~ F.L. (prima domanda). Intendo per ricerca sia quella letteraria che quella saggistica. È certo che in quest'attività la casa editrice Feltrinelli è stata una delle imprese più vive e capaci della storia culturale italiana nel novecento. Vorrei precisare anzitutto con te, se sei d'accordo, che c'è una netta differenza fra gli anni '60, dove un grosso tentativo di rinnovamento culturale e sociale ricominciava, e l'editoria ne era una parte decisiva, ed oggi. Le difficoltà di oggi da che cosa derivano, secondo te? come sono definibili? Io non penso ci sia un ritorno all'ordine, né al gusto classico, né che ci sia un minor livello; mi pare di riscontrare la caduta di alcuni grandi motivi etici della comunicazione e, perciò, si sente un disorientamento grave, con cui fare i conti. Cosa ne dici tu? lnge Feltrinelli (a voce). Certamente c'è oggi una mutazione della società. Ora i giovani inoltre sono diversi, mi sembra, o non sono più quelli di una volta, nel senso ; che non hanno la curiosità intellettuale come loro interesse maggio- • re. Forse perché manca il progetto, con il suo modo complessivo e coerente, con le sue idee. Seconda domanda (F.L.). Voglio ricordare anzitutto come ti ho conosciuta. Si presentavano insieme due libri di narrativa, uno mio, Conoscenza per errore, e uno di NadiIÌe Gordimer sul Sudafrica. Nel '62. Tu eri arrivata da poco in Italia, io venivo incoronato da te in una specie di banchetto, e certo ebbi per te un colpo di simpatia, come molti altri scrittori... Ora, • ricordo, cenavo un'altra volta presso gli amici comuni Elio Vittorini e Ginetta (straordinario personaggio, lei, con la sua spregiudicatezza di giudizio), ci fu una discussione: Giangiacomo Feltrinelli disse che i libri della «nuova avanguardia» (di cui io non facevo direttamente parte) restavano invenduti, come i simili di Lindon in Francia; egli però voleva svolgere tutta l'operazione. Posso chiedere ora a te, che ci sostenevi a Milano e nelle settimane di Palermo: la ricerca non rende, si sa, ma anche allora in termini produttivi e tecnici le iniziative Feltrinelli su tali autori e sui libri collettivi erano «diseconomiche»? Appunti sull'incontro internazionale di editori ~Trent'anni di cultura» svolto il 28 settembre 1985 alla Fondazione Feltrinelli di Milano a cura di Benedetta Barzini Il breve testo organizzativo della casa editrice diceva: «Alla vigilia della Fiera di Francoforte, l'incontro internazionale sul tema 'Progetti e speranze dell'editoria ~ europea' riunirà per la prima volta l i più importanti editori europei è::i che si interrogheranno, alla preL'impresa culturale-Feltrinelli Editoriae ricerca, anni'60 e '80 Una conversazione di Inge Feltrinellicon Francesco Leonetti e una cronaca di Benedetta Barzini. Inge Feltrinelli. Tu dici «diseconomico» nel senso del design. Per dire che non è funzionale e conveniente, sul piano della semplice spesa. E anzitutto io ti rispondo sinceramente che gran parte della produzione libraria del Gruppo 63, col suo gusto e il suo rigore, era però diseconomica. Effettivamente tornava quasi tutta, con le rese, nei magazzini... Leggevano solo gli addetti ai lavori. Anche i libri dei dibattiti collettivi non si vendettero, pur in un periodo in cui i giornali se ne interessavano tanto. Si vede che la circolazione della lettura è una cosa più complicata. Ma si stava facendo allora, fra '60 e '65, con le riviste e i gruppi che c'erano, una cosa importante: era una rottura utile verso i Piovene e tutta la vecchia guardia... Quindi era un'operazione giusta, complessiva, sia culturale che politica. E sembrava spontanea, ma era articolata, insieme, col giusto entusiasmo e con grande impegno nel lavoro ... Il Gruppo 47 in Germania, si può aggiungere, aveva un metodo più disciplinato; ogni riunione si riferiva ai testi letti dagli autori, c'erano i commenti critici immediati da parte di ognuno. E così anche Handke giovane verso il '66 o più oltre ha passato questo vaglio rigoroso e tempestivo. In Italia c'è stata una certa dispersione, forse inevitabile. Terza domanda (F.L.). Era maggiore presso di noi, io penso, la tensione teorica ... Io non sono stato uno degli intellettuali influenti che hanno svolto consulenza nella casa editrice ai tempi di Giangiacomo e poi di Brega; mi dispiace; e altri sono meglio informati di me. Tuttavia devo a te e a Brega un sostegno straordinario; riservato a Fachinelli, per la rivista L'erba voglio, e a me per la rivista Che fare, fino a una certa data; si diceva in copertina: «Distribuzione: casa editrice Feltrinelli». Certo