John Boswell Christianity,Sodai Tolerance andHomosexuality:«Gaypeople in WesternEuropefromthe Beginningof theChristianEra lo the FourteenthCentury» Chicago and London, University Press, 1980 pp. XVIII-424, s.i.p. Georges Duby Guglielmo il Maresciallo Bari, Laterza, 1985 pp. VIII-196, lire 22.000 Yunus Emré LeDivan traduzione e prefazione di Yves Regnier Parigi, Gallimard, 1985 pp. 150, s.i.p. Pier Paolo Pasolini Il sognodel centauro a cura di Jean Duflot prefazione di Gian Carlo Ferretti Roma, Editori Riuniti, 1983 pp. 182, lire 7.500 Lf intento del libro di Boswell è apparentemente molto tradizionale: si tratta di contribuire alla conoscenza dell'intolleranza «come forza storica», studiando i rapporti fra il cristianesimo e le omosessualità nel primo millennio dell'era cristiana. L'autore, John Boswell, è professore all'Università di Yale, e in una precedente opera, The Royal Treasure, si era già interessato al significato dell'intolleranza a proposito dei musulmani di Spagna nel XIV secolo. Miche! Foucault, scomparso un anno fa, considerava Christianity «un capolavoro» e si adoperò per la sua traduzione in Francia, dove il libro è uscito quest'anno nelle librerie; per la verità un po' in sordina, per la collezione «Histoires» di Gallimard che, come forse qualcuno saprà, dopo Proust edita l'omosessualità con le pinzette. In Italia, l'opera è in preparazione presso Rizzali che ne ha affidato la traduzione a Egle Lauzi. Se ho usato l'espressione «con le pinzette» è per mettere sulla traccia delle difficoltà a cui può andare incontro un'opera d'indagine storica sull'omosessualità. Benché sia da una quindicina d'anni che gli storici attuali ricominciano a interessarsi a questi problemi nella storia, e non si possa dire che si mostrino timidi nelle loro ricerche (per esempio Jean-Louis Flandrin, Paul Veyne, Georges Duby), il tema dell'evoluzione delle omosessualità produce in ogni caso perlomeno un certo imbarazzo nelle coscienze moderne. Facendo l'economia delle implicazioni psicoanalitiche, che pure ci sono, John Boswell ne ha certamente una raffinata consapevolezza: «La storia delle minoranze crea delle pesanti difficoltà: censure e distorsioni, assenza o eliminazione dei fatti, reticenza a scrivere sugli aspetti privati e personali dei sentimenti umani, pericoli che possono pervenire dai politici ~e si trattan,p questi argomenti» («Rivoluzioni universali e categorie sessuali», in Omosessualità, Milano, Feltrinelli, 1984). È dunque così sottile la linea che separa le virtù «obiettive» dello storico dal «vizio innominabile»? L'opera· di Boswell ci dice che non fu sempre così. E, anzi, è.nel fare emergere dislivelli e fratture nel corpo di una storia che talvolta sembra come fusa in un sol blocco, che mi pare consistere l'interesse di questo libro. Si tratta di una di quelle opere fatte per provocare riflessioni anche in altri campi del sapere. Cercando di chiarire le origini e i procedimenti d'intolleranza in complesse relazioni con tradizioni morali e teologiche, rintracciate con analisi minuziose di testi e fatti e personaggi e sensibilità appartenenti alla storia mediterranea ed europea, lo sterminato studio di Boswell ha infatti ineteressato a più di un titolo anche i teologi, i sociologi e i filosofi. All'autore l'opera valse l'American Book Awards for History per il 1981. Sessualitàdel chierico L'interesse di questo studio? Non riprende solo cose già conosciute, ma le sviluppa e ne fa apparire di nuove. Cose conosciute: riferendosi all'opera precedente di Derrik Shervin Bailey (Homosexuality and the Western Christian Tradition, Londra, 1955), Boswell confuta il paesaggio familiare di un mondo greco-romano di m<:ravigliosa licenza sessuale che il cristianesimo avrebbe distrutto d'un sol colpo. Cose non conosciute: fino al XII secolo le omosessualità rion vennero avversate dalla Chiesa, le cui sporadiche condanne non influenzavano minimamente il benessere, la felicità o lo status sociale degli individui che preferivano andare a letto con persone dello stesso sesso, o magari con i due sessi: quello di Ebe e quello di Ganimede. La tesi di Boswell è che da parte dei soggetti che hanno rapporti sessuali tra uomini nel quadro dei monasteri e della città, esiste un insieme di modi d'espressione e di valorizzazioni definibili come gay subculture. E che questa intrattenne talvolta rapporti quasi di egemonia con la cultura ufficiale della Chiesa cristiana. Il luogo d'espressione della gay subculture è il quadro monastico dell'epoca carolingia: qui l'«amicizia appassionata» conosciuta nella Chiesa·primiriva, ritrova toni molto caldi - per esempio in Aelredo di Rievaulx - e fornisce materia all'opera di numerosi chierici, e di quasi tutta_la poesia amorosa, poi sviluppatasi in tutta la società medievale. Boswell sottolinea anche la correlazione fra vita urbana e libertà individuale («l'aria della città rende libero», dice un proverbio tedesco). E ci parla dei contatti con l'Islamattraversola Spagnae le crociate, e attraversol'Islam con l'Antichità greca e romana. Certo, lo studio di Boswell forse esagera l'importanza del fenomeno, e i bordelli di