Alfabeta - anno VIII - n. 81 - febbraio 1986

Norbert Lohfink Il Dio della Bibbia eia violenza Studi sul Pentateuco Prefazione di Antonio Sonora pp. 160, L. 16.000 Morcelliana BULZDNI VIADEI li._ lot/TEL.(061 •955207/00185 ROMA EDITORE NOVITÀ ·«Europadellecorti» Biblioteca del Cinquecento Augusto Gentili I giardinidi contemplazione Lorenzo Lotto 1503/1512 260 pagine, formato cm. 21 x21, ili. L. 45.000 Daniela Frigo Il padredi famiglia Governo della casa e governo civile nella tradizione dell'economica tra Cinque e Seicento 228 pagine, L. 22.000 Juan de Valdes Loevangelodi S. Matteo a cura di Carlo Ossola e Annamaria Cavallarin 540 pagine, L. 49.000 DescriptioUrbis Il censimento di Roma del 1527 a cura di Egmont Lee 394 pagine, L. '37.000 Nelle librerie oppure direttamente dall'editore 00185 Roma Via dei Liburni, 14 Cfr. Progetti editoriali Cominciamo qui una serie di interventi diretti degli editori, intorno ai loro programmi o ad altre iniziative. Una nuova casa editrice Piero Manni La «Piero Manni s.a.s.» è una nuova casa editrice sorta a Lecce. La collocazione geografica è già un dato caratteristico e importante, in quanto per un verso la perifericità - culturale ante omnia - comporta un forte rischio di provincialismo (ossia di marginalità rispetto al dibattito nazionale), mentre d'altro canto l'eccentricità e la non funzionalità ai modi di quel dibattito - aspetti impensabili nei centri culturali - può consentire l'invenzione di termini nuovi. (Anche questa chance, se da impegno di ricerca diviene fatto presuntuosamente acquisito, implica grossi rischi di provincialismo). Il campo entro cui l'iniziativa si muove è la produzione letteraria, della quale privilegiacome proprio luogo di intervento quello della ricerca e della sperimentazione. In questo senso simuovono le iniziative già cominciate: le due collane «La scrittura e la storia» e «Mat». La prima è articolata in tre sezioni. Una di esse è «Poeti contemporanei», curata da Filippo Bettini e Romano Luperini (escono ora al1 'inizio dell'86: ·, Palla di filo di Francesco Leonetti e Novissimum testamentum di Edoardo Sanguineti, sono previsti poi testi di Edoardo Cacciatore ecli Paolo Volponi). Le altre sono: «Narratori contemporanei» (è uscito Cina Cina di Luigi Malerba, per l'anno venturo sono previsti Roberto Di Marco e Mario Lunetta) e «Opera prima» (pubblicati Preavvisi al reo di Gianfranco Ciabatti e Le spose del marinaio di Umberto Lacatena) e sono curate da Luperini. La scrittura e la storia, la formalizzazione dello stile e il confronto con la realtà: questo il programma, dichiarato, che riflette d'altronde un percorso già iniziato da alcuni degli scrittori più significativi dell'ultimo trentennio e da coloro che nella collana esordiscono con la loro prima opera. Le tre sezioni si pongono sempre come testimonianza di una ricerca in corso ma anche come indicazione di una via possibile, al di là delle facili scorciatoie della produzione di consumo o della scrittura evasiva.e disimpegnata oggi di moda. L'altra collana di cui è già uscito il primo volume, Tante ca pàrete notte, di Albino Pierro (mentre è annunciata una raccolta di racconti di Giuseppe Bonaviri), è «Mat», curata da Donato Valli: mat è radice minima simbolicadel nesso concettuale madre-materia, a indicare il sinolo di archetipo ideale e di concretezza che è alla base di ogni espressione creativa lungo le coordinate storico-geografiche. Storia e geografia, questa volta, sono quelle di un Meridione senza confini e senza definizioni, ma che si fa e si riconosce nella pagina come sito privilegiato degli eventi e della ~rq: naca, della società e dell'io. Nofi'si\ danno preclusioni né di tempo né di latitudine né di scuola né di lingua a una parola che può contribuire a ispessire la nozione stessa di meridione. Gli scrittori che comporranno la collana ricostruiranno appunto le fasi dell'itinerario ideale che va dal minimo radicale alla coscienza della storia. Una terza collana, curata da Carlo Alberto Madrignani, vedrà recuperi significativi da epoche e luoghi diversi: nell'86 un epistolario Aldo Palazzeschi-Maria Luisa Belleli, un diario della Spagna di Vittorio Bodini, scritti giovanili di Borges. I nomi, al di là delle enunciazioni, mi sembra forniscano con chiarezza il quadro di riferimento entro cui si muove la nuova casa editrice, che non secondariamente si propone di contribuire, a partire dallo specifico letterario, alla crescita