Alfabeta - anno VIII - n. 82 - marzo 1986

- tari. Dall'altra in un ritorno al bene immobile, che permette un uso senza consumo. L'espressione «beni immobili» è qui utilizzata ovviamente in una accezione diversa da quella corrente. Molto lavoro andrà dedicato alla manutenzione - ed al recupero in qualche caso- dei «beni immobili» che possono fornire materie rinnovabili ma anche e soprattutto utilità e gioia di vivere: il territorio, le città, i beni ambientali e culturali, i laghi, i fiumi, il mare. Usare meglio le potenzialità del supporto Terra per produrre risorI Verdi (se con tale nome si intende un certo numero di persone che hanno seri dubbi sul progresso della civiltà industriale, sull'economia di mercato come sistema di valori e sullo stato nazionale come espressione della sovranità popolare) sono marginali alla «modernità»? La domanda esige una definizione: i Verdi hanno certamente a che fare con la modernità, se non altro perché la prendono sul serio. A differenza di molti di coloro che si propongono come difensori della modernità, essi sono tra i pochi contemporanei che si pongono la domanda se «continuando per questa strada ce la faremo». I dubbi sulla civiltà delle automobili, sulla distruzione delle risorse, sulla accelerazione dei processi decisionali richiedoqo una buona dose di informazione, di partecipazione e di coscienza del mondo moderno. Il progresso appare tale se nessuno si fa domande sul futuro, accettando il movimento del presente. Ora. essere contemporanei significa avere una estrema insofferenza nei confronti delle giustificazioni ideologiche del presente. I contemporanei, da Majakovskij a Rimbaud. «vedono i tempi», si svolgano essi a Pietroburgo o a ];>arigi,nella loro nuda miseria, priva di orpelli e infingimenti. In una generazione come la nostra, che ha liquidato i poeti perché non blandivano più illusioni, fare «il mestiere del contemporaneo» è una scelta rara, ingrata, non retribuita e non gratificata. Il fatto che siano rimasti solo i Verdi (tranne qualche sparuta eccezione) a fare questo mestiere, è un segno di crisi della poesia e più in generale di crisi di realismo. All'interno di que~ta vocazione alla contemporaneità i Verdi hanno molto lavoro da fare: molti settori della vita sono tuttora blind spots, angoli di cui si parla o si preferisce parlare poco. I Verdi possono essere, ad esempio, spregiudicati analisti della economia moderna e delle sue parti non visibili. In un momento storico in cui in Italia lo stato vuol apparire deciso contro le forme illegali e crìminali dell'economia questo è estremamente importante. Attraverso i processi a «mafia, camorra e 'ndrangheta» si cerca di fare apparire l'Italia come un paese in cui le forze produttive ufficiali sono «un po' inquinate» da residui di traffici criminali. Eppure è chiaro a molti che questa economia italiana moderna è costruita in misura tutt'altro che irse non rinnovabili ma anche per godere dei servizi e del piacere che la vita a contatto con un ambiente naturale ben conservato può offrire (di natura incontaminata sarà bene non parlare mai più, piuttosto parleremo di natura recuperata); sfruttare al massimo la capacità creativa umana per produrre non oggetti ma gioia di vivere, cultura, arte, scienza, in una parola conoscenza. È un programma immenso che richiede una inversione di molte tendenze e un forte investimento di energie e risorse «immateriali» (sapere, ricerca, volontà politica, lavoro); ma è un programma di sviluppo, non una dichiarazione di sconfitta. Conosco un solo tipo di sviluppo che non coincida con la crescita: è lo sviluppo per differenziazione qualitativa, quello degli organismi viventi (e in particolare dell'uomo) che, terminata la crescita fisica, si sviluppano per accrescimento di informazione, migliorando le proprie conoscenze, la propria «qualità». Sviluppo senza crescita non può che voler dire aumento della qualità, non tanto dei beni ma delAmbiente e modo di produzione l'uomo stesso e dell'ambiente che lo circonda. Non avrei paura delle parole: penso ad una società «austera» sul piano delle cose - fondata su un uso delle risorse rinnovabili che non distrugga il patrimonio e sulla