<:::S i::: «De las cosas mas seguras la mas segura es dudar. » «Lungi dal meravigliarsi il pensiero obbiettivo deve ironizzare.» (Bachelard) V areando il confine di quella che è solo una ristretta regione della sragione umana, bisogna spogliarsi delle proprie compiacenti certezze. Alludo non a certezze metafisiche, ma alla concreta, abituale, invincibile fiducia nei cinque sensi. Non si tratta però di inganni dei sensi, di visioni, allucinazioni, alterazioni o illusioni; e neppure c'entra il sesto senso o il terzo occhio pineale; e ancor meno c'è posto per i doppi sensi, siano essi sessuali o spirituali. Questi sensi distorti e perversi non popolano la mente di incubi, né il sangue di turbamenti, né lo spirito di estatiche contemplazioni; ma si flettono e si aggrovigliano su se stessi, intersecando e scambiando le proprie sensazioni, in un caotico turbinio di suoni visti, odori colorati, sapori uditi, tatti profumati. È a questi fenomeni che vi invito ad accostarvi con il sorriso sulle labbra. Il sorriso non della follia, ma dell'ironia - dunque dell_'obbiettività. • Una delle grandi passioni della mia vita è, forse non del tutto stranamente, assimilabile ad una mania da collezionista un po' fissato per gli oggetti s_trambi, o meglio per dei fantasmi di oggetti; quasi .una Wunderkammer tutta e solo sognata, e segnata di incubi. E dico incubi, perché tale innocua e perversa mania consiste nel raccogliere tutte le testimonianze dirette e indirette relative alla pratica e alla storia della trasposizioni sensoriali, o, con un termine scientifico più esatto e insieme più circoscritto, delle sinestesie: inversioni, reversioni, sovversioni dell'apparato sensoriale percettivo. Ogni storia che si rispetti ha un principio e una fine cerchianti un intreccio più o meno gustoso. La nostra storia non ha fine, nel senso che continua fino ai nostri giorni, e mi esimo fin d'ora dal tentare di fare il punto sulla situazione attuale delle sinestesie. Direi soltanto che non stanno attraversando un periodo di grande fortuna, malgrado la cultura middle brow sia capillarmente pervasa di degradata multisensorialità. Etiemble nel 1968 ironizzava su certi professori di lettere e filosofia che ancora insegnavano seriamente che cos'era l'audizione colorata. In Italia le cose stanno invece in tutt'altro modo: sono proprio i professori che non hanno mai sentito parlare di sinestesie, e questo nel 1978. Il 13marzo di quell'anno il Corriere della sera pubblicava un articolo di Cremona intitolato «Suoni e colori», che così esordiva: «Il programma • ministeriale di qualche anno fa per l'insegnamento dell'educazione visiva negli istituti d'arte raccomandava "l'analisi della formazione della sensibilità tattile e di tutte quelle sinestesie che si creano con la sensibilità visi- -~ va". Sinestesie? Cosa mai saranno? Cl.. Si chiese qualche insegnante un po' ~ turbato dalla strana parola e ricor- -. se al vocabolario ... » ~ ·;::: Se problematico è il finale, ancor §, più misteriosa e incerta è la data di ~ nascita di queste entità perverse e, tutt'oggi, per me enigmatiche. tl Per ricostruire l'albero genèalol gico sinestetico mi contenterò di ~ una distinzione, euristica più che I sensdi istorti tassonomica, fra interscambi di dati percettivi ( = entità fisiche), e interscambi di apparati sensoriali ( = entità fisiologiche). Le sinestesie in senso stretto sono solo quest'ultime. Esse pertengono a pochi individui che, per motivi organici, funzionali o psichici (è la gamma di teorie esplicative elaborate fra Otto e Novecento),_.posseggono questa peculiare aberrazione. Aberrazione che fa degli audiocoloristi (specie se professanti anche fede artistica simbolista) le creature supreme della scala biologica. Altri, più positivi e austeri scienziati, al contrario, la reputano una malformazione e una regressione antropologica, e ravvisano negli individui affetti da sinestesia, decadenti e non, le stigmate della degenerescenza, concedendo tutt'al più che essa è una delle forme di tributo che il genio deve pagare all'invidia divina (o umana?). Per sinestesia s'intende quel fenomeno per cui due (raramente più di Tonino Tornitore un analogo processo soggettivo. Normalmente fra la sinestesia soggettiva e quella oggettiva non esiste alcun legame di reciprocità. Infatti