Alfabeta - anno VII - n. 79 - dicembre 1985

Washington Post del 17 ottobre 1985, citato in Il nemico americano, di Giancesare Flesca (L' Espresso del 27 ottobre 1985). «Appena due settimane fa Bettino Craxi poteva considerarsi un uomo felice, almeno quanto può considerarsi felice un politico ambizioso ( ... ) Adesso la sua dichiarazione di indipendenza - il rilascio di Abbas malgrado la furia americana - ha portato il suo governo al collasso. E, almeno per il momento, ha messo fine alle sue speranze di diventare uno statista di livello mondiale». Ma re Bettino cade in piedi, di Giampaolo Pansa (La Repubblica del 18 ottobre 1985, p. 1) È caduto bene. È caduto in pie- - di. È caduto raccogliendo consensi aperti, ma anche approvazioni tacite e applausi inespressi, in una misura che forse non immaginava e, di certo, per ironia della sorte, molto, molto più numerosi di quelli che aveva raccolto negli anni di regno a Palazzo Chigi. (... ) Già, è un addio o un arrivederci? Mentre noi cronisti sfolliamo dalla tribuna stampa, un collega osserva: 'Con questo discorso, Craxi ha chiuso la sua carriera di presidente del Consiglio. Per l'oggi, per il domani, per sempre'. Può darsi. Ma se è vero che da certi posti è assai più difficile l'uscir bene che l'entrarci, bisogna dire che 're Bettino' la sua uscita dalla sala del trono l' - ha fatta da trionfatore. ( ... ) E adesso, il primo di questi uomini, Craxi, la paga. Nel senso che deve lasciare la poltrona, che deve far fagotto da Palazzo Chigi, che deve incassare una sconfitta dopo aver regalato a se stesso, ma anche all'Italietta, una vittoria in una battaglia giusta. E tutto questo gli capita per aver osato dire di 'no' all'Imperatore. Era già accaduto a qualche altro presidente del Consiglio? Non mi pare. Ecco, per re Bettino, un record positivo che vale una medaglia, e che nessuno potrà contestargli». Guerra e pace col Grande Fratello, di Eugenio Scalfari (La Repubblica del 20 ottobre 1986, p. 1) «Da questo romanzo emerge una verità indiscussa: l'arroganza, e la stolidezza, del Grande Fratello, che pensa di poter trattare un paese alleato alla stregua d'una qualunque repubblica delle banane. Che poteva fare Craxi se non reagire a richieste e a comportamenti così inaccettabili? Ha reagito. Non si è piegato, non si è umiliato. L'ha fatto mescolando qualche verità con molte bugie, nell'intento evidente di sopire l'incontrollata rissosità del cow-boy della Casa Bianca. Egli merita, in conclusione, un giudizio positivo che diamo con sincera soddisfazione». Riparliamo pure della «perfida Albione~, di Giovanni Giudici (L'Unità del 20 ottobre 1985, p, 1) «Caro direttore, in una delle cronache (quella di Gian Paolo Pansa) che i quotidiani di venerdì dedicavano alla crisi di governo provocata dalle dimissioni dei ministri del Pri ho letto coì{ q'ualcheperplessità una dichiarazione dell'on. Giorgio La Malfa. (... ) 'Anche nel 1935 ci fu lo scatto di molti giovani contro le inique sanzioni, contro la perfi- ~ <::s da Albione. Ma la ragione da che .5 parte stava?' (... ) [ Sì, avevamo ragione noi, nono- ~ stante le nostre divise da 'balilla' e ~ da 'avànguardisti', nonostante i nostri ridicoli fez e le nostre camicie nere indossate per obbligo. Certamente le tragiche esperienze degli anni successivi ci avrebbero insegnato a quali sciagurate conseguenze potevano condurre un male inteso sentimento della nazione o ~ ~ l un patriottismo troppo esposto alle ~ strumentalizzazioni proprio per la esiguità dei suoi contenuti politici. Ma non sarà il caso di ·dimenticare che lo 'scatto' dei ragazzi e dei giovani di allora (uno 'scatto' che si poteva dire, in sè e indipendentemente dall'uso che il potere fascista poté farne e ne fece, di giusto orgoglio nazionale) fu della medesima natura che pochi anni più tardi avrebbe mobilitato molti di essi nelle file della Resistenza. (... ) Significherà