Alfabeta - anno VIII - n. 80 - gennaio 1986

~ ...... .9 c:::s t! ~ John R. Searle Minds, Brains and Science Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 1984 pp. 107, s.i.p. Victoria Lady Welby What is Meaning? Studies in the Development of Significance (1903) introduction by Gerrit Mannoury preface by Achim Eschbach Amsterdam, John Benjamins Publ. Co., 1983 pp. XLII + 321, s.i.p. Victoria Lady Welby Significs and Language: The Articolate Form of our Expressive and Interpretative Resources (1911) edited and introduced by H. Walter Schmitz Amsterdam, John Benjamins Publ. Co., 1985 pp. CCXXXV+ 195, s.i.p. L a ricerca di Searle, avviata nel 1969con il suo libro ben noto al pubblico italiano, Speech Acs (tr. it. Boringhieri 1979), trova un punto di arrivo - dopo le fasi intermedie rappresentate da Expression and Meaning (Cambridge University Press, 1979) e da Intentionality (1983, tr. it. Bompiani 1984; v. la mia recensione in Alfabeta, n. 63) - nel libro del 1984, Minds, Brains and Science. Searle, esponente americano della moderna filosofia analitica inglese, considera la filosofia del linguaggio come una branca della filosofia della mente e, in tale ottica, egli è indotto a esaminare questioni di semantica, in senso ampio, relative al processo di comunicazione verbale. Infatti, per una migliore comprensione dei processi della significazione, egli ritiene necessario risalire alla problematica dell'intenzionalità. L'intenzionalità precede, secondo Searle, la significazione verbale che da essa deriva in un momento successivo sulla scala evolutiva. Rivolto dunque al rapporto intenzionalità/significato, questo libro attribuisce al rapporto mente/cervello un posto centrale. I sei capitoli che formano Minds, Brains and Science corrispondono alle sei lezioni tenute da Searle nel 1984per la serie delle Reith Lectures, che iniziò nel 1948con le lezioni di Bertrand Russell. Searle si pone la questione di come sia possibile conciliare la tradizionale concezione mentalistica con la concezione dell'universo come sistema puramente fisico. Ciascuno dei sei capitoli si occupa di un aspetto particolare di questo problema chiedendosi: come porre il rapporto mente/cervello; se si può considerare il computer digitale come dotato di una mente in virtù del fatto che possiede i programmi giusti; fino a che punto sia plausibile considerare il programma computerologico come il modello della mente; qual è la struttura delle azioni umane; e quale lo statuto delle scienze sociali come scienze; se sia possibile o meno riconciliare la nostra concezione del libero arbitrio con questa concezione dell'universo come sisterna fisico o insieme di sistemi fibQ sici interagenti. ~ Altri temi che emergono da questa discussione e che fanno da sottofondo all'intero libro includono: 1) considerazioni sulla limitatezza del nostro sapere rispetto al funzionamento, a livello fisiologico, del cervello umano: secondo Searle, molte teorie connesse a discipline che vanno dalla psicologia freudiana alla intelligenza artificiale dipendono da tali limiti; 2) l'attenzione alla nostra resistenza, culturalmente ereditata, a trattare la mente, e quindi la coscienza, come fenomeno biologico alla stregua di qualsiasi altro fenomeno di questo tipo; di conseguenza, tutto ciò che ha a che fare con lo stato mentale,. la coscienza, la soggettività, l'intenzionalità, la causazione mentale, tende ancora ad essere affrontato in termini vaghi e confusi anziché essere sottoposto al vaglio dell'analisi scientifica allo stesso modo di qualsiasi altra sostanza fisica; 3) la denunzia, da parte di Searle, dell'inadeguatezza della tradizionale terminologia impiegata per trattare le suddette problematiche. L'impostazione di Searle richiama, per alcuni aspetti, gli scritti di Victoria Lady Welby (1837-1912) dedicati al problema del significato secondo quella prospettiva che essa indicò con il nome di «significs». Il libro di Lady Welby del 1903, What is meaning? è stato ripresentato (1983) da Achim Eschbach nella collana «Foundations of Semiotics». L'altro importante libro di Lady Welby, Significs and Language, 1911, è stato di recente ripubblicato (1985) nella stessa collana a cura di H. Walter Schmitz insieme ai due saggi di Lady Welby, «Meaning and Metaphor», 1893, e «Sense, Meaning and Interpretation», 1896. Nella sua lunga introduzione di oltre duecento pagine al summenzionato volume, Schmitz sostiene che la ripresentazione di questi due libri non ha importanza soltanto dal punto di vista della storia delle idee. Infatti le teorie di 'Lady Welby sono pertinenti agli studi più recenti sul significato in quanto oColpi di coltello rientate verso questioni pragmatiche di comunicazione nel quadro di una vera e propria teoria di segni. Lady Welby non lavorava in isolamento ma, come dimostrano gli epistolari pubblicati nel 1929e nel 1931 a cura della figlia