Alfabeta - anno VIII - n. 82 - marzo 1986

S crivo qui di uno straordinario caso editoriale, fra gli altri casi d'iniziativa nuova di piccoli editori di alta cultura, in mezzo alla decadenza di oggi... Anni fa scrisse Arbasino un artico- ·fo famoso sulla «gita a Chiasso»: era un invito nel Sessanta, seguendo lui, a svecchiare le abitudini italianistiche nel confronto, culturale e magari cosmopolitico, con altri atteggiamenti e idee. Molto giusto. Io stesso a quel tempo viaggiavo fra Milano e Parigi, più volte, nel '61-62, seguendo Elio Vittorini... Volevamo, d'accordo anche con Calvino, costruire una rivista culturale europea: che meravigliosa idea. In tre lingue. Avrebbe attraversato con qualche coerenza il 68 e poi; Grass suggerì il titolo Gulliver.:. Venne ostacolata dagli editori, perché troppo autonoma; poi fu rovinata dall'incomprensione secca dei tedeschi (che pure erano Enzensberger, Grass) per i francesi. Che pure erano Barthes, Blanchot, Duras... Di recente a Roma ho rivisto Maurice Nadeau, nel nostro «Colloquio francese italiano sulla ricerca letteraria» (organizzato dalla Quinzaine littéraire che Nadeau dirige, e da Alfabeta) e insieme ci siamo chiesti ancora come mai fallì, venne a mancare: «Ah, i tedeschi, che colpa hanno ... » ci siamo detti. Poi certo ci fu la malattia terribile di Elio. Oggi il viaggio a Chiasso e anzi alle università americane è come collocato nel giro quotidiano: si continua sempre a visitare il centro del mondo ... Occorre, certamente. Un articolo di Arbasino dice di più, tuttavia. Né basta il centro. E il terzomondo è disastrato dal modello occidentale. Chefare? Non si saproprio. Qui voglio però illustrare solo il fatto che alcuni adulti, che fra loro hanno una reciproca stima, Malerba, Sanguineti, io, forse più oltre Giuliani e· anche Volponi, con varie tendenze dunque accomunate dall'intento di ricerca e dal fastidio verso le cose malfatte, e altri più giovani, come Ciabatti e Lacatena, si presentano fra '85 e '86presso Pierd Manni editore, Lecce, e Giorgio de Santillana, Hertha von Dechend Il mulino di Amleto Milano, Adelphi, 1983 pp. 552, lire 50.000 Giorgio de Santillana Fato antico e fato moderno Milano, Adelphi, 1985 pp. 171, lire 12.000 P er accostare nella sua globalità il pensiero di Giorgio de Santillana sul «mito e la struttura del tempo», che si svolge nei due volumi Il mulino di Amleto e Fato antico e fato moderno, per tentare un approccio che rispecchi e rispetti la natura complessa e polivalente del suo lavoro, può essere utile partire dal mondo borgesiano espresso in un saggio famoso dello scrittore argentino, in cui egli rievoca il celebre sogno del poeta inglese, cui apparve nel sonno un palazzo meraviglioso che egli poi descrisse nella poesia «Kubla Khan». Lo stesso palazzo era apparso secoli e secoli prima all'imperatore La Gita a Lecce Francesco Leonetti dunque ripartono dal Salento. O fanno una gita là. Con libri di punta, anche quando sono «minori» (nel senso ottimo di questo termine, che riguarda il fresco, il gusto dell'intervento, il proprio del ricercare). Si può certamente dire con semplicità estrema: c'è qualcosa che non va, a Torino-Milano, e dunque si passa ali'altra grande sede della editoria italiana, che è la Puglia; dove Laterza governa tutto il secolo, con l'iniziale avvio di uno dei nostri due grandi napoletani fra loro contrari (Bordiga e Croce)... Ma descriviamo i libri. Carta buona; non traspare lo stampato del retro. Una cornice in copertina e un marchietto di editoria. La grafica fa desiderare una sofisticatura maggiore, come siamo abituati ad averla oggi... Ma, piuttosto che una nuova produzione, qui si tratta di numeri speciali di una rivista... Dirigono Luperini e in una serie