pure qualcosa il fatto che certe considerazioni siano suggerite proprio dagli avvenimenti di questi giorni, in cui il nostro Paese si è trovato a dover sperimentare sulla pelle della propria dignità la tentata applicazione di una teoria della sovranità limitata in versione non più brezneviana bensì atlantica. Ma ancora più importante mi sembra che per la prima volta a 40 anni di distanza dalla fine della seconda guerra mondiale (40 anni di forse troppo 'leale' subordinazione a un potente alleato) si ritorni in Italia a pensare e a sentire in termini di autonomia e dignità della nazione( ... ) Quel che la gente (usiamo pure questa parola un po' ambigua) prova o ha provato in questi giorni è un tipo di stato d'animo nuovo: un senso di partecipazione Dicembre 1985 Numero 30 Anno 3 Lire 4.000 preteso di venircelo a dire chiaro e tondo, mettendo i puntini su tutte le possibili i: senza immaginare il favore che ci stavano facendo, su quante cqse ci stavano riaprendo gli occhi ( ... )». L'incontournable M. Craxi, editoriale (Le Monde del 1° novembre 1985, p. 1) «Se Bettino Craxi giocasse a rugby noh c'è dubbio che gliverrebbe affidato il ruolo di pilone. Ne ha la statura fisica e la sua posizione chiave al centro del gioco politico italiano lo porta ad essere colui che prende più colpi, certo, ma che è ugualmente indispensabile alla coesione dell'insieme. (... ) Oggi, Craxi si adopera, con l'aiuto di Reagan, a minimizzare la portata delle divergenze con gli Stati Uniti che si sono manifestate circa le condizioni in cui il leader palestinese Abul Abbas ha potuto lasciare Roma. Durante la sua visita alle Nazioni Unite, a New York, egli ha dichiarato che la crisi del suo governo non è stata colpa degli americani, ma un frutto del giardino della politica italiana! (... ) In confronto alla situazione dei suoi colleghi a Parigi, Londra e Scienza &perienza Comee dove si fa ricerca in Italia: la sagadellachimica Fallito il Pen: si replica? Creativitàe indipendenzascientifica Tecnologieappropriateper i paesi in via di sviluppo Dal I di ogni mese in tutte le edicole e nelle migliori librerie EditoreMediaPr~ srl - ViaNinoBixio,30 - 20129Milano alla vicenda politica che a molti, forse ai più, rimaneva da anni sconosciuto, appannato dal velo di noia che (complici le stesse centrali del potere) si stendeva da decenni sulle nostre passioni. (... ) Forse hanno sbagliato ( e proprio dal loro punto di vista) gli americani: che ci usavano, sì, come una colonia, però con l'aria di non considerarci esattamente come tale o, insomma, facendo finta di niente ... E invece, non contenti di ciò, hanno Bonn, egli comincia a giustificare il giudizio dell' Economist che, recentemente, faceva di lui l'uomo forte d'Europa». Politica e giornali (Il catastrofismo del nulla), di Saverio Vertone ( Corriere della Sera del 12 novembre 1985, p. 1) «I giornali parlano di tutto; ma chi parlerà dei giornali? Pare che non si possa farlo, che sia illecito, censurabile, immorale. Pare che possano farlo solo i giornali, i quali tuttavia non lo fanno quasi mai. Infatti è inutile prendersela con lo specchio, se la faccia è bru~ta. Però: chi è la faccia e chi è lo specchio, oggi? Siamo sicuri che il giornalismo attuale rispecchi la vita sociale e politica più di quanto la vita sociale e politica non rispecchi il giornalismo?