Alfabeta - anno VIII - n. 82 - marzo 1986

può apparire troppo astratta per trasformarsi immediatamente in mutamenti di tendenza. Ma il disagio provocato dal deterioramento. delle risorse ambientali ha raggiunto un punto misurabile e percepibile. Una soglia sulla quale gli ulteriori vantaggi materiali conseguibili attraverso il consumo della natura non compensano più la nuova povertà che deriva dalla sua fatiscenza. Per alcune risorse si può già parlare di scarsità relativa, per altre di una loro pratica indisponibilità. L'aria e l'acqua per esempio, risorse natu,almente abbondanti e riproducibili, sono già scarse nella loro condizione naturale. Sono disponibili in quantità assai limitata, o attraverso l'intervento di tecnologie depurative. L'acqua minerale sostituisce quella di rubinetto. Il depuratore in ufficio al posto delle finestre aperte: una condizione strana. La luce (naturale) è divenuta scarsa. Lo spazio, il territorio si avvicinano alla condizione di finitezza. Ed anche in questi casi, allora, il conflitto si ricostruisce secondo linee inedite. Mentre nel primo scenario viene negata l'idea del progresso sociale come tapis roulant, che avanzando trascina con sé i primi e gli ultimi, in questo caso viene meno la possibilità di risalire la coda per conquistare le posizioni più vantaggiose. Il denaro, la prevalenza dei valori di scambio su quelli d'uso, la «mercatizzazione» dei beni ambientali non portano più vantaggi «di massa». II primo che si è alzato in punta di piedi tra la folla si è assicurato un vantaggio, ma è stato presto imitato. Tutti sono in punta di piedi, l'equilibrio verso il basso si è ristabilito e pochi sono coloro che dispongono di un palco d'onore. In altre parole si potrebbe dire: i be_nisono catalogabili secondo due categqrie: i beni oligarchici i quali, non essendo riproducibili, escludono dal loro godimento tutti coloro che non li posseggono (o ancora: il cui possesso da parte di pochi esclude i più, a causa della loro non riproducibilità) ed i beni democratici i quali, essendo riproducibili, possono essere goduti da molti. V a da :;éche le forme del possesso molto spesso determinano la condizione di riproducibilità/non riproducibilità di un bene. Un bel panorama è godibile da tutti a meno che io non crei le condizioni perché sia godibile da pochi. L'obbiettivo è allora di spostare l'attenzione su beni e forme di possesso (rapporti di proprietà?) che facciano prevalere il loro contenuto democratico. Con due importanti conseguenze. La prima, che per up tale progetto appare disponibile una potenziale maggioranza; la stessa che va prendendo coscienza della sua povertà ambientale. La seconda, che tale ipotesi non solo non appare contraddittoria con l'obbiettivo sopravvivenza, ma ha anzi il pregio di saldare insieme l'oggi e il domani, l'interesse ed il progetto. I tempi biologici hanno insomma bisogno di trovare uomini dell'oggi che stiano dalla loro parte, che trovino in questa ipotesi la qualità della loro vita. Questa prospettiva racchiude, per parlare il linguaggio della politica, una straordinaria potenzialità democratica. I beni ambientali appaiono portatori dell'interesse collettivo (o meglio: generale) per eccellenza, il fondamento di valori di potenziali e nuove uguaglianze e libertà. Prospettano una condizione in cui certo non è più Laclasse il soggetto portaMarzo 1986 Numero 33 Anno 4 Lire 4.000 che soprassiede ai nostri modelli di scambio con l'ambiente non produce solo pericoli oggettivi e privazioni. Ha anche dato vita a modelli culturali fondati su valori emulativo-consumistici. La mano invisibile del mercato più la morale protestante. Non vi è dubbio sul fatto che vi sia stata una razionalità in tutto questo, una leva potentissima che ha trasformato milioni di indiScienza &perienza Chiudere il cerchio Il dibattitosulla rinnovabilità RegioneLoll)bardiacontro·psichiatria L'esperimentodel TakashiS8 È ~i bile una fisicadarwiniana? La nuova cartografia Il territorioprogrammato Dal I di ogni mese in tutte le edicole e nelle migliori librerie Editore Media Presse srl - Via Nino Bixio, 30 - 20129 Milano tore