dustriali; Craxi attacca gli industriali, con la Cgil è pace fatta. Viceversa, il giornale degli «industriali» fa finta di niente: Craxi: 1'86 promette bene, andrebbe anche governato; forse c'è una sfumatura ironica, ma la replica è affidata interamente all'articolo di commento, Non prediche ma regole per bene. Secondo il Giornale, Craxi cerca di accattivarsi la Cgil e insiste sul «bisogno di stabilità»; le critiche agli industriali sono pudicamente . affidate al sommario, dove si dice che Craxi «ha polemizzato con le imprese». e on un po' di buona volontà, confrontando le modalità di presentazione del discorso di Lama con quelle del discorso di Craxi, si può trovare qualche omologia. I più distaccati verso il discorso di Lama sono anche quelli che mettono in sordina l'attacco di Craxi agli industriali, e viceversa. Può essere interessante, in questa prospettiva, registrare il titolo di prima pagina dell'Unità (su tre colonne, evidenza media): Craxi parla «ai compagni della Cg_il». L'occhiello dice «Dalla rottura al dialogo». Quindi: poco rilievo all'attacco contro la «destra economica»; si suggerisce che è stato il presidente del Consiglio a cambiare strada, non la Cgil. Su quest'ultimo punto non tutti gli osservatori concordano. Se passiamo all'esame dei commenti, la prima distinzione da fare è tra i giornali che, accanto al resoconto, pubblicano un commento e quelli che invece rinunciano a un commento esplicito. L'Unità, per esempio, non offre alcun commento. Il Giornale è ai limiti del paradosso: pubblica ben tre articoli sul discorso di Craxi, ma non sono chiaramente identificabili né un vero e proprio resoconto, né un commento. Resoconto e commento sono mescolati nell'articolo di prima pagina, ma si dovrebbe piuttosto parlare di un «riassunto commentato», poiché le citazioni del discorso sono scarsissime, con il risultato di «limare» vistosamente i passaggi più acuti. Manca, per esempio, un preciso riferimento alla dura polemica di Craxi contro la «destra economica». Qui si tocca il limite (purtroppo non è raro) della fobia italiana per i testi integrali (o in selezione ragionevolmente ampia) dei discorsi e dei documenti più importanti. Fate una prova. Cercate di capire dalla lettura dei giornali che cosa abbia detto il presidente del Consiglio o il presidente degli Stati Uniti o qualche altro personaggio non secondario in qualche circostanza non secondaria. Avendone diretta e pluriennale esperienza, possiamo anticiparvi che, spesso, suderete sette camicie e, talvolta, non verrete a capo di qualche passaggio cruciale. Si arriva così al paradosso di un'abbondanza di notizie sull'atmosfera della platea, sull'opinione del giornalista, sulle dichiarazioni rilasciate da Tizio e da Caio, in mancanza però dell'oggetto di cui tutti parlano. Sulla Repubblica, gli articoli sono quattro. I resoconti sono due: quello più «testuale» di Vittoria Sivo e quello più «colorato» di Giampaolo Pansa. In compenso, manca un commento vero e proprio. Analisi e commento sono mescolati nella cronaca di Pansa (La rivincita dell'Uomo Nero). Le ultime righe ~ dell'articolo sono quelle che si av- -~ vicinano di più a u~ v~ro e proprio Cl. commento del discorso: «E adesso ~ ....... ~ ·;;:: §, ix3 eccoci alle prese con qu~lche rebus. Primo ~rebus:se Craxi sta al di qua de!Ìa famosa riga, con i compagni quasi ritrovati, dove sta il suo alleato De Mita? E l'altro suo al- ~ leato, il <(granitico»Spadolini? Se- ~ condo rebus: se quella famosa riga l davvero li separa, come possono ~ spingere ancora per molto il carro funebre del pentapartito? Terzo rebus: basta un gran discorso per rimescolare tante carte in tavola? O piuttosto non avrà ragione quel Luciano Facchini, della Fiom di Pordenone, che (leggo sull'agenzia Asca) si pronuncia così: "Craxi predica bene, ma razzola male". Sì, amici della Cgil, questo è il problema». Sul Corriere della Sera si trova ogni ben di Dio: i pezzi sul congresso della Cgil sono sei o sette, buona parte dei quali dedicati al discorso di Craxi. Fra questi, l'articolo che si avvicina di più al genere del «commento» è quello di Guido Gentili (Solco più largo con le imprese, pagina quattro). Il concetto saliente è quello già espresso dal titolo. Craxi «ha svolto una relazione tutta giocata a sinistra e protesa