( ... ) Prendiamo ad esempio l'ultima crisi di governo, che è stata più nettamente delle altre una crisi di linguaggio e unà crisi tra linguaggi. Dal discorso di Sigonella alla rec~nte replica al Senato, abbiamo visto entrare in conflitto tre diversi livelli di comunicazione politica. Di questo conflitto, un quarto a livello linguistico, quello del giornalismo d'assalto, ha stravolto ·e spesso rovesciato il senso. (... ). Costretto a organizzare canovacci plausibili con materiali inerti o refrattari, il feuilleton giornalistico ha assegnato parti, inventato funzioni, scavato tragedie, seminato attese di epiloghi e di catastrofi imminenti. Ma ha dovuto fermarsi eternamente ai prologhi e alle scene iniziali, tenendo sospesi a un diapason altissimo personaggi pesantissimi, eventi che non si risolvevano, soluzioni che non arrivano, tragedie che non si compivano, a volte che non si producevano. ( ... ) Le risposte televisive dei discorsi e dei dibattiti parlamentari hanno dato ragione ai giornali più pacati, e hanno consentito all'opinione pubblica di scavalcare sia l'understatement doroteo ('non è successo niente'), sia l'iperbole giornalistica ('è il finimondo'). La gente ha capito che in questo mese si è consumata non una catastrofe politica, morale o storiografica, ma un confronto salutare tra linguaggi diversi, niente affatto indifferente o estraneo al confronto con le cose. Sono bastate tre o quattro trasmissioni in diretta per far capire a milioni di persone che la politica tutto sommato può essere chiara e neppure tanto noiosa». One thing's certain about Bettino Craxi - He's in charge, di Roger Cohen (The Wall StreetJournal del 15 novembre 1985, p. 1). «È una prova della presa politica di Bettino Craxi che una domanda vagamente imbarazzante sia ripetuta da più parti in Italia in questi giorni: il paese può essere governato senza di lui?( ... ) Egli ha usato in misura crescente la sua forte popolarità personale per aumentare il suo potere di contrattazione nella coalizione. Ciò è stato particolarmente chiaro durante la recente crisi del sequestro dell'Achille Lauro. In una serie di energici discorsi, Craxi si è appellato direttamente al paese su questioni controverse come il rilascio del palestinese Mohammed Abbas, che gli Stati Uniti dicono sia un terrorista. Craxi ha sollevato qualcosa che gli italiani in genere riservano al calcio - il fervore nazionale - ricevendo un ampio plauso.( ... ) Nel complesso, tuttavia, i cambiamenti portati da Craxi possono risultare più di immagine che di sostanza. Recentemente, è apparso più preoccupato di raccogliere sostegno nel paese che di mettere in atto i mutamenti economici e amministrativi da lui promessi ... Ma ciò può anche non contare, rispetto al carisma personale e alla spinta di Craxi. Molti osservatori credono che le sue recenti uscite precorrano le cose, nel tentativo di raccogliere consensi. Se, come si attende, i democristiani tenteranno di rimuoverlo dal potere la prossima estate, Craxi forzerà le elezioni anticipate. Le elezioni sarebbero combattute essenzialmente intorno al quesito se il paese vuole ancora il primo ministro socialista». costa&nolan Alessandro Manzoni La Rivoluzione Francese del 1789 presentazione di Alfredo Giuliani Pontormo Il libro mio presentazione di Enrico Baj disegni di Pontormo illustrazioni di Enrico Baj Leon Battista Alberti Apologhi ed elogi presentazione di Luigi Malerba Giammaria Ortes Calcolo sopra la verità dell'istoria e altri scritti presentazioni di Italo Calvino e Giampaolo Dossena Le proprietà degli animali Bestiario moralizzato di Gubbio Libellus de natura animalium presentazione di Giorgio Ceffi Carlo Gozzi Il ragionamento ingenuo presentazione di Elio Pagliarani Torquato Accetto Della dissimulazioneonesta presentazione di Giorgio Manganelli Edizioni Costa & Nolan Genova \'i,1 Peschicr,1 21 rei. 1010187'>888/9 I) " :t_, ' • ... I • " 6bertani editore Via S. Salvatore Corte Regia, 4 37121 Verona - Tel. 045/32686 ADELINO ZANINI KEYNES: UNA PROVOCAZIONE METODOLOGICA Il «Continente Keynes,. e l'Europa del '900: metodo e norme Saggio introduttivo di Siro Lombardini GEORGEBERNARDSHAW LE RAGIONI DELLA PACE I Fabiani, Il Socialismo e la Guerra A cura di Vincenzo Ruggiero i1 LUDOVICO GEYMONAT SCIENZA E STORIA Contributi per uno storicismo scientifico A cura di Fabio Minazzi DISTRIBUZIONE: RETI REGIONALI bertani editore

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