Cfr. Schede Preavvisi al reo Roberto Bugliani Preavvisi al reo, -che raccoglie i versi da Gianfranco Ciabatti composti nell'arco di oltre un quarto di secolo, fa parte della sezione «Opera prima» della collana La scrittura e la storia con cui la casa editrice Manni di Lecce fa il suo ingresso nel variegato panorama dell'editoria italiana. Annunciata da un programma di lavoro che sottopone alla duplice istanza della formalizzazione dello stile e del confronto con la realtà le proprie scelte editoriali, tale collana intende testimoniare delle più significative ricerche in corso in prosa e in poesia presentando testi sia di autori affermati che di esordienti. Una seconda sezione, «Narratori contemporanei», si affianca a questa; diretta anch'essa da Romano Luperini, è inaugurata da un diario di viaggio di Luigi Malerba, ( Cina, Cina) in cui è allineata «una serie di minuscole ispezioni e congetture» da lui fatte in occasione della sua visita nella Repubblica popolare cinese quale membro di una delegazione di scrittori italiani nel novembre 1980. Una terza sezione, infine, «Poeti contemporanei», diretta da F. Bettini e R. Luperini, che ha in cantiere la pubblicazione di autori tra i più interessanti dell'ultimo triennio come Leonetti, Sanguineti, Cacciatore e Volponi, completa la collana, mentre una seconda, diretta da Donato Valli, la cui apertura è prevista con un testo di Albino Pierro, si propone di raccogliere le esperienze letterarie provenienti dall'area culturale meridionale che, pur nella loro specificità regionale, rientrano di diritto per contenuti e valori formali nel quadro della ricerca letteraria nazionale ed europea. Presentate da Luperini, le poesie di Preavvisi al reo ci paiono soddisfare pienamente quell'esigenza di connessione tra scrittura e storia che sta alla base della politica editoriale delle edizioni Manni. Scritte dal 1958 (notevoli di questo periodo le liriche della sezione Carceri che, assieme a Nuovi preparativi, segnano il punto più alto e maturo della produzione giovanile dell'autore) al 1984, queste poesie si configurano come una sorta di diario in pubblico tenuto nelle forme secche e tese di certa tradizione letteraria moderna (ricordiamo Brecht sussunto via Fortini oltreché in proprio, ma anche, come ha rilevato Luperini, W.H. Auden e, tra gli italiani, soprattutto Rebora e Jahier) le cui esperienze decisive vengono filtrate attraverso quelle politiche ed esistenziali dell'autore e intrecciate alle ragioni .e. ai ricordi di un io lirico al quale si potrebbe applicare il motto di Giovenale, ripreso dal Folengo e dal Belli: indignatio . facit versus. Della stessa razza di quella contenuta nei versi di Leonetti, dalla Cantica in poi, l'indignazione che muove la poesia di Ciabatti e da cui scaturiscono «ritmi di rara ferocia morale» come ha scritto recentemente Fortini, è prima di tutto dura scansione ritmica e vigorosa percussione verbale, misura espressiva di base su cui si innestano più registri stilistici e formali, indici di un verso estremamente mobile e aperto sul piano metrico, determinato nei suoi esiti dalla forte istanza del «ragionare» in versi che raccorda la pregnanza e l'asperità . di pensiero alla tersa densità di linguaggio come nella sezione finale di Epigrammi terapeutici del 1982-84. «Se ne scrivono ancora» ma «solo in negativo/dentro un nero di anni» e «non è più felice l'esercizio»: queste parole scritte anni fa da Sereni per definire la condizione di esercizio della poesia secondonovecentesca potrebbero essere messe in calce ai testi di Preavvisi al reo nei quali la continua ricerca di nuove possibilità espressive, segno di positività formale, viene condotta all'interno di una drammatica (perché storica) negatività della parola poetica. Gianfranco Ciabatti Preavvisi al reo presentazione •di Romano Luperini Lecce, Piero Manni editore, 1985 pp. 159, lire 12.000 Fantascienza: origini e tipologie Renato Giovannoli Solitamente si indica come data di nascita della fantascienza il 1926, anno in cui Hugo Gernsback iniziò a pubblicare Amazing Stories (Verne e Wells, e al massimo Poe, non sarebbero allora che «precursori» di questo genere letterario). Darko Suvin, nell'opera qui recensita, tratta questa data come termine ante piuttosto che post quem, parlando oltre che di Verne e Wells, della letteratura utopistica, di Swift, di Mark Twain, di Blacke e di molti altri autori più o meno conosciuti che il lettore prevenuto si