°' teri, perché plurale e complicato è il mondo dell'esperienza e della vita. A questa verità viene funzionalizzata la logica dialettica. Con grazia apparente, la polemica è in realtà secca e le accuse sono durissime: ipoteticità e falsificabilità della scienza reintroducono la nozione di verità assoluta: Dio o il nulla. Solo la verità relativa è il farsi della scienza che «non può se non avanzarsi», come diceva Galileo, è processo, non contemplazione. E ugualmente, la realtà di cui ci parla Geymonat è il mondo fenomenico dell'esperienza, concreta, quotidiana, sperimentale, senza un al di là, senza noumeno, dotata dunque del suo spessore e della sua autonomia. Mi soffermo sulla bellissima immagine che così il patrimonio complessivo della verità scientifica è formulabile o rappresentabile su uno spazio topologico, e non su un I «Se chiedete alla maggior parte dei fisici d'oggi chi è e il più grande fisico del nostro secolo, essi vi faranno il nome di Einstein, per il suo lavoro sulla teoria della relatività; ma se domandate loro chi è il secondo più grande fisico del nostro secolo, vi risponderanno probabilmente che si tratta ancora di Einstein, per i suoi contributi esterni all'ambito delle relatività. Con l'aggiunta, tuttavia, che mentre il primo Einstein è ben noto anche ai non specialisti, la figura e l'opera del secondo sono tuttora pressoché sconosciuti al grande pubblico». Quella appena riportata è l'opinione di John Stachel, direttore dell'Istituto di scienze della relatività presso l'Università di Boston e autore di importanti studi, soprattutto nel campo della relatività generale. Stachel non è ~oltanto uno fra i maggiori fisici teorici americani, appartenente alla generazione di coloro che poterono seguire le ricerche di Einstein nell'ultimo periodo di attività trascorso a Princeton; egli è soprattutto l'ideatore e il coordinatore generale di un mastodontico piano di lavoro - denominato «Einstein Project» - i cui risultati dovrebbero comparire proprio in queste settimane, sotto la forma del primo di una serie di ben trentacinque volumi. L'origine del progetto, destinato a realizzare un vero e proprio monumento di cultura scientifica, risale al 1971, allorché gli amministratori del Patrimonio Einstein e la Princeton University Press sottoscrivono un protocollo di accordo per la pubblicazione di tutti gli scritti di Einstein, editi e inediti, inclusi anche i documenti, gli appunti, le schede di lettura, la corrispondenza e i materiali per i corsi universitari. Dopo alcuni anni di preparazione, principalmente dedicati alla costituzione di un comitato edito- ~ riale, incaricato di garantire la .5 qualità scientifica dell'opera e di ~ reperire i fondi necessari, il lavoro ha inizio. L'impresa viene affidata al coordinamento generale di John Stachel, il quale provvede, anzitutto, nell'arco di un quinquennio, alla raccolta e alla riproduzione fotostatica di circa 45.000 docu- ~ menti, i quali costituiscono ora ~ l'Archivio Einstein, custodito dal- ~ l'Università di Gerusalemme. Suc- l cessivamente, ha inizio il lavoro di ~ revisione, controllo e selezione, aggregato di punti. La differenza è significativa: lo spazio topologico implica relazioni tra gli elementi che lo costituiscono e l'aggiunta di un elemento si riversa sull'intero sistema, modificandolo, ristrutturandolo, introducendo nuove relazioni. Fuori dall'immagine: la crescita della scienza è pensabile solo per rotture e spaccature, non per accumuli. La ricerca è di nuovo aperta, il cammino ricomincia. Tuttavia, la realtà deve ancora essere ritrovata e acquisire consistenza. Occorre cominciare a seguirne le tracce, a coglierne i frammenti di presenza. Occorre che il razionalismo logico cominci a incrinarsi nelle sue pretese di assolutezza e dia spazio alla materialità. R imane aperto il problema centrale della ricerca geymonatiana: l'assunzione della scienza come valore in sè e non solo come fonte imprescindibile del sapere e dell'operare. Una visione