~ ..... .s ~ ~ ~ ...... ~ ... §- ~ ~ ~ ~ .!:) :g, realismo della veritàpoetica e cade nella trappola che gli tèncfe ti suo intelletto. Gregorio Scalise Bruciapensieri Bologna, Il cavaliere azzurro, 1983 pp. 115, lire 7.000 La civiltà del disagio Raffaele Palermo Negli anni '80, con la diffusione crescente della droga pesante e l'aumento delle domande ai servizi di salute mentale, si è radicata, all'interno di vasti settori culturali e di opinione, la convinzione che vi sia un aumento generalizzato, rispetto al recente passato, della sofferenza psichica e delle malattie mentali. Intorno a questa ipotesi si è sviluppato, nell'ambito dei servizi di salute mentale della provincia di Torino, un dibattito che ha generato, in un primo tempo, un convegno, intitolato «La civiltà del disagio»e in un secondo tempo un ciclo di incontri di formazione per gli operatori psichiatrici. Questo lavoro è stato articolato nell'arco di un anno dall'83 all'84, se ne trova testimonianza in due recenti pubblicazioni della Ros,emberg& Sellier: La civiltà del disagio e Il tempo .del. disagio. Torino ha conosciuto, in passato, alcuni dei momenti più importanti della battaglia antimanicomiale e per l'affermazione della · legge 180; i promotori del convegno rivendicano questo passato e sostengono la validità delle idee, . dell'azione di Basaglia e del movimento antipsichiatrico, ma altresì devono prendere atto dell'attuale incapacità del servizio pubblico di fornire un ascolto clinico alla sempre più urgente e crescente domanda, e del pericolo che «il discorso psichiatrico non più sostenuto dal codice asilare tenda a ridursi alla pratica quotidiana della somministrazione degli psicofarmaci a livello mutualistico» (premessa a La civiltà del disagio, p. 9). Nel corso del loro lavoro clinico hanno maturato la convinzione che «la voce del disagio parla un linguaggio nuovo, straniero e conosciuto insieme, le cui parole risultano incomprensibili alla cultura del Sintomo» (ibid. p. 9). Da questo assunto, si deduce che è necessario afftontare le nuove emergenze con strumenti conoscitivi multi-disciplinari, evitando di chiudersi nell'ambito specialistico degli addetti ai lavori. Sono stati, pertanto, invitati a portare il loro contributo alla discussione filosofi, teologi, letterati, psicanalisti ecc. I temi indicati all'attenzione dei relatori vertevano sul concetto di mancanza e sul narcisismo, agganciati ai problemi posti dall'attuale sviluppo delle società di capitalismo avanzato. Nella relazione introduttiva, C. Grasso individua nell'accettazione della mancanza un elemento fondamentale, strutturante la soggettività, mentre «la follia sarebbe un tentativo disperato di negarla». Il rapporto fra mancanza e castrazione è appena sfiorato, si privilegia il rapporto fra mancanza e morte «in relazione al potenziamento dei fantasmi di morte dovuto all'era atomica» (ibid. p. 27). «Eros è la medicina per guarire la natura umana ferita. Il trattamento della mancanza ... passa attraverso l'esperienza affettiva» (ibid. p. 30). D. Napolitani sottolinea il significato di mancanza come «manchevolezza rispetto a un ordine, come peccato, colpa». Il neonato è sottoposto, fin dai primi giorni, ad una esperienza di annichilimento per il conflitto che si instaura fra lui e l'ambiente. «È il particolare significato della morte sul piano immaginario piuttosto che su quello simbolico, che decide del comportamento dell'uomo di fronte a questo evento, e l'angoscia di morte sembra quindi più facilmente collegabile con l'originaria angoscia diannichilimento per mancanza dell'ambiente» (ibid. p. 145). G. Vattimo, riprendendo un'analisi proposta a suo tempo da Foucault, afferma che, nonostante la progressiva medicalizzazione della malattia mentale e il suo controllo attraverso i farmaci, «il carattere rivelativo della follia tenderà a mantenersi e a presentarsi sotto altra forma ... oggi quello che ancora si presenta come altro, e dunque come folle, è quello che sta al centro dell'attenzione della psicanalisi... » (ibid. p. 40). Il ciclo di incontri, seguito al convegno, doveva soddisfare «l'esigenza di uscire da una pura analisi teorica ... per affrontare ciò che in un dato territorio si configura come disagio», individuando quali politiche ed azioni potessero essere attuate (vedi premessa). Molte voci si sono fatte sentire, riportando esperienze di carattere clinico o proponendo formulazioni teoriche; l'arco degli indirizzi è variegato e si possono trovare spunti stimolanti. Il rapporto fra psicanalisi e psichiatria, però, al di là delle intenzioni, anche nel corso degli incontri di formazione, si è riproposto nelle forme o della contrapposizione (vedi tavola rotonda, p. 166/209) oppure della riduzione dell'analisi psicoterapia. Il debito riconosciuto nei