Cfr. Schede Il «Cfr. » ( confronta) è la sigla dei rimandi nella ricerca teorica, critica e saggistica. In questo giornale la sezione indicata «Cfr. » è la sola serie di recensioni in senso proprio, e raccoglie dunque le scelte di lettura dei direttori e collaboratori frequenti del giornale. Noi non ci fidiamo più della sistematica delle varie discipline, e usiamo qui, riproponendo più fitto e continuo il nostro «Cfr. » bibliografico, vari modi di approccio (recensioni e notizie, soggetti, veline delle riviste, stato dell'arte, pagine degli editori, ecc.). Cento metri Roberto Bugliani Cento metri, romanzo dello scrittore basco Ramon Saizarbitoria, inaugura la collana «Le Sirene» diretta da M. Sinibaldi e D. Manera per i tipi delle edizioni Memoranda di Massa. Questa nuova collana, che propone come secondo volume i reportages scritti nel 1934da Corrado Alvaro durante una sua visita in Unione Sovietica dal titolo I maestri del diluvio e ha in cantiere la pubblicazione di opere di Léon Bloy, Sebastiano Addamo e Jordan Radickov, segue con particolare attenzione una certa letteratura di confine, «insolita» nella geografia editoriale italiana, i cui testi operano una «contaminazione» tra il genere narrativo e quello saggistico e indicano percorsi letterari particolari, connessi a possibilità diverse o altre, talvolta tra loro antitetiche, di scrittura. E azzeccata ci sembra la scelta del romanzo di Saizarbitoria per far compiere i primi passi a questa neonata collana, di un .romanzo che di confine ed insolito è sotto molti aspetti. In primo luogo, per la lingua. Pubblicato originariamente nel 1976 e tradotto in castigliano e in inglese, Ehun metro (Cento metri) è stato scritto in basco o euskara, lingua che, sviluppatasi sul piano letterario della prosa laica soprattutto a partire dal secolo scorso con J.A. Mogel, J.M. Etxeita e Tx. Agirre, è passata nell'arco di qualche decennio dalla sua completa messa al bando decretata dalla dittatura franchista che ne vietò e perseguì l'uso, a una relativamente ampia e libera diffusione attraverso libri, riviste e spettacoli messi in onda da una rete televisiva pubblica che trasmette i suoi programmi in basco, entrata in funzione nel 1982. Di confine non solo geografico e linguistico ma anche politico è la vicenda narrata in queste pagine che nel montaggio di materiali e moduli stilistici disparati e nell'impasto linguistico di basco, castigliano, francese e inglese, sorretti dalla tecnica cinematografica del flashback, rivela l'influsso, da Saizarbitoria ben assimilato, che su 100 metri hanno avuto le principali «scuole» della letteratura contemporanea, dal nuoveau roman alla narrativa latinoamericana. All'interno di questa ossatura formale di tipo sperimentale, si situa la vicenda narrata; si tratta della descrizione di «una delle tante morti che avvenivano nelle strade del Paese Basco a causa forse dell'abnegata tenacia dei suoi abitanti, della loro irredenta ansia di libertà»: quella di un supposto militante rivoluzionario dell'Eta che, inseguito dalla polizia franchista, corre gli ultimi cento metri della sua vita prima di essere abbattuto a colpi di pistola in Piazza della Costituzione nel centro storico della città di San Sebastian. La sua fuga è costellata, passo dopo passo come a scandirne mortalmente il tempo, da frammenti di ricordi, brandelli e spezzoni del passato che una sensazione o un oggetto percepito durante la corsa fa emergere nel flusso di coscienza del protagonista. Ma dal piano umano e politico la tragedia non manca di trasferirsi su quello linguistico, come lo stesso autore scrive esemplificandola per un verso nello «schematismo» e nella «stringatezza» della sua scrittura (retaggio certo dell'interdetto decretato dal potere spagnolo sulla lingua basca, ma che a nostro avviso t{epassano in fattori formali positivi) e per l'altro in un episodio marginale ma significativo del romanzo: al momento di pregare la Madonna perché il padre non muoia, il protagonista bambino non è sicuro che ella comprenda la sua preghiera in euskara per cui preferisce dirla in castigliano. In questa «rinuncia», in questa paura di esprimersi nella propria lingua, in questa autocensura va letto il dramma di un popolo spossessato della propria identità storico-culturale e della propria unità linguistica che per poterle riconquistare ha bisogno, anche, di romanzi come Cento metri Ramon Saizarbitoria Cento metri a c. di D. Manera e X. Kintana premessa di R. Saizarbitoria Massa, Edizioni Memoranda, 1985 pp. 108, lire 10.000 La forma come rivoluzione Aldo Colonetti Nella pittura, «rivoluzionario» non è solo sinonimo di contenuti progressivi e d'impegno sociale, ma, soprattutto, significa utilizzare nuovi supporti per trasformare la comunicazione visivadi oggetti e di merci da salotto, in un momento di educazione e dibattito pubblico, nel quale gli eventi