a combattere quella che ha chiamato la "destra economica". Chi si cela dietro questa etichetta? Craxi non ha fatto nomi e cognomi, ma tutto il suo intervento - che a buon diritto può essere considerato una risposta organica al convegno della Confindustria a Torino nel novembre scorso - è suonato come una dura critica alle posizioni degli industriali e di tutto coloro i quali "sviluppano campagne contro la cosiddetta partitocrazia". ( ... ) Un'analisi di questo genere non Bozzetto del padiglione della ditta Davide Campari, china cartoncino tempera, 145x463 poteva non convincere i 1305 delegati presenti al palazzo dello Sport dell'Eur. Gli applausi sono stati sinceri, le strette di mano convinte. Ma è sicuro che sull'altro fronte, quello industriale, non ci saranno applausi. Anzi, il solco che divide Craxi dalle imprese è da ieri più profondo». Fin qui, non ci sembra che si possa dire che il panorama dei commenti sia particolarmente ricco e stimolante. Se si vuole trovare qualcosa di più bisogna rivolgersi ai quotidiani più direttamente toccati dal discorso di Craxi: La Stampa e Il Sole 24 Ore. L a Stampa è doppiamente chiamata in causa, perché - come si legge nel resoconto de!giornale medesimo - «Craxi ha polemizzato con gli imprenditori, con Agnelli senza nominarlo e con La Stampa». Non è un segreto che Agnelli sia il principale proprietario della Stampa. Craxi - citiamo sempre dal resoconto del giornale torinese - «ha parlato di "una destra economica che sembra ora nuovamente alla ricerca di una migliore organizzazione delle proprie file e della propria influenza" contro il "buon governo dell'economia". "Inopinatamente, ma non poi tanto - ha affermato Craxi - essi sviluppano campagne contro la · cosiddetta partitocrazia e non risparmiano istituti fondamentali della vita democratica del Paese come i sindacati, i cui componenti sono delicatamente definiti, sucolonne autorevoli, come boss sindacali, appaltatori a mezzadria dello Stato, responsabili di ondate devastanti nell'amministrazione pubblica". Le citazioni del presidente del Consiglio si riferiscono ad un articolo di Mario Pirani apparso su La Stampa del 25 febbraio scorso, nel quale si criticavano gli accordi tra sindacati e vertici della pubblica amministrazione». Su questo sfondo si può meglio contestualizzare l'articolo di commento (Il re pastore) affidato allo stesso Pirani. Questa la conclusione di Pirani: «Una visione organica da cui sembra scomparsa ogni ipotesi di crisi di governo, senz'altro sconsigliabile in vista di un'annata di vacche grasse che Craxi si candida a pascolare come il migliore dei re pastori su piazza. Per intanto, con il discorso dell'Eur, egli ha perfezionato una doppia operazione, ad un tempo interscambiabile e coincidente: rafforzare la sua funzione "centrale" nel pentapartito e la forza contrattuale verso De Mita, da un lato, e "crescere", alla guisa di Mitterrand a suo tempo, come leader egemone di tutta la sinistra, dall'altro. Con Natta, nel frattempo, nel ruolo del soddisfatto portatore d'acqua, in attesa di passare il secchio a Lama, secondo l'augurio - quasi un'investitura - che Craxi ha creduto bene di rivolgergli». Com'era da attendersi, il commento di Sole 24 Ore (Non prediche ma regole di bene di Fabrizio Galimberti) tralascia l'aspetto politico e si concentra sull'aspetto economico del discorso di Craxi, particolarmente sulla parte riguardante gli industriali. Craxi aveva detto, tra l'altro: «Smentendo affermazioni fatte in sede molto autorevole - secondo La Stampa il riferimento è ad Agnelli - lo sforzo finanziario dello Stato è stato· ingente. Se si mettono insieme i trasferimenti, apporti vari di risorse, fiscalizzazioni di oneri sociali, la quota non coperta dalla cassa integrazione, si perviene a cifre da capogiro: oltre 60 mila miliardi annui di cui due terzi assorbiti dal settore privato». Nei giorni successivi, queste affermazioni hanno dato luogo a una «battaglia delle cifre» con il presidente della Confindustria Lucchini, secondo il quale i trasferimenti finanziari a favore delle imprese private sono da calcolare nell'ordine dei 5000 miliardi. In proposito, il commentatore del Sole 24 Ore scrive: «Si ricordano i 60 mila miliardi di "trasferimenti alle imprese", considerandoli come "sacrifici di