Alfabeta - anno VIII - n. 80 - gennaio 1986

Prove d'artista Cesare Ruffato Narcobambina [Alfabeta 80) l'elemento retorico talvolta scomodo non sempre dora le lusinghe ma serve a sbiadire le inquietudini del senso stimola procedure a sofisticare fioche evidenze. Tu ed io pallidetti in madrigali castigati, è abbagliante il plesso coronale, a cavillare l'impossibile alleanza, si sporcano le bambine bizzose toccate, ad attentare il silenzio della scrittura, gli invisibili sbadigli dell'etere, disporsi ad intendere con una certa sfrontatezza la decifrazione del tralasciato e l'estrema cortesia di sospetti e finzioni, a suscitare l'impensabile in territori zero non traditi il dire affiora la magìa. L'ossessione sventata si veste di crema accumula cronaca nei livelli del sogno. Lo sguardo trattiene il volto di nuovo non può che manifestare una condizione intrinseca. Delirio opaco di una regina per ciò che le sta a cuore. Si avverte il vanto di un affetto mortale. Il cuore mescola simulacri lividi. Nessun cedimento contro il drago droga ma una belligeranza culturale de tout le monde funambola sciocca, facile bersaglio di suoni si offre tautologica come onda a pagoda o serenata sotto la pioggia. Non servono i tappi di cera. I molluschi non possono fuggire. Senza dettagli l'incubo scalfisce, guarda i margini delle foglie una stella piccola gelida di amianto dall'orbita lunga perturbante, non sopporta la cifra grottesca della ventilazione che mi trattiene in ballo. Colonie individui galleggiano nei tentacoli si nutrono di plancton e briciole mentre in loro il carbonio si scioglie rapidamente e troppo lontano dilemmano le scogliere di dover e il quadrante di stonehenge esprimersi addosso obliquità chimiche riprovare l'anatomia danzante con voti di contemplazione. Degenera l'involucro di spugna indebolisce la tua duttilità balorda. Se la opprimo sento crescere la reattività incredula delle sue reti mirabili, il plasmodio invidiabile dei suoi volumi. La cenestesi liquida concede ubiquità spettacolari disattese al mondo e alle leggi della introspezione. Se con stravaganza mistica potessi dislocare un segmento del tuo DNA, se riuscissi ad arricchire i geni saltanti dei tuoi cromosomi forse potrei sperare nel mutamento a lungo termine per una narcorefrattarietà evolutiva assecondi la fantasia translucida con efelidi vaghe, che cosa rende così diverso l'amido dell'apparenza, non fermarti alle prime difficoltà o se ti porge le spalle, lascia i piccoli ematomi i traumi godibili esci dalle nenie ( -., I del programma. Il percorso non è suadente come quando ti apostrofo di brutto e di angoscia quanto più ti ritrai e mi illudi di atarassìa. I nei sono mie divagazioni erogene sulla tua cute ocra, le ciglia sono istanze cedevoli, il trucco malizia del tuo spirito. Una roulette ottusa sfibra il carillon quando sei satira o eco eclettica o verso tragico del fatalismo. Non nascondere tra la folla le tue debolezze e i miei cenni di carezza. Se odi la realtà dovrai pensare una archeologia sorprendente per la tua sopravvivenza sia pure nanoautolesiva per avanzare come l'insetto sulla pellicola idrica controcorrente. Mentre propaghi sullo specchio atomi identici a quelli reali l'esperimento configura immagini recuperate mani strabiche motivano detriti di porcellana e succussioni a macchia d'olio strangolano strutture meticolose. Forse si è slarvata in pupa e si ripesca forse non schifa del tutto la roba involutiva forse il megaocchio vacilla la piuma anacronistica nelle bluse abbondanti i capelli friabili sulla fronte falena. A volte mi dico non mi sente« ... il dubbioso io sono e il dubbio» o lei o io il clicchettìo mancante. Non fa alcuna differenza, l'assente scala il vento il precipizio della luce il carteggio della pietra lo stile della morte la scena