stupirà di sentir definire di fantascienza. La scommessa riesce perfettamente (d'ora in poi non si potrà più negare che la fantascienza sia una regione tematica della letteratura universale piuttoGRUPPTOEATRNOUOVO VALVERDE una conferenza pubblica sul progetto di una navicella spaziale: e, parlando con Wells, concludeva che se l'umanità fosse mai riuscita a raggiungere altri pianeti, essa avrebbe dovuto rimettere in discussione tutte le sue premesse filosofiche, morali e sociali» (pp. 314-15). Molto limitato è però il metodo interpretativo, eccessivamente materialista e sociologico, che conduce anche a un atteggiamento moralista e normativo (quando, per esempio- a p. 248-, Suvin afferma che la fantascienza anglofona avrebbe dovuto ritornare al paradigma di Tommaso Moro piuttosto che produrre variazioni di quello di Wells). Questo atteggiamento mentale, che risulta marginale nella seconda parte (di fronte alla gran quantità di interessanti informazioni), vizia maggiormente la prima, la quale tuttavia offre molti spunti per una teoria della letteratura fantascientifica ancora tutta da fare: in primo luogo, la distinzione tra la fantascienza estrapolativa, che si basa su dati reali (per esempio la fantascienza futurologica), e la fantascienza analogica, la quale può anche non essere antropomorfa purché i suoi elementi siano «logicamente, filosoficamente e mutuamente coerenti» (p. 47). Analogia è per esempio la proporzione matematica, a tre (A : B = B : C) o quattro (A : B = C : D) termini , che «come metodo specifico per formalizzare classificazione e seriazione sembra essere uno degli approcci di base e degli inevitabili strumenti epistemologici della fantascienza» (p. 280). Una distinzione analoga - tra extrapolative fiction e speculative fiction - era stata in precedenza proposta dallo scrittore Robert Heinlein (e • al secondo corno di tale opposizioCENTRINOTERNAZIONALE DEL IBRDOIPOESIA MOSTRNA ZIONALE DELLIBRO DIPOESICAONTEMPORANEA direzione scientifica di Giorgio Bàrberi Squarotti a cura di Antonio Derro coordinamento di Angelo Scandurra SALA CONSILIARE COMUNE DI VALVERDE (CATANIA) Inaugurazione, 21 dicembre 1985, ore 18 La mostra resterà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 17 alle 20 fino al 31 gennaio 1986 sto che un genere paraletterario), come ammette, nell'introduzione al volume, anche Oreste del Buono, peraltro molto polemico nei confronti dell'operazione compiuta da Suvin, giudicata una ricerca snob di nobili origini - così polemico da dedicare questa introduzione non al libro di Suvin ma a Hugo Gernsback, elettrotecnico visionario e pessimo scrittore di cui si dichiara fan idolatra. Suvin si serve di due approcci al genere fantascientifico: poetica e storia, che corrispondono alle due parti in cui il volume è suddiviso. Mi pare che la seconda parte sia di gran lunga la più interessante: una bibliografia ragionata veramente fondamentale, con capitoli decisamente inediti; notevole quello sulla fantascienza russa, dove si apprende, tra l'altro che «nel 1920, in piena guerra civile, l'instancabile Lenin, che aveva letto il libro di Percival Lowell su Marte e aveva discusso i romanzi marziani con Bogdanov, andò ad assistere ad ne era stato attribuito valore programmatico dagli scrittori della new wave inglese). Ma la contrapposizione di Suvin non è simmetrica, poiché «la estrapolazione è un caso limite, unidimensionale, scientifico, di analogia» (p. 98; segue citazione di Peirce, il che induce a credere che il termine analogia sia sinonimo di abduzione). Altri utili suggerimenti di Suvin riguardano la distinzione all'interno della classe delle «idee della fantascienza» tra «assertori di plausibilità» puramente convenzionali e idee capaci di fungere da perno del racconto, e la tipologia dei generi letterari in base alla definizione dei mondi che questi descrivono in relazione al «mondo zero delle proprietà verificabili empiricamente che circondano l'autore ('zero' nell'accezione di punto di riferimento centrale in un sistema di assi di coordinate, o il gruppo zero di controllo in un esperimento)» (pp. 26-27). Ma è proprio nella tipologia dei generi che l'analisi di Suvin lascia più a desiderare, e che il suo moralismo emerge con più forza, soprattutto nell'opposizione troppo forte tra fantascienza e fantasy; le quali pur essendo ambedue dalla parte della letteratura straniata piuttosto che da quella della letteratura naturalistica, si oppongono