dell'interesse generale, ma in cambio rimettono tale interesse sulle gambe di una maggioranza di cittadini. Il terzo scenario ha a che fare con la ricchezza di un'ipotesi alternativa. La razionalità quantitativa vidui in agenti della creazione di una grandiosa ricchezza. Una parte dell'umanità è così uscita da una situazione di penuria. La crisi ambientale segnala il raggiungimento dei vantaggi massimi di questo sforzo. Ma è interessante sottolineare come a questa condizione oggettiva corrisponda un profondo mutamento di segno culturale. Il modello emulativo non produce più i vantaggi per cui si era innestato, sono venute meno le condizioni e gli obbiettivi che l'avevano provocato. Per usare il linguaggio di Keynes, i «bisogni assoluti» sono soddisfatti e «quelli relativi» non possono essere soddisfatti con gli stessi meccanismi. La società acquisitiva spalanca le porte ai bisogni post-materiali, il cui sviluppo è possibile sotto il segno di una razionalità fondata sulla qualità. Il mercato, il valore di scambio, appaiono incapaci di misurare questa nuova potenziale ricchezza che, per la sua natura astratta e simbolica, poggia su risorse infinitamente rinnovabili. II disagio della civiltà può insomma trovare una via di soluzione in un neo-umanesimo che è reso possibile e necessario insieme dallo stato dei rapporti fra l'uomo e il suo habitat. Destra e sinistra nelle loro forme storiche appaiono certo concetti incapaci di contenere le dimensioni di questa possibile trasformazione. Ma quel che è certo è che l'ecologia richiama con forza la possibilità di una duplice soluzione. Da una parte il dott. Stranamore che usa della conoscenza di cui dispone per assicurare la sopravvivenza della specie attraverso il mantenimento e l'esaltazione dei rapporti di forza dati. Dall'altra una possibilità aperta per fare leva sul futuro della maggioranza e per migliorare le cose di oggi. ConcenìFiiiOidiffuso L e risorse materiali delle quali l'uomo si serve per nutrirsi provengono tutte dal sistema vivente (con l'eccezione del cloruro di sodio), e in questa sua caratteristica la specie umana è uguale a tutte le altre specie animali. Infatti l'organismo animale costruisce le proprie strutture, i propri tessuti, fondamentalmente con proteine, costituite di amminoacidi: questi sono molecole composte di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, che soltanto i vegetali, e certi batteri, sono capaci di costruire a partire da molecole inorganiche; quanto al proprio fabbisogno energetico, l'organismo animale può soddisfario esclusivamente grazie ai legami carbonio-idrogeno contenuti nella molecola del glucosio, che soltanto i vegetali, e certi batteri, • sono capaci di sintetizzare partendo da acqua e anidride carbonica (l'organismo animale può fornirsi <;lei nergia anche se si alimenta non di glucosio o di suoi polimeri, come· l'amido, ma soltanto di proteine e di grassi: in questo caso però, prima di utilizzarli energeticamente, li ritrasforma in quel glucosio dal quale è partita la loro sintesi). Gli studi sperimentali condotti negli ultimi trent'anni sulle condizioni che hanno consentito l'origine della vita dalla non-vita hanno aperto però una breccia nella compatta verità della dipendenza alimentare fiell'uomo dal sistema vivente, in quanto hanno dimostrato che è possibile ottenere in laboratorio, da molecole inorganiche, molecole.organiche che potrebbero anche servire da alimenti. I risultati degli esperimenti condotti nello studio delle origini della vita dalla non-vita ci dicono che il· sistema vivente non è l'unico sistema che possa riciclare la materia organica, ma è l'unico che possa farlo attraverso trasformazioni energetiche che si svolgono su ·spazi estesi e con un minimo di inquinamento termico, mentre il sistema non-vivente costruito dall'uomo può farlo soltanto attraverso trasformazioni energetiche concentrate in uno spazio ristretto, e con una quantità di calore residuo rilevante. Le risorse che l'uomo ha prelevato dal sistema vivente nel corso della sua storia non sono però servite soltanto all'alimentazione. Mi sembra probabile che tra i primissimi