Alfabeta - anno VIII - n. 82 - marzo 1986

Tempo storico tempo biologico Sfumaturdeiverde 1. Interrogativi teorici e non 'L'andamento più recente - dalle elezioni in qua - delle vicende dei verdi nostrani, un andamento né trionfale né disastroso, ha implicato una conseguenza positiva: quella di ridurre il nuovo giro dei pronunciamenti degli opinion makers, le loro eventuali spiegazioni del trionfo o del disastro. (A prescindere da una verifica delle antiche «profezie», date per digerite e sepolte dai fruitori dell'informazione). Fortunatamente l'aurea mediocritas dell'attuale emergenza verde non è tale da seppellire il fenomeno, né da consegnarlo nelle mani di sponsor interessati. Viene dunque lasciato spazio per riflettere. In che direzione, teorica e di ricerca, utilizzarlo, per non finire in un vicolo cieco? • a) Stendere una mappa sociografica del voto verde? Si rischia di ottenere risultati generici e/o fuorvianti: l'assenza di precedenti elet- ' torali - che impedisce una lettura diacronica.-, un localismo accentuato di molte delle iniziative ecologiste - non dilatabile alle scale di elaborazione-dati più praticabili-, rendono difficile l'individuazione di un punto di partenza teorico-metodologico consolidato; in queste condizioni le garanzie di un output pienamente valido e attendibile cresceranno solo col ridursi della pretenziosità dell'analista (per esempio non pretendere di analizzare, luogo per luogo, se i verdi siano andati «bene» o «male» in assenza di precedenti o di criteri teorici atti a separare il «bene» dal «male», m·a piuttosto limitarsi a indagare perché e quali altri serbatoi di partito abbiano perso i voti che sono confluiti sulle loro liste - qui, e solo qui, la lettura diacronica diventa infatti possibile). b) Compiere una rivisitazione storico-sociale di alcuni poli geografico-politici verdi e alternativi? Questo approccio permette l'individuazione di cause specifiche (economiche, politiche e culturali), soppesabili- nel loro dipanarsi - anno dopo anno: è possibile cioè, in questo modo, individuare identità collettive verdi, per quella che è la loro storia, marginalizzando i fenomeni occasionali, le risposte contingenti ai segnali di stimolo emessi dai mass-media su scala vasta e indifferenziata. Così facendo, però, vengono raccolte informazioni circoscritte non generalizzabili (si registreranno cioè dati validi, attendibili, e magari sintomi profetici, sulla storia, e le prospettive, degli ecologisti in Trentino, in Alto Adige, a Viadana, Mestre, Ancona, Avetrana, Lugo, ma ciascun esempio farà storia a sé). Per concludere questa premessa: uno studio diffuso, che utilizza solo fonti elettorali, corre il rischio del generico; uno studio puntùale, sul campo, che utilizza fonti locali rischia di risultare troppo circoscritto ( come, forse, generica e/o circoscritta è l'incidenza delle figure sociali su cui si indaga). Dati di fatto ineliminabili limitano in partenza i risultati delle ricerche, al di là delle buone attitudini dei ricercatori a produrre materiale documentativo- e teorico. Cerchiamo di comprenderne le ragioni. 2. Tra iniziative e istituzione: quale movimento? Le iniziative ecologiste in Italia si sono moltiplicate e intensificate, ma non hanno raggiunto una diffusione a tappeto. Si è parlato di ~rcipelago verde: nonostante la suggestione dell'immagine, che sottolinea l'assenza di vincoli, una sostanziale «libertà» di ciascuna esperienza, è indiscutibile che ciò comporti anche una evanescenza di organizzazione. Tra le isole dell'arcipelago scarseggiano i ponti. Le carenze di diffusione e di organizzazione rimandano così a una mancanza nell'articolazione dell'ideologia. 1 Non si pretendono, per carità, nuove compatte visioni del mondo, ma un denominatore comune di qualche consistenza che vada, da un lato, oltre le solidarietà di paese e, dall'altro, al di là di un desiderio d'aria pura. È chiedere troppo, nella differenziazione delle società complesse? Non lo si direbbe, se pensiamo alle iniziative di movimento capillari, massive, tutte esterne ai partiti, cui abbiamo assistito nella Rft, integrale di una sommatoria di mille localismi, vicinato che fa opinione pubblica, non informazione di massa che inventa le micro-realtà. Pensiamo solo, al di là delle arcinote marce contro il nucleare di pace e poi di guerra, alla capillarità di un movimento che ha boicottato e fatto saltare - anni fa - un censimento nazionale; sotto i colpi concentrici degli alternativi di città - timorosi di schedature poliziesche -e delle.genti di campagna, intente a nascondere i propri pozzi clandeAlberto Tarozzi stini, scavati per non dover sottostare alla tassazione per l'allacciamento alla rete ·idrica pubblica 2 (e dire che il censimento italiano è forse più «inquisitorio» di quello tedesco). 3 C'è allora da ritenere che, a questo livello, il caso italiano registri una soluzione di continuità tra le iniziative ecologiste e la rappresentanza istituzionale delle liste verdi: in Italia i verdi sono cioè passati dalle iniziative all'istituzione senza attraversare fasi di movimento comparabili a quelle di altri contesti, mitteleuropei. Le ragioni dell'impasse teorica diventano così più comprensibili. 