nelle matrici di Suvin per il fatto che la fantascienza sarebbe cognitiva, mentre la fantasy «si caratterizza per l'irruzione di un mondo anticognitivo nel mondo della cognizione empirica» (p. 42). Persino il mito (in polemica con i critici che fanno analisi mitologiche delle opere letterarie) è definito «un'esperienza umana non sufficientemente critica» (p. 53). Darko Suvin Le metamorfosi della fantascienza Bologna, Il Mulino, 1985 pp. "382, lire 30.000 Sulla tradizione teatrale del Novecento Ferdinando Taviani Presi ognuno per sé, scritti nel giro di più di dieci anni, i saggi che compongono il libro di Cruciani erano contributi polemici, messe a punto storiche, tracce di discorsi più ampi, prefazioni. Ma ora che sono stati rielaborati e fusi sotto il titolo Teatro nel Novecento presentano un'altra e forse insospettata natura. Il libro si vede che è di uno storico. Ma altrettanto evidentemente non è un libro di storia. Cita e racconta molti avvenimenti, ma all'intreccio preferisce · l'elenco. Sostiene l'importanza delle persone piuttosto che degli istituti, ma preferisce l'astratto al concreto: rifugge dal rappresentare vicende che non si svolgano fra le idee. Ama isolare gli episodi per trasformarli in esempi, li sceglie omogenei, ma quasi non li vorrebbe fra loro collegati e se li collega è solo servendosi dei nessi più labili e meno connotati: i nessi di contiguità nello spazio e nel tempo, quelli che fanno congruente un elenco, una cronaca pur evitando di farne una storia. Riassunte in breve, queste scelte paiono paradossali. E lo sono. Non sono scelte episodiche di stile. Nascono dalla necessità di porsi fuori dall'opinione comune senza poterla direttamente confutare. Vedremo perché: anche di questo libro, infatti, come già per Fondamenti del teatro italiano di Meldolesi (Alfabeta, n. 76), va esaminato il rovescio, le ragioni critiche che reggono le scelte retoriche. Non mi fermerò, quindi, né sull'importanza dei contributi parziali, né su quella degli argomenti affrontati (Stanislavskij, Copeau, Appia, il teatro agit-prop, Vachtangov, il dibattito nella Russia sovietica, il théatre populaire, i modelli di scuola teatrale, la critica e la regia), ma sull'indole della scrittura e della composizione. Qui c'è qualcosa di ancor più importante. Il sottotitolo dice: «Registi, pedagoghi e comunità teatrali». Ma il libro non è la descrizione d'un ambiente. È un morality-book nel senso in cui si dice morality-play. Pone in conflitto astrazioni personificate, mostra attraverso ripetuti episodi un teatro alla ricerca di se stesso e del proprio futuro, a volte fuggitivo, a volte impaniato dall'istituzione teatrale, sempre incompreso dalla storiografia. La storiografia teatrale è il principale interlocutore del libro. Personificazione del lettore, è per lei che vengono messe in moto le azioni del morality-book. Decine di esempi ripercorrono storie simili al fine di persuadere dell'esigenza di sottrarsi al pensiero usuale, modellato sui criteri del commercio e del giornalismo teatrale. Non è possiAntonio Olinto ILRE DI KETO Nell'Africa nera le origini della cultura brasiliana. Un grande narratore sudamericano. Pagine 352, Lire 19.000 LA SAGA DI GISLI FIGLIO DI SURR Il capolavoro dell'antica letteratura islandese, uno dei libri prediletti da Borges Pagine 128, Lire 18.000 Vincent Scully ARCHITETTURA MODERNA Un testo classico dell'architettura Pagine 208 di cui 72 illustrate, Lire 25.000 Karoly Fòldes-Papp DAI GRAFFITI ALL'ALFABETO Storia della scrittura Pagine 222, Lire 75.000 Pierre Provoyeur CHAGALL dal Messaggio Biblico I PASTELLI Pagine 172, Lire 120.000 costa&nolan Edoardo Sanguineti Faust. Un travestimento a cura di Pieter de Meijer Michael Frayn Teatro Rumori fuori scena Miele selvatico a cura di Masolino d'Amico Sam Shepard Scene americane Rock Star Il bambino sepolto Vero West a cura di Paolo Bertinetti Edward Bond Teatro Salvo Quando si fa giorno Il fardello La donna a cura di M. Carmela Coca Davani Kalisky Louvet Sigrid Willems Teatro belga contemporaneo a cura di Gianni Poli Miche! Vinaver Teatro minimale La domanda d'impiego Dissidente ovviamente Nina, è un'altra cosa Le opere e i giorni a cura di Carlo Repetti Tom Stoppard Teatro delle parodie Acrobati I mostri sacri a cura di Franco Marenco Edizioni Costa & Nolan Genova Via Peschiera 21 tel. (010) 873888/9 Distribuzione in libreria Messaggerie Libri
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