Naturaleartificiale Laculturadelmacchinismo U n dibattito sulla tecnologia. Naturalmente io dovrei fare la parte di quello èhe è contrario. Detta così, la cosa sembra un po' rozza. Diciamo che dovrei fare la parte di chi mette in evidenza gli svan~aggi e i_pericoli di uno sviluppo tecnologico indiscriminato. Detta in quest'altro modo, però la cosa diventa scontata. Il faHÒ• è che la ge_nte non ne può più di prediche. Sa benissimo che un·'au0 tomobile capace.di andare à c~ntosessanta all'ora non serve- a null,à nel traffico•cittadino, ma le vendite delle gròsse cili~drate -non sono mai state così alte. Sa benissimo che detersivi, pesticidi e fertilizzanti distruggono le falde idriche e inquinano fiumi e mari, ma pensa che non sono fatti suoi. Sa anche, ~ magari, che le centrali nucleari possono creare qualche problema, ma lascia che se ne occupi chi ha tempo da perdere, o chi lo fa per mestiere. Insomma, il discorso: «Badate che l'innovazione tecnologiéa apre più problemi di quanti ne risolva», non funziona. Non perché non sia vero, ma perché non trova orecchie disposte ad ascoltarlo. Proviamo a cercare di capire perché. Una prima ragione, magari banale, è che l'introduzione di una nuova tecnologia ha sempre molteplici aspetti, che interessano in modo diverso individui, gruppi, strati sociali differenti. Vantaggi e svantaggi, gratificazioni e· frustrazioni, benessere e disagio riguardano spesso soggetti sociali diversi. Diversi sono anche i meccanismi, le sedi decisionali e le forme di manifestazione del dissenso e del consenso. Si può, ad esempio, vedere la cosa dal punto di vista della compatibilità (o meglio della incompatibilità) fra innovazione tecnologica e occupazione. Oppure dal punto di vista della contraddizione fra il raggiungimento di un obiettivo primario utile e la comparsa di effetti collaterali indesiderabili o dannosi. Si può anche _porre il problema della scelta fra alternative differenti quando la limitatezza delle risorse disponibili non consente di percorrere contemporaneamente più strade diverse. Infine non va trascurato l'aspetto del coinvolgimento emotivo, del significato simbolico, delle aspettative immaginarie che la gente ha per questi oggetti misteriosi. Insomma, spesso si parla di cose diverse, pensando di discutere della stessa questione. Tipico è, a questo proposito, l'esempio delle centrali nucleari. Da una parte si asserisce che l'unico modo per avere una maggiore •disponibilità di energia elettrica è costruire nuove centrali. Dall'altra si controbatte che c'è un altro modo di ottenere lo stesso risultato, dato (e non concesso) che di questa maggiore disponibilità ci sia effettivamente bisogno: ridurre gli sprechi e razionalizzare i consumi. Il punto è che la prima soluzione è, per così dire, «naturale» per l'Enel, che ha, appunto, il compito di costruire nuove centrali. La seconda dovrebbe coinvolgere una molteplicità di utenti e richiederebbe la creazione di una struttura tecnica e organizzativa attualmente inesistente, capace di imprimere slancio, coordinare e dirigere questa complessa attività. Non c'è dubbi0 che i vantaggi, una volta· messa in moto l'operazione, sarebbero ancora più importanti dell'energia rispàrmiata, dal punto di vista dello sviluppo economico indotto e della creazione di nuova occupazione, ma è molto più facile lasciar fare àll'Enel. U n aspetto non secondario di questa confusione deriva dalla contraddittorietà dei ·dati <<oggettivi»portati a sostegno delle .çontrapposte ·tesi_. Nel caso peggiore essi sonC>semplicemente inventati. È il·caso delle «proiezioni» ·sui futuri consumi energetici .formulate dieci anni fa d·a1governo perfar passare il primo Piano energetico nazionale. Si trattava di una spudorata forzatura per poter ricattare la gente con la minaccia di farla restare al buio. Oggi si ammette che essi erano stati sopravvalutati del 20 per cento, ma intanto le prime centrali sono state avviate. Altre volte si tratta semplicemente di dati differenti perché ognuno tende a presentare i dati che rafforzano la propria tesi, ignorando gli altri. Nel dibattito sulle cause dell'eutrofizzazione dell' Adriatico, ad esempio, gli effetti dei fosfati nei detersivi sono alternativamente presentati come marginali o sostanziali, a seconda dei punti di vista (e degli interessi) dei contendenti. Ma c'è un'altra ~agiorè, più profonda, per l'indifferenza con la quale vengono accettate le tecnologie avanzate, indifferenza che si trasforma t?lvolta nella curiosi'tà che i bambini provano per un nuovo giocattolo. Detta banalmente la Marce lo Cini . ragione è che la tecnologia è 9mo- di parti legate le une alle altre da genea alla cultura del macchinismo.