massima cautela nell'uso (e nel recupero) di quelle non rinnovabili. Ma penso anche a una società sfrenatamente ricca sul piano del sapere e della cultura (tutta la cultura, anche quella effimera, tanto è un bene immateriale!) e moderatamente ricca (certo più di oggi) in beni ambientali-culturali, anche se Verdi,mafiae modernizzazione rilevante su traffici che puliti non sono: siamo il quinto paese al mondo ad esportare armi e ~no dei pochi in cui questi traffici non sono controllati dal parlamento, ma anzi ampiamente gestiti dai centri dell'economia illegale e mafiosa. Siamo un paese che deve buona parte della sua ricchezza alla cosiddetta economia informale. Ora, se è vero che parte di questa economia è sana, e di questo parleremo tra un po', il rimanente è fatto da quelle attività economiche «non registrabili», in cui il rapporto di lavoro non è definito in termini di salario e che vanno dal mercato nero ai traffici di droga, al lavoro a domicilio, allo sfruttamento di manodopera non dichiarata (stranieri, minori, aziende familiari). Tutto ciò in una lo~ica che fino a qt1alch.: anno fa poteva essere definita del «Pane. Amore e Fantasia», e veniva fatta passare attraverso il mito del «tipico arrangiarsi italiano». A gli studiosi esterni del «caso Italia» appare chiaro che il nostro paese è passato vittoriosamente attraverso le crisi e sta diventando ·uno dei sei più ricchi del mondo grazie alla sua natura non proprio «ortodossa». Abbiamo avuto, nella economia mondiale, e abbiamo tuttora il ruolo di quelli che si prendevano gli affari sporchi, fossero essi produzione di gas nervino a Porto Marghera, sensori antiuomo alla Selenia, o esportazione di armi al Sud Africa. In ciò ha giovato molto che l'Italia fosse un paese dai tessuti sociali ancora forti, costruito su reti di campanile, Fra co La Ceda di famiglia, amicali. Questo tessuto «tradizionale» è servito a far sentire meno i disagi di una ges_tione corrotta dei servizi, di un'inefficienza cronica dell'assistenza e dell'amministrazione. La scomparsa del welfare state da noi non può essere pianta più di tanto, se è vero che una buona metà del paese ha conosciuto solo l'assenza o la presenza rapace dello stato e dei suoi servizi (Belice, Irpinia e,cc. ecc. ecc). Ma il paese «ha tenuto», la gente si è arrangiata. Se questo può sembrare un punto d'orgoglio nazionale, èompito dei Verdi è invece svelare la profonda ipocrisia e il progetto di fondo dell'economia e del mercato: sfruttare e spolpare fino all'osso la vera ricchezza della gente - quella cioè di esistere e di intnrl'lar\i al di lii l' 1101Hi,tantl' i ,, , meccanismi di mercato. Cercherò di essere più chiaro. Ad esempio, ciò che la mafia ha fatto nei confronti della Sicilia è di usare un tessuto «tradizionale» di rapporti per costruire in esso e su di esso una rete di manifattura, immagazzinamento e traffico di merci illegali. «Cosa nostra» si è servita della marginalità propria della cultura e della società meridionali, per i propri scopi. Da ricordare che quella marginalità era tale per uno stato italiano che della cultura e della economia meridionali - fatte di risorse agricole e naturali - non sapeva che farsene, e che offriva come soluzione ideale l'emigrazione. Al contrario, la mafia si è costruita sulla territorialità, sulla centralità di un tessuto sociale, ai fini di traffici prima nazionali e poi internazionali. In questo modo la mafia ha compiuto un servizio magnifico al sistema mondiale di mercato: ha cioè, con una operazione modernissima, sfruttato la marginalità di un'area a fini di accumulazione e riciclaggio di profitti illegali. Operazione non dissimile da quanto la De Rica, la Del Monte, la Plywood o la Liquigas stanno facendo nel Terzo mondo: usare la marginalità di un tessuto economico e culturale per diventare competitive sul mercato mondiale - con effetti di devastazione naturale, sociale, culturale. E questi sono gli stessi effetti dell'economia mafiosa. O ra, compito dei Verdi è distinguere tra il tessuto sociak sfruttato e gli sfruttatori. E qui veniamo alla seconda parte del discorso. Esiste, o meglio, può esistere un'economia che privilegia la territorialità, che