ragazzi a Chartres, Sens, Orléans e Parigi, giocosamentemenzionatiin unmanoscritto, non dovevano somigliarea dei circoli di poesia. Tuttaviale informazioni che ci fornisce sono sconvolgenti, in tutti i sensidel termine. E confutano il quadro familiare sull'oscurantismo del Medioevo e della Chiesa dell'epoca. Ma allora perché il XIII e il XIV secolo hanno conosciuto un erescendo d'intolleranza, intolleranza generale e intolleranza verso i gay? Molte pagine sono dedicate ai cambiamenti economici e sociali intervenuti tra il 1250 e il 1300, e al riflettersi dell'intolleranza degli stati corporativi emergenti nelle compilazioni teologiche, morali e legali. Dove intervenne anche un cambiamento nel concetto di «natura», formulato in modo da escludere gli atti omosessuali. Tesi così provocatorie han suscitato fin dal primo apparire dibattiti e reazioni vivacissime su quasi tutti i più importanti media dei paesi anglosassoni, e su riviste specializzate. In Italia, un'eco di questi dibate :- documenta in maniera insuperabile il modo in cui avvenne il passaggio da un atteggiamento moderato della Chiesa nei confronti delle omosessualità al trattamento persecutorio che si dispiegò in tutta l'Europa a partire dal 1200» (Giovanni Dall'Orto, comunicazione personale, lettera del 21 novembre 1985). Segnalo quest'opera e la scheda di Giovanni Dall'Orto, studioso e membro dell'Iga (International Gay Association), perché uno dei punti deboli dell'opera di Boswell mi sembra proprio quello del «The Rise of Intolerance», sulle cui cause Boswell confessa candidamente di non aver potuto dare risposte più esaurienti e definitive. Ma perché Boswell sostiene questa relazione costante e ambigua tra cattolicesimo e omosessuali? Forse perché, oltre che storico, Boswell, che si definisce «gay», è anche «attivamente o meglio devotamente cattolico» (intervista a Richard Hall, Advocate, 28 maggio 1981). La singolarità di una tale posizione non può che riflettersi nell'opera. Il suo essere gay lo induce talvolta a tirare la coperta della filologia dalla parte dei gay peoples, quando vuol dimostrare che in nes- ----sun passo delle Scritture viene Cordial Campari, china cartoncino tempera, 370X465 titi si troverà in Elio Martinelli, «Cristianesimo e omosessualità», Paideia XXXIII, 1982. La mia osservazione concorda con quella di Vern L. Bullough, il quale ritiene l'ostilità verso gli omosessuali «endemica alla tradizione di pensiero cristiana». E con quella dello stesso Martinelli che aggiunge: «La Chiesa riuscì a metterla in pratica stabilmente solo nel '200 semplicemente perché solo allora poté organizzarsi in sistema rigido e consolidare le leggi canoniche». Fonte di primario interesse per chi volesse approfondire o estendere tale questione è l'opera di Goodich Michael, The unmentionable vice (Sta Barbara, Ross Erikson pubi., 1979). «Attraverso l'esame, molto ben documentato, di leggi, decreti, penitenziali, opinioni di ecclesiastici e di dotti circa l'omosessualità fino al 1300, il libro chiaramente espressa condannatotale e assoluta dell'omosessualità. Tanto che certe sofisticate argomentazioni di Boswell alle prese con scabrosi versetti del Levitico o delle Lettere di Paolo han suscitato, come dire?, l'ira di dio presso grecisti e latinisti, soprattutto fra i più onesti fra di loro- anche se forse non i più inventivi. Il suo essere devoto cattolico, invece, sottende l'obiettivo, peraltro chiaramente riconosciuto, di decolpevolizzare (non dispiaccia agli storici questo termine!) i gay cristiani ed ebrei, mostrando come il giudeo-cristianesimo non porta necessariamente responsabilità nella condanna- attraverso la morale tradizionale - delle relazioni omosessuali. Si tratta di un obiettivo a cui già si erano dedicati anche il gesuita John Mac Neill con La Chiesa e l'omosessualità (Kansas City, 1976; Ginevra, 1982, edizioni Labor et Fides; Mondadori, Milano, 1979), o Guy Menard con il suo De Sodome à l'Ex ode: «J alons pour une théologie de la liberation gaie» (Québec, Editions Univers, 1980). Anche se può apparire una sgradevolezza, occorre dire che oggi l'istituzione Chiesa ha paura della libertà. E la storia prova che, dal 1300ad oggi, l'Europa cristiana ha sempre, prima o poi, più o meno sornionamente, condotto i propri omosessuali a una esecuzione capitale. L'umiltà di devoto cattolico, l'accanimento, la sterminata erudizione, il coraggio, il lavoro che Boswell ha compiuto per darci un libro di tale argomento e dimensione, lo situano in posizione davvero cruciale nell'attuale dibattito teologico che ogni volta· riprende .il <:::) quadro del «peccato» e dell'ethos, f'1 1::1 e poi inspiegabilmente si blocca,.o ~ viene bloccato. L'umiltà dei catto- ·i lici omosessuali crocefissi, non a ~ .caso, a piè di lettera, è sorprenden- ~ te. La lorò attiva devozione nei ...., ~ .... §, confronti della istituzione Cftiesa a me fa venire irresistibilmente alla memoria una frase &Proust: «Co- ~ me possiamo fare un passo per ~ sfuggire alla morte, se l'amore na- ~ sce da una menzogna e noi ci osti- l niamo a chiedere conforto proprio ~
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