tutta positiva, a tutto tondo, che non può non comportare elementi «metastorici» e «metamaterialistici». La storicità non può essere limitata alla storia della scienza nè la materialità è solo oggetto del sapere scientifico. È da questa assunzione a tutto tondo che, mi sembra, prende avvio e importanza la nozione di PST (patrimonio scientifico tecnico), cui è legata l'idea di progresso in senso dialettico, di crescita cioè non cumulativa. Ora, non basta andare avanti per progredire e per poter giustificare una nozione di progresso: non basta, perché un sapere sia sapere «del» e «per» l'uomo, e in questa accez·one, «vero». La nozione di verità, anche in un'ottica materialistica, non solo è relativa, ma ha un doppio referente, uno teorico conoscitivo, l'altro sociale e umano. La struttura conoscitiva è investita dal soggetto non solo in senso heisenberghiano, ma anche in quello marxiano e in quello p1ùsemplicemente del bisogno e del desiderio, della concretezza dell'uomo. Geymonat ha indubbiamente ragione quando rifiuta la troppo facile e immediata imputabilità della scienza rispetto alla struttura e ai valori di una logica del profitto capitalistico; e ha ragione di vedervi uno svuotamento sociologico o uno slittamento soggettivistico: una rinuncia ai valori di realtà e verità, ma anche di peculiarità della ricerca scientifica, del suo carattere conoscitivo e operativo. Così è avvenuto in Kuhn e, diversamente, in Popper; e anche nella Nuova Sinistra che ha fatto proprio il sociologismo scientifico, trovandolo più consono a una visione della realtà che rimane fondamentalmente economistica, in senso certo non riduttivo ma ricco e vivo e tuttavia parziale. - - • Tutto E1nste1n con la collaborazione di uno staff di specialisti, comprendente uno storico della fisica, uno studioso di storia sociale tedesca, un filosofo della scienza, un gruppo di giovani •ricercatori, in prevalenza fisici, e due tecnici incaricati dell'elaborazione elettronica e della successiva trascrizione di tutti i dati relativi al materiale raccolto e selezionato. Al finanziamento dell'imponente progetto - per la cui definitiva realizzazione sono previsti circa vent'anni - concorrono inizialmente da un lato una dotazione personale di circa un milione di dollari da parte di Harold W. McGraw, titolare della Princeton University Press, e dall'altro un fondo di 120.000 dollari all'anno, per un quinquennio, da parte della National Science Foundation; in seguito, il progetto riceve ulteriori contributi che portano l'ammontare complessivo della cifra disponibile per il solo primo quinquennio ad un totale di più di due milioni e mezzo di dollari, equivalenti dunque a circa cinque miliardi di lire. Il piano dell'opera prevede la pubblicazione di 35 volumi, eiaUmberto Curi scuno approssimativamente di 700 pagine, comprendenti scritti che sono stati convenzionalmente suddivisi in quattro periodi cronologici: a) gli anni giovanili (18791900); b) il periodo svizzero (19011914); e) il periodo berlinese (1914-1933); d) gli anni di Princeton (1933-1955). Per avere un'idea più precisa del materiale che verrà raccolto nei Collected Papers, ci si può riferire al piano di edizione del periodo svizzero, già in stato di avanzata realizzazione: gli scritti di questa sezione comprendono 60 lavori scientifici già pubblicati, recensioni di 19 articoli e di 4 libri, 2 brevi manoscritti inediti e 6 quaderni di appunti, contenenti anche annotazioni di lezioni universitarie. Il pezzo forte di questa parte dell'opera è costituito da un manoscritto di 72 pagine, datato 1912, nel quale è delineato già quasi per intero il passaggio dalla teoria speciale alla teoria generale della relatività, alla cui formulazione definitiva Einstein perverrà, come è noto, solo nel 1917. La corrispondenza comprende invece 100 lettere a Einstein e 200 lettere da lui spedite, una dozzina di lettere fra membri della sua famiglia, riguardanti Albert, e circa una trentina di documenti relativi al primo