generale d'un territorio, il Salento, il quale sta vivendo una fase sul piano economico e sociale notevolmente dinamica, che non ha ancora trovato adeguata corrispondenza culturale, in particolare nelle sedi istituzionalmente preposte all'elaborazione intellettuale. Sono segno di tale volontà, ed insieme prova della sua possibilità di realizzarsi, il gruppo che intorno alla casa editrice e a L'immaginazione (il foglio di letteratura promosso dallo stesso entourage) si va formando: docenti e studenti universitari, insegnanti medi; inoltre la simpatia dell'ambiente - politico, industriale, finanziario-nei confronti dell'iniziativa (ne sono soci - oltre ad Anna Grazia D'Oria e Piero Manni insegnanti- un finanziere, Luigi Mariano Mariano, e un amministrativista, Giovanni Pellegrino). La difficoltà principale al momento è costituita dalla distribuzione, i cui circuiti sono monopolizzati dalle grosse case editrici; i residui spazi vengono contesi tra i medi editori, i quali complessivamente costituiscono un fatturato appetibile per le organizzazioni di distribuzione e per le librerie: complessivamente, ripeto, per cui individualmente ciascunmedio editore deve ritagliarsi e difendersi con grande fatica ed enormi costi di promozione e pubblicità il proprio spazio in libreria. Per i piccoli editori, per i nuovi, la situazione è drammatica: i distributori non hanno alcun interesse a rappresentarli (un fatturato annuo di 5.000.000 in una qualunque regione, che per un piccolo editore è un ottimo risultato, c<;>stituiscpeer il suo distributore quasi una perdita). Il libraio può essere disposto a tenere i volumi soltanto per ragioni di prestigio e di immagine, non di guadagno (si pensi a quei cinque milioni suddivisi per 10 o 15 librerie in una regione); e sono poche le librerie italiane orientate a sacrificare spazio e fatica amministrativa per un vantaggio in immagine che solo mediatamente assume rilevanza economica. La Piero Manni sta praticando la distribuzione in proprio presso le librerie (ha selezionato e di fatto «investito» quasi 140 librerie dei propri primi libri mediante un invio d'ufficio, e·con immediato respingimento da parte di una trentina di esse), e contemporaneamente sta pensando a forme alternative di diffusione. La vendita per corrispondenza ad esempio - specialmen~ se più editori si consociano a livello di servizi, e se si rinuncia a caricare di ingiustificati costi aggiuntivi gli invii - può essere una prima seppur parziale soluzione; un cartello di piccoli editori, sempre a livello strumentale, può servire ad aumentare la loro capacità promozionale e di presenza nelle librerie. Questioni di scelte c.ulturali,fatti organizzativi: _nonsi tratta di due ordini di problemi bensì di facce diverse della stessa medaglia, l'organizzazione della cultura e del consenso in un paese dove le posizioni di potere anche nel settore della produzione intellettuale sono quasi rigidamente determinate e lottizzate e tutte insieme- quelle di «maggioranza»e quelle di «opposizione» - si pongono l'obbiettivo prioritario di monopolizzare tutte le posizioni e di emarginare qualsiasi antagonista capace di propulsione eversiva dell'establishment. La logica dell'organizzazione culturale non è però monolitica. Da una parte, produce nel proprio stesso interno contraddizioni che non tutte riesce a rendere organiche e funzionali; dall'altra non può soffocare volontà ed energie di chi non è rassegnato al riflusso, ad arte reso dilagante, e si impegna nel senso di allargare gli spazi di espressione non condizionata, sapendo che il proprio modestissimo contributo s'accompagna al lavoro di tanti altri. Cfr. Il lavoro delle riviste Altrove da Bachtin Nicolò Pasero Le bon usage de Bakhtine prescrive d'evitarne con cura quelle letture di tipo «monologico»che ci hanno dato volta per volta un Bachtin compiutamente formalista, semiologo, marxista, fenomenologo, neokantiano, umanista, strutturalista e così via. Questa raccolta di saggi si discosta alquanto dalla norma, inclinando piuttosto alla deprecabile usanza di prender posizione fuori dalle linee del pluralismo critico. Una certa sua indifferenza all'argomento di solito avanzato a favore di letture rigorosamente apartitiche dell'opera bachtiniana - il carattere eminentemente «dialogico»e antidogmatico che la pervade - va fatta risalire al convincimento che le consuete o- ~ .,,,t :-ro>f,·tf,_ ~ ~ (j,_ ~ c'...:t'!"'-'-- b.. ri,:,.,x,,........ > e... r ..,;,.,_;r.,., ._""- -{J I 611' n .;.._ i ~ I .f..,._ J.,,.,.;._, /.,,.J-'J"""VL. ~ ~,,.5_ ::;;-,..;d.,. f.·c.._t,·"'- pzioni «deideologizzanti» nei confronti di Bachtin tendono esse'stesse all'ideologia, ignorando la relazione che, nel pensiero dell'autore russo, l'idea di dialogo culturale in- 'trattiene con un'altra categoria fondamentale: la vnenachodimost' («extralocalità», «exotopia»), che Bachtin definisce come la necessità, per il critico, di «trovarsi fuori nel tempo, nello spazio, nella cultura rispetto a ciò che [si] vuole creativamente comprendere». «Trovarsi fuori rispetto a Bachtin», dunque: impresa difficile, se non si supera l'ingannevole empatia che ha per sola (ancorché legittima) direttiva quella di «non deformare la parola dell'altro». Un Bachtin «dal difuori» presuppone invece una salda coscienza della propria collocazione «altrove», coniugata con una forma mentis allenata alla dialettica culturale: fra i tanti dialoghi con Bachtin, insomma, devono trovare maggior spazio quelli condotti da dichiarati «punti di vista». Il presente fascicolo- che si apre con un testo di Bachtin inedito per l'Italia (Il problema dei generi discorsuali) e con l'articolato panorama di Clive Thomson Sull'evoluzione della critica bachtiniana, ed è corredato dalla bibliografia ragionata Bachtin in Italia - opera quindi, per partito preso, secondo due linee: la prima è di riequilibrare l'attenzione alternativamente prestata al Bachtin «culturologo»e a quello teorico della letteratura. Tale problematico nesso - qui analizzato dal saggio di Jiirgen Lehmann su Ambivalenza e dialogismo - viene affrontato proponendo testi importanti per la storia'della ricezione bachtiniana (la premessa di Julia Kristeva all'edizione francese del Dostoevskij, le conclusioni del recente volume di Todorov sul principe dialogique), e anche presentando letture del Rabelais che si distaccano alquanto dalla vulgata «carnevalesca» diffusa specialmente in Italia (si vedranno soprattutto i saggi di A. Belleau, P.V. ZimaeT. Eagleton). La seconda, partiticissima, linea d'indagine mira ad approfondire un punto ~olente della critica bachtiniana, quello dei rapporti fra le posizioni di Bachtin e ilmarxismo: fra le alternative, piuttosto insoddisfacenti, di farsi apologeti d'un Bachtin tout court materialista-dialettico, o viceversa assolutamente non marxista (per non dire antimarxista), si preferisce qui affrontare la concreta questione dei non episodici contatti - in positivo o in negativo - delle idee bachtiniane con il complesso culturale di estrema rilevanza rappresentato dal «marxismo» (o meglio dai «mantismi»)con cui esso era storicamente confrontato (vanno in questa direzione soprattutto i contributi di M. Angenot, H. Giinther, W. Krysinski, N. Pasero). Non tutti gli interventi del fascicolo, com'è ovvio, sono strettamente racchiusi dalle due coordinate indicate (da notare, fra gli extravaganti, quelli «contrastivi» di N. Perlina, su Bachtin e Auerbach; di G.C. Belletti, su Bachtin e Freud; di M. Bonafin, su Bachtin e Lotman; e ancora i saggi di C. Arcuri, J. Flamend, A. Ponzio e A. Wall). Ma la prospettiva d'assieme (pur senza pregiudicare il significato autonomo dei singolicontributi) rimane quella indicata: riaffermare con decisione la prospettiva di un Bachtin letto «dal difuori», indispensabile premessa per penetrare il senso profondo della sua opera. Saggi su Bachtin a cura di N. Pasero (fascicolo monografico de L'immagine riflessa. Rivista di sociologia dei testi VII, 1984, 1-2, gennaio 1986) Casa Editrice Tilgher 166122Genova, Via Assarotti 52 pp. 440, lire 25.000 Cfr. Schede L'esp~ionismo tedesco Michele Cometa La ripubblicazione, a distanza di vent'anni, della.già allora fortunata monografia sull'Espressionismo tedesco di Paolo Chiarini, ci induce ad una duplice riflessione. La prima sugli evidenti meriti del libro che già nel 1969impostava, in forma agilema estremamente puntuale, le tematiche connesse alla stagione dell'avanguardia espressionista in Germania, con risultati di primissimo ordine, ampiamente riconosciuti anche dalla critica d'oltralpe. L'altra, per noi oggi più interessante, sul significato «storico» del lavoro di Chiarini che ci offre uno spaccato privilegiato del dibattito- culturale italiano ed europeo sul finire-degli anni Sessanta. Con grande vivacità risalta ad esempio il dibattito sulla definizio-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==