chi vede colori ogni qual volta ode rumori, non necessariamente (anzi ciò è rarissimo) crede pure in una identità strutturale fra suono e colore. E viceversa chi crede, ad esempio, che le sette note e i sette colori non siano altro che epifanie diverse di una medesima quiddità (l'etere, la ritmicità vibratoria della natura ecc.), ebbene costui non necessariamente vede le note elevarsi dallo strumento musicale sotto forma di cascata luminosa. Fissata questa distinzione, sinestesia soggettiva ( = in sensu) I sinestesia oggettiva ( = in intellectu), e dimostrato che, nel nostro caso, non vale il teorema «nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu», è ora possibile fornire alcuni estremi cronologici. Le sinestesie oggettive nascono e proliferano nell'arco di circa un 1uq 111 infatti è l'anno in cui un neodottore tedesco pubblicava la sua tesi di laurea in latino, nella quale per la prima volta appunto l'autore denunciava dei fenomeni che solo settant'anni dopo saranno riconosciuti e definiti come audition colorée. Al contrario di quel che pensano tutti coloro che in vario modo si sono occupati della storia o fortuna degli scambi sensoriali (Segalen, Etiemble, Chaix, Schrader, Ullmann -qualcuno, infatti, risale alla cuna del mondo, come Segalen o, più recentemente, Ullmann, che si rifanno ai Veda, i testi sacri indiani; o, più frequentemente, ci si richiama al celebre versetto dell' Exodus, XX, 18: «Populus videbat vocem sonitumque buccinae»; oppure, invece delle fonti della coscienza (religiosa) occidentale, qualcun altro si accontenta di quelle della scienza: dalla musica delle sfere, pitagorica, alla dottrina platonica del linguaggio); al contrario di essi, io ritengo che le sinestesie Viale delle esclamazioni, china su cartoncino, 288x237 due) sensi distinti sono messi in attività da una stimolazione che riguarda uno solo di essi; ovvero: «associazione di due sensazioni di natura distinta di cui una sola è obbiettiva» (Beltran). Il vocabolo ha meno di un secolo: nell'accezione usuale è attestato per la prima volta dal Larousse (II Suppi., 1888circa), mentre la sua coniazione risale a quindici anni prima (Vulpian 1874, ma indicava un tipo di sensazioni associate). La forma più frequente di sinestesie è l'audizione (o udizione) colorata, che consiste nel fatto che un'eccitazione uditiva determina una sensazione visuale colorata. Le sinestesie in senso stretto, appannaggio esclusivo di pochi individui (beati o dannati che siano) le chiamerò convenzionalmente soggettive, perché è il soggetto, e solo lui, a percepire, in forma tutta personale, ad esempio, un suono sotto forma di colore. Per sinestesie oggettive invece intendo tutte le ricerche, scientifiche e non, volte ad estrapolare, analizzare ed esporre le omologie o affinità o corrispondenze intercorrenti, nella quasi totalità dei casi, fra il fenomeno fisico oggettivo cromatico e quello sonoro, senza che ciò implichi necessariamente secolo. Precisamente fra un intorno imprecisato del 1580 e il 1672. La prima è una data indicativa, con un diametro temporale di oscillazione massima di dieci anni; la seconda invece è una data precisa fino al giorno, l'otto febbraio 1672, quando Newton lesse alla Royal Society la sua relazione sulla «Nuova teoria della luce e dei colori». Tra il 1576 (ascesa al trono imperiale di Rodolfo II d'Asburgo) e il 1587 (ritorno del pittore Giuseppe Arcimboldi a Milano), il pittore milanese mise a punto alla corte praghese un sistema di notazione musicale cromatico, in cui cioè per la prima volta pare che venisse formulato e collaudato con successo un registro empirico molto semplice di corrispondenze coerenti, ma arbitrarie (perché dettate da meri fini pratico-strumentali, non conoscitivi di qualche presunta essenza), tra suoni e colori. Nel 1672 questo registro empirico di trasformazione colori-suoni diventa, con Newton, la scoperta di analogie matematiche fra le vibrazioni luminose di ognuno dei sette colori spettrali e le vibrazioni sonore di ognuna delle sette note musicali. Anche per le sinestesie soggettive è fortunatamente possibile fissare una data con certezza. Il 1812 oggettive (a fortiori le soggettive) in forma reale e consapevole non abbiano fatto la loro comparsa nell'immaginario dell'Occidente prima della fine del