anche Bettini. Dunque sono le università di Siena, Roma, e Lecce, interessate a ciò, come area portante di circolazione. Non ci stupiremo troppo, pensando che nella situazione avanzata degli Stati Uniti tutta la cultura è nelle università, tanto 'più la letteratura, e tanto più lapoesia; è nelle università e in luoghi marcati in senso «locale» (e come a S. Francisco, succede in Provenza). Tuttavia nella nostra tradizione non è così; e anche ammettendo un certo degrado della lettura oggi, come si sa, la cosa è strana. I soci di ·questa piccola casa editrice Manni sono un socialista pugliese e un operatore di banca (che acquista 200 copie a copertura, quasi, delle spese tipografiche); tutto qui; basta ciò a far ripartire la ricerca letteraria, con adulti, e anziani e giovanotti; così pure, più o meno, si fa, si sta facendo, si farà, per la ricerca saggistica. E bastano direttori di collezione che devono mantenere il rigore, per principio, non i conti per primi, non sono commercianti in senso stretto, il libro • non è un puro salame, è un prodotto spurio. Si può vedere come è facile fare la stess_acosa, per un editore grosso, invece che attendere il corso dei macroprocessi storici, nell'epoca nostra dei microprocessori. E questa collezione di Manni, che, dato il mio interesse personale, prendo per esempio fra le molte, è una numerata. Qualche sospetto sorge: noi siamo forse in un periodo che somiglia a quello del Fascio? e ci troviamo dunque in una collezione numerata di Letteratura? Certo occorre ricaricare la ricerca letteraria e ciò sembra che riesca, anche, con una gita a Lecce: un salto nella genealogia, forse; o nel profondo sud; o in una nuova fascia di capitalizzazione che nel sud si svolge pure ma non è ancora dannata; o in una dialettica col centro del mondo, che è diventato tutto spirito (e armi) ... Alcuni di noi certo stampano altri libri dai grandi editori, ora e poi. Io per esempio dichiaro ogni stima e amicizia per i pochissimi e resistenti operatori culturali autentici che sono attivi oggi nell'editoria, e mi conoscono di nome: quattro o cinque. Si sa che c'è un diffuso disagio fra Gutenberg e il video, come ha detto Unseld in un convegno ... Ma io non voglio ipercriticare; ho già tanti guai! qualche iniziativa più seria non si potrebbe farla anche al nord? ma non sta a me dirlo! Il mio testo infatti è un poemetto in quattro canti o parti, ognuna sta a sé, e una di esse è una sequela di invettive contro il papato: e perché allora dare imbarazzo, come so, con questi altri mille versi? perché insistere sul materialismo che è già stato dato perdente? Cambierò editore presentando un bel romanzo divertente, o, come benissimo Maria Corti ha detto a Roma, presentando un «libretto fantasioso» di pagine 150, poi. O più oltre si potrà lavorare anche sul set: io non mi sgomento, l'ho già fatto. Se ora ci sono alcuni residuali libri di letteratura di autori non giovani, abbastanza buoni, col piacere che, quando un direttore di collana si impegna con un certo suo nome, non si fanno mescolanze infami, ciò va bene. Il mulinodi mongolo Kublai Khan, che a sembianza del sogno l'aveva fatto costruire. Coleridge non sapeva del sogno precedente, due uomini lontani nei luoghi e nei secoli avevano dato forma allo stesso sogno, con un sontuoso edificio e una memorabile poesia. Borges insinua che quel palazzo sia un archetipo che lotta per insediarsi nella coscienza umana. Nel suo mondo è possibile perché nel dominio dell'immaginario il confine tra l'assoluta illusione e l'assoluta esistenza è inconsistente: per Borges, attraverso una lettura insieme semplice e originale di Schopenhauer, l'uomo si illude di attra~ versare un divenire storico, ma in realtà appartiene a un