquista ~ dell'America. Ora, qualcosa di s::! analogo accade ne Les fleurs ~ bleues, composto da Queneau nel l 1965, in cui il protagonista, il Duca· ~ d'Auge, si avvia ad incontrare il ueneauMa~ùaM~,flrpen suo compagno-antagonista 'Cidro- _Jinpassando per sette secoli di sto- •ria francese, dal 1265 al 1965, appunto. Se non è probabilmente fuori luogo considerare remoto modello di entrambe le composizioni Orlando, a Biography di Virginia Woolf, è comunque ben più economica l'ipotesi di un diretto rappor- ,to d'ispirazione fra Carpentier e Queneau, in quanto non solo coetanei, ma anche sodali e amici nella Parigi del primo dopoguerra. Fra i due, entrambi aderenti al movimento surrealista, ma entrambi similmente critici nei confronti delle posizioni teoriche più poussées di un Breton, doveva evidentemente esistere una consuetudine di fecondo dibattito e di attenzione reciproca simile a quella che, non molti anni prima, aveva spinto i cubisti Picasso, Braque e Gris a misurarsi «dialogicamente» sulle medesime tematiche e sui medesimi problemi compositivi - a chi di noi non è mai capitata, in qualche museo d'arte moderna, l'esperienza di trovare, anaforicamente affiancate sulle pareti di una sala, le loro «variazioni» su una stessa natura morta o su uno stesso gruppo di figure? M a vediamo ora più da vicino somiglianze e differenze fra il procedimento di «derivazione» dalla fonte - dal «pre»-testo - • illustre seguito da Queneau e quello seguito da Carpentier; cerchiamo anzi di vedere se non sia possibile chiarire meglio la nàtura dell'esperimento cubano alla luce del suo prototipo francese. Dall'ampio stralcio autobiografico riportato più sopra sarà risultato, credo, evidente che la maggior preoccupazione di Queneau era di carattere espressivo: componendo Le chiendent egli voleva tradurre nel medium linguistico più attuale possibile il nucleo del messaggio cartesiano. La scelta . operata· d&Queneau presuppone inoltre la convinzione, del resto largamente condivisa all'altezza degli anni Trenta, che il veicolo compositivo per eccellenza della letteratura del XX secolo fosse il romanzo. Verso una scelta romanzesca poteva comunque spingere la stessa natura intrinseca della produzione di Descartes: si J da più parti notato che la scrittura del filosofo secentesco presenta assai spesso moduli largamente diegetici; che, addirittura, «la sua fisica è un po' il romanzo del mondo, sipone piuttosto un «romanzo del metodo», trasformando in racconto proprio la forma del Discours, dispiegandone l'ossatura in una struttura compiutamente .diegetica. Infatti la descrizione di· Descartes del metodo da lui seguito• per «ben condurre la propria ragione» diventa il racconto del metodo seguito dal Primer Magistrado di un immaginario paese latino-americano per mantenere. intatto il più a lungo possibile.il suo potere dittatoriale. Sostanzialmente analogo, . insomma, al di là dell'obiettivo immediato, il procedimento trasfor- ~o ,~?> ~\..- - ~ ~, ~e . e, . e,' • "~ '\ . I . d . d . • V maz10na e compmto ai ue sento'\' tori a partire dal saggio filosofico. "O Diverso invece, anche se non proprio opposto, sembra l'atteggiamento dianoetico col quale Queneau e Carpentier si accostano l'umile alle descrizioni presocratiche o al Timeo platonico» (B. Widmar, Introduzione a Opere filosofiche di René Descartes, Torino, 1969, p. 18); che, infine, tutta la prima parte del Discours rivela connotazioni decisamente autobiografiche, soprattutto nella rievocazione dell'itinerario pedagogico che il giovane René era stato obbligato a seguire dai suoi maestri. Ma, a voler essere più precisi, ciò che Queneau trasforma in narrazione è soprattutto la sostanza del testo filosofico secentesco. Le chiendent potrebbe invero essere definito un «romanzo del cogito», nel quale si mette in scena la forza creativa del pensiero, impèrsonata dalla vecchia levatrice Mme Cloche, che riesce a convincere i suoi compagni dell'esistenza di un tesoro e a scatenare tutti nella ricerca di questa