raccontati dagli artisti diventano i temi, per eccellenza, del confronto culturale e, quindi, della crescita della coscienza di un paese. Nella cultura occidentale, questo ruolo della pittura è stato quasi sempre assente: nell'Italia delle signorie e dei principati, la committenza, soprattutto pubblica ma anche privata, svolgeva un ruolo forte, per cui le grandi rappresentazioni, civili ed ecclesiastiche, non avevano quella peculiarità tipica di un'arte come libro apert<2e luogo d'incontro, peculiarità che invece riscontriamo nella grande esperienza della pittura rivoluzionaria messicana. Circa dieci anni dopo la rivoluzione del 1910, il nuovo governo lancia un vasto programma culturale che ha come fine la ricerca della propria identità e della propria coscienza nazionale; inizia così l 'era della grande pittura murale di Rivera, Oroczo, Siqueiros ed altri. Un saggio recente di Serge Fauchereau ne ricostruisce la storia e, in particolar modo, gli intrecci culturali tra l'esperienza delle avanguardie artistiche europee e la loro traduzione all'interno del matrimonio simbolico della cultura precolombiana e della rivoluzione messicana. Fauchereau, ricostruendo le tappe di questa storia artistica, forse l'unica, se escludiano il primo periodo della rivolu~ione russa, riporta giustamente, a proposito delle tre fasi dell'arte messicana, la proposta di ripartizione storica del francese Jean Charlot, il primo artista non europeo che opererà sistematicamente m Messico, «il Messico dell'arte precolombiana, il Messico coloniale, la pittura murale oggi». La rappresentazione della storia come evento comunicativo negli spazi pubblici, o, comunque, tra-· scritta secondo una iconografia popolare e leggibile, è già presente nella tradizione messicana prima dell'esperienza dei mura/es, attraverso la figura di José Guadalupe Posada e la sua bottega che opera a Città del Messico tra il 1888 e il 1913; Posada ha realizzato manifesti politici e culturali, pubblicità, copertine di libri, illustrazioni, ricette di cucina, di magia, insomma un vero comunicatore totale, forse il primo nella cultura non-europea. Questo intreccio fra tradizione ed esperienze di avanguardia (Oroczo, DiegÒ Rivera e Siqueiros frequentarono a Parigi tr<til '10 e il '20 gli ambienti cubisti e post-cubisti) connesso con gli stimoli che, soprattutto in Rivera e in Siqueiros, producono gli affreschi, rispettivamente, di Giotto ad Assisi e di Ma- • saccio nella Cappella Brancacci di Firenze, può far comprendere l'eccezionalità dell'esperienza messicana, eccezionalità dovuta specialmente all'aspetto monumentale delle dimensioni dei murales, che rende drammatico, formalmente, ogni contenuto, anche il più tradizionale. Perfino la copertina di due riviste degli anni '20, Métropole ed Horizon, attraverso il segno di Charlot e di Alva de la Canal, sono sufficienti per trascrivere, narrativamente, un testo verbale come Revoluci6n o la prua di una nave. Sono gli anni, questi, in cui appare il movimento, «stridentismo», con una poetica tra il futurismo e un cubismo rivisitati, movimento che accentua, rispetto a queste due tradizioni europee, elementi di carattere pedagogico e politico. Non è un caso, come scrive Fauchereau, «che nel 1926 il gruppo si metta al servizio del governo rivoluzionario di Jalapa e gli stridentisti s'inseriscano direttamente all'interno del processo rivoluzionario, senza perdere questa loro connotazione "politica", nemmeno dopo la caduta di Jara». Soltanto una meticolosa ricostruzione storica come quella di Fauchereau ci permette di comprendere il significato di questi corpi, di questa «retorica antimperialistica», di queste folle immense che tendono, visivamente, verso un domani più democratico; soggetti, questi, sempre presenti negli affreschi di Rivera, Oroczo, e soprattutto di Siqueiros, del Palazzo delle belle arti di Città del Messico. L'immagine della «Nuova democrazia» di Siqueiros non soltanto parla ai cuori di tutti i rivoluzionari del mondo, ma è il risultato di u~a serie di esperienze artistiche, sedimentate in una forma nuova che trova tempo e spazio nelle mani del pittore messicano. Il saggio di Fauchereau ci fa comprendere il lungo cammino di ricerca che ha portato a questa esperienza, unica nel panorama della comunicazione visiva internazionale di questo secolo. Serge Fauchereau Les peintres révolutionnaires mexicains Paris, Éditions Messidor, 1985 pp. 125, s.i.p. Decostruire la tradizione marxista Augusto Illuminati Si tratta di una raccolta di scritti eterogenei come destinazione originaria, accomunati dal proposito di «decostruire» la tradizione marxista con interventi radicali che non si limitano a restaurare e raggiustare il vecchio modello analitico. In attesa di una esposizione più sistematica e centralizzata vediamo quelli che sono i punti di svolta che aprono nuove prospèttive. In primo