Alfabeta - anno VII - n. 79 - dicembre 1985

Giornale dei giornali Da Sigo~@illiAl'/nf~o~ Ginevra L a lunga crisi della Achille Lauro è durata un mese, dal 7 ottobre all'8 novembre, quando il Senato ha votato di nuovo la fiducia al governo Craxi; la Camera aveva già votato la fiducia il 6, poco dopo il discorso in cui il presidente del Consiglio aveva tracciato l'ormai famoso parallelo tra Mazzini e Arafat. Il momento culminante della «crisi che non c'è stata» probabilmente è stato raggiunto il 17 ottobre, quando Craxi presentava le dimissioni alla Camera con un discorso che verrà ricordato come il «discorso di Sigonella». Negli ettari di carta stampata che la crisi ha lasciato dietro di sè abbiamo scelto alcuni articoli tratti da giornali italiani, inglesi, francesi, americani, ciascuno dei quali ci è sembrato adatto a rappresentare una fase, un aspetto, un giudizio. Troppo poco, sicuramente, per estrarre un profilo interpretativo, ma abbastanza forse per documentare le tessere di un mosaico più ampio, ancora infieri. È poco probabile, infatti, che la crisi dell'Achille Lauro rappresenti una parentesi isolata nella politica italiana. Suquesto punto sembrano convergere anche i principali osservatori della stampa straniera. La «crisi che non c'è stata» è staI n una burrascosa riunione ginevrina del/'Uit (Union internationale des telecommunications), è stato quasi raggiunto l'accordo per lo standard che si dovrà adottare per la televisione ad alta definizione. Passeremo dalle 625 linee, o righe, che compongono oggi l'immagione dei nostri televisori alle 1125 della HDTV (High Definition Television). I televisori americani, peggiori dei nostri per standard e sistema colore, passeranno dalle 525 alle 1125 righe. Tale definizione è molto simile a quella ottenuta con una pellicola da 35 mm. Lo standard è stato proposto da americani e giapponesi e sostanzialmente accettato dagli europei. Il punto delicato dell'intera vicenda sta nella frequenza della rete di distribuzione della corrente elettrica. . Usa e Giappone vogliono che questa sia in sincrono a 60 trame al secondo, ma la rete europea è costruitasu 50 trame al secondo. Sessanta trame sono qualitativamente migliori, consentono m~l)0 sfarfallamenti dell'immagine·ed.·unamigliore definizione della stessa, adottarle in Europa significherà il cambiamento di tutti gli apparecchi televisivi e la modifica di tutti gli studi di produzione televisiva. Gli europei chiedono tempo, americani e giapponesi vogliono fare in fretta; il mercato è ·enorme e l'industria europea teme che si realizzi la più volte fantasticata invasione da parte della industria nipponica. L' assemblea plenaria si riunirà nel maggio del 1986; la proposta di standard, 1125 e 60 trame, verrà allegata alla relazione del Presidente della commissione Uit; il che significa che ci si può anche rifiutare di discuterla, in questo caso ta anche la prima crisi politica italiana in cui le relazioni internazionali hanno giuocato un ruolo di primo piano, anche se non è affatto detto che ne siano state la causa effettiva. Lo stesso Craxi ha parlato di «un frutto del giardino italiano». L'aspetto internazionale della crisi è stato il più complesso, forse quello in cui la stampa italiana (e non solo italiana) ha rischiato di prendere qualche scivolone. È scesa in campo l'immagine America, mal' America e l'Amministrazione che la governa non si lasciano ridurre facilmente a un'immagine, a una formula (Albione, Rambo, il cow-boy e altre amenità). La vicenda della Achille Lauro si è collocata nel contesto, assai teso anche all'interno dell'Amministrazione Reagan, della vigiliadi Ginevra. Eccone qualche segno: nelle ore in cui la Casa Bianca stava decidendo il dirottamento su Sigonella dell'aereo egiziano, il ministro della Difesa Caspar Weinberger esprimeva forti riserve sull'intervento dei caccia americani. Reagan passava sopra le obiezioni di Weinberger (per una ricostruzione degli eventi si veda Newsweek You can run but yo can't hide, 21 ottobre). Qualche giorno dopo, si apprendesembra che tutto verrebbe riman- • dato al 1990. Se invece viene disc~sa si può respingereo approvare; in quest'ultimo caso nel 1990 avremmo i televisori in HD. Questi avranno una dimensione diversa dagli attuali, saranno più simili allo schermo cinematografico, cambierà infatti il rapporto base/altezza che non dovrà più essere come oggi di 4 a 3 bensì di 5 a3. È nelle previsioni che le prime a produrre in HDTV saranno le case di produzione cinematografica, a parità di resa è molto menò costoso il nastro magnetico della