confronti di Freud è teorico, mentre la pratica analitica è sottoposta a revisioni e a critiche. Aleggia ancora il fantasma della psicanalisi come cura per pochi, inadeguata per le esigenze dell'utenza normale. Pur interrogandosi sulla pratica istituzionale e non, il dibattito non ha chiarito che l'ascolto e la capacità di cogliere la voce del disagio non dipendono dalla diffusione di un sapere precostituito, ma da una sovversione del soggetto che può avvenire solo in una analisi giunta al suo livello più profondo. La civiltà del disagio Torino, Rosemberg &Sellier, 1984 pp. 209, lire 16.500 Il tempo del disagio Torino, Rosemberg &Sellier, 1985 pp. 320, lire 14.000 Salento poesia Bruno.Brancher Questa manifestazione è giunta alla sua terza edizione. La prima edizione si svolse in una discoteca ricavata da una vecchia masseria situata nelle campagne salentine. Ieri, come oggi, il tema era sulla pace. Successe che, causa un guasto all'impianto di amplificazione, alla voce dei poeti che parlavano di pace si sovrappose la voce di un guerresco speaker della radio albanese che, inneggiando alla inevitabile vittoria del comunismo di Mao Tse-tung, nello stesso tempo esortava la popolazione ad una attenta vigilanza delle proprie coste. Messaggio lanciato in due lingue: il serbo, o il croato, immagino, e l'italiano. Un'intrusione radio che sul momento ci lasciò un po' tutti disorientati. In seguito ci accorgemmo che le pedane in legno che sorreggevano gli spettatori erano pericolanti per gli stessi, visto che stavano in precario equilibrio. La manifestazione fu subito interrotta, per poi, spostate le pedane, essere immediatamente ripresa. Quando tutto ritornò in ordine, ed i poeti, un po' furenti, ripresero a dire le loro opere, e gli spettatori si furono accomodati per benino, improvviso, scoppiò un violentissimo temporale seguito da abbondante pioggia. Ma la poesia è dura a morire. La manifestazione riprese in una saletta arrangiata al volo per la bisogna e proseguì al sicuro da interventi di eserciti albanesi, da impalcature pericolanti, da docce fuori programma. La manifestazione durò due' giorni. Spettatori: 560. Partecipazione dei poeti: en- .tusiasta. Usufruitori della iniziativa: partecipi ed attenti. Organizzatori: impegnati tra di loro in una rissa finale con .scambi di invettive e tentativi di aggressione fisica. Lo stress aveva fatto saltare i nervi a tutti. Ecco, furono proprio questi accumuli di «incidenti» che ci corwinsero a continuare in una iniziativa, in un discorso sulla pace in quel di Salento. Dicevo che siamo giunti alla terza edizione di Salento poesia. Nata come espressione e spettacolo per i meno abbienti, si è via via sviluppata in modo del tutto inconsueto, vista l'enorme e (inaspettata, direi), attenzione che il pubblico ha riservato alla declamazione dei poeti che di volta in volta recitavano le proprie opere. Nel Salento, ed anche altrove, un simile entusiasmo popolare non si era mai verificato. Se si esclude Milano poesia. Con la presente vogliamo rinnovare il nostro grazie al poeta Paolo Volponi che ha ulteriormente nobilitato, con la sua presenza, l'ultima manifestazione svoltasi l'anno scorso a Gallipoli. Estrapolando da un intervento di Arrigo Colombo, apparso sul Quitidiano di Lecce n. 76: «La poesia si riaffaccia insistentemente in questi anni, accresce la sua presenza, la moltiplica. Dopo intere età di esilio elitario, esilio libresco, di scrittura e solitaria lettura d'occhi e di pensiero, in cui il suono insopprimibile delle sue parole, il suo ritmo, la sua musica congenita risonava soltanto ... » nei salotti oppure in chiostri medioevali, con poeti delegati che sussurravano le loro opere in presenza di nessuno... «rinchiusa, prigioniera ... » conosciuta da pochi, apprezzata da pochi, che se la custodivano come un tesoro ormai scarso di pregio e di senso.' La sua natura vera, di suono e di ritmo, veniva frustrata, negata; la sua popolarità originaria e secolare si riduceva nel privilegio di pochi, il ceto colto, intellettuale. Il popolo, il proletariato, i meno abbienti erano sistematicamente esclusi. Lo scopo di questi incontri è di contribuire a recuperarne l'originaria natura e forza; l'oralità, la spettacolarità, la popolarità, la congiunzione e fusione con le altre arti ... Non mancano gli scettici, i perplessi. Così Franco Fortini, spirito peraltro di grande levatura e apertura, tra i più nobili, nella sua recente venuta a Lecce, provocato su questo punto si ritraeva in una sfiducia di fondo, nel pretesto che la poesia oggi è scritta per essere letta nel libro, che non si può pretendere o attendere altro. (Ma noi tutti sappiamo che le opinioni dei grandi scrittori sono mutevoli e bizzarre come i venti salentini, infatti un mese dopo Franco Fortini lesse, al Circolo