Nina Cust, fu in contatto con studiosi quali, per esempio, C.S. Peirce, C.K. Ogden, C.S. Schiller, M. Bréal, i fratelli Henry e William James, H . Bergson e G. Vailati. What is Meaning? fu recensito dallo stesso Peirce nel 1903. Ne seguì un rapporto epistolare fra Peirce e Lady Welby che durò fino al 1911e le cui lettere sono adesso raccolte in Semiotics and Significs: The Corresponden1ce between Charles S. Peirce and Victoria Lady Welby (a c. di C.S. Hardwick, Indiana University Press, Bloomington 1977). N el libro del 1903, Lady Welby (?i ~ui_soltanto o~a ci si commc1a a occupare m maniera sistematica, ma di cui, in Italia, già Giovanni Vailati si era direttamente occupato) analizza il processo della produzione di significato secondo le tre fasi di senso, significato, significanza, che Peirce fa corrispondere grosso modo alla propria tripartizione dell'Interpretante in Interpretante Immediato, Interpretante Dinamico e Interpretante Finale. Dice Lady Welby (1903; 1983, p. 83): «L'uomo... deve scoprire, osservare, analizzare, valutare: prima il senso di tutto ciò che percepisce mediante il tatto, l'udito, la vista, e deve rendersi conto dell'interesse che ha per lui ciò che in pratica significa; successivamente il significato - l'intenzione-dell'azione, ilmotivo del comportamento, la causa di ciascun effetto. Quindi, finalmente, vedrà la significanza, la pertinenza massima, il valore centrale, l'implicazione vitale - di cosa? di ogni esperienza, di ogni conoscenza, di ogni fatto, di ogni pensiero». Tale triade è espressa diversamente con i termini significazione, intenzione e valore ideale; inoltre il riferimento del senso è istintivo, del significato è volitivo o intenzionale; della significazione è morale (p. 46). Interessante è l'analogia che la stessa Lady Welby stabilisce con la triade del pensiero orientale presentata nel Vedantasara: «Il significato (della parola) è triplice, cioè: Espresso, Indicato e Suggerito. Il significato Espresso è trasmesso alla comprensione dalla Denotazione (della parola); l'Indicato (significato) è trasmesso dal Suggerimento (della parola). Consideriamo, dunque, che questi siano i tre poteri della parola» (p. 46). Tutto ciò riguarda il linguaggio, il comportamento e il pensiero dell'uomo in un mondo di cui l'esperienza si acquisisce attraverso tre gradi di consapevolezza: il planetario, il solare e il cosmico (p. 96). Nella voce «Significs»dell'Enciclo~edia Britannica (1911), Lady Welby tiene a distinguere la sua «significs» dalla «semantica» di Bréal che si limita allo studio della storia dello sviluppo dei cambiamenti nei significati delle parole. La semantica non coincide con la «significs»,ma semmai ne è soltanto una parte. La «significs», dice Lady Welby, ci permette di «affrontare problemi antichi in modo nuovo e in forma pratica»: è «un metodo di esercizio mentale», è implicita in tutte le vere prospettive pedagogiche (1903, 1983,p. 83). Nell'introduzione al libro del 1911, ella afferma che la «significs» riguarda «la condizione stessa sia del rapporto interumano, sia della padronanza dell'uomo sul proprio mondo» (1911, 1985, p. VII). Cosicché il problema del segno e del significato diventa il problema di afferrare il vero collocamento e valore che il segno ha per noi in ogni sfera dell'interesse e intento umano, esigenza che ci riguarda tutti e che comunemente si esprime con la domanda «What does it signify?». Dunque colui che si occupa della «significs»si pone domande del tipo: qual è il senso di... ; che cosa intendiamo per. .. ; qual è ìl significato di... ; vale a dire, perché ci interessano la Bellezza, la Verità, il Bene? perché diamo un valore all'Esperienza? ecc. Domande le cui risposte rappresentano il fine ultimo di ogni scienza, logica, filosofia, e sulle quali poggia tutta la controversia attorno all'estetica, all'etica, alla religione. È nell'intento di LadyWelby fornirci gli strumenti o perlomeno indicarci direttive che insegnano a chiedersi qual è il significatoultimo, il massimo valore o portata di una determinata espressione (o insieme di espressioni), in un contesto o situazione particolare, per una data persona. La «significs»si configura come scienza che riguarda tutte le sfere del sapere e della vita umana, e non certamente per una qualsiasi pretesa alla onniscienza semiotica ma piuttosto perché rivolge la propria attenzione al valore principale della vita pratica e speculativa che generalmente si chiama significato. S i possono stabilire collegamenti fra Lady Welby e Searle in generale in quanto entrambi rivolgono la propria attenzione alla problematica del significato nel significato verbale e della dinamica della significazione. In entrambi i casi sono affrontate questioni specifiche quali, ad esempio, la teoria del significato letterale e del significato figurato,

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