divenire circolare che eternamente si ripete, mutuato dai «Cerchi» dell'universo di Ralph W. Emerson. Non esiste la storia ma esistono storie che definiscono i confini e le forme degli eventi, noi apparteniamo a un universo i legami col quale ci sono talora rivelati in sogno, ed esemplarmente rappresentati dagli Roberto Mussapi scrittori, che sono «uomini capaci di raccontare un sogno», di uscire dall'illusione del tempo storico penetrando nella memoria sepolta di un tempo primordiale che rotea all'infinito in un incessante ritorno. Anche de Santillana crede nell'originaria unità del cosmo, e nella lettura delle sue cifre esclusivamente attraverso una cultura mitica. Ma se l'enigma di Borges è nella stessa natura illusoria del tutto, per cui tutto può esistere o venire ad esistere solo grazie alla memoria e alla scrittura che danno forma a un ricordo o visione, in quanto tali illusori, e se comunque la visione o il sogno possono avvenire in qualunque momento, perché la storia non esiste proprio, per de Santillana, che è uno storico e non uno scrittore, non vi è dubbio sulla esistenza del mondo esterno, ma semmai sulla possibilità di durata dell'uomo, e nello stesso tempo il tempo antico è scomparso con la sua capacità di legare gli uomini agli astri e alla natura. Un mondo insomma è definitivamente perdu~ Continua il colpo grosso o gobbo di riprendere la ricerca, come abbiamo sbandierato di voler fare, evviva, già due volte con sorpresa, a Palermo nell'84 e nell'85 a Roma addirittura. Inoltre Lecce è vicina al teatro maggiore che oggi è il mediterraneo, c'è un giro più vivo di merci, paccottiglie e donne ... Il nord è decentrato. Poiché la stampa è il medium esattamente a metà nel tempo, fra le trombe del rusco o dei bandi gridati a voce, e i teloni col divismo dei presentatori a grande fedeltà in casa, sarà qui a Lecce il posto giusto. In attesa di un'analisi, con dati finanziari e politici ora seminascosti, sul sonno dell'editoria del nord, si può dire certo oggi che il battere a macchina e spedire contrassegno, o diffondere i propri testi ciclostilati, non ha più un senso esatto. Lo fece bene Roversi nel '68 e poi. Né ha un senso più, purtroppo, il comporli con le pinze proprie come una volta sul bancone tipografico Resti[ de la Bretonne nel fine settecento... Ora, dunque, o provvedono i piccoli editori a stampare i libri buoni e non gialli, riuscendo anche a piazzarli in qualche punto di vendita senza essere boicottati in tutto, oppure: si può forse fare oggi nel Medioevo come fanno in certi casi i giapponesi... E cioè: tenere i testi poetici nella memoria propria (o in scartafacci) girando in vari luoghi a leggerli con la bella definizione di se stesso sul manifesto che dice: «tesoro nazionale vivente». • * * * P.S. Tornando dal paradossoal discorso teorico-critico:nell'introduzionerigorosa che Bettini e Luperini hanno scrittoalmiolibro Palla di filo, il termine e concetto attuale di «neoespressionismo»viene esteso a parecchie componenti già di neosperimentalismoe di nuova avanguardia,insieme.Tale concetto è stato posto, con esigenzadi riconsiderazione,nel bellissimomanuale di studiodelNovecentodiRomanoLuperini. Di recente, prima e dopo la riunione a Palermone11'84,mi è avvenuto di approfondirnevari motivi (cfr. Alfabeta n. 74-75).'Mipare interessanteche ora ciò risulti condivisibiledunque da altri scrittorie teoricidel periodo anteriore e attuale, i due citati e, mi pare, leto to, e anche se egli riduce la capacità conoscitiva della storia («la storia non può minimamente spiegare un mito»), la storia comunque esiste, non foss'altro per quel confine con cui ci ha separati definitivamente dagli antichi. I n Fato antico e fato moderno, l'autore indica l'esistenza