Il bordellodellostoricismo Alain Corbin Donne di piacere. Miseria sessuale e prostituzione nel XIX secolo Milano Mondadori, 1985 pp. 432, lire 40.000 Alexis Parent-Duchatelet De la prostitution à Paris au XIX• siècle Paris, Seuil, 1981 prima edizione Paris 1836 Patrick Wald Lasowski Syphilis. Essai sur la littérature française du XIX' siècle Paris, Gallimard, 1982 Misérable et glorieuse. La femme du XIX' siècle sous la direction de Jean-Paul Aron Paris, Denoel, 1980 Madame ou Mademoiselle? Itinéraires de la solitude féminine XVU--XX• siècle rassemblés par Ariette Farge et Ch. Klapisch-Zuber Paris, Arthaud-Montalba, 1984 U na storia della prostituzione. A Alain Corbin sarà parsa un'ottima idea, soprattutto negli anni Settanta, nel periodo di maggiore successo, cioè, del pensiero foucaultiano. Un'idea che permetteva di coniugare, quasi «naturalmente», discorso giuridico, polizia dei comportamenti, storia del desiderio, analisi della sessualità. Nell'Ottocento in particolare, quando la prostituzione assume apertamente la parvenza di un'attività sociale e produttiva. Solo che, a cose fatte, l'argomento si è dimostrato molto meno docile del previsto. L'autore ci comunica dunque la sua perplessità. Forse avrebbe dovuto parlare del tema: «Lo storico e la prostituta». In fondo, ha fatto una cronaca del piacere venale, o meglio della miseria sessuale. Ma poi, come non parlare della malattia venerea, così demonizzata nell'Ottocento? (Patrick Wald Lasowski sceglie invece di farne il filo conduttore di una storia letteraria del periodo, in Syphilis; sifilide, atroce musa imbellettata e putrida, adorata da tutti i poeti di fine secolo). Innumerevoli porte si aprono su stanze tutte da indagare: la camera da letto, naturalmente (ma «senza essere accompagnato da un ufficiale di stato civile»), la sala da bagno (dove si ridisegna un 'immagine del corpo), il salotto (mondano e della casa chiusa), l'ambulatorio e la cella, l'ufficio amministrativo e l'archivio di stato. Altrove e più tardi, in una delle numerose raccolte di saggi storici sulla donna usciti in questi ultimi anni (Misérable et glorieuse, la femme du X/Xe siècle, a c. di J.-P. Aron) Alain Corbin chiarisce meglio i suoi dubbi e, a posteriori, il suo progetto: «È forte la tentazione di respingere la prostituzione fuori dal campo della storia delle °' -. donne. La sessualità venale, impo- .5 sta dall'uomo, intessuta di fanta- ~ smi•maschili, fissa nelle sue forme I:)... immutabili, forse solo marginai- ~ mente incide sull'evoluzione del :;; destino femminile. Eppure, per -~ lungo tempo, la puttana ha rappre- §, sentato il valore erotico nei rappor- ~ ti di coppia. Qual è stata l'evoluzio- ~ ne di un simile modello di compor- ~ tamento, rafforzato dalla repres- l sione post-tridentina, dopo la Ri- ~ voluzione, mentre trionfa l'intimità e si va esasperando la lotta di classe? In che modo il secolo dell'industrializzazione e dei grandi successi del capitalismo ha plasmato la lunga storia dell'amore venale?». II percorso, ricostruito da Corbin, comincia all'inizio della Monarchia di Luglio con il libro di un medico igienista, Parent-Duchatelet, illustre per i suoi lavori sul sistema fognario urbano, intitolato Sulla prostituzione nella città di Parigi considerata dal punto di vista dell'igiene pubblica, della morale e dell'amministrazione, ristampato di recente con un titolo Laura Kreyder però mostra subito le sue deficienze. Il fenomeno delle «clandestine», che rifiutano la clausura o il tesseramento presso la polizia, rimane diffuso e, con l'evolversi dei gusti e dei modelli sessuali, si rivelerà vincente. La moralizzazione della classe operaia da una parte, l'assu;zione di gusti «aristocratici» per raffinatezze da erotomane dall'altra, modificano le attese di una clientela che chiede di essere sedotta e l'illusione di sedurre. Non solo. L'umanitarismo repubblicano detesta i ghetti, e fa campagna per l'abolizione, sul modello della lotta conla sua dignità, ha fatto l'oggetto della raccolta di articoli intitolata Madame ou Mademoiselle? ltinéraires de la solitude féminine XVIIIe-XXe siècle). È passeggiatrice nei nuovi passages, commessa di grande magazzino, maestra decaduta, donna adultera, sartina, vergine, bambina, vecchietta, vedova allegra, cantante di caffè-concerto, sguattera, elegante soupeuse. Pratica l'amore en plein air nelle fiere rurali, oppure si specializza, con tanto di istruttore-cavia, nella perversione di lusso. II suo tragitto coatto, dal bordello all'ospedale al • . pa~s019~10 qu01s1 ..... tipo~raf1co Paesaggio quasi tipografico Cordial Campari, china tempera cartoncino, 395x600 abbreviato. Questo riformatore è il teorico del regolamentarismo, sistema che permette di rispondere, con le case chiuse, alla «carestia sessuale» delle «virilità povere», cioè delle masse dei lavoratori, nomadi, sradicati e forzatamente celibi. D'altra parte, nel casino sorvegliato, «diga della dissolutezza», viene agevolato il