pellicola cinematografica, e il nastro presenta anche il vantaggio della immediatezza della visione di quanto girato non essendo necessario attendere i tempi di sviluppo. Sempre stando alle previsioni l' HDTV entrerà nelle case attraverso le videocassette e il videoregistratore molto prima che attraverso i programmi mandati in onda dalle-retitelevisive. L'industria oggì più avanzata nella produzione di hardware per ' l'HDTV è la giapponese Sony; quella più avanti nella produzione di soft è l'americana CBS. La Rairadiotelevisione italiana ha già realizzato due programmi in HDTV: Arlecchino e Oniricon; la Fininvest ha anch'essa realizzato un programma sperimentale, un long-video-clip della cantante Celeste. Entrambe hanno utilizzato materiale Sony. A pochi giorni di distanza dalla lotta ginevrina Usa-Giappone vs. Europa si concludeva a Roma una dura battaglia che consentiva la nomina del Consiglio d'amministraziòne della Rai, scaduto da due anni e otto mesi. È inveceprobabile che non si riesca a promulgare va che il ministro della Difesa non avrebbe fatto parte della delegazione ginevrina. Il 13 novembre The Wall Street Journal pubblicava un articolo sul declino dell'influenza di Weinberger all'interno del1'Amministrazione (Weinberger, once a chief policy maker, begins to lose clout with the White House). Proprio mentre Reagan era in partenza per Ginevra, qualcuno passava alla stampa un messaggio di Weinberger allo stesso Reagan nel quale si indicavano quattro punti «irrinunciabili», con al primo posto il programma di difesa strategica (Sdi) meglio noto come «guerre stellari». Retrospettivamente, si può pensare che le forti tensioni in seno al1'Amministrazione Usa, particolarmente in materia di politica estera, abbiano giuocato un ruolo non secondario nella vicenda della Achille Lauro. Craxi ha trovato il bandolo della matassa, mentre la maggior parte della stampa era alle prese con Rambo? Guardando avanti, si può pensare che l'esito di Ginevra tornerà a condizionare la politica italiana. Infatti, dopo Ginevra si riproporrà all'Italia il problema della partecipazione al programma delle «guerre stellari». Le convergenze sulla Indice della comunicazione una leggeper la regolamentazione del sistema televisivo italiano entro la data di scadenza del Berlusconi-ter e che si vada verso l'approvazione di una legge stralcio o di un altro decreto ad hoc per imbavagliarei pretori d'Italia. Questo ritardo ha di buono che consente di tenere ancora aperta la discussione su come dovrà essere il nostro sistema televisivo, quello che si troverà ad affrontare: la televisione via satellite, dall'Italia ma soprattutto dall'estero; la HDTV; il proli/ erare delle reti cavo nel resto d'Europa, con relativo isolamento italiano; le reti integrate di telecomunicazione per il trasferimento d'ogni genere di informazione; i servizi di Teletextpubblici e privati; i servizi Videotex pubblici e privati e le reti telematiche in genere; le raccomandazioni della Cee sulla pubblicità, comparativa e non; ed altro ancora. Il più recente contributo alla riflessione, e alla proposizione, su come dovrebbe essere il nuovo sistema televisivo italiano è costituito dal libro di CarloMacchitella, Il gigante nano. Un libro antologico che però è anche ricostruzione, storia e guida propositiva al nuovo che si presenta. Buona parte del volume è occupata da una antologia di testi, documenti ed opinioni, a volte inedite, espressi nel corso di questi ultimi quindici anni sui temi connessi «al sistema televisivo in Italia: dal monopolio al satellite». Si comincia con il «Monopolio monolitico», ripercorso attraverso testi di Chiarenza, Bassanini, Paolicchi, attraverso un «documento dei comunisti Rai» e con la «sentenza n. 59 del 1960 della Corte Costituzionale»; e si finisce con il capitolo su «L'emittenza pripolitica estera che Craxi ha trovato con l'opposizione comunista durante la vicenda della Achille Lauro potrebbero svanire rapidamente. I risultati del vertice ginevrino perciò presenteranno alla politica italiana un nuovo rompicapo sulle relazioni con gli Stati Uniti. Strong man of Europe, editoriale (The Economist del 12 ottobre 1985, p. 16) «Il 17 novembre (in effetti il 14, NdR.) Craxi avrà mantenuto ininterrottamente la presidenza del Consiglio più a lungo di chiunque altro in Italia dopo il 1945.Ha ottenuto questo risultato come leader del terzo partito del paese, quello socialista, che ha solo il 12% dei voti rispetto al 35% circa dei democristiani e al 30% dei comunisti. ( ... ) Con l'aiuto del suo ministro degli esteri democristiano, Giulio