di un grande pensiero cosmologico antico: «Al di là dell'Egitto e di Babilonia, al di là anche dei sumeri e delle civiltà dell'Indo si comincia oggi a discernere i lineamenti colossali di una vera astronomia arcaica, quella che fissò il corso dei pianeti, che dette il nome alle costellazioni dello zodiaco, che creò l'universo astronomico - e con esso il cosmo. - quale lo troviamo già • pronto quando comincia la scrittura, verso il 4000 a.C.». La scrittura fu secondo l'autore il risultato e insieme la fine di questo pensiero, che noi ricevemmo filtrato dalla Grecia, ma solo in quella piccola parte a noi vicina, mentre il suo pieno fulgore fu apancheSanguinetie ancheGiuliani.Così si propone dunque di risolverecerti errori interni al '60-65,con incompren- 'sioni settarie reciproche, allora, fra i gruppidi ricercatori. E cosìsi tiene fermo che nel Novecento restiamo, non vaghiamonomadimolto piùindietro o più lontano: restiamo nel Novecento comecampodi sceltefondamentalie di trapassi, a cui è possibileconnettereogni memoriadel nuovo. E aggiungo: il mio statement di espressionismoletterario con un punto di vistadi materialismo,precisatodi recente, vuole riguardareancheilmiolavoro del '50 e particolarmentedel '60, dopo un inizioclassicistico;e con tale dichiarazionesi spiegaora la mia controversia, benché amichevole,con Pasolini. Il suo riferimento all'espressionismoderivada Longhiche lo retrodata a modo suo (mentre Contini, pur consentendo in parte, bada sostanzialmente all'espressionismonovecentesco «dai vociani a Gadda»). Ugual chiarimento vale oggi da parte mia verso i cattolici di sinistra in Officina (Romanò, Scalia,e Pasolinianche)pur seScalia non è stato affatto incomprensivo verso la «nuova avanguardia»(ma ne ha scartato me, in certo modo). E vale per Roversiche io stimoespressionista egli pure con scelta materialistica,ancheseostileversole nuoveavanguardie e forseverso la primastoricastessa,l'espressionistica,appunto. Di Fortini si deve dire infineche egli è conoscitore delleavanguardiestorichee tenta di distingueredentro esse:scartandolamatrice della fenomenologia;e su questo io sono d'accordo (osservandoinoltre che la nozioneallargatadi realismoche è di Brecht a me pare largamente espressionistica). Cfr. Collana «La scrittura e la storia»: Luigi Malerba Cina Cina (Narratori contemporanei) Gianfranco Ciabatti Preavvisi al reo Umberto Lacatena Le spose del marinaio (Opera prima) Francesco Leonetti Palla di mo Edoardo Sanguineti Novissimum testamentum (Poeti contemporanei) libri di pagg. 100/150, lire 10.000 Cfr. inoltre L'immaginazione giornale culturale mensile Lecce, Piero Manni editore, 1985-86 punto nel quinto millennio a.e., «quando molti motivi e livelli di pensiero s'intrecciavano in un tutto che aveva la sua compattezza e formava una visione unitaria del cosmo». In questo pensiero tutto si fonda· sugli astri, çhe determinano ogni mutamento nell'universo, e a tale proposito de Santillana cita qui, come pure nell'altro volume, l'affermazione di Aristotele secondo cui gli dei erano originariamente pianeti, e l'episodio di Griaule che, quando chiese allo stregone della popolazione sudanese quali fossero gli abitanti del luogo, vide 'O che questi indicava il cielo, alluo::s dendo agli astri. In questa cosmo- -S logia che ha centro nel sole, di- ~ spensatore di movimento e del 'O . ~ tempo, l'uomo «è passivo, in certo ...., modo riflesso. Partecipa ètell'esse- e ~ re, in quanto celebra miti ed ese- ~ gue riti». ' De Santillana ipotizza in questo ~ pensiero l'origine della metafisica ~ indiana, e le radici del pessimismo ~ e della chiarezza dell'età classica: ;g,_ in queste condizioni, infatti, in un ~

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==