dell'origine. Comunque elemosiniamo insieme l'anagramma una leggenda rabdomante di natali critici il fervore aggregante delle betulle, è sufficiente il tuo accento e si potrà convenire o costituire punte di diamante con eroismo di vecchio stampo quasi viacavo prolunghi rivalità e protesi ambigue a sfida del malefico intruso da vezzeggiare e che violenta la tua azione. Il narcoteatro obbliga il tuo doppio scettico oltre il disagio del solito repertorio, un tratto di libro laico guardato dall'intimo. La tua richiesta di viaggio marino o di invalidità sulle frustrazioni non trova il microtomo giusto mentre in galleria centellini centimetri di giorni frazioni di lettere staccate e cadute da riincollare nel tuo disco di creta di minuti esemplari. Parlati nel cielo come diario categoriale non sprechiamo verbi senza rappresentazioni di fatto perché tutto è come coperto da un vetro e mai come credi lo sguardo può essere raggiunto dalla descrizione. Una filastrocca devota quale tutti giù per terra al cascare del mondo ci rende perplessi nel rifinire gli artifici delle copule e delle eliche di fumo autore del piccolo formato mi ritrovo a blaterare come regista della provocazione ed umorista, .. ad afferrare il microambiente nel piacere del mondo, in metafora potrei credere un ruolo di malattia tra aghi di pino presso il fiume degli ulivi dove siamo lettori e letti. E c'era amore endogeno, cibo per fare la guerra, una decondensazione della cromatina per importanti risintesi, calcio magnesio e vegetali amici. In altri termini una corrente eutrofica una palla sporca di neve i poli e le righe ti distendono in bolle di sapone, appena consapevole di qualche fiore e abbastanza urlo confondi il bandolo delle aste sparsa nel margine esterno dell'immagine. Proviamo a selezionare gli elementi indistinti del leggibile, ad elevare le cellule e ti assicuro la rilettura anche del libro che avrei voluto scrivere o leggereper te e che non ho mai tentato di abitare. Se lo scriverai ti entrerà l'impresa totale, il tocco inconfondibile di ricostruzione della soggettività. Vedi di marcare le tue spiegazioni con concetti asettici, sillabare un estratto dell'effimero, sedare nella accettazione fisica i tuoi influssi negativi. Potresti attraversare la polvere di gesso spingere il sole fuori posto, cautelare le stanze del mio attentato di amore inspirazioni profonde in testo clinico morale. Poi ti impaginerei nelle tentazioni dei colori e sentimenti per agire il punto cruciale ove sintonizzare la tua lallazione alla mia allucinazione. Mi capterei l'interprete vanitoso allegorico della tua voce. Non opporti alla luce inarrestabile. In una miscela gassosa un granello germe di una stella canuta grandiosa, avvolto da mantello galattico, cattura tossico nelle nubi ti illanguidisce non limitarti alla pelle, tenta il linguaggio dell'interpretazione, il perché della illeggibilità del leggibile. Temo da sempre il tuo cipiglio una istantanea ne stigmatizza il fastidio schizoide, una materia gialla nel marginale della tua proiezione futura, una purulenza nelle secche del diverso mi ripropongono i tuoi pezzi paraboloidi suonati. Allora la sabbia apriva ideogrammi ponti itinerari e incontri da te sdegnati. Cometa finestra ipotermica ti ostini a non rammemorare e nel varco ti accingi ad esibire ciò che ti rintrona. Perché ti astucci in un modulo manicheo? Perché acrostici soltanto le parole che ti vorrei inventare o indicare? l'uomo è rapace di aggredirti quanto più si mansueta e si garza nell'ombra. Questa volta nuoteremo un sillabario immaginario a quattro mani con una marcia in più romanzesca. Anzitutto l'idea antropologica. Ad esemp"io pensare a un nuovo pensiero, ad un'altra tecnica di accostamento, a valenze di identità

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