XVII secolo. In effetti vi sono «rigoristi», per i quali si può parlare di sinestesie solo dopo il romanticismo; ad es. Rienau: «Non si possono incontrare interscambi sensoriali prima del romanticismo, mediante le cui teorie sull'unità trascendentale dei sensi furono possibili, per la prima volta, le sinestesie nella letteratura». E prima di allora? Le sporadiche testimonianze superstiti starebbero a indicare però che non regnò una rigorosa e casta asinesteticità in quell'abisso temporale, riassumibile dietro la generica etichetta Preistoria delle sinestesie soggettive, e la cui data di inizio non può, per. definizione, che esser ancor più approssimativa. A bbiamo proprio voluto mettere alla prova la precedente asserzione, e cioè la presunta esistenza ab aeterno di una mentalità sinestetica, saggiandola in un testo che a) è in una posizione temporalmente mediana, così equamente collocato fra sterminata antichità e densissima contemporaneità; b) è costellato di quei molteplici spunti intersensoriali parasinestetici (in particolare l'episodio delle parole gelate e colorate), che lo rendono il fuoco di convergenza delle potenzialità intersensoriali dell'infranto cosmo magico primitivo, le cui schegge si sono tuttavia profondamente conficcate nell'immaginario occidentale; c) è un'enciclopedia negativa, magnifica ironia della cultura classico-umanistica, ironia che sta proprio a indicare lo sfaldamento ormai irreversibile della mentalità magica. Si evoca la magia non perché il pur medullare Gargantua sia un testo ermetico, e neppure perché le sinestesie siano degli incantesimi, anche se il veder suoni o udir colori è, a seconda dei gusti e delle circostanze, aberrante o prodigioso, incantevole o patologico. Ma altro è il fondo magicodel tema delle sinestesie, tema infantile in senso forte, perverso polimorfo - perverte l'ordine dei sensi, si traveste sotto molteplici e tutte veritiere spoglie: la favola e la cabbala, la grammatica e la fisica; ma il suo denominatore comune resta sempre identico, sempre magico - l'onnipotenza delle parole. Le «parole gelate» sono gli ultimi, ridicoli scampoli di quel frastagliato e prestigioso continente magico. Non sono affatto da ritenersi, di converso, i primi sintomi, seppure esaltati dal contesto letterario «meraviglioso», di quella febbre sinestetica che, di lì a una generazione, una scienza ancor disinvolta propagherà per l'Europa. È la Protostoria (perché si tratta di soli cento anni, rispetto alle decine di secoli della Preistoria) delle sinestesie oggettive. Passiamo infatti dalla Letteratura e dal Linguaggio ali' Arte e alla Scienza, all'insegna di una cauta ricerca di corrispondenze tra suoni e colori. A partire da architetti e da trattatisti d'arte, da Leonardo e da Arcimboldi, i clercs savants del XVIII secolo (Mersenne e Kircher) hanno avviato i primi timidi passi in direzione· prima di un confronto e poi di un progressivo apparentamento semi-mitico tra suoni e colori, che dovrà attendere l'Ottica newtoniana per il salto qualitativo nella scienza senza virgolette. Ecco la differenza (dal nostro punto di vista, s'intende) fra il Gargantua e l'Ottica: il primo chiude (rovesciandola e irridendola, ma essendone ancora profondamente impastato) un'era; la seconda contiene il germe che apre uno spiraglio alla scienza, e dunque a una storia delle sinestesie. Perciò, in conclusione, la dimensione presinestetica è caratterizzata dall'esser comunque e sempre, anche se in diverso modo, una fase preparatoria,. un caos nebulotico, in cui si coagula una costellazione di grumi potenzialmente sinestetici che avranno ognuno un decorso originale: mi sembra certo però che il veicolo su cui questa nuova figura irrompe nell'universo mentale di noi europei, universo che fino alla fine del XVI secolo non lo contemplava nella pur fornitissima Wunderkammer del suo immaginario, non sia né letterario né linguistico né mistico, ma sia un miscuglio di Ottica, Pittura ed Esoterismo, che per reagire ha trovato il catalizzatore ideale in un uomo del Sud trapiantato al Nord (Arcimboldi) e successivamente in quella che potrebbe essere una caricatura arcimboldiana, miracolosamente inveratasi, ma a rovescio: padre Kircher, un uomo del Nord trapiantato al Sud.
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