Andreotti, Craxi ha fatto sentire la voce dell'Italia nel mondo; anche il sequestro della Achille Lauro è stato, in modo obliquo, un tributo alla nuova statura dell'Italia. ( ... ) Craxi ha un'arma segreta in riserva - la minaccia di cambiare alleanza e di muovere verso una partnership con i comunisti. ( ... ) Chi meglio del filo-occidentale e socialdemocratico Craxi può guivata», affidato ai testi di G. Vacca, Turani, Tranfaglia, A. Pace, Berlusconi (intervistato da Pirani), Loiacono, Moccagatta, Jesurum, L. Delli Colli, M. ·costanzo. Fra i due capitoli estremi vive la seguente ripartizione: « Verso la riforma» (cap. 2); «Il monopolio riformato» (cap. 3); «Il monopolio spezzato e il Far West» (cap. 4) e « Verso l'assestamento del sistema: la svolta degli anni '80» (cap. 5). Di più immediato e contingente interesse è la parte iniziale del volume di Carlo Macchitella nella quale l'autore elabora una esauriente proposta di regolamentazione del sistema televisivo italiano, tenendo in conto anche le possibili varianti tecnologiche ed il ruolo che Rai, Sip e Stet possono avere nel determinare un armonico sviluppo. La Rai viene sezionata in molti modi interessanti al fine di stabilirne i diritti e i doveri verso il pubblico e verso l'economia nazionale. Medesimo trattamento viene riservato ali'emittenza privata, considerata sì nella sua diversità ma non al di fuori di un sistema dell'informazione che è unico, internazionale e soprassiede a tale divisione. La nuova legge dovrebbe, secondo Macchitella, «sommare in sé aree di deregulation, interventi pubblici di controllo, sostegni e stimoli alla concorrenzialità, ma non di assistenzialismo, e norme di garanzia contro gli eccessivi accentramenti di potere nel settore». Viene ricordato che tali accentramenti sarebbero perniciosi nel sistema dell'informazione di una società pluralista ed è auspicato che un soggetto che sia editore televisivo non possa esseri.oanche di giornali, quotidiani o periodici che siano,. «pena la consegna deldare un governo che includa i comunisti senza far correre ai ripari gli alleati dell'Italia nella Nato. C'è ancora della strada da fare prima che un simile governo della sinistra diventi plausibile. I comunisti hanno bisogno di una leadership più determinata di quella offerta da Alessandro Natta per completare la loro lunga marcia dal marxismo-leninismo alla socialdemocrazia. Ma il solo sospetto che Craxi possa cambiare alleati sembra sufficiente a mantenere in riga i democristiani. Ecco perché quest'uomo notevolmente fermo e pensoso (steady and thoughtful) potrebbe dominare la politica italiana negli anni a venire». Inghippo all'italiana, di Eugenio Scalfari (La Repubblica del 13 ottobre 1985, p. 1). «Ieri abbiamo scritto che il bilancio politico di tutta questa vicenda è catastrofico. Oggi è- se possibile - ulteriormente peggiorato. C'eravamo già inimicati Israele, l'Egitto, l'Olp. Adesso siamo entrati in conflitto diplomatico anche con il governo degli Stati Uniti. Un capolavoro. Il capolavoro dell'inghippo. L'inghippo all'italiana, insomma, oggi come sempre». l'intera informazione stampata e televisiva a due o tre gruppi», pericolo non più imminente ma già in programmazione. Se i conti economici riescono a tornare anche in tale situazione, si tratterà solo di una diversa ripartizione; non tornano più i conti dei consumatori d'informazione e quelli della società pluralista. Società e consumatori resteranno infatti orfani della libertà di stampa, e non per iniziativa di eccentrici magistrati, ma per necessità di mercato e di deregulation. Quel che è valso in- ! atti a determinare il monopolio privato ne~'emittenza nazionale «rappresenta la logica conseguenza di unaperdurante ed incontestabile carenza legislativache ha consegnato al mercato, ed alle logiche dell'economia, il governo del settore, Il che ha contribuito allacreazione di un assetto proprietario al limite della legittimità costituzionale». Per quanto riguarda dunque l'emittenza privata «è giunto il momento di prefigurare piani e programmi che delineino uno sviluppo economico-finanziario (e quindi anche produttivo, occupazionale e di investimenti) consono ali'essere questo settore un momento centrale dell'industria culturale del nostro paese». A maggior ragione adesso che essa si espande all'estero investendovi uomini e risorse economiche nazionali. Carlo Macchitella Il gigante nano - Il sistema radiotelevisivo in Italia: dal monopolio al satellite Roma, ERI edizioni, 1985 pp. 382, lire 34.000

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==