avevamo una radicalità intellettuale e politica pura, nella nostra ricerca, con la vostra stima. Dico ciò non per riprendere qui una discussione sulla nuova sinistra, e sulle componenti storiche di basismo, libertarismo, assemblarismo, che la casa editrice, pubblicando vari testi classicipolitici, volle ravvivare nella cultura di sinistra in Italia. Lo dico per chiederti espiisenza della stampa e di operatori italiani del settore, sul futuro dell'editoria in questi tempi di esasperata tecnologia e di prepotente prevaricazione dei mass-media». Nella sala di lettura della Fondazione Feltrinelli, dedicata alla storia del movimento operaio, SaJ-_ vatore Veca, in veste di direttore della Fondazione, ha dato il benvenuto a tutti i presenti, e proseguendo il discorso in inglese ha detto: «Gli anniversari possono essere orientati verso il passato, dentro la rimembranza, oppure possono esprimere un momento di ragionamento nel presente unencitamente: come si pensa ora di comportarsi, nel vostro nuovo programma, verso questa tradizione novecentesca? E per esempio: la collana intera dei «Nuovi testi» è stata da voi macerata (c'era anche un mio libro) e voi tecnicamente ora potreste ripubblicare ex-novo qualche cosa di questa tradizione? Inge Feltrinelli. I «nuovi testi», io direi, sono stati un tentativo di presentare, come in un arcobaleno, la saggistica veramente moderna. Non interessano più in quella forma; così ci risulta. Ma il libro prossimo di Rossanda è un nuovo testo, e così Agamben, fra poco, o Axelrod. Certo, siamo stati troppo ottimisti ed entusiasti. Se tu mi vuoi ricordare i classici politici fondamentali di un certo filone basista, sulla lotta operaia (mi pare che ti riferisci a Pannekoek, per esempio), io dico che libri così si possono certo ristampare ex-novo, quando è possibile farli circolare. Quarta domanda (F.L.). Ripassando ora più strettamente all'attività letteraria e artistica, e certo all'entroterra della disciplina teorica e saggisticacon cui si nutre, ti chiedo due cose. Una: che cosa prevede il vostro programma di più riferito alla ricerca (mentre, certo, molti degli autori più importanti della ricerca sono dati da voi, pur con vostre scelte recenti diverse). Due: c'è qualche suggerimento che tu potresti indicare o raccomandare a noi per ripigliare più vivamente il contatto fra ricerca e editoria? Lo chiedo perché per molti di noi tu rappresenti questo nesso indispensabile e difficile. lnge Feltrinelli. La ricerca in senso editoriale, per me, è come quella della nostra collezione dei «Materiali». Non si può fare oggi. Mi pare che oggi debba essere centrata sul dibattito (e va in questo senso la nostra pubblicazione degli Scribi/li di Sanguineti, che ora ti dò, è imminente in libreria). Anche voi in Alf abeta vi fondate sul dibattito. Il vostro giornale-rivista è serio e vivace; e ho letto con molto interesse il dibattito a Palermo del novembre '84. Dovreste rinforzare appunto i supplementi sugli argomenti attuali. Non sono d'accordo sul modo di pre- ... do la memoria con il progetto futuro: a creare un legame fra ciò che è stato e ciò che è, per determinare l'idea del futuro». Vi è stato quindi l'intervento di Inge Feltrinelli, anch'esso in inglese. Lo riproduciamo integralmente: «Questa è un'occasione per scambiarsi idee su questioni di comune interesse. Forse possiamo ricavarequalche vantaggio dal fatto di seguire insieme la conclusione della tempesta che ha scosso il mondo dell'editoria, e di condividere pensieri e passioni. « Vorrei incominciare menziosentare le immagini; certo, così è un intervento unitario del fotografo, o dell'artista, sparso in tutto il numero; ma il lettore sarebbe certo facilitato dal trovare almeno qualche immagine in rapporto diretto con lo scritto, secondo la convenzione diffusa; mentre è bello che non ci sia mai un tono divulgativo, negli articoli, ma un'esposizione ben ragionata, sia per la letteratura che per la saggistica di ricerca. F.L. Grazie. E di scritture così difficili, che sono di sinistra con in più interesse linguistico, i lettori arrivano a 20.000: che dunque ci sono, per un giornale culturale· grosso. Ora, vorrei distinguere fra ciò che dici tu e ciò che dice Filippini, riferendomi alle interviste per il trentennio della casa editrice. Osservavo che Enrico Filippini (questa volta meno acuto del suo solito, nella Repubblica 26 settembre) sembra sostenere d'accordo con te che c'è oggi un periodo letterario e culturale abbastanza morto. Nient'affatto. O ha voluto dire lui giustamente che c'è, come sola idea