strumenti prodotti dai nostri antenati ci siano stati i bicchieri, dato che bere da un ruscello o da uno stagno è per l'uomo assai più scomodo che per un quadrupede; e oltre ai bicchieri le borracce, data la difficoltà, e la straordinaria utilità, del trasporto dell'acqua: farsi bicchieri e borracce con materiali offerti dal sistema vivente non è difficile, e nel deserto del Kalahari ancora oggi l'acqua viene conservata in zucche svuotate; altre popolaLaura Conti zioni, si legge, trasportano l'acqua nelle vesciche urinarie dei grandi mammiferi. A parte i sassi adoprati come martelli, tutto veniva dal vivente: i bastoni di legno o d'osso, i ripari fatti di foglie, perfino le trappole fatte di bastoni e corde, probabilmente precedettero la lavorazione della selce, che è non solo faticosa ma anche difficile. Ma la prima età dell'evoluzione tecnologica venne chiamata «paleolitica», cioè «della pietra antica», perché i materiali prelevati dal sistema vivente erano, e sono, biodegradabili mentre le selci non lo sono. Il soft è sparito e lo hard è rimasto: ma basarsi esclusivamente sullo hard per ricostruire il cammino della tecnologia significa rinunciare a ricostruirne - sia pure in linea ipotetica- i primissimi passi. G ià il secondo materiale che l'uomo prelevò dal non-vivente, l'argilla che sostituì. zucche e vesciche nella funzione di contenitori d'acqua,. richiese alte temperature e quindi trasformazioni energetiche concentrate. Si succedettero i metalli, oro bronzo ferro, secondo le scale delle temperature necessarie alla loro lavorazione, e cioè secondo il grado di concentrazione delle necessarie trasformazioni energetiche. Dopo l'età del ferro, il processo di sostituzione dei materiali organici con· materiali inorganici vide soprattutto la sostituzione del ferro (o !a sua additivazione) con metalli più appropriati ai diversi usi, però senza innovazioni veramente rivoluzionarie sino a un secolo fa. Fu invece rivoluzionaria la sostituzione del vivente col non-vivente in campo energetico, che, già sperimentata nell'antichità classica, assunse per la prima volta grande importanza economica nel Medioevo con i mulini ad acqua e a vento. Ai nostri occhi i mulini medievali appaiono come impianti piccoli e spazialmente distribuiti, esempi di trasformazioni energetiche diffuse: invece agli occhi della società medievale o rinascimentale il mulino costìtuiva un impianto accentrato, che provocava processia volte traumatici - di concentrazione di mano d'opera, e per la sua localizzazione obbligata - specialmente nel caso dei mulini ad acqua - a volte rivaleggiò con le localizzazioni urbane di tradizione artigiana e mercantile, insidiandone lo status giuridico e politico; quando invece la città era collocata in modo da poter fruire di cospicue risorse energetiche fluviali, lo sviluppo dei mulini aumentò la sua capacità di attrazione e accentramento. Diversa ma non certo minore fu l'importanza storica della sostituzione del vivente col non-vivente in campo energetico, quando essa si manifestò in forma di pompa a vapore che sostituiva i cavalli nel drenaggio dell'acqua dalle miniere di carbone inglesi, alla fine del Seicento. Per quanto il carbone abbia origini dal vivente, e l'energia dei suoi legami carbonio-idrogeno costituisca il risultato di una trasformazione energetica (da energia ra- • diante solare in energia di legame chimico) operata da organismi viventi, tuttavia il carbone - come pure il petrolio - viene considerato come estraneo al sistema vivente in quanto quest'ultimo, senza i processi di combustione innescati dall'uomo, non saprebbe più riciclarne i materiali costitutivi. La sostituzione del vivente col t'Ion-vivente nelle miniere di carbone ebbe grande importanza economica, materiale, perché impegnava nel processo produttivo energia non fruibile fisiologicamente dall'uomo, mentre per ottenere energia dal cavallo era necessario che l'uomo rinunciasse a una quota di cibo per darlo all'animale. Ma ebbe anche grande importanza culturale e ideologica, in quanto la possibilità di impiegare nell'estrazione

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