Stato" per il sostegno al mondo imprenditoriale. Ma quei 60 mila sono essenzialmente sussidi alla platea plaudente cui il presidente del Consiglio si rivolgeva. Sono fondi di dotazione a imprese pubbliche che perdono e non possono licenziare. Sono sussidi alle compagnie di navigazione per permettere ai cittadini di pagare poco o niente il traghetto per la Sardegna. Sono crediti agevolati per permettere ad alcune imprese di sostenere l'occupazione in zone o settori disagiati, evitando di pagare il tasso di interesse proibitivo stabilito da un mercato del credito distorto dal sequestro di risorse finanziarie operato dal debito pubblico. Sono fiscalizzazioni di oneri sociali, rimozione dovuta di quegli oneri impropri che pongono l'industria italiana in una condizione di minorità competitiva sui mercati internazionali. Sono anche erogazioni per la Cassa integrazione. Ma la Cassa integrazione non è un sussidio alle imprese, è un sussidio ai lavoratori ... In Italia ove non esiste il sussidio di disoccupazione, questa funzione è svolta dalla Cassa integrazione». S e il «discorso del Palasport» segna dopo il clamoroso «discorso di Sigonella» un secondo punto importante della complessa rotta che Craxi ha disegnato, l'analisi della stampa sembra far riemergere le stesse incertezze di qualche mese fa, con l'importante eccezione di alcuni giornali vicini agli ambienti industriali, ora in più netto antagonismo con il presidente del Consiglio. Craxi ha ottenuto di rimettere in gioco le linee di demarcazione fra ciò che sta «a destra» e ciò che sta «a sinistra». Non è un risultato da poco. In proposito, valgano due citazioni, a titolo indicativo. «Io lo vado ripetendo da tempo: quello di Craxi è il governo più a sinistra d'Europa» ha detto il ministro De Michelis dopo il discorso di Craxi (vedi Corriere della Sera del 2 marzo, p. 4). «Un discorso "di sinistra"? È un po' sterile domandarselo» scrive Pansa nel commento sopra citato. Se ne deduce che essere «a sinistra» o «più a sinistra» sta ridiventando importante in Italia, a quanto pare. Se così è, il «discorso di Sigonella» e il «discorso del Palasport» hanno svolto, in merito, un ruolo notevole. Sul piano strettamente politico, non sembrano però obsoleti gli articoli dell' Economist e del Wall Street Journal da noi citati nel numero dello scorso dicembre (Da Sigonella a Ginevra, in Alfabeta n. 79). In particolare, si può rileggere quanto diceva The Economist in un editoriale scritto addirittura prima di Sigonella, nel quale si definiva Craxi «l'uomo forte d'Europa» (The strong man of Europe, 12 ottobre 1985): «Craxi ha un'arma segreta in riserva - la minaccia di cambiare alleanza e di muovere verso una partnership con i comunisti. ( ... ) Chi meglio del filo-occidentale e socialdemocratico Craxi può guidare un governo che includa i: comunisti senza far correre .ai ripari gli alleati dell'Italia nella Nato? C'è ancora della strada da fare prima che un simile governo della sinistra diventi plausibile. I comunisti hanno bisogno di una leadership più determinata di quella offerta da Alessandro Natta per completare la loro lunga marcia dal marxismo-leninismo alla socialdemocrazia. Ma il solo sospetto che Craxi possa cambiare alleati sembra sufficiente a mantenere in riga i democristiani. Ecco perché quest'uomo notevolmente fermo e pensoso potrebbe dominare la politica italiana negli anni a venire». collana «Le scienze umane» La legittimazione simbolica L'autorità religiosa, politica, sociale e i suoi simboli a cura di Roberto Cipriani pp. 248, L. 22.000 Aldo Natale Terrin Nuove religioni Alla ricerca della terra promessa Hare Krsna Meditazione Trascendentale Movimento di Shree Rajneesh Dianetica o Chiesa della Scientologia Chiesa di Sun Myung Moon pp. 184, L. 18.000 Morcelliana LETTERA EDIZIONE ITALIANA diretta da: F. Coen, A. Liehm e V. Strada IN LIBRERIA O PER ABBONAMENTO: 4 numeri l'anno L. 20.000; versamenti sul CCP 74443003 intestato a Lettera Internazionale Sri REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via Goito, 29 00185 Roma SOMMARIO ITINERARI DOSTOEVSKIANI Czeslaw Milosz Attila Faj L'EUROPA E LA PACE André Gorz Vaclav Havel Emmanuel Lévinas I VINTI Peter Weiss DISCORSI PER IL NOBEL Jaroslav Seifert . 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