matrimonio dello scienziato, al suo lavoro presso l'Ufficio brevetti di Berna e al suo esordio nella carriera accademica. Da notare che, contemporaneamente all'allestimento dell'edizione integrale dei Collected Papers, Françoise Balibar sta curando la pubblicazione di un'edizione ridotta, in sei volumi, destinata al pubblico francese, mentre è in stato di avanzata elaborazione il progetto della pubblicazione in lingua italiana, forse addirittura di tutti i 35 volumi che costituiscono il piano originale dell'opera. Una sorta di presentazione, in anteprima europea, dei principali risultati finora emersi dal «Progetto Einstein» avverrà il 13 e 14 dicembre, in occasione del Convegno internazionale di studio «Einstein e il suo tempo», organizzato a Venezia dall'Istituto Gramsci veneto, con la collaborazione dell'Istituto italiano per gli studi filosofici e del Ora, quanto alla militanza dello scienziato e del teorico della scienza, di cui parla Geymonat, essa non può rimanere chiusa nella scienza o essere funzionale all'affermazione della scienza come cultura, ma deve operare la sua umanizzazione, quindi tagliare, trasformare dentro la scienza. Deve progettare un altro modo d'essere della scienza. Deve interrogarsi sulla scienza e portare una visione radicalmente critica. Diversamente - ci avverte per esempio Chaunu - potremmo trovarci all'improvviso proiettati dall'epoca dei calcolatori, che oltre a tutto non mi pare molto entusiasmante, in quella delle caverne e della pietra, con diretto coinvolgimento della scienza e degli scienziati. Ora, più volte si è rievocato Gentile al convegno: ma Gentile è un fantasma. È la scienza che parla inglese che costituisce il luogo del necessario confronto critico. Goethe-Institut, al quale prenderanno parte, fra gli altri, John Stachel, Françoise Balibar e il probabile curatore dell'edizione italiana. 2 La possibilità di disporre, per la prima volta, di tutti e gli scritti di Einstein, non solo di argomento scientifico, ma anche riguardanti temi epistemologici o politici (si pensi, solo per intuire quanto vi è ancora da scoprire, che sono più di 400 gli articoli, le interviste o i testi di conferenze dedicati ai problemi delle libertà civili, della pace o del sionismo), dovrebbe consentire di reimpostare complessivamente l'indagine e la riflessione intorno ad una figura osannata o criticata, idealizzata o demolita - oggetto, insomma, di critiche o di apprezzamenti comunque aprioristici, e spesso emotivi - ma quasi mai adeguatamente compresa. È ovviamente impossibile anticipare i risultati che potranno emergere da un lavoro di mole così rilevante, destinato altresì a protrarsi per quasi vent'anni. Pur con queste avvertenze, si può tuttavia tentare di indicare almeno alcuni spunti, sui quali la comunità scientifica, ma anche più in generale il mondo della cultura, potranno riflettere in futuro, allo scopo di comprendere e valutare più appropriatamente il contributo di una fra le personalità più rappresentative del nostro secolo. In termini generali, i Collected Papers consentono, anzitutto, di modificare la rappresentazione oleografica tradizionale dello scienziato tedesco, secondo la quale egli sarebbe nato, in un certo senso, già vecchio, con quella grande chioma bianca, la figura ieratica e l'età avanzata con le quali lo vediamo per lo più raffigurato in fotografie o ritratti. In realtà, il periodo più interessante, e anche più creativo, della vita di Einstein è quello che comprende gli anni del suo soggiorno in Svizzera, fino al 1914, e la primissima parte del suo soggiorno berlinese; all'incirca fino alla conclusione della prima guerra mondiale. È in questa fase, finora poco conosciuta, e ancor meno valorizzata, che lo scienziato ha completato la propria formazione, ha compiuto le prime fondamentali esperienze presso l'Ufficio brevetti di Berna e ha conseguito la cattedra universitaria. A questa fase, occorre non dimenti-
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