Anarchico di Milano, delle sue poesie che, naturalmente, erano stampate sul suo ultimo libro. Risentiva, Franco Fortini,.di un clima storico di crisi, quello stesso che aveva ricostruito nel suo discorso... Se poi la poesia, che per suà stessa natura è imprendibile, sfuggente ad ogni controllo e strumentalizzazione, geniale'nelle sue mille possibilità di trasformazione e riproposizione, rifiuta per una volta l'editore bisognoso di stime e consensi, e che improvvisamente, facendo onore alla sua eclettica personalità, si pone come spettacolo, bene, è la ennesima prova che l'uomo, con la sua continua ricerca di libertà, ha scoperto un altro modo per esprimersi: la poesia, non più soffocata, ma liberalizzata, usando, se necessario, anche instabili pedane. Ecco: Salento poesia l986 si propone di dare spazio ad un discorso sulla pace che non si presti a nessuna ambiguità; vuole fare rivivere, o . fare risentire, almeno l'eco della voce di Dioniso, un dio che fu sempre ucciso, che amava la gioia, il divertimento, la comunità, ed odiava la guerra. Che sempre risorse. Il nostro impegno: dare spazio alle voci (non santificate) per il diritto alla pace ed alla libertà. Ricercare nuove ipotesi di espressione e comunicazione. Salento poesia 1986 organizzata dal Laboratorio di poesia dell'università di Lecce musiche di Demetrio Stratos regia di Bruno Brancher e Antonio Torna Cfr. Mostre d'arte Adele Plotkin Lea Vergine I quadri esposti da Adele Plotkin alla galleria Arte Centro hanno la complessità delle cose semplici. Sono astratti? Può darsi. Meglio si potrebbe definirli provocatoriamente emblematici. Dai suoi bleu, violetti, verdi celestini, lilla al cobalto affiorano, emergono, aggettano forme che possono essere lette come «ameboidi, sinuose, organiche» o diagnosticate come «matrici simboliche, elementi onirici, germogli magmatici». Lo fa giustamente Gilio Dorfles nella prefazione al catalogo. Ma ricordano anche le nuvole o le isole viste dall'alto o le onde o lacerti di prato. Si vuol dire che la componente lirico-emozionale (ma sì, sì!) è sempre latente, e neanche tanto tenuta a bada, in queste morbide e slabbrate geometrie, in queste sagome che si rapprendono, scivolano, si smagliano, si riallacciano, peregrinano e galleggiano su superfici da popolare, su spazi di pieni svuotati e di vuoti riempiti ... Carte e cartoncini colorati che sembrano strappati e fratturati anziché ritagliati, in un gioco di spessori alternati, di aggregazioni materiche e tonali - ma di un tonale spigoloso -, e concretizzazioni di forme che viaggiano su superfici monocrome. Spesso Plotkin vi aggiunge, in un angolo, le tracce di un pennello, un'idea di paste colorate, segni veri .e propri. Segni ambigui con tante valenze libere che possono accogliere tante eventualità, che possono significare tutto perché sono tutto per definizione. L'autrice si propone anche effetti di percezione visiva: ogni quadro va guardato con una lenta messa a fuoco dell'occhio e genera un gioco di avanti e dietro, di reale e di virtuale, di attenzione al particolare e, insieme, al totale. Ma c'è, non dimentichiamolo, più piacere di raccontare, di suggerire, di evocare; e c'è l'ordine nel disordine, la stasi nel movimento e viceversa. •Tessera dopo tessera, Plotkin costruisce il suo mosaico senza fine, come quei bizantini che ebbero molto a che fare con i luoghi del Sud dove l'americana allieva di Josef Albers vive ora. ~Henny Penny the sky is falling ... !» personale di Adele Plotkin Milano, galleria Arte Centro 14-31gennaio 1986 ADELPHI Milan Kundera LO SCHERZO «Fabula6», pp. 358, L. 20.000 Il romanzoche ha rivelatoKundera. E.M. Cioran IL DEMIURGO CATTIVO «Piccola Biblioteca Adelphi» pp. 162, L. 10.000 Riflessioni limpide e nette sul male che presiede al nostro mondo. Alberto Savinio LA CASA ISPIRATA «Piccola Biblioteca Adelphi» pp. 168, L. 9.000 Esilarante, macabro, il romanzo in cui Savinio ci introduce a Parigi attraverso un intérieur abitato da spiriti. Bruce Chatwin SULLA COLLINA NERA «Fabula 5», pp. 290, L. 20.000 Due gemelli identici osservano stupefatti il nostro secolo dalla loro fattoria nel Galles. Un romanzo che ci avvicina al mistero dell'identità. Massimo Cacciari L'ANGELO NECESSARIO «Saggi», pp.144, 7tavv.f.t., L.16.000 La dimensione dell'Angelo e le sue trasformazioni, dall'antichità a oggi. René Daumal LA CONOSCENZA DISÉ «BibliotecaAdelphi» pp. 230, L. 18.000 Il significato del Sé nella tradizione indù, rivissuto e illuminato da un grande autore dell'Occidente. Karen Blixen OMBRE SULL'ERBA SECONDAEDIZIONE «Piccola Biblioteca Adelphl» pp. 118, L. 8.000 L'Africa della «Mia Africa». ADELPHI ~..._ _____________ ___. ____________ ___._ ______________ _,_ _ _________ ....._ _ _________ ___.
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