della destra crescente, un'avversione alla cultura; o risente anche lui della solita smontatura di Roma... Alcuni teorici stupendi in Europa e molti scrittori di grande qualità in Italia sono attivi: e certuni stampano ora a Palermo con Raboni direttore (Pagliarani, Ortesta, Bonnefoy) e a Siena e Lecce con Luperini (una cosa di Malerba, Ciabatti, Lacatena giovane narratore notevolissimo, e fra poco Sanguineti, che cosa non so, e io stesso, un lungo mio poemetto sulla vita terrestre). Scusa la precisione; per la poesia va malissimo, presso i grandi editori, con eccezioni... Ma diversamente da Filippini tu dici invece che sono meno inventivi i giovani, in conseguenza del disorientamento generale. Bene. Forse si può fissare l'età minima buona, oggi, sui 50-55, per paradosso; così facciamo in Alfabeta, con eccezioni; questa è un'epoca di adulti, come dicevano una volta i cinesi... Inoltre mi pare buono lo scritto di Cadioli (l'Unità, 28 settembre), che riassume l'attività editoriale di Giangiacomo, connessa anche alla sua nuova idea della distribuzione e delle librerie. E nell'attuale difficoltà del libro, che è diverso dal giornale, propone un modo oggi nando alcuni principi e credenze che ci guidano e ci uniscono: l'amicizia è certamente uno di questi legami, e lo dimostra in modo chiaro la vostrapresenza qui oggi. Un altro legame è il nostro scopo comune: ascoltare la voce e diffondere le parole di autori il cui talento e il cui messaggio sono la cultura nel suo processo. Poiché la nostra esistenza quali editori dipende dalla libera espressione di idee in forma scritta, spetta principalmente a noi il compito di evitare che gli autori vengano costretti al silenzio, dovunque essi vivano. «Un terzo legame - forse il più possibile di fare editoria di cultura, pur nel predominio commerciale: parlando di un pubblico «non numeroso, ma mirato», per le opere di qualità rigorosa; mentre nel '60, secondo Cadioli ancora, c'erano «gruppi ristretti, ma abituali, di lettori colti», col prezzo accessibile. Dal mio punto di vista, che è piuttosto di sinistra comunista, sono d'accordo; e aggiungo: si sa che il gusto del pubblico è lento e conservativo; ma l'apprendimento di base è ciò che ancora è decisivo, ha ragione Habermas. E si deve non deludere l'apprendimento di base, dargli i libri fondamentali e tempestivi, sul bancone o rinvenibili; è la sola etica che ci rimane. Inoltre il rapporto fra qualità e mercato è stranissimo; ciò è più evidente per gli artisti, ma è uguale anche per saggisti e scrittori: c'è chi è letteralmente senza mercato; chì si paga il caffé (così faceva il conto dei suoi guadagni Vittorini, e torna preciso a diversi di noi, e chi con pari qualità - o con nessuna, certo, è più ovvio - si costruisce ville. Questo è un mistero dionisiaco... Oggi, l'editore può non mischiare affatto il buono e il meschino, ma differenziare al massimo: da un lato la ricerca culturale autentica, che è sempre diseconomica, persino nel '65 come dicevi tu, con eccezioni; e però è un investimento d'immagine, dà il prestigio; e dà il meglio, insomma gli scrittori venuti dallo sperimentalismo e dall'avanguardia. Magari per i giovani, o per tutti, si possono fare collezioni a tiratura minore iniziale, o numerata addirittura, con un direttore rigoroso come una volta era Vittorini ... In buona compagnia. Lì si cerca, da parte dei giovani lettori avveduti. Dall'altro lato si possono mettere le iniziative speculative, d'intrattenimento, di biblioteca, che hanno un senso utile e buono per conto loro... Così ti ho detto la mia. Inge Feltrinelli. Mi pare di essere sostanzialmente d'accordo con te. lo mi sono espressa già pubblicamente nel convegno, e tu c'eri e mi hai sentita. Oggi bisogna certo fare le scelte con misura e con astuzia. Ma il mio discorso di apertura è stato impegnativo e penso che voi pubblicherete in Alfabeta anche qualche informazione precisa sul convegno. Arrivederci . importante - è il nostro impegno verso la comunità internazionale delle lettere. Noi apparteniamo a questa comunità a pieno diritto, ma come senzapatria, perché il nostro ruolo ci porta al di là di regionalismi e nazionalismi, al di là di convenzioni e di ideologie. Il mio grande amico Ledig Rowohlt non è mai stato solo un editore tedesco: il suo interesse, come il nostro, è rivolto alla qualità della prosa e della poesia, e non alle ragioni politiche o dello Stato. «Molti di noi condividono un disinteresse nei confronti del 'sistema' di grandi affari garantiti.
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