- relazioni lineari di casualità. Essa è che è ormai dominante a livello di sostanzialmente priva di ridondanmassa. Per cultura del macchini- za, nel senso che ogni parte ha una smo intendo l'abitudine a conside- specifica individualità, di forma e rare le macchine come il mezzo di funzione, e non è intercambiabi- «naturale» per fare le cose. Un'abi- le con le altre. Una macchina può tudine che si rivela attraverso mille essere dotata di meccanismi di auindizi della vita quotidiana. Non solo sul piano dei gusti individuali, che vanno dalla passione morbosa per l'automobile al bisogno spasmodico di suoni assordanti; o su quello dei valori sociali che premiano, come ci insegnano abbondantemente i messaggi della pubblicità televisiva, le qualità tipiche delle macchine: velocità ed efficienza. Ma soprattutto si rivela nella moltiplicazione delle cose natu- _rali (in senso proprio) che vengono fatte o regolate artificialmente: dai p8lli allevati in batteria (per non parlare delle bioproteine fabbricate con il petrolio) ai bambini che nascono quando fa comodo al medico farli nascere. E non c'è da stupirsi se proprio i bambini succhiano ormai queste cose col latte materno, come scoprì un mio amico al quale il figlio domandò un giorno: «Papà, il ca"allo dove ce l'ha il motore?» Il mondo attorno a noi è dunque un aggregato di macchine. Cos'è una macchina? È un sistema progettato allo scopo di attuare un . programma predisposto dall'ester- • no. A· un dato input deve corrispondere un determinato output. •La sua struttura è perciò costituita toregolazione per mantenere stabile la sua capacità operativa anche in presenza di mutamenti nei fattori che possono influenzarne il funzionamento, ma si deve trattare di . mutamenti prevedibili a priori in qualità e quantità. Una macchina non si adatta a mutamenti ambientali dei quali non si è tenuto conto in sede di progetto. Essa è dunque un sistema deterministico. L'alternativa al determinismo, per la concezione meccanicista che stiamo discutendo, è il caso. Non c'è via di mezzo: o l'ordine rigido degli atomi in un cristallo, o' il disordine completo delle molecole di un gas. Il mondo è visto dunque come un aggregato caotico di isole ordinate, di componenti staccate, . prodotte artificialmente, ognuna avente funzioni precise e chiaramente definite, ognuna modificabile a piacere per mezzo di strumenti adatti, a seconda dei bisogni, dell'utilità e persino dei capricci dell'uomo. Appare infatti sempre possibile, data l'indipendenza reciproca delle singole componenti, agire su una di esse per raggiungere uno scopo determinato senza turbare la tealtà circostante e senza che si verifichino altri effetti imprevisti al di fuori di quello voluto . Questa cultura tuttavia si trova a dover comprendere, regolare e trasformare un mondo che si presenta ogni giorno di più come profondamente diverso da un aggregato caotico d macchine. Il mondo non è un sistema complicato: è un sistema complesso. ··e omplessità è un. termine che indicà genericamente le proprietà che caratterizzano un organismo vivente. In luogo di essere finalizzato allo svolgimento di un compito assegnato dall'esterno, il funzionamento di un sistema complesso è diretto unicamente ad assicurarne la sopravvivenza (della quale la riproduzione è una forma particolare). In luogo di una relazione deterministica qualitativa e quantitativa tra un input e un output, ci troviamo di fronte a una grande varietà di risposte corrispondenti a ogni possibile stimolo esterno, tendenti, entro limiti di variabilità abbastanza estesi, a mantenere stabile il sistema. La sua struttura è perciò profondamente differente da quella di una macchina. Una serie innumerevole di catene circolari di retroazione, una molteplicità di interconnessioni non lineari fra le sue parti, una grande ridondanza di forme e funzioni, una articolata gerarchia di livelli di organizzazione assicurano al sistema la capacità di far fronte ai mutamenti dell'ambiente esterno mediante mutamenti strutturali che lasciano invariata la rete di relazioni reciproche fra le sue componenti. Un insieme di organismi complessi è ancora un sistema complesso. La rete di relazioni che tiene insieme il sistema diventa analoga a quella che lega le componenti del singolo organismo. Un delicato equilibrio dinamico fra ca1,1salitàe ' casualità assicura infatti localmente la creazione di sottostrutture ordinate a partire dalle fluttuazioni aleatorie ovunque presenti, sia all'interno dei singoli organismi che all'interno del sistema da essi costituito. La differenza fra un mondo visto come aggregato caotico di macchine, e un mondo concepito come sistema complesso composto di organismi complessi è dunque assai profonda. Non c'è più la dicotomia fra determinismo della singola componente e indipendenza assoluta di ognuna di esse dalle altre. Ognuna diventa in una certa misura dipendente dalle altre, ma acquista al tempo stesso una certa autonomia rispetto agli interventi dall'esterno. Diventa perciò impossibile da un lato agire su una componente singola senza turbare l'equilibrio complessivo, e dall'al- ·tro ottenere con certezza il risultato voluto senza che si verifichino altri effetti imprevisti. • N on c'è dunque da stupirsi se la cultura del macchinismo risulta sempre più incapace di capire il mondo. I risultati negativi di questa incapacità sono esperienza comune. L'idea che ogni organismo sia assimilabile a una macchina, e perciò debba avere un funzionamento ottimale rispetto a un determinato scopo,. porta, ad ~ esempio, alla sostituzione di tutti l gli organismi simili con repliche <:i .standardizzate del modello consi-- 0 ''t: C) N .... ~ E derato più efficiente. Questa pro- ~ cedura di «razionalizzazione» con- ] duce in realtà all'eliminazione di ~ ""
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