controllo delle donne, registrate e segregate, sottomesse a visite ginecologiche obbligatorie (dove l'odiato speculo viene soprannominato «pene del governo»), dominate da tenutarie spesso informatrici della polizia. Acqua potabile nei piani superiori delle case, acqua sporca nei recessi inferiori della città. La fidanzata in salotto e la puttana nel lupanare, vera e propria «fogna seminale». Doppia morale utilitaristica, che tro la schiavitù in America, con argomenti proto-femministi, o con un ottimismo positivista che «vuole raddrizzare come vasi di fiori rovesciati le donne cadute» (Barbey d' Aurevilly). I socialisti riconducono la questione al sistema familiare capitalista. II pensiero libertario incolpa l'amore alienato e lancia la proposta di un sindacato di lavoratrici del sesso. I ntanto i bordelli mutano. Diventano case di appuntamento, mentre le «ragazze in proprio» si sparpagliano in ogni dove. Nella città spettacolo, il volto della puttana si moltiplica su tutto l'arco sociale della solitudine femminile (la donna sola, figura nuova dell'Ottocento, e la sua difficoltà a esistere o semplicemente a preservare ....... • ••• .. .I carcere, si modifica. «Torna nel mondo», dice uno specialista, usando la stessa espressione con la quale si designa la suora che rinuncia alla clausura. E non senza un tremolio di spavento. All'atterrito filantropo, sembra che la prostituzione dilaghi indisturbata, proteiforme, insidiosa. Infatti, alle crociate morali abolizioniste, subentra l'allarmismo sanitario. Sifilide e follìa sono le due mammelle marce della venalità. E la purezza non è più al riparo neppure nel sacrario domestico, come lo dimostra l'emergenza di un mito ad enorme risonanza mediatica: la tratta delle bianche. È l'era del neo-regolamentarismo, esasperazione dell'ansia igienista negli ultimi decenni prima della guerra del '14-18. La legge continua a «tollerare» la prostituzione nelle case chiuse e anche altrove, tacendo su ciò che non viene configurato né come reato, né come delitto, né come contravvenzione. S'intensificano invece la propaganda delle società di moralizzazione e il controllo sanitario e poliziesco (con i due grandi pretesti: l'adescamento e la lotta al prossenetismo). Solo dopo la seconda guerra mondiale, nel '46, la prostituzione è totalmente liberalizzata con la legge Marthe Richard, che chiude i bordelli. Ma il lettore italiano non saprà nulla di questa parte conclusiva del lavoro di Corbin, poiché è stata espurgata dall'edizione Mondadori (in cui peraltro si sente crudelmente la mancanza di una prefazione, con riferimenti alla situazione italiana). P eccato, perché l'autore, uscendo dalle statistiche e dal piglio prettamente storico, si avventura nelle implicazioni politiche e etiche delle varie attitudini, di legge e di fatto, nei confronti della sessualità venale. Così, il neo-regolamentarismo di stampo positivista-repubblicano all'inizio del secolo, viene sconfitto poco dopo la Liberazione proprio perché era stato adottato dal regime collaborazionista di Vichy. La lotta contro il prossenetismo, unanimemente approvata dal senso comune, e le disposizioni fiscali, apparentemente logiche per chi ritiene il prostituirsi una libera attività lavorativa, si rivelano gli agenti di una repressione così esasperante da provocare, insieme all'ideologia femminista e alla diffusione di un erotismo di massa decolpevolizzante, i movimenti di protesta delle prostitute, negli anni Settanta. Corbin concludeva con scetticismo, nell'edizione francese, su un'alternativa poco soddisfacente quanto allo statuto dell'amplesso a pagamento: servizio garantito, ma con rischi di proletarizzazione, oppure comportamento sessuale deliberato e trasgressivo? La legge si applica male al corpo delle donne: ne va della prostituzione come del resto, lo stupro, la famiglia, la procreazione, la sessualità e il denaro. Potendo, essa preferisce tacere, o dire poco. A indugiare su questa pericolosa materia, succede al giurista quel che è successo allo storico. Aperto il vaso di Pandora, esce, con tanto «sentimentalismo imbecille e ferocia pratica» (Huysmans), l'umanità intera e, in fondo, ben poca speranza di sistemare un po' le idee, le parole e le cose. Alain Corbin, con generosità, si pone molte domande. Ad alcune, risponde con dovizie di informazioni, ma per lo più tace. Si stupisce del silenzio degli attori (nessuna testimonianza diretta delle prostitute, se non nei tatuaggi che incidono il loro corpo; quanto al cliente, rimane sempre totalmente anonimo nella sua scontata universalità). Riduce le strategie del desiderio alla descrizione di comportamenti, ben pochi, a dir il vero, perché non ci sono statistiche né archivi sulle posture d'amore. In tempi più recenti, si è infine dimenticato della gente di strada, dedito ad argomenti più aerei, benché a volte graveolenti: e con penna leggera, ha scritto la storia sociale degli odori.
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