fantomatica ricchezza. Carpentier, da parte sua, comno, appunto, alla sostanza e l'altro alla forma del Discours. Ne Le chiendent il cogito cartesiano, l'atto consapevole del puro pensare che genera, col suo potere, tutte le complesse attività razionali e spirituali dell'uomo, si incarna in Mme Cloche, megera avida e credulona, pronta a farsi sviare e subornare dal diabolico nipote Clovis: la conoscenza chiara e distinta minaccia, per Queneau, di assumere i connotati irrazionali della Sophia gnostica, facile preda degli inganni demoniaci. Dietro il pessimismo dello scrittore francese nòn è difficile intravedere la disillusione dell'intellettuale illuminato dopo la pessima prova di sé offerta dalla «razionale» civiltà europea nel corso della prima guerra mondiale e del successivo dopoguerra. Ne El recurso, invece, non è il metodo di Descartes ad essere presentato in maniera negativa; ciò che risulta irrimediabilmente sbagliato è il terreno di applicazione di tale metodo: lo scandalo, per la ragione e per l'umanità, è pro- .prio costituito dall'ambiguità di un procedimento logico corretto utilizzato per produrre azioni rivrovevoli ,o addirittura criminali. Questo scandalo, secondo Car- .pentier, non si produce solo quando la méthode è applicata alla situazione di un Nuovo Mondo dai •• connotati così profondamente altri rispetto al-l'Europa - «Es cier- •to: no crecen plantas camivoras, no vuelan tucanes ni caben ciclones, en El discurso del método» (p. 22) -, ma anche quando la «civile» Francia contemporanea, che funge nel romanzo come da contraltare politico-culturale all'arretrato paese del Primer Magistrado, pretende di farsene un paravento per le sue ciniche meschinità. U n tratto che accomuna fra loro - e questa volta, direi, in modo decisamente vistoso - Le chiendent e El recurso del método è la disposizione circolare della struttura diegetica. Il romanzo francese si apre e si chiude con la medesima frase: «La silhouette d'un homme se profila: simultanément des milliers. Il yen avait des milliers». Nel romanzo cubano il procedimento è più complesso~ raffinato: la scena del risveglio del Primer Magistrado («Y ya suena el timbre. Seis y cuarto. No puede ser. Siete y cuarto, acaso. Mas cerca. Ocho y cuarto. Este despertador sera un portento de relojeria suiza, pero sus agujas son tan finas que apena si se ven. Nueve y cuarto. Tampoco. Los espejuelos. Diez y cuarto. Eso si») viene riproposta, identica, ben tre volte: in apertura del racconto; alla fine del terzo capitolo, quasi a segnare l'inizio del periodo di massimo potere del dittatore, che si accinge a stroncare la sollevazione del generale Hoffmann; infine nelle ultimissime pagine, quando fa da prologo alla morte del protagonista (pp. 11, 132, 337). Ancora, all'inizio e alla fine del romanzo si situa il doppio incontro del dittatore con la mummia del gran sacerdote precolombiano, suo evidente alter ego, e simbolo della decrepitezza di un potere, appunto, «recursivo». Una struttura circolare risulta certo la meglio adeguata ad un racconto che si proponga di rappresentare l'inanità del pensiero che pretende di generare il reale: «Le chiendent si può· paragonare ad un uomo che, dopo aver camminato a lungo, si ritrova af punto di partenza», ha sintetizzato lo stesso Queneau in uno scritto autoesegetico del 1937. (R. Queneau, Tecnica del romanzo, tr. it. Segni, cifre e lettere, cit., p. 48). Ma tale struttura risulta altrettanto, se non ancor più funzionale ad un'opera quale El recurso, che mira a sottolineare come l'applicazione di una metodologia razionale ad un oggetto del tutto privo di razionalità non possa che imprigionare l'artefice del progetto in una sorta di allucinante giostra meccanica. Ho tentato fin qui di mettere in risalto le affinità· di sostanza e di forma che legano l'uno all'altro Le chiendent e El recurso del método. È però a questo punto necessario sottolineare come il procedimento intertestuale messo in atto
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