luogo la scomposizione del modo di produzione capitalistico in una successione di strutture sociali ben differenziate che eliminano il noioso ritornello della «fase finale» sempre annùnciata a ogni passaggio qualitativamente significativo (con il riscontro della simultanea «crisi del marxismo», cioè dell'analisi adeguata alla fase tramontante). Più in generale la critica della dominanza - nello sviluppo della teoria marxista - degli schemi di circolazione ricalcati sulla forma mercantile, quindi della centralità della forma-merce rispetto al processo di lavoro e alle modalità della sua sottomissione reale, che diventa il nuovo centro di dominanza. La dinamica di frammentazione verticale e orizzontale del lavoro - che produce incessantemente nuove figure sociali come precipitato della divisione tecnica - viene rappresentata come relazione fra un impulso profondo (e concettualmente osservabile solo con i limiti ben noti di un osservatore interno al processo) alla divisione (che è tutt'uno con la tensione alla valorizzazione del capitale) e la forma pluridimensionale in cui si dispongono i frammenti di lavoro e·che di volta in volta si fa storicamente visibile. Si evita così di evocare lavoro (o produzione) «in generale» e si postula invece un flusso invisibile, che viene anche etichettato (civettando con·Bergson) élan du travail e che «agisce» i soggetti sociali, lasciando loro la possibilità di agire a loro volta con schemi osservativi e pratiche trasformative. Non sfuggirà la novità dell'approccio e l'approfondimento delle matrici nietzschiane e heideggeriane già implicite in Althusser, nel cui ambito La Gr~ssa e Turchetto si erano inizialmente mossi. Gli ultimi «frammenti teorici» annunciano ulteriori sviluppi di questa reimpostazione dell'analisi del capitalismo. Gianfranco La Grassa Movimenti decostruttivi - attraversando il marxismo Bari, Dedalo, 1985 pp. 169, lire 12.000 Bataille negli anni Trenta Catherine Maubon A conclusione del ciclo «La France des années trente: les intellectuels sur le terrain» (coordinato da Anne-Marie Boetti) si è svqlto al Centre culture! français di Roma un convegno su Georges Bataille organizzato da Jacqueline Risset che lo aveva significativamente intitolato «Autour de Georges Bataille dans les années trente: le politique et le sacré». Significativamente perché nel corso di due giorni (il 31 gennaio e il 1 ° febbraio) di intensi scambi si è potuto verificare quanto riduttiva fosse l'immagine non del tutto cancellata ancora oggi (e questo forse perché su di essa ha pesato l'infatuazione proiettiva di cui Bataille, insieme a Artaud, è stato l'oggetto negli anni della contestazione sessantottesca) di intellettuale solitario se non del tutto isolato. Nel succedersi delle relazioni ha invece preso forma l'immagine di un uomo sensibile più di ogni altro al «politico» - inteso nel senso barthesiano di «dimensione del reale» - sviscerato da un approccio pluridisciplinare da lui solo allora praticato. La forza tuttora contagiosa di Bataille - quella che non potevano capire né Breton né Sartre, i primi Carlo M. Cipolla Contro un nemico invisibile Epidemie e strutture sanitarie nell'Italia del Rinascimento Storie di uomini e pidocchi, di carestia e carità, di terrori senza nome. Dalla penna ironica e arguta di Cipolla, il ritratto di una società in lotta contro la malattia e la miseria Josef Bleicher L'ermeneutica contemporanea La teoria dell'interpretazione del significato attraverso l'opera di Dilthey, Betti, Heidegger, Apel, Habermas, Ricoeur Nicolas Ruwet Linguistica e poetica Malherbe, Musset, Baudelaire, Verlaine, Mallarmé: in una serie di letture esemplari, il testo poetico al vaglio della linguistica Strumenti critici Con una nuova serie, torna in libreria la rivista di cultura e critica letteraria diretta da D'Arco Silvio Avalle, Maria Corti, Dante lsella e Cesare Segre il Mulino Edizioni Theoria Collana "Rifle5si" Vincenzo Cerami Sua Maestà pagine 144 lire 7.500 Opera buffa, apologo, farsaccia, Sua Maestà è un gioco al massacro tenero e feroce tra due maschere celebri della tradizione letteraria e teatrale: un re e il suo buffone. Aldo Rosselli A pranzo con Lukacs pagine 96 lire 6.000 Nella Firenze piovosa e sonnolenta degli anni '50, l'apparizione del grande filosofo marxista Lukacs, in un racconto che è un segreto congedo nostalgico dagli incubi e dalle fascinazioni intellettuali dell'adolescenza. Collana "Schemi" Dan Sperber Animali perfetti, ibridi e mostri pagine 80 lire 8 .ooo Uno dei maggiori antropologi francesi ci svela il «dispositivo simbolico» che è alla base della mitologia zoologica. * * * Ad aprile in libreria Marco Lodoli Diario di un millennio che fugge Il romanzo di una generazione senza qualità. Qpera prima. Edizioni Theoria via Fregene 9 - 00183 Roma Distribuzione CDA
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==