3. La radice e l'onda: ipotesi Cosa ha permesso, ai verdi nostrani, di entrare nell'istituzione? Sono stati l'espressione di un radicamento locale e/o i portavoce di un'ondata di opinione pubblica nazional8r? Avevamo anticipato l'aprirsi di uno spazio per la riflessione teorica, rilevando, però, che si trattava di uno spazio difficile da percorrere. Come teorizzare, infatti, se una teoria della trasformazione non può prescindere da una lettura di ciò che si muove? «Senza» un movimento, che evidenzi le tappe delle iniziative, la formulazione/verifica delle ipotesi di lettura brancola nel buio. A favore del radicamento stanno le lotte contro le centrali nei paesi e i loro effetti di risonanza nel circondario; la preesistenza e la difesa di una rete, urbana o semiurbana, di amicizie già politiche (movimentisti, autonomi, settantasettini vaganti), il recupero non regressivo di una cultura locale violata dall'arroganza della modernizzazione capjtalistica e statuale. A favore dell'ondata di opinione pubblica sta il ruolo di sollecitazione, promozione, sostegno e cooptazione delle iniziative, ricoperto da figure istitùzionali o semi-istituzionali: il Partito radicale e le sue articolazioni, un associazionismo collaterale-vecchio e nuovo- (Lega ambiente, Wwf, gli innumerevoli gruppi nazionali in difesa della salute, degli animali, della natura), gli organi di stampa e mass-media in genere, singoli politicanti di professione, disposti a chiudere un occhio - in prospettiva strategica - su qualche pacchetto di libere uscite elettorali. Il radicamento di chi aveva qualcosa da tutelare e l'ondata di chi intendeva rimescolare le carte: come valutare il peso di entrambi gli elementi? Fino a quando l'oracolo di turno non chiuderà la partita formulando l'epitaffio o il peana di rito, il gioco delle ipotesi resta aperto, tanto meglio se con qualche idea chiara in meno e qualche problema irrisolto in più. 4. Il verde, dopo il bianco e il rosso Problemi, soprattutto, in riferimento alle possibilità di «maturazione», in Italia, di una cultura verde, come cultura delle incertezze di fronte alla complessità, cultura dell'autotutela contro gli imprevisti, delle opzioni reversibili che garantiscono da orizzonti di catastrofe. Visto che i colori che hanno sovrastato l'orizzonte della «Storia d'Italia» degli ultimi quarant'anni e oltre - il bianco e il rosso - simboleggiano, invece, percorsi irreversibili che continuano oltre la morte dei singoli. 1 C'è un tempo che non è della nostra vita, perché appartiene all'Al di là o alla Storia, alla resurrezione della carne o all'emancipazione delle classi subalterne: è questa la freccia del tempo che ci preclude il biglietto di ritorno. La scelta di fondo impone la rinuncia ad ogni imbarazzo: sì sì/no no - conservazione/progresso. Il timore di sbagliare riguarda atti contingenti di cui ci si potrà pentire o sui quali ci si potrà autocriticare, ma la tendenza è fuori discussione, il Telos va garantito. Oggi tali orientamenti, pur godendo di antica tradizione, sono messi in crisi dalla complessità del sociale; in particolare il timore di sbagliare irrimediabilmente ci coglie nel momento di prendere decisioni delle quali non siamo in grado di prevedere tutte le conseguenze. Timore di sbagliare significa infatti che, al crescere delle occasioni, «scegliere» diventa sinonimo di rischiare (rischio di errori irreparabili, che comprometteranno un'esistenza dagli orizzonti potenzialmente infiniti, nel nome di una sola scelta sbagliata). Il timore di sbagliare sarà meno ansiogeno se fin dall'inizio so che potrò tornare al punto di partenza senza che l'esperienza iniziale possa aver alterato le mie chances future. Il biglietto di ritorno serve a ripartire in direzioni nuove e diverse, ma serve in primo luogo come garanzia del ritorno in quanto tale, come autotutela dall'imperscrutabile. È qui che si proietta l'attualità dell'opzione verde, anche nel contesto italiano. Lotte come quelle contro il nucleare (di pace e di guerra) ma anche contro la nocività e l'inquinamento si configurano, oggi più che mai, come azioni emblematiche di autotutela necessaria, per salvaguardare e garantire i singoli e l'umanità dai rischi di un futuro incerto: c'è un limite da non oltrl!passare. Più in generale l'irruzione di un paradigma verde, che si articola entro le coordinate della reversibilità, imposte dalla complessità sociale, può introdurre mutazioni, nei meccanismi quotidiani di comportamento, dell'agire individuale e dell'azione collettiva, dai riflessi totalmente nuovi. Qualunque sfumatura di colore -pallida o ramata- le si possa attribuire, ci paiono queste le trasformazioni future destinate a rivestire il maggiore interesse. Note 0) Vedi l'approccio sistemico al proi. blema del deflusso dei movimenti sòciali di O. Rammstedt, Saziale Bewegung, Suhrkamp, Frankfurt a.M., 1978; pp. 137 e segg. (2) Devo l'informazione al prof. Holger Heide dell'università di Brema. (3) Un competente raffronto tra i due censimenti è stato accennato a suo tempo da A. Langer sul bollettino bilingue Tandem. (4) Riprendo qui sinteticamente alcuni assunti da me sviluppati in «Riickfahrkarte (Biglietto di ritorno)», in Fenomenologia e società, n. 7, 1985; pp. 43-54.

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