è legata ad un tessuto sociale ed ai suoi diretti bisogni, senza essere mafiosa. Un esempio: i mercati di strada così diffusi nel Sud sono (se non se ne appropria la mafia o la camorra) un effettivo ed appropriato servizio alla gente, un calmieramento dei prezzi, un rapporto con le campagne, un fattore culturale e di socializzazione - ciò che un supermarket non sarà mai. Le economie tradizionali, se non sfruttate in maniera criminale, rappresentano in Italia e nei paesi del Terzo mondo una reale alternativa ai meccanismi devastatori del Mercato. I Grunen in Germania lo hanno capito bene, se nel loro modello di produzione e distribuzione alternativa cercano di imitare i sistemi della economia di sussistenza dei popoli indigeni e contadini. Il fatto che per i Grunen la risposta al problema della relativa autonomia dal mercato (unplugging) sia legato alla rivalutazione del rapporto degli indigeni col loro territorio, rientra in questo ambito. Anche in Italia i Verdi possono svolgere questa funzione, difendere la società dallo sfruttamento del Mercato. Difenderla dalla mafia (garantendo anzitutto spazio e protezione alle economie locali, quelle legate ai cicli e alle risorse naturali, quelle legate al carattere e ai modi delle culture meridionali); e difenderla dallo sfruttamento che il Mercato oggi pratica della società «informale». Il Mercato si sta costruendo proprio sulla crisi del welfare state, trasformando quelli che erano i «serattenta e cauta nel loro uso. Si tratta di una proposta utopi-- -- ca? «I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo», dice Wittgenstein. Per questo penso che anche un modesto dibattito all'interno di una disciplina - sui suoi orientamenti e sui suoi fondamenti epistemologici - possa servire all'allargamento della conoscenza e contribuire a spostare un pQ' quei limiti. vizi» in qualcosa di cui è la stessa gente a doversi prendere cura, dando vita a un nuovo tipo di consumismo. Alla gente vengono venduti beni e servizi per arrangiarsi da soli: dal self-help medico, al self service, all'home computer, alla cultura in dispense, alla «scelta» del canale o della cassetta video. Nessun aspetto della vita di relazione e personale viene risparmiato: dai prodotti e corsi per fare l'amore nel modo giusto alla vendita di tecnologie, spazi e occasioni di incontro, alla «creatività» black & decker. Inoltre la gente deve svolgere tutta una serie di attività non retribuite compensatorie dei danni che la produzìone di beni e servizi ha creato in passato: dalle ore spese nel traffico automobilistico al disinquinamento dei cervelli dei figli dal sovraccarico televisivo, al disinquinamento del proprio ambiente di vita. Nel Terzo mondo questo corrisponde ad una invasione delle società tradizionali da parte di tecnici e tecnologie di «aiuto» che dovrebbero insegnare alla gente a fare a meno dell'aiuto. Avviene invece che nel Terzo mondo come nel nostro si formino nuove dipendenze: informalità, creatività, autonomia economica e tecnologica sono materie insegnate da una nuova classe di mandarini professionali. I Verdi sono tra i pochi che possono battersi per difendere la società dalla mafia e dalla colonizzazione del settore informale, che si fondano entrambe sulla società tradizionale (e non nella sua «marginalità» rispetto al Mercato) per i loro affari: la mafia si è «modernizzata» a spese della cultura e della società meridionali, e il nuovo Mercato si modernizza a spese della vita «informale» della società in generale. Quale può essere il progetto dei Verdi su questi due fronti? Quello di strappare alla mafia e al Mercato il loro campo d'azione. Questo è davvero un modo di arginare il fenomeno mafioso senza chiudere la società nella stretta del braccio di ferro tra stato e criminalità organizzata. I Verdi si battono anzitutto per la salvezza della società civile, dei tessuti relazionali, culturali e comunitari che la costituiscono. Un progetto verde passa per la condanna della modernizzazione attraverso la mafia e il Mercato e si muove verso lo sviluppo delle risorse che perpetuano e rinnovano le autonomie della società civile.

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